venerdì 16 settembre 2011

Van Thuan: Cinque pani e due pesci



Oggi 16 settembre, nella memoria liturgica della figura del Servo di Dio Francois-Xavier Nguyen Van Thuan, ricordando che la santità è possibile anche nei nostri tempi... Buona lettura!

PREFAZIONE

Carissimi giovani,
contemplare un bellissimo panorama, le colline verdi e il mare azzurro con le onde bianche, mi fa pensare a Gesù in mezzo alla moltitudine. Guardandovi in faccia, con gli occhi di Gesù, vi dico con tutto il mio cuore: «Giovani, vi amo! I love you! ».
Voglio ispirarmi al Vangelo di san Giovanni, capitolo 6, per parlarvi oggi. Alzatevi, ascoltate la parola di Gesù:

«Gesù, alzati gli occhi e vista molta gente venire a sé, dice a Filippo: "Da dove potremo comperare pane per sfamare costoro?". Questo lo diceva per metterlo alla prova; egli infatti ben sapeva quello che stava per fare. Gli rispose Filippo: "Duecento denari di pane non bastano per dame un pezzetto a ciascuno". Gli dice uno dei suoi discepoli, Andrea, fratello di Simone Pietro: "C'è qui un ragazzetto che ha cinque pani d'orzo e due pesci. Ma che cos'è questo per così tanta gente?". Disse Gesù: "Fateli sedere!". L'erba in quel luogo era abbondante. Si sedettero dunque gli uomini, all'incirca cinquemila. Gesù prese allora i pani e, rese grazie, li distribuì a coloro che erano seduti; ugualmente fece dei pesci, quanti ne vollero» (Gv 6,5-11)

Nel cammino verso il Giubileo del 2000, cerchiamo chi è Gesù, perché lo amiamo, come lasciarci amare da Gesù, fino a seguirlo nel radicalismo delle nostre scelte, senza pensare alla lunghezza del percorso, alla stanchezza della marcia sotto il sole d'estate, alla lontananza di ogni conforto?
Il Santo Padre ha scritto: «In comunione con tutto il popolo di Dio che cammina verso il grande Giubileo dell'anno 2000, vorrei invitarvi quest' anno a fissare lo sguardo su Gesù, Maestro e Signore della nostra vita, mediante le parole registrate nel vangelo di Giovanni: "Maestro, dove abiti?" "Venite e vedrete" (Gv 1,38-39)» (Messaggio per la XII giornata mondiale della Gioventù, 1997).
Come giovane, prete, vescovo, ho già percorso una parte del cammino, a volte nella gioia, a volte nella sofferenza, in prigione, ma sempre portando in cuore una speranza traboccante.
Ero imbarazzato quando mi è stato chiesto di raccontare la mia esperienza della sequela di Gesù. Non è bello parlare di se stessi. Ma ricordo che, in un suo scritto, il compianto cardinale Suenens, ha chiesto a Veronica: «Lei mi lascia parlare della sua vita solo oggi, perché prima non l'ha accettato? ». «Perché adesso capisco che la mia vita non appartiene a me, ma tutta a Dio; Dio può disporne come vuole per il bene delle anime ». Giovanni Paolo II ha condensato bene questo pensiero nel titolo della sua autobiografia: Dono e mistero, come Maria lo ha fatto nel Magnificat.
Allora, carissimi giovani, faccio come nel brano del Vangelo, dove Gesù offre cinque pani e due pesci: è niente davanti a una folla di migliaia di persone, ma è tutto suo, e Gesù fa anche tutto, è dono e mistero. Come il ragazzo del brano evangelico, riassumo la ,mia esperienza in sette punti: 5 pani e 2 pesci. E niente, ma è tutto ciò che ho. Gesù farà il resto.
Più volte soffro interiormente perché i mass media vogliono farmi raccontare cose sensazionali, accusare, denunciare, eccitare la lotta, la vendetta... Questo non è il mio scopo. Il mio più grande desiderio è di trasmettervi il mio messaggio dell' Amore, nella serenità e nella verità, nel perdono e nella riconciliazione. Voglio condividervi le mie esperienze: come ho incontrato Gesù in ogni momento della mia esistenza quotidiana, nel discernimento tra Dio e le opere di Dio, nella preghiera, nell' eucaristia, nei miei fratelli e nelle mie sorelle, nella Vergine Maria, guida del mio cammino. Insieme a voi voglio gridare: «Viviamo il testamento di Gesù! V archi amo la soglia della speranza! ».

