venerdì 3 luglio 2015

UE, a capo dell'Agenzia per i diritti umani un campione della lobby gay

Bandiera europea Gay

UE, a capo dell'Agenzia per i diritti umani un campione della lobby gay
di Tommaso Scandroglio


La Commissione per le libertà civili, la giustizia e gli affari interni del Parlamento europeo sta valutando i candidati per il posto di direttore dell'Agenzia dell'Unione europea per i diritti fondamentali (FRA, secondo l'acronimo in lingua inglese). Si tratta di una scelta delicata perché il FRA, pur essendo un organo consultivo, ricopre un ruolo centrale nella definizione dei diritti umani nell'Unione Europea e nelle scelte politiche dei singoli Stati membri per garantire che ciascun cittadino europeo possa godere di tali diritti.

Nella rosa dei nomi c’è anche la signora Lousewies van der Laan. Quest’ultima, dopo studi internazionali e uno stage presso Greenpeace, divenne in Olanda leader del gruppo parlamentare dei Liberali sociali democratici e responsabile per lo stesso partito della sezione Affari europei e diritti dei gay. Poi chiuse l’impegno nel suo partito e si diede da una parte alla consulenza finanziaria in tutto il mondo e dall’altra alla politica internazionale, collaborando ad esempio con la Corte Penale dell’Aja e sedendo in diversi consigli direttivi di fondazioni e conferenze transnazionali. 
Lo scorso 26 giugno Marek Jurek, un parlamentare europeo proveniente dalla Polonia, nell’udienza per saggiare i candidati chiese alla van der Laan cosa pensasse della strategia presente in molti Stati europei volta ad introdurre nei programmi scolastici, scavalcando il ruolo dei genitori, una falsa educazione sessuale, “educazione” che in realtà mira solo a corrompere bambini e ragazzi. La candidata rispose facendo comprendere che la competenza che primariamente ricade sui genitori nell’educazione dei figli deve invece essere subalterna a presunti “diritti” LGBT, vera priorità nell’agenda dell’Europa. 
Un secondo candidato è il professor Michael O'Flaherty. Laureatosi a Dublino in legge poi ha preso una laurea in teologia e filosofia presso l’Università pontificia Gregoriana a Roma. Divenne sacerdote ma poi fu ridotto allo stato laicale. Dal 2004 è membro del Comitato delle Nazioni Unite per i Diritti Umani ed è stato ricercatore senior presso l'UNICEF. Insegna in diverse università. Tra le molte pubblicazioni segnaliamo qui un saggio sui "princìpi di Yogyakarta" (clicca qui). Questi princìpi – raccolti in un documento che prende il nome di “I Principi di Yogyakarta per l'applicazione delle leggi internazionali sui diritti umani in relazione all'orientamento sessuale e identità di genere” – sono stati elaborati da un gruppo di accademici e politicanti – tra cui proprio O'Flaherty -  approvati dalla Commissione internazionale di giuristi, dall’International Service for Human Rights e tenuti in considerazione dal Consiglio d'Europa nel documento "Diritti Umani e Identità di Genere". 
Il prof. O'Flaherty, nel suo saggio, da una parte considera le rivendicazioni del mondo omosessuale e transessuale come diritti fondamentali dell’uomo e dall’altro fa comprendere che qualsiasi critica rivolta a questo asserto deve essere spenta sul nascere, perché – chiosiamo noi – la libertà di espressione è monodirezionale ed è tutta a favore dei gay. Stupisce questa ultima tesi del prof. O'Flaherty proprio perché proviene dall’estensore principale del commento all’articolo 19 del Patto internazionale relativo ai diritti civili e politici, commento voluto dal Comitato per i Diritti dell'uomo dell’ONU. L’articolo 19 riguarda proprio la libertà di espressione. 
Ieri mattina la Commissione delle libertà civili ha espresso le sue preferenze. Ai primi due posti troviamo proprio la van der Laan con 32 voti e O'Flaherty con 30 voti. L’ultima parola dovrà darla  il Consiglio di amministrazione dell'Agenzia dell'Unione europea per i diritti fondamentali (FRA), ma sarà difficile che si discosterà da tali indicazioni.
Dunque l’Europa, molto probabilmente, sceglierà come futuro presidente dell'Agenzia dell'Unione europea per i diritti fondamentali una persona – e poco importa a questo punto che sia l’una o l’altro - che apertamente ritiene che la rivendicazione di essere omosessuale, l’educazione dei bambini secondo il credo gender, il “matrimonio” omosessuale rivestono la qualifica di diritto fondamentale.

