martedì 21 aprile 2015

Per un’umanità bisognosa di Dio



Una coppia di torinesi originari della Sicilia, una famiglia di San Severo (Foggia), un gruppo numeroso di sudamericani: sono stati loro, alle 4 di ieri pomeriggio, fra i primi pellegrini a entrare nel duomo di Torino per contemplare la sacra Sindone, la cui ostensione durerà fino al 24 giugno. Ad aprire ufficialmente l’evento è stata la concelebrazione eucaristica presieduta dall’arcivescovo Cesare Nosiglia: «Lo sguardo rivolto alla Sindone incontra la mite presenza della carità totale, dimentica di sé, misericordiosa. 
E questo rappresenta per noi un continuo invito a farci solidali con la sorte di quanti sentono venir meno forze fisiche e morali e sentono salire intorno a sé il freddo dell’abbandono e nel loro cuore, della disperazione. Invito — ha sottolineato il presule nell’omelia — a non lasciarci mai abbattere dal male ma a vincerlo con il bene, a non arretrare mai di fronte alla violenza contro gli innocenti, dall’impegno di riconciliazione e di pace, fondati sulla giustizia e sulla verità dell’amore».
Con monsignor Nosiglia hanno concelebrato, fra gli altri, il cardinale Severino Poletto, arcivescovo emerito di Torino, il vescovo di Ivrea, Edoardo Aldo Cerrato, il vescovo di Acqui, Pier Giorgio Micchiardi, e don Enrico Stasi, ispettore dei Salesiani di Piemonte e Valle d’Aosta. Tra i presenti in duomo il sindaco di Torino, Piero Fassino, e tantissimi giovani e malati, soggetti — si legge in una nota dell’arcidiocesi — a cui l’ostensione 2015 è particolarmente rivolta. «Poniamoci sulla scia di generazioni di pellegrini che hanno compiuto il nostro stesso percorso per incontrare la Sindone e — ha detto ancora Nosiglia — ci farà bene sentirci gocce nel fiume, che scorre nei secoli, di un’umanità bisognosa di Dio, del suo affetto misericordioso, della sua comprensione amorosa e solidale, e sentirci amati ognuno di amore di predilezione, accolti in un abbraccio affettuoso, che ci rincuora e ci unisce. Allora, con Papa Francesco comprenderemo che non siamo noi che guardiamo quel Volto, ma ci sentiremo guardati e invitati a non passare oltre, con superficialità, a tanta sofferenza attorno a noi e nel mondo. È la prova più toccante che Lui, il nostro Signore e Redentore, non ha voluto passare oltre la nostra miseria, ha invece condiviso ogni nostra sofferenza. Da quest’intensa esperienza di amore egli ci invita a uscire — fuori dell’accampamento, fuori delle nostre pigre sicurezze — per andare ad annunciarlo a un mondo che ha bisogno di lui senza rendersene conto».
All’uscita dalla cattedrale, l’arcivescovo ha parlato dell’affondamento, avvenuto nella notte fra sabato e domenica nelle acque del canale di Sicilia, di un barcone carico di migranti, che ha provocato la morte di centinaia di persone. Monsignor Nosiglia ha detto ai giornalisti di sentirsi «umiliato e schiacciato da questa tragedia che avviene proprio nel giorno in cui la Sindone si svela al mondo. È una sconfitta che sento nel cuore come cristiano e come cittadino. Serve una soluzione concreta e tempestiva, non è possibile che quasi ogni giorno si verifichino simili tragedie. Il nostro Paese sta già facendo molto — ha concluso — ma serve una strategia adeguata che coinvolga tutti, una risposta che deve venire anche dall’Unione europea».
La pratica delle ostensioni risale al 1578, anno in cui il sacro telo venne estratto dalla teca che lo custodiva per poter essere periodicamente esposto in concomitanza con particolari occasioni. Dal 1898 le ostensioni sono state dieci, compresa quella attualmente in corso. Il percorso di avvicinamento al sacro telo comincia da viale dei Partigiani, presso i Giardini reali, e si snoda per 850 metri fino alla cattedrale di San Giovanni Battista. Quattromilacinquecento i volontari che accoglieranno e assisteranno i pellegrini, attesi molto numerosi (1.300.000 finora le prenotazioni). Domenica 21 giugno si recherà a venerare la Sindone anche Francesco, come lui stesso ha ricordato ieri durante il Regina Caeli in piazza San Pietro: «Auspico che questo atto di venerazione ci aiuti tutti a trovare in Gesù Cristo il Volto misericordioso di Dio, e a riconoscerlo nei volti dei fratelli, specialmente i più sofferenti», ha detto il Papa.
All’evento il quotidiano «La Stampa» ha dedicato ieri uno speciale, al quale ha offerto il suo contributo anche il priore di Bose: «Se c’è un dato storico innegabile riguardo alla Sindone — afferma Enzo Bianchi — è che in essa generazioni di cristiani vi hanno ravvisato una icona venerabile e capace di raccontare il santo volto di Gesù nella sua passione e morte. In quel sudario è dato di cogliere un legame inscindibile con la vicenda umana di Gesù di Nazareth ma anche con la fede in lui come Figlio di Dio, cioè con il suo essere, secondo l’antichissima definizione del Credo, “vero Dio e vero uomo”».
L'Osservatore Romano