Roma, 2 febbraio 1997 Festa della Purificazione di Maria

Vietnam: Popolazione: 75.000.000
Cattolici: 6.000.000
3 Arcidiocesi e 22 diocesi

François-Xavier Nguyen Van Thuan, vescovo a Nhatrang dal 1967 al 1975, arcivescovo coadiutore a Saigon dal 1975, fu arrestato a Saigon il 15 agosto 1975 e detenuto nelle carceri di: Saigon, Nhatrang, Saigon, Haipong ldicembre 1976), Vinh Phu (dicembre 1976), Hanoi (1977-1988). È stato liberato il21 novembre 1988.

1
PRIMO PANE:

VIVERE IL MOMENTO PRESENTE

« È lungo i sentieri dell'esistenza quotidiana
che potete incontrare il Signore!...
Questa è la fondamentale dimensione dell'incontro:
non si ha a che fare con qualcosa,
ma con Qualcuno, con il "Vivente" »

(Giovanni Paolo II, Messaggio per la XII giornata mondiale della Gioventù, 1997, n. 1)

Mi chiamo Francesco Nguyen Van Thuan e sono vietnamita, ma in Tanzania e in Nigeria i giovani mi chiamano Uncle Francis; così è più semplice chiamarmi zio Francesco, o meglio solo Francesco.
Fino al 23 aprile 1975 sono stato, per 8 anni, vescovo di Nhatrang, nel centro del Viet Nam, la prima diocesi che mi è stata affidata, dove mi sentivo felice, e verso la quale conservo sempre la mia predilezione. Il 23 aprile 1975 Paolo VI mi ha promosso arcivescovo coadiutore di Saigon. Quando i comunisti sono arrivati a Saigon, mi hanno detto che questa nomina era frutto di un complotto tra il Vaticano e gli imperialisti, per organizzare la lotta contro il regime comunista. Tre mesi dopo, sono stato chiamato al Palazzo presidenziale per esservi arrestato: era il giorno dell' Assunzione della Beata Vergine, 15 agosto 1975.
Quella notte, su una strada lunga 450 km che porta al luogo della mia residenza obbligatoria, tanti pensieri confusi vengono alla mia mente: tristezza, abbandono, stanchezza, dopo 3 mesi di tensioni. .. Ma nella mia mente sorge chiara una parola che disperde tutto il buio, la parola che monsignor
John Walsh, vescovo missionario in Cina, pronunciò quando fu liberato dopo 12 anni di prigionia: «Ho passato la metà della mia vita ad aspettare ». E verissimo: tutti i prigionieri, incluso io stesso, aspettano ogni minuto la liberazione. Ma poi ho deciso: « Io non aspetterò. Vivo il momento presente, colmandolo di amore ».
Non è una ispirazione improvvisa, ma una convinzione che ho maturato in tutta la vita. Se io passo il mio tempo ad aspettare, forse le cose che aspetto non arriveranno mai. La sola cosa che sicuramente arriverà è la morte.

Nel villaggio di Cày Vong, dove sono stato assegnato con residenza obbligatoria, sotto la sorveglianza aperta e nascosta della polizia « confusa» tra il popolo, giorno e notte mi sentivo ossessionato dal pensiero: Popolo mio! Popolo mio che amo tanto: gregge senza pastore! Come posso entrare in contatto con il mio popolo, proprio nel momento in cui hanno più bisogno del loro pastore? Le librerie cattoliche sono state confiscate, chiuse le scuole; le suore, i religiosi insegnanti vanno a lavorare nei campi di riso. La separazione è uno shock che distrugge il mio cuore.
« Io non aspetterò. Vivo il momento presente, colmandolo di amore; ma come? ».

Una notte, viene una luce: «Francesco, è molto semplice, fai come san Paolo quando era in prigione: scriveva lettere a varie comunità ». La mattina seguente, nell'ottobre 1975, ho fatto segno a un ragazzo di 7 anni, Quang, che ritornava dalla Messa alle 5, ancora nel buio: «Di' a tua mamma di comprare per me vecchi blocchi di calendari ». Nella tarda sera, di nuovo al buio, Quang mi ha portato i calendari, e tutte le notti di ottobre e di novembre del 1975 ho scritto al mio popolo il mio messaggio dalla cattività. Ogni mattina, il ragazzo veniva a raccogliere i fogli per portarli a casa e far ricopiare il messaggio dai suoi fratelli e dalle sue sorelle. Ecco come è stato scritto il libro Il cammino della speranza, pubblicato in 8 lingue: vietnamita, inglese, francese, italiano, tedesco, spagnolo, coreano, cinese.
La grazia di Dio mi ha dato l'energia per lavorare e per continuare, anche nei momenti più disperati. Ho scritto il libro di notte, in un mese e mezzo, perché avevo paura di non poterlo terminare: temevo di essere trasferito in un al
tro luogo. Quando sono arrivato al numero 1001 ho deciso di fermarmi: sono come le «mille e una notte »...

