mercoledì 22 luglio 2015

Tv2000, mons. Galantino: “Tra Cei e Papa grande affetto e rapporto privilegiato”



“Sta sotto gli occhi di tutti la faziosità di certe affermazioni, di certe prese di posizione, anche della stampa, quando vogliono necessariamente mettere da una parte il Papa e dall’altra la Chiesa italiana, invece ci sono segni molto belli e interessanti che ci dicono il grande affetto che Papa Francesco ha per la Chiesa italiana”. Lo ha detto il segretario generale della Conferenza episcopale italiana, mons. Nunzio Galantino, a “Il Diario di Papa Francesco” su Tv2000.
“Francesco sa  - ha aggiunto mons. Galantino - che la Chiesa italiana ha un ruolo importante sa che il rapporto del Papa con la Chiesa italiana è privilegiato, non solo perché fisicamente il Papa sta qui ma anche perché lui è il vescovo di Roma e il primate d’Italia, colui il quale comunque ha la responsabilità di questa Chiesa. Credo che questo fatto giustifichi gli interventi del Papa che sono chiari, precisi ed esigenti”.
“Il Papa  - ha rivelato mons. Galantino - chiama il segretario generale della Cei come chiama altri vescovi, altri cardinali e come chiama il presidente della Cei. Li chiama quando ha bisogno di comunicare qualcosa di particolare o quando ha da concordare con loro interventi sulla Chiesa italiana e che servano alla Chiesa italiana. E’ chiaro che con alcuni ha una frequentazione più intensa e con altri meno ma è una questione soltanto di uffici”.
“Sensibilità ecclesiale significa anche riconoscere gli sbagli”
Roma, 22 luglio 2015 – “Molti pensano che avere sensibilità ecclesiale significa avere un sentire che ti fa appartenere fortemente alla Chiesa tanto di non essere più capace di vedere quello che c’è di male all’interno della Chiesa. La sensibilità ecclesiale significa anche avere il coraggio di dire ‘io sto sbagliando’”. Lo ha detto il segretario generale della Conferenza episcopale italiana, mons. Nunzio Galantino, a “Il Diario di Papa Francesco” su Tv2000. 
“Sensibilità ecclesiale – ha aggiunto mons. Galantino - significa sentirsi veramente Chiesa di Cristo e la Chiesa non si può sentire tale se non ha vigilanza su se stessa. C’è una sensibilità ecclesiale che chiede di fare delle scelte di chiarezza, di pulizia, di interventi seri al nostro interno. Il Papa parla di sensibilità ecclesiale che non mi fa stare comodo al posto mio ma significa avere lo sguardo e la sensibilità di Cristo. Se vedo che c’è corruzione, la sensibilità ecclesiale non significa ‘stiamoci zitti tutti quanti’ ma significa prendere posizione. Molte volte nella nostra Chiesa e tra noi ecclesiastici c’è questa tentazione di pensare che su alcune cose meglio stare zitti e non parlare. Non c’è niente di più ipocrita e di più anti-evangelico che questo”.
“Dobbiamo essere Chiesa  - ha proseguito mons. Galantino - come Cristo ci vuole, non come Chiesa che si è fatta la sua casetta con gli schemini. E tutto quello che succede all’esterno non mi tocca. Quando ci sono comportamenti che sono contro il Vangelo dentro la Chiesa, dice il Papa, la sensibilità ecclesiale non è quella di metterci un copri miserie ma è quella di chiamare per nome le cose, senza fare i terroristi o i kamikaze. Bisogna guardare in faccia con tenerezza chi sbaglia e dire ‘guarda che tu stai sbagliando’ senza prenderlo a calci ma dicendogli ‘forse stai sbagliando ma rimettiamoci in cammino’. Questa è la sensibilità ecclesiale”.
“Bisogno dei singoli non è bene comune”
Roma, 22 luglio 2015 – “L’unica cosa che stiamo chiedendo al Governo come Chiesa, vescovi e persone che vivono nella famiglia e amano la famiglia è di essere attento ai bisogni dei singoli ma non fare dei bisogni dei singoli la misura, il quadro per poter poi regolare il bene comune”. Lo ha detto il segretario generale della Conferenza episcopale italiana, mons. Nunzio Galantino, a “Il Diario di Papa Francesco” su Tv2000 in merito alla questione delle unioni tra persone dello stesso sesso. 
“Non è allargando il bene dell’individuo – ha aggiunto mons. Galantino - che questo diventa il bene comune. Sono due concetti completamente diversi. Si sta commettendo questo errore. Se faccio di tutto per accontentare ogni persona in tutte le richieste che mi fa, non ho fatto il bene comune”.
“Enfatizzare e mettere in rilievo la bellezza della famiglia – ha proseguito mons. Galantino - è il primo passo per dover poi affrontare in maniera seria i problemi della famiglia. Ci sono grandi attese che oggi esistono all’interno delle nostre famiglie. E sono quelle attese che anche la politica e i nostri amministratori dovrebbero tenere a cuore”.