venerdì 10 luglio 2015

Dieta Cirinnà o Poretti?



Stralci dall’intervista a Monica Cirinnà, senatrice Pd, relatrice della legge sulle unioni civili, apparsa sul sito spavalda.it.
Lei è vegetariana da anni: lo è perché pensa che faccia bene alla salute o per amore degli animali?
«Sono diventata vegetariana circa 20 anni fa esclusivamente per amore degli animali. Quando combattendo da attivista per i loro diritti ho capito che grande contraddizione fosse mangiarli e poi pretendere per loro il riconoscimento di esseri senzienti, capaci di gioia e di dolori».
Lei è semplicemente vegetariana o una «integralista» vegana?
«Sono vegetariana, perché, ad esempio, mangio le uova (esclusivamente quelle delle mie “galline felici”) o la ricotta, i formaggi».
E il pesce?
«Non mangio nessun animale, quindi neppure i pesci. Ma desidero aggiungere che per me essere vegetariani comporta anche azioni responsabili in vari settori economici: come acquistare prodotti da commercio equo e solidale o da agricoltura biologica, mai da produzioni convenzionali o intensive. Mai vestirsi di pelli o pellicce, mai con prodotti che prevedono lo sfruttamento degli animali, come i piumini d’oca». (…)
Lei ha un’azienda agricola, come si comporta nei confronti dei «suoi» animali?
«Come ho scritto nel sito della azienda agricola biologica che ho creato con mio marito in Maremma Toscana, noi crediamo nell’ecologia della vita, qualcosa di più del semplice ambientalismo: è un modo di essere che deve portare ogni giorno ad adeguare le nostre azioni al rispetto di tutte le forme di vita e alla difesa dell’ecosistema e della biodiversità, unica grande ricchezza comune a tutti gli esseri viventi. Da noi nulla è intensivo, c’è grande rispetto per tutti gli animali, anche i selvatici, che si nutrono nel nostro orto, nella vigna e nell’oliveto. Tutti i nostri amati animali vivono liberi e felici, perfino le galline razzolano liberamente e come ho detto sono “felici”, visto che sanno che moriranno di vecchiaia e non arrostite».



Un passaggio dell’articolo di Giacomo Poretti, comico, apparso su Avvenire, “Mamme, papà, figli, nonni: viva la famiglia non ogm”.
Ben strano è l’essere umano, il quale è pronto a scendere in piazza se sull’etichetta del proprio cereale da colazione c’è scritto Ogm (organismo geneticamente modificato), evidentemente perché con questa manipolazione si è contravvenuto alla naturalità con cui cresce il frumento o la quinoa, naturalità che non ha inventato l’uomo, che riceviamo miracolosamente ogni volta che mettiamo un seme nella terra e che se ci ricordiamo di innaffiarlo, la primavera successiva si trasformerà in spiga. Ecco, l’essere umano è disposto a morire purché la spiga di frumento che darà da mangiare ai propri figli, sia solo naturale, incontaminata, e assolutamente non modificata «perché la modificazione dello stato naturale può indurre aberrazioni genetiche sino alla non remota possibilità di essere causa di malattie mortali per l’uomo».
Che lodevole fermezza, che principi, quale appassionata difesa di Madre Natura! Strano che poi per lo stesso essere umano, quando si tratta di famiglia, l’identico concetto di natura e naturalità diventi ingombrante e obsoleto; anzi, su questo argomento l’essere umano di questi tempi sta dando il meglio in termini di fantasia e immaginazione: modificazione del gene dell’embrione; utilizzo, temporaneo, di seme o di ovulo di persone sconosciute per poter fecondare l’ovulo di famiglia fallato o per poter sostituire il seme, sempre di famiglia, inadempiente; affitto, temporaneo, di uteri per poter far lievitare un bel bimbo (si può scegliere, non lo sapevate?) che poi verrà accolto da due papà o da due mamme, non è escluso che in futuro le mamme possano essere anche tre: una mette l’ovulo, la seconda ci mette l’utero e la terza lo fa crescere, di solito la nonna o la tata. Sulla figura del papà, il Papa ha detto che siamo messi un po’ peggio.

Tempi