venerdì 10 luglio 2015

P. Lombardi: il Papa affronta i problemi della società globalizzata


Il Papa nell'incontro con i Movimenti Popolari - AP
Sull'intensa giornata di ieri a Santa Cruz e l'importante discorso del Papa ai Movimenti Popolari, il nostro inviato in Bolivia Paolo Ondarza ha intervistato il direttore della nostra emittente e portavoce vaticano, padre Federico Lombardi
R. – Il Papa ha affrontato i problemi della società, del mondo globalizzato di oggi, manifestando la necessità di cambiamento. L’analisi della situazione del mondo di oggi fa vedere quante ingiustizie, quante sofferenze si verificano all’interno della società, nel rapporto con la natura e con l’ambiente. Il Papa si è rivolto ai Movimenti popolari, quindi a realtà di impegno che si trovano nelle situazioni marginali o di povertà, dove si vivono le conseguenze delle cose che non vanno nel sistema politico, sociale, economico in particolare, di oggi, e si è rivolto a questi movimenti invitandoli a essere essi stessi protagonisti creativi e impegnati di questo cambiamento di cui c’è bisogno. E qui vediamo un po’ la prospettiva caratteristica di Papa Francesco che dice di andare alle periferie e di essere attenti alle periferie, non solo perché da lì si può valutare meglio quali siano le situazioni del mondo di oggi che non funzionano, perché provocano ineguaglianze, ma perché anche da lì può prendere il cammino un movimento capace di proporre forse creativamente anche soluzioni alternative che invece dal centro di un sistema, molto legato a un’impostazione economica fondata sul potere del denaro, non si vedono e non si riescono a inventare e a immaginare.
D. – Qualcuno ha sollevato la possibilità di una strumentalizzazione politica di questa partecipazione del Papa all’incontro con i movimenti popolari …
R. – Ma … ognuno cerca sempre di tirare l’acqua al proprio mulino, di vedere le cose dal proprio punto di vista, e interpretarle in senso favorevole alle proprie posizioni o ai propri interessi. Però, il Papa non se n’è lasciato minimamente spaventare, cioè ha fatto tutto il suo discorso con grande libertà e con grande decisione e questo si è imposto per il suo valore, per la sua forza, per la sua coerenza. Quindi, è abbastanza evidente quali possano essere poi eventualmente delle strumentalizzazioni e quali siano invece letture libere e attente e aperte alla ispirazione che il Papa intende dare.
D. – Nelle mani del Papa, ora, il documento conclusivo di questo incontro mondiale dei Movimenti popolari. Quale uso ne farà?
R. – Questo dipenderà da lui; però certamente questi Movimenti lo hanno preparato, questo documento, glielo hanno consegnato pensando anche ai suoi prossimi grandi appuntamenti, in particolare quello alle Nazioni Unite, perché hanno cercato di riflettere sui problemi dello sviluppo e della situazione di oggi ed  è evidente che il Papa, rivolgendosi alle Nazioni Unite, tratterà di questo. Non sappiamo come o esattamente in quale prospettiva o con quale taglio, ma avrà ben presenti i problemi del mondo di oggi e le sfide, come del resto è stato chiaramente detto da lui anche nell’Enciclica “Laudato si’”.
D. – Un altro passaggio significativo è quello in cui il Papa ha chiesto perdono per le colpe della Chiesa contro i popoli originari, durante la Conquista …
R. – Sì: naturalmente, questa è sempre una tematica molto difficile da approfondire nel modo migliore, sia dal punto di vista storico sia dal punto di vista della distinzione delle vere e particolari responsabilità delle persone o delle comunità o degli Stati. Però, senza voler entrare – appunto – in distinzioni troppo raffinate, il Papa ha voluto riconoscere in modo molto chiaro, sulla linea di quanto hanno fatto anche i suoi predecessori, che ci sono state delle colpe, delle colpe gravi, dei crimini nei confronti delle popolazioni che si trovavano nelle Americhe e che – bisogna riconoscerlo, insomma, se si vuole ricostruire adesso una società pienamente rispettosa anche della diversità delle culture, della loro dignità e della dignità dei popoli indigeni. In questo senso, il fatto che un Papa latinoamericano in America Latina abbia voluto fare questa richiesta di perdono con tanta chiarezza, certamente ha suscitato una forte attenzione e anche forte soddisfazione da parte di chi ritiene che nella Storia la mancanza di rispetto dei diritti, soprattutto per i popoli autoctoni, che sia stato un fatto estremamente grave e che continua ad avere delle sue conseguenze, e va quindi adesso pienamente superato anche con quella che Papa Giovanni Paolo II chiamava “la purificazione della memoria”.
D. – Calorosa l’accoglienza al Coliseo Don Bosco nell’incontro con i sacerdoti, i religiosi e i seminaristi …
R. – Sì, certamente: è sempre un momento molto intenso, quello dell’incontro del Papa con i sacerdoti, con i seminaristi, con le religiose … c’erano anche tutte le religiose, che sono una forza e una presenza fondamentale nella vita della Chiesa. Il Papa ha fatto un discorso molto ricco, molto articolato, sentito molto profondamente e certamente sono occasioni di grande conforto per tutte le persone che vi partecipano.
D. – La giornata si è conclusa con la visita del Papa al cardinale Terrazas, un suo amico di vecchia data …
R. – Il Papa è sempre molto attento alle persone che soffrono e alle amicizie che coltiva, quindi ci si domandava in questi giorni, appunto, se il cardinale avrebbe potuto lasciare la clinica per andare alla casa sua, nella quale è ospitato il Papa: è ospitato proprio nella casa del cardinale Terrazas; oppure, se questo non fosse stato possibile, se il Papa sarebbe andato a visitarlo. E sarebbe stato molto bello che il cardinale potesse con le sue forze recarsi dal Papa, ma questo momento di comunità e di incontro fraterno ha potuto avvenire. RV
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(Gianni Valente) Nel discorso «sociale» più atteso del viaggio latinomericano, Papa Francesco ripete che il modello di sviluppo globale è insostenibile. Definisce il denaro «sterco del diavolo». Descrive gli effetti devastanti del capitale divenuto «idolo». Chiede di nuovo perdono per i peccati degli uomini di Chiesa contro i popoli indigeni. E riconosce che il cambiamento può venire da «chi coltiva semi di speranza piantati pazientemente nelle periferie dimenticate del pianeta» (...)

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Papa Francesco: «Abbiamo bisogno di un cambiamento: si metta l’economia al servizio dei popoli» 
 Corriere della Sera 
(Gian Guido Vecchi) «Nei vari incontri, nei diversi viaggi, ho trovato che esiste un’attesa, una ricerca forte, un desiderio di cambiamento in tutti i popoli del mondo… Il tempo, fratelli e sorelle, il tempo sembra che stia per giungere al termine». Il discorso che Papa Francesco ha scritto di suo pugno per l’incontro mondiale dei movimenti popolari è rivolto «a tutta l’umanità». (...)