giovedì 30 aprile 2015
Una sfida non rinviabile
La partecipazione delle donne alla vita della Chiesa.
Il 28 aprile si è svolto a Roma il convegno «Donne nella Chiesa: prospettive in dialogo», organizzato dalla Pontificia università Antonianum e dall’ambasciata della Repubblica del Cile presso la Santa Sede, con l’adesione delle ambasciate presso la Santa Sede degli Stati Uniti e della Gran Bretagna, della delegazione dell’Unione europea presso la Santa Sede e della Mary J. Donnelly Foundation. Ai lavori, introdotti dal presidente del Pontificio Consiglio della Cultura, il cardinale Gianfranco Ravasi, è intervenuta, tra gli altri, l’ambasciatore della Repubblica del Cile presso la Santa Sede, Mónica Jiménez de la Jara. Pubblichiamo stralci dalla relazione del rettore dell’Antonianum.
(Mary Melone) Assistiamo tutti, giorno dopo giorno, all’accrescersi dell’attenzione riservata al ruolo che la donna occupa all’interno della Chiesa: tra gli esempi più rilevanti, basterebbe ricordare l’interesse e il dibattito acceso suscitato dal Pontificio Consiglio della Cultura che ha dedicato l’Assemblea plenaria di febbraio alla riflessione sulle culture femminili. Le ricche relazioni, gli interventi di approfondimento, le numerose risonanze che l’evento ha suscitato sulla stampa a livello mondiale sono un segno eloquente dell’importanza e dell’urgenza di questa riflessione.
Ma sappiamo tutti molto bene che a sollecitare l’attenzione verso il binomio donne-Chiesa è soprattutto Papa Francesco, che frequentemente è tornato a ribadire la necessità di assicurare uno spazio diverso alle donne nella Chiesa: potremmo dire, in maniera non molto tecnica, che il Santo Padre ne parla non appena gli è possibile, come attestano i riferimenti alle donne nell’omelia della Veglia pasquale o il discorso tenuto alle udienze generali degli ultimi due mercoledì, solo per fare qualche recentissimo esempio.
Indubbiamente però ciò che è davvero significativo non è solo la frequenza con cui il Papa parla del binomio donne-Chiesa, ma ancor di più la sua insistenza sul bisogno di individuare modalità che rendano concreto l’inserimento delle donne nel vissuto ecclesiale e autorevole la loro voce.
Senza porci obiettivi troppo ambiziosi, vorremmo poter dire che è proprio dall’ascolto di questo appello che nasce il programma del Convegno.
Come infatti contribuire realmente ad allargare gli spazi della Chiesa per le donne? Come contribuire all’assunzione da parte loro di ruoli decisionali? Come favorire la conoscenza della ricchezza del loro pensiero, della ricchezza della teologia elaborata da loro ormai da decenni e ancora troppo poco presente nei circuiti ufficiali del mondo teologico? Questi interrogativi sono solo un esempio, anzi sono esempi limitati, perché in realtà l’allargamento dello spazio ecclesiale per le donne non si risolve solo in chiave funzionale, non consiste, cioè, solo nel poter fare alcune cose, ma nel riconoscere profondamente il loro essere Chiesa.
Di fronte a questi interrogativi, che il Santo Padre ha suscitato e continua a suscitare, le risposte stanno prendendo corpo in modo molto vario. Se siamo tutti d’accordo che è ormai tempo di affrontare con chiarezza e tempestività l’interrogativo sulla partecipazione delle donne alla vita della Chiesa, siamo allo stesso tempo coscienti che sull’individuazione delle modalità di questa partecipazione c’è ancora tanto cammino da fare: per dirlo con le parole di Papa Francesco: «siamo di fronte ad una sfida non più rinviabile, per la quale però bisogna lavorare di più».
Con uno sguardo attento alla diversità e alla ricchezza dei molteplici vissuti ecclesiali, vogliamo prendere atto delle difficoltà che le donne hanno incontrato e incontrano nel partecipare alla vita della Chiesa nelle loro diverse culture, ma vogliamo contemporaneamente interrogarci e far emergere le possibilità che esse hanno oggi di allargare lo spazio della propria presenza nella Chiesa.
Certamente siamo consapevoli che parlare di partecipazione delle donne alla vita della Chiesa chiama in causa una molteplicità di temi di notevole ampiezza e complessità, come la visione del rapporto uomo-donna, il modo di pensare il femminile e il maschile alla luce dell’atto creativo, oppure la visione comunionale della Chiesa e la collocazione, al suo interno, dei ministeri, della potestas e della diaconia; o ancora la valorizzazione e il riconoscimento della grande mole di lavoro pastorale affidato alle donne, che è poco visibile e autorevole solo perché quotidiano, semplice, inserito nella trama reale delle comunità ecclesiali; come pure, per concludere, un’altra dimensione che, a mio giudizio, è fondamentale, e cioè la convinzione che per ripensare al ruolo delle donne nella Chiesa è necessario ripensare anche a quello degli uomini, è necessario che gli uomini ripensino al loro ruolo nella Chiesa e questo, lo si comprende, non è un gioco di parole.
Le direttrici indicate dal Papa sono quella dell’ascolto libero da ogni pregiudizio, rivendicazione e sospetto, e la disponibilità a costruire qualcosa insieme. Noi donne nella Chiesa non siamo ospiti, noi siamo Chiesa e vogliamo esserlo sempre più intensamente.
L'Osservatore Romano