Se andassero così le cose, ogni critica all’omosessualità ed ai suoi corollari verrebbe intesa dall’UE come illecito giuridicamente perseguibile perché non sarebbe tollerabile criticare un diritto fondamentale. Parimenti i genitori non potrebbero opporsi all’indottrinamento gender perché si opporrebbero ad un altro diritto fondamentale. E infine in modo analogo anche i ministri di culto dovrebbero essere costretti a celebrare “matrimoni” gay, e le agenzie di adozione di ispirazione religiosa non potrebbero rifiutare di consegnare in adozione i bambini a coppie omosessuali perché, in entrambi i casi, sarebbe impedire il legittimo esercizio di un diritto fondamentale dell’uomo.
Perché candidati con simili idee e pedigree si trovano ad un passo da questa poltrona così ambita? La risposta immediata potrebbe trovarsi nel fatto che le lobby gay sono assai potenti. D’accordo, questo è ormai – ahinoi – quasi banali a dirsi. Ma forse c’è un altro motivo. L’Europa non se ne fa nulla di gente, pur preparatissima e competente, che da Bruxelles affermi che vita, salute e libertà sono diritti fondamentali. Ormai è assodato, lo sanno pure i sassi (ma i sassi non sanno che quelle parole da tempo vogliono dire l’esatto opposto, cioè aborto, eutanasia, fecondazione artificiale e limitazione nella libertà di espressione e religiosa). Serve invece gente che convinca tutti che vi sono nuovi diritti fondamentali che erano stati dimenticati in fondo al baule delle libertà civili.

L’idea è quindi quella di spingere in alto coloro i quali non solo vogliono aggiungere al novero dei diritti dell’uomo i “diritti” dell’omosessuale, ma che vogliono rivoluzionare l’intera visione antropologica sull’uomo. Sostenere infatti che essere omosessuali o potersi “sposare” con una persona dello stesso sesso sono diritti fondamentali comporterà che la persona e la famiglia diventeranno altro da sé, anzi moriranno socialmente e culturalmente perché sostituite da idee partorite dalla immaginazione di politicanti come l’ex prete O'Flaherty o la ex greenpeacer van der Laan.
*Il gender non esiste? Date un'occhiata qui
di Roberto Marchesini

