giovedì 9 luglio 2015

Con l’ecumenismo del sangue




Dalla Lettonia il sussidio per la Settimana di preghiera per l’unità dei cristiani.

(Donatella Coalova) È appena uscito il testo del sussidio per la Settimana di preghiera per l’unità dei cristiani che verrà celebrata nel 2016. Giunge dalla Lettonia e — con riferimento a 1 Pietro, 2, 9 — invita a sentirsi «chiamati a proclamare le grandi opere del Signore». La prima bozza è stata preparata da un gruppo interconfessionale riunitosi su invito dell’arcivescovo di Riga, monsignor Zbigņevs Stankevičs. Il sussidio è poi stato redatto nella forma finale dalla commissione internazionale nominata dalla Commissione fede e costituzione del World Council of Churches e dal Pontificio Consiglio per la promozione dell’unità dei cristiani.
La storia ecclesiale della Lettonia inizia con l’ordinazione episcopale di san Meinardo (1134-1196), un monaco che, già avanti negli anni, percorse queste contrade simpliciter pro Christo et praedicandi causa, come racconta l’«Henrici Chronicon Livoniae» in un passo che fu citato da san Giovanni Paolo II durante la sua storica visita nei Paesi baltici, dal 4 al 10 settembre 1993. Meinardo proveniva dalla Germania settentrionale, allora terra di monasteri di frontiera, i cui religiosi erano famosi per la capacità di ricordare a memoria la Scrittura, a lungo amorosamente meditata.
Il successore di Meinardo, il vescovo Bertoldo, nel 1198 fu ucciso e fatto a pezzi dagli autoctoni. Venne allora nominato vescovo della regione Alberto di Buxthoeven (1165-1229) che nel 1201 fondò la città di Riga. Con l’appoggio di Papa Innocenzo III, egli diede avvio alla “crociata del nord”, avvalendosi dell’ordine monastico militare da lui stesso creato, i Fratres militiae Christi. «È un fatto triste che l’uso della forza da parte di alcuni primi missionari e crociati travisò l’essenza del Vangelo», commentano gli estensori del sussidio.
Successivamente, Riga fu una delle prime città che aderirono alla Riforma di Lutero. Nel diciottesimo secolo giunsero nel territorio i Fratelli moravi (Unità dei Fratelli di Herrnhut), compilatori fra l’altro delle famose Losungen (passi biblici accompagnati da brevi meditazioni giornaliere). Nel corso dei secoli, la Lettonia cadde sotto il dominio di svedesi, polacchi, russi e tedeschi. Il mutare delle dinastie ebbe delle ripercussioni anche a livello confessionale. L’indipendenza nazionale giunse soltanto nel 1918, ma fu di breve durata.
Durante la seconda guerra mondiale il Paese venne occupato tre volte: prima dai sovietici, poi dai tedeschi e infine di nuovo dai sovietici. Per timore delle repressioni, diverse persone cercarono scampo all’estero; circa 200.000 emigrarono, specialmente in Canada, Stati Uniti, Inghilterra e Australia. Durante l’occupazione nazista venne pressoché annientata la comunità ebraica lettone. Secondo il censimento del 1935 gli ebrei erano 93.479, pari al 6,4 per cento della popolazione; nel 2005 gli ebrei presenti in Lettonia erano solo 9.883.
La seconda guerra mondiale causò la morte di 450.000 persone. Nella notte tra il 13 e il 14 giugno 1941 migliaia di lettoni furono deportati in Siberia. Durante il periodo staliniano, 150.000 persone furono uccise o rinchiuse nei gulag. Il totalitarismo sovietico causò alla popolazione immani sofferenze, in un clima costante di tensione, sospetti e delazioni. Molte chiese furono distrutte, l’insegnamento religioso venne impedito, i cristiani delle diverse confessioni, flagellati dalla stessa persecuzione, conobbero l’ecumenismo del sangue. «La storia della Lettonia durante la dominazione sovietica — è scritto nel sussidio — continua a gettare un’ombra sul nostro popolo. C’è ancora molto dolore e pena, ferite che sono difficili da perdonare. Tutto questo è come la pietra di grandi dimensioni che chiudeva la tomba di Gesù. Ferite come queste ci imprigionano in una tomba spirituale. Ma se il nostro dolore si unisce al Suo dolore, la storia non finisce qui. La risurrezione del Signore apre le nostre tombe, ci libera dal dolore e dall’amarezza. Come Maria Maddalena dobbiamo andare in fretta, uscire per dire agli altri ciò che il Signore ha fatto per noi».
In base ai dati ufficiali del 2011, in Lettonia il 34,3 per cento degli abitanti è luterano, il 25,1 cattolico, il 19,4 ortodosso, l’1,2 per cento appartiene ad altre denominazioni (battisti, avventisti, pentecostali), mentre il 20 per cento si definisce non credente o di altre religioni. Le iniziative di carattere ecumenico sono numerose e significative, fondate su rapporti di vera fraternità e amicizia. Il testo preparato per la Settimana di preghiera del 2016 ne documenta e ne illustra la ricca fioritura. Tuttavia, si sottolinea anche che «una sfida molto importante per la crescita dellakoinonia è rappresentata dalla situazione politica, che indebolisce i legami di comunione con i fratelli e le sorelle che appartengono alla Chiesa ortodossa lettone (Patriarcato di Mosca). È necessario quindi trovare nuove vie per approfondire le relazioni».
Pur nella consapevolezza delle difficoltà e fragilità, nel sussidio i lettoni condividono la forza della loro fede e della loro speranza in pagine intense e suggestive come i dainas, le brevi poesie della loro tradizione letteraria, i canti con cui invocarono appassionatamente libertà e giustizia.
L'Osservatore Romano