Pascimi, o Signore, e pasci tu con me gli altri,
perché il mio cuore non mi pieghi né a destra né a sinistra,
ma il tuo Spirito buono mi indizzi sulla retta via
perché le mie azioni siano secondo la tua volontà
e lo siano veramente fino all'ultimo.
San Giovanni Damasceno
*
In quel tempo, Gesù disse; «In verità, in verità vi dico: chi non entra nel recinto delle pecore per la porta, ma vi sale da un'altra parte, è un ladro e un brigante.
Chi invece entra per la porta, è il pastore delle pecore.
Il guardiano gli apre e le pecore ascoltano la sua voce: egli chiama le sue pecore una per una e le conduce fuori.
E quando ha condotto fuori tutte le sue pecore, cammina innanzi a loro, e le pecore lo seguono, perché conoscono la sua voce.
Un estraneo invece non lo seguiranno, ma fuggiranno via da lui, perché non conoscono la voce degli estranei».
Questa similitudine disse loro Gesù; ma essi non capirono che cosa significava ciò che diceva loro.
Allora Gesù disse loro di nuovo: «In verità, in verità vi dico: io sono la porta delle pecore.
Tutti coloro che sono venuti prima di me, sono ladri e briganti; ma le pecore non li hanno ascoltati.
Io sono la porta: se uno entra attraverso di me, sarà salvo; entrerà e uscirà e troverà pascolo.
Il ladro non viene se non per rubare, uccidere e distruggere; io sono venuto perché abbiano la vita e l'abbiano in abbondanza». (Dal Vangelo secondo Giovanni 10, 1-11)
*Le pecore di cui parla il Signore, infatti, sono quelle molto speciali che si trovavano nel Tempio, nel quale erano allevati gli agnelli per il sacrificio e l'olocausto. Erano agnelli scelti, senza difetto, immagine dei cristiani rinati nelle acque del battesimo, rivestiti di Cristo, l'Agnello di Dio che ha tolto il peccato del mondo. La cura del “guardiano” era orientata a preparare gli agnelli per il sacrificio. Così è per noi nella Chiesa, che ci nutre e ci ammaestra attraverso i sacramenti e la Parola, perché cresca in noi la fede sino a divenire adulta, capace cioè di spingerci ad offrire, senza condizioni, la nostra vita sull'altare preparato ogni giorno in famiglia, al lavoro, a scuola, ovunque. Nel “recinto” cresce e si fortifica la primogenitura degli agnelli di Cristo, allevati all'ombra del Santo dei Santi, illuminati dal suo amore, nutriti della sua misericordia. Ma, non è successo nella nostra vita che, “da un'altra parte”, diversa dalla “porta”, sono “entrati i ladri e i briganti” a profanare l'olio dello Spirito Santo con cui ciascuna pecora è stata unta? Forse Barabba, il "brigante", ci ha sedotto toccando nel nostro intimo le corde più deboli, quelle che fremono di fronte all'ingiustizia? O la sapienza mondana si è infiltrata in noi "rubandoci" la sapienza della Croce? Chiunque, quando si avvicina a noi per parlarci, consigliarci, persuaderci, non "entra" attraverso la Croce, e' “ladro e un brigante”, ci dice menzogne e sofismi, per ingannarci e farci rinnegare Cristo e la sua Croce. E sappiamo che il nemico della Croce è il demonio. Allora vediamo, con sincerità, se nella tua vita, oggi, tu sei un agnello. Di fronte a tua moglie o a tuo marito, ai figli e ai parenti, offri te stesso oppure reagisci, ti ribelli e cerchi di offrirti gli affetti per saziare la tua fame di piacere e tranquillità? Dinanzi alla malattia, all'umiliazione, alla solitudine, al disprezzo, al fallimento, quali sono le tue reazioni? Di fronte alle ingiustizie patite sul lavoro o a scuola, lotti e cerchi di farti giustizia? Ammettiamolo, Barabba e il mondo "sono venuti" e sono "entrati" nel "recinto". Abbiamo aperto al demonio che, con le menzogne camuffate in mezzo alla verità, ci ha sedotto come fece con Eva nel Giardino. Già, ma che ci faceva il serpente nel Paradiso? Che ci fa nel nostro "recinto"? Serve la libertà! Perché se il "recinto", il Tempio, la Chiesa, non ci educa alla libertà non serve a nulla! Si trasforma in una caserma dove imparare a eseguire gli ordini senza un'adesione autentica del cuore e della mente. E ora siamo nudi, incapaci di offrirci per amore. Schiavi dei nostri appetiti, da pecore ci siamo trasformati in lupi che, come i ladri e i briganti, immolano invece di immolarsi (secondo l'originale greco reso con "uccidere"). Il demonio ci sta obbligando a un culto idolatrico, quello della rivolta sanguinaria di Barabba e quello della sapienza carnale dei greci; abbiamo rinnegato la primogenitura, per vivere contro la natura di figli di Dio donataci nel battesimo, quella che ci fa immagine del Servo sofferente che offre la sua vita.
