Va in onda in questi giorni, su canale 5, la trasmissione Temptation Island. Si tratta di un reality show che racconta la storia, gli avvenimenti, i sentimenti e il destino di sei coppie non sposate e senza figli, chiuse per tre settimane in un villaggio. Le coppie, alcune nate nell’ambito di altri reality, altre invece formatesi nella “vita reale”, sono divise in due gruppi separati (uomini da una parte, donne dall’altra) e vengono “tentate” rispettivamente da dodici ragazze e dodici ragazzi single. Ogni settimana i membri delle coppie si riuniscono attorno a un falò, durante il quale vengono consegnati loro dei filmati che mostrano come il partner stia interagendo con i single “tentatori” e reagendo alle loro provocazioni. Tutto ciò al fine di decidere, durante l’ultimo falò, se continuare oppure interrompere la propria storia d’amore. La motivazione alla base della scelta di partecipare alla trasmissione è quella di mettere alla prova se stessi e il proprio rapporto, per capire quanto il legame sia vero e forte. E così, con la scusa che lo scopo del programma di testare la propria capacità di resistere alle varie tentazioni, i telespettatori assistono, da una parte, a uomini fidanzati che si prestano volentieri al corteggiamento, alle lusinghe e al contatto fisico da parte della ragazza single di turno; dall’altra, a donne fidanzate che si lasciano andare a confidenze, confessioni e, a volte, a momenti di intimità fisica con giovani seduttori perfettamente calati nella parte. In questo continuo scambio di ruoli, fondato sul motto “è un’esperienza che voglio vivermi fino in fondo”, con il passare delle settimane i membri delle coppie, chi più, chi meno, si lasciano andare ad atteggiamenti sempre più espliciti. Immaginiamo per un momento che tutto questo sia reale, che non sia cioè una semplice operazione commerciale che punta dritto all’audience, facendo leva sulla curiosità, morbosità e tendenza al voyeurismo di molti, e sul desiderio di apparire di altri. Le riflessioni che ne scaturiscono sono: qual è il senso di mettere alla prova i propri sentimenti in questo modo? L’incontro con l’altro, dove l’altro è, in questo caso, il primo che capita, può essere da solo sufficiente a incrinare un rapporto di coppia? In questo gioco di provocazioni, che fine fanno valori come la fedeltà e il rispetto verso il proprio partner? Non so se i protagonisti di Temptation Island si siano domandati tutto ciò, prima, durante e dopo la loro partecipazione al programma. Certo è che quello che interpretano è un modo superficiale di vivere l’amore, secondo cui, in nome della propria libertà, si acquista il diritto di essere egoisti. Tutto questo, per fortuna, ha poco a che fare con la realtà. Chi vive un amore nella vita reale, infatti, sa quanto esso vada e debba essere protetto, perché ci pensa la vita, da sola, a metterlo alla prova con le sue difficoltà, i dolori, le malattie improvvise. Sa che un rapporto ha bisogno di essere coltivato ogni giorno e ha capito che la tenerezza, l’accoglienza e il perdono sono la strada giusta per costruire un legame che sia fonte di benessere per se stesso e per l’altro. Cerca di superare il proprio egoismo per lasciare spazio sufficiente al partner di esprimere se stesso. Si impegna per essere una persona migliore per l’altro, così che non esista alcun confronto per l’altro, perché quello che ha è tutto ciò che desidera. Trasforma il proprio amore in un luogo sicuro in cui il partner deciderà sempre di tornare. E pensa che la fedeltà, oggi così sottovalutata tanto da essere considerata una sorta di optional, sia invece l’ingrediente magico che dona romanticismo al proprio rapporto, perché è la promessa di esserci sempre e comunque per l’altro, fino alla fine. L’amore dovrebbe essere questo, nella vita reale. Come sempre, però, la vita è fatta di scelte. Così, si può scegliere di prendersi gioco dell’amore oppure di prenderlo sul serio.
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Questo articolo è stato pubblicato su IO DONNA il settimanale de Il Corriere della Sera. Grazie a fr. Filippo Maria per avercelo segnalato e per aver chiesto il permesso a Lucia di poterlo pubblicare sul nostro blog