mercoledì 1 aprile 2015

Prima dell’alba la notte è più buia



Messaggio pasquale dei capi delle Chiese di Gerusalemme.

La speranza che scaturisce dalla resurrezione è più forte anche della violenza falsamente compiuta in nome di Dio. Ed è ugualmente più forte di ogni sentimento di profondo disorientamento che tanti fedeli possono provare di fronte al ripetersi degli avvenimenti tragici che affliggono le regioni mediorientali. È quanto, in estrema sintesi, affermano i responsabili delle Chiese cristiane di Gerusalemme — cattolici, ortodossi, copti, armeni, episcopaliani, luterani — nel tradizionale messaggio diffuso in vista della Pasqua. Nel documento, pubblicato sul sito in rete del patriarcato di Gerusalemme dei Latini, che si apre con una citazione tratta dal Nuovo Testamento — «Egli ci ha rigenerati, mediante la risurrezione di Gesù Cristo dai morti» (1 Pietro, 1-3) — i capi delle Chiese di Gerusalemme ricordano come «di fronte a tutto ciò che minaccia la vita umana, la denigra o la sminuisce» si palesa la speranza nella risurrezione che trova «le sue radici qui a Gerusalemme». Infatti, proprio nella città santa «si trova la tomba vuota, il luogo della sovranità di Dio sulla morte e sulle potenze delle tenebre». E, dunque, «il luogo della resurrezione non è solo un oggetto di curiosità archeologica, ma è il cuore vivo della fede cristiana». In questo senso, viene ribadito ancora una volta dai presuli come la città di Gerusalemme, in quanto luogo sacro alle religioni, meriti «il massimo rispetto».
I capi delle Chiese di Gerusalemme, insieme con tanti «uomini e le donne di buona volontà», si dicono pertanto «profondamente addolorati» per il livello «di violenza perpetrata falsamente in nome della religione negli ultimi mesi in Medio oriente e nel mondo». In particolare, si sottolinea come «i membri delle più antiche comunità cristiane in queste regioni (in particolare in Egitto, Iraq e Siria) sono quelli più direttamente colpiti», assieme alle popolazioni appartenenti ad altre minoranze religiose o etniche. Tuttavia, «nessuna vera religione può sostenere la violenza su un essere umano» o la persecuzione delle minoranze. Si tratta, avvertono ancora i presuli, di atti che «condanniamo con la massima fermezza». Anche perché gli stessi autori di azioni così «barbare» si «disumanizzano assieme alle loro vittime». 
Il pensiero dei presuli si rivolge dunque soprattutto alle popolazioni afflitte da tante violenze, per le quali essi elevano preghiere perché «non cadano nella disperazione». Infatti, «l’esistenza stessa della città di Gerusalemme è un segno paradossale della speranza che il regno di pace, amore e giustizia di Dio prevale». E questo anche se la realtà quotidiana è spesso fatta da momenti bui, da momenti che rendono difficile la vita. Eppure, ricordano, «la parte più buia della notte è spesso poco prima dell’alba». In questo senso, «l’annuncio gioioso della risurrezione, all’alba della domenica di Pasqua ci assicura che l’ultima parola non appartiene alla violenza e alla disumanizzazione, ma all’amore, alla giustizia e alla speranza di Dio».
L'Osservatore Romano