venerdì 24 luglio 2015
Riconosci le fonti della tua gioia... e abbeverati!
di PADRE CARLOS PADILLA
Vogliamo approfittare per pulire l'anima da dentro, per pulire le sue fonti. A volte contaminiamo senza rendercene conto. Lentamente ci riempiamo di cattive abitudini, di costumi che ci tolgono la vita. Smettiamo di abbeverarci alle vere fonti che danno pace al cuore.
Leggevo l'altro giorno: “Tutti facciamo male delle cose, ci sbagliamo e commettiamo errori. Questo non vuol dire che siamo cattive persone. Significa che facciamo le cose male, ci sbagliamo e commettiamo degli errori. Se ti metti l'etichetta di 'cattivo', è difficile poter cambiare. Forse vieni da un luogo negativo nel quale hai imparato modi poco positivi di adattarti. Forse hai attinto a fonti che erano contaminate e non lo sapevi, erano quelle che c'erano”[1].
La chiamata alla santità non significa fare tutto bene. Gesù non ci chiama ad essere perfetti, o semplicemente buoni. No. Ha guardato il nostro cuore e ha visto la sua ricchezza e il suo dolore, la sua povertà e la sua debolezza, e il desiderio di dare la vita per un amore più grande.
E per questo ci ha chiamati, perché avevamo un cuore puro disposto a crescere, a cambiare, a migliorare.
Molte volte commettiamo errori, questo già lo sappiamo, ma non per questo siamo cattivi. Non per questo smettiamo di lottare. Sappiamo che possiamo cambiare, migliorare e progredire. Possiamo abbeverarci a fonti nuove, a un'acqua che ci purifichi.
Non ci chiudiamo nelle fonti di sempre. Non ci limitiamo a ciò che già conosciamo. Ci apriamo alla vita, ma curiamo anche le fonti che ci danno gioia e vita vera.
Quali sono le fonti nelle quali riposo, nelle quali calmo la sete e il mio desiderio di pace? Frequento queste fonti o non me ne curo? Mi soffermo su altre fonti contaminate che non saziano la sete?
È importante rivedere le mie fonti, quelle che mi danno acqua che mi calma. Le fonti possono essere luoghi, persone, abitudini. Ci sono persone che tirano fuori il meglio di me. Luoghi in cui posso essere me stesso. Abitudini che mi riempiono di luce.
Ci sono libri che mi riempiono l'anima. Passi che fanno sì che il cuore sogni le cose più grandi. Conversazioni che mi riempiono di pace. Ci sono vie che mi conducono a fonti che danno vita. A pascoli in cui saziare la fame.
Ci sono quadri che ci conducono in un mondo meraviglioso, come per magia. Ci sono melodie che ci aprono l'anima all'infinito. Parole che ci accendono dentro. Silenzi che ci riempiono di vita vera. Ci sono passi meravigliosi che disegnano nell'anima un riflesso di quello che deve essere il cielo.
Ci sono fonti che emanano acque che ci saziano dentro, ma a volte, lo riconosco, non mi accosto a queste fonti che danno vita e perdo tempo in luoghi e con persone che mi seccano il cuore e mi riempiono di oscurità.
È necessario chiederci come sono le fonti dalle quali abbiamo attinto durante l'anno. Le fonti che mi fanno riposare e mi rinnovano interiormente.
L'altro giorno leggevo: “Conviene iniziare ad aprire i regali che la vita ci fa per poi semplicemente goderne. Tutto, qualsiasi cosa, è lì per la nostra crescita e il nostro godimento. Più desideriamo e accumuliamo, più ci allontaniamo dalla fonte della gioia” [2].
Il desiderio di ciò che non ho mi inquieta, mi allontana dalla mia vera fonte. Ho fonti della mia gioia che non posso smettere di visitare, perché quando le lascio mi sento triste e solo. Si spegne la vita. Se le lascio, mi svuoto dentro e le cose non funzionano. I miei sentimenti negativi aumentano, e quelli positivi diminuiscono.
Una persona pregava: “Corro portando una cesta con mille sogni. Spero che tutto entri tra le mie mani aperte, ferite, spezzate, come la barca che conduco, o che mi conduce, nella quale vivo. Abbraccio la luce del vento, quella che mi dà nostalgia. Ricopro oggi di speranza i cieli un po' consumati. Abbraccio, spero. Non voglio smettere di vederti quando il sole perderà il suo splendore. Lasciamo sognare cose che valgono sempre la pena. L'amore più che la fama. La pace più che la guerra. La libertà che non si sottomette. La carezza che sostituisce mille parole. Il riposo dopo il lungo lavoro. Il sonno quando conviene mantenerlo. Le parole che dicono tanto. I misteri, che non vanno svelati. Gli sguardi che racchiudono pozzi di vita. Un calice rotto, perché non custodisca tutto. Delle mani che si stringono sulla vita che vivo. Una corsa, una pausa, un lasciare che il vento soffi e colpisca le mie finestre. Sì, così, lentamente. Senza che la vita mi stanchi. E torni ogni notte a sognare il domani”.
Penso di dover scrivere le mie fonti di gioia in un luogo visibile, per non dimenticarle. Inciderle su un muro, dove non si cancellino. E ritornarci quando me ne dimentico. Qual è la mia lista? Se le dimentico perdo l'aspetto più importante, perdo il senso della mia vita.
Pensavo a Gesù e al suo riposo, alle sue fonti di vita vera. Quali erano le sue fonti di gioia? Il monte sul quale pregava. I pasti in famiglia a Nazareth. Il lago immenso e la sua barca. I pasti con i suoi discepoli. Qualche incontro con uomini bisognosi, feriti, spezzati. Le risate a Betania al calar della sera. Il riposo con i suoi alla fine della giornata, sempre meritato. Risate e sorrisi. Parole e silenzi.
Gesù era uomo. Pieno di vita e di speranza. I suoi racconti, i pomeriggi in cui Gesù raccontava storie. Ascoltare quanti aprivano la propria anima a Lui. La pace del giorno.
Avrà avuto sicuramente fonti molto chiare. E se ne sarà preso cura.
Credo che a volte noi non ce ne curiamo tanto. E ci stanchiamo più del dovuto. E ci riempiamo di delusione e di amarezza. Arriviamo alla fine dell'anno saturi. L'anima ci si riempie di una tristezza profonda e densa.
[1] Carlos Chiclana, Atrapados por el sexo
[2] Pablo D´Ors, Biografía del silencio
[Traduzione dallo spagnolo a cura di Roberta Sciamplicotti]
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