giovedì 22 settembre 2011

Pronto soccorso




A questo punto bisogna proprio intervenire. Se il leader dell’Udc , Pierferdinando Casini, sente il bisogno di sbottare pubblicamente e dire che non è “disposto a fare la crocerossina del governo”, vuol proprio dire che le cene di Arcore sono degenerate a livelli inimmaginabili.
R. Cascioli, da "La Bussola Quotidiana" del 21 settembre 2011

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Va bene anche sorridere: è vero però che le circostanze gravissime in cui si dibatte l'Italia impongono ai cristiani di interrogarsi non tanto e non solo sull'appartenenza a questa o a quella formazione, ma ben prima sul senso del loro impegno nella comunità politica. Che cosa può, che cosa deve fare un cristiano? In che modo concretamente "profetizzare", cioè annunziare Gesù Cristo oggi nel nostro Paese? Tacendo? Gridando a squarciagola? Scendendo in piazza? Cambiando partito? O pregando e basta?
La politica degli struzzi la eliminerei subito.
Un'altra cosa che non farei è seguire questo o quell'altro opinion leader, questo o quel giornale, almeno finchè ho una testa per pensare.
Invece, senza perdermi d'animo, comincerei a domandarmi, a riflettere sulle parole pronunciate questa mattina dal Papa:

" Perché sono nella Chiesa? Sono nella Chiesa come in un’associazione sportiva, un’associazione culturale etc., dove trovo i miei interessi e se non trovano più risposta esco, o essere nella Chiesa è una cosa più profonda?. Io direi, è importante riconoscere che, stare nella Chiesa, non vuol dire fare parte di un’associazione ma essere nella rete del Signore, che pesca pesci buoni e cattivi dalle acque della morte alle terre della vita. Può darsi che in questa rete sono proprio vicino a pesci cattivi e sento questo, ma rimane vero che non ci sono per questi o questi altri, ma sono perché è la rete del Signore che è una cosa diversa da tutte le associazioni umane, una rete che tocca il fondamento del mio essere" (Benedetto XVI, 22 settembre 2011).

Queste parole me le ripeto dentro da ore, sono "radicali" nel senso tecnico, cioè vanno alla radice della mia identità di battezzato che vive in una comunità politica, magari proprio vicino a pesci cattivi... Che cosa fare, dunque? In primo luogo, devo assicurarmi che io sia un pesce buono, giusto per non fare come i farisei... E che significa essere un pesce buono? Fuor di metafora, che cosa fa un cristiano in politica? Vediamolo, senza fretta: certo non è il caso di cominciare dalla Lettera a Diogneto (II secolo), perchè ho bisogno di indicazioni da usare per le prossime (quanto Dio solo sa!) elezioni. Comincerò dunque da un testo capitale del Concilio Vaticano II. Che riporto di seguito...

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DALLA COSTITUZIONE PASTORALE
SULLA CHIESA NEL MONDO CONTEMPORANEO
GAUDIUM ET SPES (nn. 75-76)


CAPITOLO IV

LA VITA DELLA COMUNITÀ POLITICA


Tutti i cristiani devono prendere coscienza della propria speciale vocazione nella comunità politica; essi devono essere d'esempio, sviluppando in se stessi il senso della responsabilità e la dedizione al bene comune, così da mostrare con i fatti come possano armonizzarsi l'autorità e la libertà, l'iniziativa personale e la solidarietà di tutto il corpo sociale, la opportuna unità e la proficua diversità. In ciò che concerne l'organizzazione delle cose terrene, devono ammettere la legittima molteplicità e diversità delle opzioni temporali e rispettare i cittadini che, anche in gruppo, difendono in maniera onesta il loro punto di vista.

I partiti devono promuovere ciò che, a loro parere, è richiesto dal bene comune; mai però è lecito anteporre il proprio interesse a tale bene.