L'ideologia di genere sostiene che il sesso – la parte biologica della sessualità umana – e il genere – la parte non biologica – non hanno nulla a che fare l'uno con l'altro. Mentre il sesso è biologico, innato, il genere è socialmente costruito; in altri termini, il genere è solo uno stereotipo. Questo stereotipo va eliminato perché crea discriminazioni. Ora, sui media, persone colte e ben informate (al confronto delle quali Dan Brown è un dilettante...) ci dicono che questa ideologia è un’invenzione del Vaticano. Non sarebbe altro che una versione brutta e cattiva della “teoria del gender”, altrimenti detta gender studies, studi di genere. La quale teoria è, invece, una cosa complicata (astenersi ignoranti), seria, elevata, accademica. Una teoria culturale e antropologica raffinatissima, che nulla ha a che vedere con la rozza caricatura fabbricata dal Vaticano per aizzare il popolo contro questo innovativo parto delle migliori menti del genere umano, che aprirà nuovi orizzonti di felicità e pace. Le solite magnifiche sorti e progressive, insomma.
Vogliamo dare un'occhiata a questa meraviglia accademica? Vogliamo paragonare la sua eterea levità con la greve grettezza del parto vaticano? Simone de Beauvoir (1908 – 1986), filosofa francese: «Donna non si nasce, lo si diventa. Nessun destino biologico, psichico, economico definisce l'aspetto che riveste in seno alla società la femmina dell'uomo: è l'insieme della storia e della civiltà a elaborare quel prodotto intermedio tra il maschio e il castrato che chiamiamo donna» (Il secondo sesso, 1949)
Shulamite Firestone (1945 – vivente), femminista canadese: «[...] l'obiettivo finale della rivoluzione femminista deve essere, a differenza di quella del primo movimento femminista, non solo l'eliminazione del privilegio maschile, ma della stessa distinzione dei sessi: le differenze genitali tra gli esseri umani non avranno più alcuna importanza culturale» (La dialettica dei sessi, 1970). (Ti)Grace Atkinson (1938 – vivente), femminista statunitense: «Il femminismo è la teoria; lesbismo è la pratica». Anne Koedt (1941 – vivente), femminista statunitense: «[...] lo stabilimento dell'orgasmo clitorideo come fatto minaccerebbe l'istituzione eterosessuale. Esso indicherebbe infatti che il piacere sessuale si può ottenere sia da un uomo che da un'altra donna, facendo così dell'eterosessualità non un assoluto ma un'opzione» (Il mito dell'orgasmo vaginale, 1941). Monique Wittig (1935 – 2003), femminista francese: «[...] quando la classe degli uomini sarà scomparsa, anche le donne in quanto classe scompariranno a loro volta, perché non ci sono schiavi senza padroni» (Donna non si nasce, 1981). Gayle Rubin (1949 – vivente), antropologa statunitense: «Il genere è una divisione tra i sessi imposta socialmente» (Lo scambio delle donne. Note sulla "economia politica" del sesso, 1974). Judith Butler (1956 – vivente), filosofa statunitense:  «Quando lo status costruito del genere viene teorizzato come del tutto indipendente dal sesso, il genere stesso diviene un artificio fluttuante, con la conseguenza che uomo e maschio possono designare tanto un corpo femminile quanto uno maschile, e donna e femmina tanto un corpo maschile quanto uno femminile» (Scambi di genere. Identità, sesso e desiderio, Sansoni, 2004).
Ognuno può rendersi conto personalmente di quale sia la distanza tra la “ideologia di genere”partorita dal Vaticano e la “teoria del gender” o gli “studi di genere”, di quale sia la versione rozza e caricaturale. Ma le nostre riflessioni possono fare un ulteriore passo in avanti. L'ideologia di genere – esattamente come ogni ideologia – richiede per se stessa rispetto nella stessa misura in cui deride i suoi avversari. Va apprezzato, ci dicono, lo sforzo di chi dedica stoicamente e asceticamente la sua vita a una causa, per sbagliata che sia. Pensiamo solo alle figure di Marco Pannella ed Emma Bonino, stimate e rispettate anche dagli avversari perché, a costo di sacrifici personali, hanno perseguito con tenacia e coerenza (questa è la parola magica) i loro obiettivo. Gli ideologi sarebbero figure paragonabili a quelle dei santi, anzi: sono dei santi laici. Anche gli ideologi (le ideologhe) di genere meritano tale rispetto, perché si dedicano con impegno e passione ad approfondire una complicatissima teoria per il bene dell'umanità, o almeno per quello che essi ritengono sia il bene dell'umanità.
Volete sapere una cosa curiosa? Tutte le autrici citate qua sopra hanno difficoltà personali con il ruolo di genere femminile, tutte hanno tendenze omosessuali (tranne De Beauvoir, che ne aveva di bisessuali). Il dubbio è quindi che abbiano inventato la teoria del genere non per disinteressati ed elevati motivi scientifici, ma per banalissimi motivi personali. Accade spesso che i più accaniti rivoluzionari abbiano un motivo personale per odiare l'ordine naturale. La Rivoluzione può essere anche un fenomeno psicologico: il disprezzo, il desiderio di distruggere una norma che non si riesce (o si fa fatica) a seguire. Si tratta di un meccanismo psicologico descritto, circa duemila anni fa, da Fedro, nella favola intitolata La volpe e l'uva: spinta dalla fame una volpe tentava di cogliere, saltando con tutte le sue forze, l'uva su un'alta pergola. Come si avvide di non poterla raggiungere mentre si allontanava commentò: «Non è ancora matura, non voglio raccoglierla acerba». Coloro che svalutano a parole quanto non sono in grado di fare devono applicare a se stessi questo esempio.
Altro che disinteressato amore per la scienza e per il progresso dell'umanità: il banale risentimentopotrebbe essere l'origine di tutto questo can can. Ora, considerato tutto questo, come valutare affermazioni del genere «Altra bufala al centro di questa manifestazione è il complotto gender completamente inventato nelle stanze vaticane perché non fa parte né della cultura né delle piattaforme del movimento Lgbt e per lo più non si capisce nemmeno cosa voglia dire. Ricorda peraltro il "complotto demplutogiudaicomassonico" di fascistissima memoria che fu agitato contro la comunità ebraica e fu alla base delle persecuzioni nazifasciste»?