domenica 5 luglio 2015

"Antipolitica" cattolica


IL DIRETTORE: Family Day, nasce l''antipolitica' cattolica: la sovranità è del popolo procreato dalle famiglie
Fabio Torriero
Ha ragione Pierluigi Battista. Condivido la sua analisi ma da un versante opposto. Sabato 20 giugno a piazza San Giovanni si è vista una piazza autoconvocata, libera da schemi e da imposizioni. Una piazza anche cattolica che ha saputo lasciare di sfondo la politica (fine del professionismo cattolico in Parlamento)

Ha decretato la fine del monopolio di qualche associazione storicamente più blasonata di altre, in bilico tra mettere il cappello e abbandonare la battaglia vera alla vigilia delle scelte, e ha decretato la fine del timore reverenziale nei confronti delle stesse gerarchie ecclesiastiche, che se si sono impegnate lo hanno fatto per ammorbidire, svuotare e delegittimare l’iniziativa nel nome e nel segno di un dialogo astratto, di un cattolicesimo moscio, buonista, che considera muscolare qualsiasi rivendicazione identitaria. 

Ebbene sì, diciamolo a chiare lettere, sulla dittatura gender (come pensiero, come ideologia non come persone) non ci può essere dialogo, né misericordia. Il bene e il male non sono paritari, ma antagonisti. E dispiace che “Avvenire” non abbia dato lo stesso risalto, la stessa rilevanza giornalistica all’evento (come invece hanno fatto, magari demonizzando, bacchettando, operando sottili distinguo, altri importanti quotidiani nazionali), sbagliando sia in termini professionali, sia concettuali e alimentando ilsospetto che si preferirebbe un altro cattolicesimo, più
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ministeriale, sbracato, oppure, più realista del re.

Da oggi la piazza del 20 giugno darà fastidio a tanti. 

Vediamo a chi e soprattutto perché.

1) Ripeto: il 20 giugno è nato un cattolicesimo militante, di base, non inquadrabile in vecchi schemi, vecchie rappresentanze. Un movimentismo dal basso che non prende ordini né dalla Cei, né dai partiti. Un soggetto cattolico identitario guidato da laici “scamiciati” e sudati, per il bene della Chiesa e della società italiana, magari assestando un bel calcione proprio alle istituzioni giudicate troppo tiepide sull’argomento; e anche una sorta di antipolitica versione cattolica;

2) E’ il cattolicesimo dei santidei testimoni, dei missionari, dei martiri, degli eroi semplici e umili, delle famiglie anonime, incarnato non da perfetti, ma da perdonati, che non teme la buona battaglia e se ne frega del politicamente, culturalmente e religiosamente corretto;

3) Ai professionisti della democrazia e della Costituzione, ricordiamo le parole di Gianfranco Amato (presidente dei Giuristi della Vita). La sovranità delle Repubblica appartiene al popolo e questa volta, ci dispiace per molti giacobini in servizio permanente effettivo, fan del pensiero unico, la sovranità si è espressa. Si è mosso un popolo (portando in piazza 1 milione di persone); un popolo cosciente di se e della propria missione: un popolo “pro-creato” non da meri individui, esseri soli, apolidi, sradicati, asessuati, ma da famiglie, tantissime famiglie, l’unica cellula naturale in grado di far nascere, sviluppare e proteggere la vita. Famiglie composte da un padre e una madre, gli unici in grado di donare la vita, che non a caso la dittatura gender vorrebbe eliminare, sostituire, col pretesto di estendere i diritti e le libertà, in realtà favorendo una rivoluzione antropologica, dove il falso diventa vero, e la creatura si ribella al creato, alla natura, assecondando, quello che papa Francesco ha considerato “uno sbaglio della mente”. Sabato con Alfredo Mantovano, Mario Adinolfi (direttore de La Croce), Costanza Miriano, Massimo Gandolfini (Comitato difendiamo i nostri figli), i cattolici si sono svegliati dal torpore; 

4) E’ stata una piazza d’amore, pro, inclusiva, non contro. Composta da gente normale, visi puliti, allegri, solari, un mare di giovani, tanta gente felice di partecipare, di non limitare, ridurre l’identità cristiana alla presenza nelle chiese, una cosa da coltivare nell’intimismo, nell’astrattismo esistenziale o nelle comunità autoreferenziali e chiuse (finalmente il primato della polis, della res publica). Una piazza parallela, capace di mobilitarsi autonomamente e affrancarsi dalle cordate tradizionali e i soliti punti di riferimento;

5) Hanno dato la loro condivisione al no gender, gli evangelici, l’Imam, il Rabbino Di Segni, i gay no gender (ovviamente non citati dai media): dividendo di fatto il fronte gender. E ciò non vuol dire come ha scritto “Repubblica”, la piazza oscurantista delle religioni che nega i diritti e le libertà, ma la piazza che si batte per la vera libertà e la verità della natura;

6) Un colpo al cuore al nuovo nazismo democratico che considera inaccettabile questa piazza, che considera omofobia la sola rivendicazione di un’identità, che considera razzismo la sola diversità, che, nel nome della tolleranza è intollerante verso chi si ribella al gender e che chiama la famiglia naturale con disprezzo ideologico “famiglia tradizionale”. Come se l’umanità parto di una donna e di un uomo sia un valore passato e le famiglie arcobaleno parto della sterilità e del laboratorio chimico (uteri in affitto, adozioni gay, bi-genitorialità), siano il futuro;

7) Da sabato finalmente presso l’opinione pubblica sarà speriamo venuta meno una certezza: che la vita sia la vetrina di un supermercato, dove conta unicamente il desiderio compulsivo del momento, dove si comprano e vendono tutto, corpi, figli, mogli, matrimoni, uteri. E siano fiorite un po’ di più parole come amore, servizio, bellezza, alterità. Sì, perché è bello essere uomini e donne, maschi e femmine, ed è innaturale essere un indistinto, un indifferenziato, 
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uno che decide il proprio sesso in base a come si sente, come si percepisce e come viene percepito dagli altri.

Due ultime considerazioni. 

Da oggi il cattolico Matteo Renzi avrà un problema in più. Il ddl Cirinnà (cavallo di Troia del gender, delle adozioni gay e degli uteri in affitto) sarà un macigno sulla sua coscienza e non passerà liscio. Almeno nella società. E il libertario Marino sa che per lui è iniziato un doppio conto alla rovescia: per Mafia Capitale e grazie a quei cattolici discriminati dal primo cittadino che, partecipando con la fascia tricolore al Family Gay, si è dimostrato sindaco solo di una parte. 

Una cosa è certa: nei momenti storici delicati ci sono le avanguardie e le retroguardie: da sabato si è capito perfettamente chi è l'avanguardia.