lunedì 26 settembre 2011

La bambola di sale


Come lettura spirituale per questo 26 settembre propongo una bella pagina di quel grande maestro di preghiera che è stato Anthony Bloom (1914 - 2003), già Vescovo della Diocesi di Sourozh, nella Chiesa Ortodossa Russa.

* * *

Dobbiamo sempre accostarci a Dio avendo coscienza che non lo conosciamo. Quello verso cui dobbiamo volgerci è il Dio segreto, misterioso, che si rivela nel modo che Lui vuole; ogni volta che veniamo alla Sua presenza ci troviamo davanti a un Dio che non conosciamo ancora. Dobbiamo essere aperti ad ogni manifestazione della Sua persona e della Sua presenza. Forse abbiamo imparato molte cose su Dio attraverso la nostra propria esperienza, attraverso l'esperienza degli altri, gli scritti dei santi e l'insegnamento della Chiesa, la testimonianza della Scrittura; forse sappiamo che è buono,umile, che è un fuoco che divora, che è nostro giudice, nostro Salvatore e molte altre cose ancora, ma dobbiamo ricordarci che in ogni momento può rivelarsi come mai abbiamo immaginato, in un modo che vanifica assolutamente i nostri schemi. Dobbiamo porci davanti a Lui con riverenza ed essere aperti ad incontrare chi ci viene incontro, che si tratti del Dio che già conosciamo e ci è familiare o di un Dio che siamo incapaci di riconoscere.
Ad ogni tappa della nostra crescita Dio ci è nello stesso tempo conosciuto e sconosciuto. Lui stesso si rivela nella misura da Lui stabilita e così lo conosciamo, ma non lo conosciamo mai completamente, rimarrà sempre ilmistero divino, un nucleo di mistero che mai potremo penetrare.
La conoscenza di Dio non può essere ricevuta e data che nella comunione con Lui, condividendo la Sua realtà nella misura in cui essa è comunicabile. Il pensiero buddista ha illustrato questa comunione con la storia della bambola di sale.

Una bambola di sale voleva ad ogni costo il mare.
Era una bambola di sale, ma non sapeva che cosa fosse il mare. Un giorno decise di partire.
Era l’ unico modo per soddisfare la sua esigenza.
Dopo un’ interminabile pellegrinaggio attraverso territori aridi e desolati, giunse in riva al mare e scoprì qualcosa di immenso e affascinante e misterioso nello stesso tempo. Era l’ alba, il sole cominciava a sfiorare l’ acqua accendendo timidi riflessi, e la bambola non riusciva a capire.
Rimase lì impalata a lungo, solidamente piantata al suolo, la bocca aperta.
Dinanzi a lei, quell’ estensione seducente. Sì decise. Domandò al mare :
- Dimmi chi sei ?
- Sono il mare.
- E che cos’è il mare ?
- Sono io !
- Non riesco a capire, ma lo vorrei tanto. Spiegami che cosa posso fare.
- E’ semplicissimo: toccami.
Allora la bambola si fece coraggio. Mosse un passo e avanzò verso l’ acqua.
Dopo parecchie esitazioni, sfiorò quella massa con un piede.
Nè ricavò una strana sensazione.
Eppure aveva l’ impressione di cominciare a comprendere qualcosa.
Allorchè ritrasse la gamba, si accorse che le dita dei piedi erano sparite.
Nè risultò spaventata e protestò :
- Cattivo ! Che cosa mi hai fatto ?
Dove sono finite le mie dita ?
Replicò imperturbabile il mare:
- Perchè ti lamenti ? Semplicemente hai
offerto qualche cosa per poter capire. Non
era quello che chiedevi ? ….
L’ altra piatì:
- Sì veramente, non pensavo…, ma…
Stette a riflettere un po’. Poi avanzò decisamente nell’ acqua. E questa, progressivamente, la avvolgeva, le staccava qualcosa, dolorosamente. Ad ogni passo, la bambola perdeva qualche frammento. Ma più avanzava, più si sentiva impoverita di
una parte di sè, e più aveva la sensazione di capire meglio. Ma non riusciva ancora a dire cosa fosse il mare.
Cavò fuori la solita domanda:
- Che cosa è il mare ?
Un’ ultima ondata inghiottì ciò che restava di lei.
E proprio nell’ istante in cui scompariva, perduta nell’ onda che la travolgeva e la portava chissà dove, la bambola esclamò:
- Sono io !
Aveva scoperto cos'è il mare ma non ancora cos'è l'acqua!

Senza voler fare un parallelo assoluto tra la bambola buddhista e la conoscenza cristiana di Dio, è possibile trovar ein questa piccola storia molte verità. La bambola seppe che cos'è il mare nel momento in cui essa, nella sua piccolezza, divenne una cosa sola con l'immensità del mare. Allo stesso modo, quando entriamo nella conoscenza di Dio, noi non lo conteniamo ma siamo contenuti in Lui e in questo incontro con Dio diventiamo noi stessi, protetti nella Sua immensità.
Sant'Atanasio diceva che l'innalzamento dell'uomo verso la deificazione inizia nel momento stesso in cui è creato. Da quel momento Dio ci dona la grazia increata che rende possibile l'unione con Lui. Dal punto di vista ortodosso non esiste l'uomo naturale al quale viene aggiunta in sovrappiù la grazia. La prima parola di Dio che ci trasse dal nulla fu il nostro primo passo verso il compimento della nostra vocazione: che Dio sia tutto in tutti e che noi siamo in Lui come Egli è in noi.
Anthony Bloom, "Dieu familier et inconnu", in La vie spirituelle 590 (1972), pp. 419-421