venerdì 24 aprile 2015

Saluto del Cardinale Leonardo Sandri per la celebrazione del centenario del Metz Yeghern



Saluto del Cardinale Leonardo Sandri, Prefetto della Congregazione per le Chiese Orientali, al termine della Divina Liturgia in Rito Armeno per la celebrazione del centenario del Metz Yeghern - Chiesa di San Nicola da Tolentino, Pontificio Collegio Armeno 
Congregazione Chiese Orientali
La chiesa di San Nicola da Tolentino annessa al Pontificio Collegio Armeno, come ogni anno, ha ospitato nel tardo pomeriggio del 24 aprile la Divina Liturgia in rito armeno per commemorare le vittime del terribile martirio che ha colpito quel popolo nel 1915.
La celebrazione è stata officiata da Mons. George Dankaye (Kevork Noradounguian), Rettore del Collegio e Procuratore del Patriarca Armeno cattolico presso la Santa Sede, e animata dai Seminaristi del Collegio.

Erano presenti l'Ambasciatore di Armenia presso la Santa Sede, S.E. Minasyan, diversi Religiosi e Religiose orientali e latini, e un nutrito gruppo di fedeli che ha riempito la chiesa.
Nell'omelia, Mons. Dankaye ha chiesto ai presenti di riflettere sul modo di vivere la celebrazione odierna: come il "compleanno di Erode" e di tutti coloro che  a lui sono succeduti sino ai giorni nostri nell'opprimere l'uomo, sfigurandolo nella sua dignità con violenza  e morte, o come "il compleanno dello Spirito Santo", che incessantemente guida la storia dell'umanità e suggerisce al cuore di ciascuno e della Chiesa di Cristo  come camminare nella storia affrontando anche le più terribili prove e tempeste. E ha indicato l'esempio del nuovo dottore della Chiesa, San Gregorio di Narek, "maestro perchè ha saputo parlare con Dio, e non soltanto parlare di Dio". Ha infine auspicato che per il popolo armeno, dopo il 12 aprile scorso nella Basilica Vaticana, sia un nuovo inizio, consapevoli che si resi nuovi dall'incessante azione dello Spirito del Risorto.
Il Cardinale Leonardo Sandri, Prefetto della Congregazione per le Chiese Orientali, prima di impartire la benedizione finale, ha rivolto ai presenti il Suo saluto (cfr. testo allegato).
Al termine, in processione si è usciti dalla Chiesa e dinanzi alkatchkar che commemora le vittime del genocidio si è tenuta una preghiera e ciascuno ha potuto deporre una rosa bianca.


Saluto del Cardinale Leonardo Sandri, Prefetto della Congregazione per le Chiese Orientali, al termine della Divina Liturgia in Rito Armeno per la celebrazione del centenario del Metz Yeghern -  Chiesa di San Nicola da Tolentino, Pontificio Collegio Armeno, venerdì 24 aprile 2015 A.D.
Reverendo P. Dankaye (Mons. Kevork Noradounguian),
Eccellenza, Ambasciatore di Armenia presso la Santa Sede,
Reverendi Sacerdoti, Religiosi, Religiose e seminaristi,
Sorelle e fratelli nel Signore!
Prima di impartire la Solenne Benedizione, desidero condividere con voi alcuni pensieri:
1. Quanto abbiamo compiuto con la celebrazione di questa Divina Liturgia è stato un ricordare dinanzi al Signore, chiedendo la grazia di continuare a vivere in Lui e per Lui.
Abbiamo ricordato i fratelli e le sorelle della nazione armena che cento anni fa, attraverso uccisioni, atroci tormenti e deportazioni di massa, hanno dato la vita con il nome di Gesù sulle labbra. Per il dono prezioso della nostra fede ci è data la certezza che chi muore in Cristo, in Lui risorge ed è vivo: per questo, il pianto per coloro che morirono un secolo fa, diviene seme di una speranza più grande, che dobbiamo seminare nei solchi del campo che è il mondo di oggi. Un mondo che ancora soffre, perchè conosce la violenza cieca e distruttrice, ma che proprio per questo anela alla luce e alla pace che solo Dio può concedere, quando il cuore dell’uomo accetta di aprirsi a Lui.
2. Il Grande Male che il popolo armeno ha subito rimane una delle pagine più buie nella storia dell’umanità, accanto ad altri che purtroppo hanno costellato il secolo scorso, come ricordato dal Santo Padre all’inizio della Santa Messa nella Basilica di San Pietro lo scorso 12 aprile. Dalla terra, che ha accolto i resti mortali del milione e mezzo di vittime, sale fino alla cima del Monte Ararat, imbiancato dalle nevi perenni, il sussurro che diventa supplica e grido, al cuore di Dio e al cuore dell’uomo: Pace! Riconciliazione! Perdono! 
I potenti della terra come ogni semplice uomo e donna ripetano la richiesta di Papa Francesco, fatta il 12 aprile nel Messaggio al vostro popolo, e le diano efficacia con le proprie scelte di ogni giorno:“Dio conceda che si riprenda il cammino di riconciliazione tra il popolo armeno e quello turco, e la pace sorga anche nel Nagorno Karabakh. Si tratta di popoli che, in passato, nonostante contrasti e tensioni, hanno vissuto lunghi periodi di pacifica convivenza, e persino nel turbine delle violenze hanno visto casi di solidarietà e di aiuto reciproco. Solo con questo spirito le nuove generazioni possono aprirsi a un futuro migliore e il sacrificio di molti può diventare seme di giustizia e di pace”(Messaggio del Santo Padre Francesco agli Armeni, 12 aprile 2015).
3. Da Yerevan, ove spero di recarmi nel prossimo settembre per la consacrazione del Santo Myron presieduta da S.S. Karekin II, nelle giornate limpide e serene si può contemplare il monte sospirato, l’Ararat, luogo secondo la tradizione dove si fermò l’arca di Noè. Nel libro della Genesi quel momento, dopo lo splendere dell’arcobaleno nel cielo, segna il ritirarsi delle acque del diluvio e l’inizio della nuova vita dell’umanità. Chiediamo all’intercessione della Tutta Santa Madre di Dio, di san Gregorio l’Illuminatore e del nuovo dottore della Chiesa san Gregorio di Narek, che le celebrazioni di oggi e di questo mese in tutto il mondo siano il segno del posarsi dell’arca carica del dolore di un popolo perché inizi una nuova vita. Anche oggi Dio offre il suo arco di luce colorata perché tra cielo e terra, e tra uomo e uomo, regni sovrana la pace, e si ritiri ogni incomprensione, ingiustizia, odio e persecuzione.
Come scrive il Narek:
Ed al posto della buia oscurità della malvagità, delle colpe e delle armate assedianti dei demoni,
arrivi il sole della tua gloria per vivificare, salvare ed illuminare,
da destra e da manca, di fronte e dai lati.
E spunti nell’anima il raggio di una mattina primaverile
Conformemente all’attesa di quanti aspettano la tua apparizione.
Poiché Tu sei benefico verso tutti
E tutto Ti è possibile
E di tutti Tu vuoi che vivano e desideri che si salvino

                     (Libro della Lamentazione, Parola XXXII, c)
Amen.