Bisogna curare assiduamente la educazione civica e politica, oggi particolarmente necessaria, sia per l'insieme del popolo, sia soprattutto per i giovani, affinché tutti i cittadini possano svolgere il loro ruolo nella vita della comunità politica. Coloro che sono o possono diventare idonei per l'esercizio dell'arte politica, così difficile, ma insieme così nobile. Vi si preparino e si preoccupino di esercitarla senza badare al proprio interesse e a vantaggi materiali. Agiscono con integrità e saggezza contro l'ingiustizia e l'oppressione, l'assolutismo e l'intolleranza d'un solo uomo e d'un solo partito politico; si prodighino con sincerità ed equità al servizio di tutti, anzi con l'amore e la fortezza richiesti dalla vita politica.


È di grande importanza, soprattutto in una società pluralista, che si abbia una giusta visione dei rapporti tra la comunità politica e la Chiesa e che si faccia una chiara distinzione tra le azioni che i fedeli, individualmente o in gruppo, compiono in proprio nome, come cittadini, guidati dalla loro coscienza cristiana, e le azioni che essi compiono in nome della Chiesa in comunione con i loro pastori.

La Chiesa che, in ragione del suo ufficio e della sua competenza, in nessuna maniera si confonde con la comunità politica e non è legata ad alcun sistema politico, è insieme il segno e la salvaguardia del carattere trascendente della persona umana.

La comunità politica e la Chiesa sono indipendenti e autonome l'una dall'altra nel proprio campo. Ma tutte e due, anche se a titolo diverso, sono a servizio della vocazione personale e sociale degli stessi uomini. Esse svolgeranno questo loro servizio a vantaggio di tutti in maniera tanto più efficace, quanto più coltiveranno una sana collaborazione tra di loro, secondo modalità adatte alle circostanze di luogo e di tempo. L'uomo infatti non è limitato al solo orizzonte temporale, ma, vivendo nella storia umana, conserva integralmente la sua vocazione eterna.

Quanto alla Chiesa, fondata nell'amore del Redentore, essa contribuisce ad estendere il raggio d'azione della giustizia e dell'amore all'interno di ciascuna nazione e tra le nazioni. Predicando la verità evangelica e illuminando tutti i settori dell'attività umana con la sua dottrina e con la testimonianza resa dai cristiani, rispetta e promuove anche la libertà politica e la responsabilità dei cittadini.

Gli apostoli e i loro successori con i propri collaboratori, essendo inviati ad annunziare agli uomini il Cristo Salvatore del mondo, nell'esercizio del loro apostolato si appoggiano sulla potenza di Dio, che molto spesso manifesta la forza del Vangelo nella debolezza dei testimoni. Bisogna che tutti quelli che si dedicano al ministero della parola di Dio, utilizzino le vie e i mezzi propri del Vangelo, i quali differiscono in molti punti dai mezzi propri della città terrestre.

Certo, le cose terrene e quelle che, nella condizione umana, superano questo mondo, sono strettamente unite, e la Chiesa stessa si serve di strumenti temporali nella misura in cui la propria missione lo richiede. Tuttavia essa non pone la sua speranza nei privilegi offertigli dall'autorità civile. Anzi, essa rinunzierà all'esercizio di certi diritti legittimamente acquisiti, ove constatasse che il loro uso può far dubitare della sincerità della sua testimonianza o nuove circostanze esigessero altre disposizioni.

Ma sempre e dovunque, e con vera libertà, è suo diritto predicare la fede e insegnare la propria dottrina sociale, esercitare senza ostacoli la propria missione tra gli uomini e dare il proprio giudizio morale, anche su cose che riguardano l'ordine politico, quando ciò sia richiesto dai diritti fondamentali della persona e dalla salvezza delle anime. E farà questo utilizzando tutti e soli quei mezzi che sono conformi al Vangelo e in armonia col bene di tutti, secondo la diversità dei tempi e delle situazioni.

Nella fedeltà del Vangelo e nello svolgimento della sua missione nel mondo, la Chiesa, che ha come compito di promuovere ed elevare tutto quello che di vero, buono e bello si trova nella comunità umana (164) rafforza la pace tra gli uomini a gloria di Dio.

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10 Mag 2011
Senza più turarsi il naso! http://1.bp.blogspot.com/_zL_7JrjDvVY/TMbDok7y1-. Riporto da "La Bussola Quotidiana" di oggi 10 maggio, a firma di Andrea Tornielli. Sabato scorso, da Aquileia, culla dell'evangelizzazione del ...