Per questo oggi appare Cristo dinanzi a noi, e possiamo riconoscere in Lui la nostra immagine “rubata e distrutta” dai “ladri e dai briganti” che “sono venuti prima di Lui” alla nostra vita. Solo “ascoltando la sua voce” possiamo scoprire che la nostra vita ha sempre e solo cercato Lui, carne della nostra carne, ossa delle nostra ossa. E così “fuggire via dagli estranei” che non hanno il nostro sangue, in loro non scorre quello di Cristo; non lo hanno versato per noi, non ci hanno amato... Solo Cristo, infatti, é il Pastore che ci parla con una voce inconfondibile, l'unica che il nostro intimo "conosce" come vera. E' il Pastore proprio perché é Agnello, e sa cosa significhi vivere e offrirsi come un agnello. Per questo ci può educare alla libertà: ci conosce “uno ad uno”, le schiavitù, le debolezze, le nevrosi, i complessi, anche i peccati. E, nonostante non siamo senza difetti, è l'unico che sa riconoscere in noi la primogenitura di agnelli scelti per il sacrificio, ed è capace di ridestarla perché abbia compimento nella nostra vita. E' Lui che riconsacra il suo tempio, la nostra vita: “Egli portò i nostri peccati nel suo corpo sul legno della croce, perché, non vivendo più per il peccato, vivessimo per la giustizia; dalle sue piaghe siete stati guariti.” (1 Pt. 2,24-26). Gesù è risorto, solo Lui è il Pastore che può passare, anche oggi come nel Cenacolo la sera di Pasqua, attraverso la "porta" che avevamo sprangato per paura di morire come Lui. Gesù è vivo oggi, e di nuovo "entra nel recinto per la porta", e ci mostra le piaghe che ci fanno liberi di “vivere per la giustizia” della Croce. Le sue piaghe sono la Parola fatta carne nell'unica "voce" che il nostro cuore e la nostra ragione "conoscono". Dio ci ama così come siamo, lo possiamo vedere e sperimentare in Cristo crocifisso per i nostri peccati e risuscitato per la nostra giustificazione.
E oggi ci chiama di nuovo: siamo liberi, come il Popolo di Israele che "uscì" dall'Egitto. Il verbo greco "condurre - far uscire" usato da Giovanni è infatti quello che, nell'Antico Testamento, è utilizzato per indicare la fine della schiavitù di Israele. Come Mosè, Cristo "cammina innanzi a noi" attirandoci per “seguire le sue orme” che ci "conducono" a vivere, ogni giorno, lo stesso mistero Pasquale. Con Lui possiamo "uscire" dal "recinto" per "entrare" in questa nuova settimana e "uscirne" vittoriosi, ovvero amando e consegnando la nostra vita per ritrovarla piena e "abbondante". Gesù ci attende oggi sulla Croce sulla quale è divenuto per noi “la porta” sempre aperta verso la “vita in abbondanza”, e ci chiama ad "entrare attraverso di Lui", ovvero ad essere crocifissi con Lui per essere "salvati" dal demonio. Da quel giorno sul Golgota, infatti, la Croce è divenuta la "porta della vita"! Ciò significa che gli "atri" - il "recinto" - del Tempio che è la nostra vita - ovvero la nostra carne, gli occhi, la bocca, le mani, i piedi, il cuore e la mente - sono, ogni giorno, in attesa della Pasqua, di Cristo che venga e ci faccia passare oltre la morte che ci ghermisce: che “ci spinga fuori dal recinto”, anzi, secondo il greco originale, che ci "cacci" fuori! Nonostante le nostre resistenze, la forza della carne che ci vorrebbe far rintanare in noi stessi per offrirci cose e persone. Che cosa ti fa paura? Guarda che proprio quello è il “pascolo” dove puoi sperimentare la vita più forte della morte, e la "salvezza" per te e per i fratelli! Il matrimonio è il "pascolo", il lavoro, lo studio, così come ogni fratello. La vita eterna che gustiamo nel recinto la possiamo sperimentare compiuta solo “fuori” dal "recinto"! In esso, attraverso le celebrazioni, l'ascolto della Parola di Dio e il nutrimento dei sacramenti ci prepariamo per salire al sacrificio, perché la nostra vita ha senso solo se è tanto “abbondante” da offrirla senza misura a chi ne ha bisogno. E in questa settimana ne incontreremo tanti, a cominciare da tua moglie e dai tuoi figli.