Nel 1980, in residenza obbligatoria a Giangxa, nel Viet Nam del Nord, ho scritto, sempre di notte e in segreto, il mio secondo libro, Il cammino della speranza alla luce della Parola di Dio e del Concilio Vaticano II, poi il mio terzo libro, I pellegrini del cammino della speranza:
« Io non aspetterò. Vivo il momento presente, colmandolo di amore ».
Gli apostoli avrebbero voluto scegliere la via facile: « Signore, lascia andare la folla, così che possa procurarsi il cibo... ». Ma Gesù vuole agire nel momento presente: «Date loro da mangiare voi stessi» (Lc 9,13). Sulla croce, quando il ladrone gli ha detto: «Gesù, ricordati di me, quando verrai nel tuo regno », egli ha risposto: «Oggi sarai con me in paradiso» (Lc 23,42-43). Nella parola« oggi» sentiamo tutto il perdono, tutto l'amore di Gesù.
Padre Massimiliano Kolbe viveva questo radicalismo quando ripeteva ai suoi novizi: « Tutto, assolutamente, senza condizione ». Ho sentito Dom Helder Camara dire: «La vita è imparare ad amare ». Una volta, Madre Teresa di Calcutta mi ha scritto: «L'importante non è il numero di azioni che facciamo, ma l'intensità di amore che mettiamo in ogni azione ».
Come attingere questa intensità di amore nel
momento presente? Penso che devo vivere ogni giorno, ogni minuto come l'ultimo della mia vita. Lasciare tutto ciò che è accessorio, concentrarmi soltanto sull'essenziale. Ciascuna parola, ciascun gesto, ciascuna telefonata, ciascuna decisione è la cosa più bella della mia vita, riservo a tutti il mio amore, il mio sorriso; ho paura di perdere un secondo, vivendo senza senso...
Ho scritto nel libro Il cammino della speranza: «Per te, il momento più bello è il momento presente (cfr. Mt 6,34; Gc 4,13-15). Vivilo appieno nell' amore di Dio. La tua vita sarà meravigliosamente bella se sarà come un cristallo formato da milioni di tali momenti. Vedi come è facile?» (CS, n. 997).
Carissimi giovani, nel momento presente Gesù ha bisogno di voi. Giovanni Paolo II vi chiama, insistente, ad affrontare le sfide del mondo di oggi: « Viviamo in un' epoca di grandi trasformazioni, nella quale tramontano rapidamente ideologie che sembravano dover resistere a lungo all'usura del tempo e nel pianeta si vanno ridisegnando confini e frontiere. L'umanità si ritrova spesso incerta, confusa e preoccupata (Mt 9,36), ma la parola di Dio non tramonta; percorre la storia e, nel mutare degli eventi, resta stabile e luminosa (Mt 24,35). La fede della Chiesa è fondata su Gesù Cristo, unico salvatore del mondo: ieri, oggi e sempre (Eb 13,8)» (Giovanni Paolo II, Messaggio per la XII giornata mondiale della Gioventù, 1997, n. 2).

Preghiera

IN PRIGIONE, PER CRISTO

Gesù,
ieri pomeriggio, festa di Maria Assunta,
sono stato arrestato.
Trasportato durante la notte da Saigon fino a Nhatrang
quattrocentocinquanta chilometri di distanza
in mezzo a due poliziotti,
ho cominciato l'esperienza di una vita di carcerato.
Tanti sentimenti confusi nella mia testa: tristezza, paura, tensione,
il mio cuore lacerato
per essere allontanato dal mio popolo.
Umiliato, ricordo le parole della Sacra Scrittura:
«E stato annoverato tra i malfattori
- et cum iniquis deputatus est» (Lc 22,37).
Ho attraversato in macchina le mie tre diocesi, Saigon, Phanthiet, Nhatrang:
con tanto amore verso i miei fedeli,
ma nessuno di loro sa che il loro Pastore
sta passando,
la prima tappa della sua Via crucis.
Ma in questo mare di estrema amarezza,
mi sento più che mai libero. Non ho niente con me,
neanche un soldo, eccetto il mio rosario
e la compagnia di Gesù e Maria.
Sulla strada della prigionia ho pregato:
«Tu sei il mio Dio e il mio tutto
».

Gesù,
ormai posso dire come san Paolo:
«Io Francesco, a causa di Cristo, ora sono in prigione
- ego Franciscus, vinctus Jesu Christi pro vobis» (Ef 3,1).
Nel buio della notte
in mezzo a questo oceano di ansietà, d'incubo,
piano piano mi risveglio:
«Devo affrontare la realtà
».
«Sono in prigione,
se aspetto il momento opportuno
per fare qualcosa di veramente grande,
quante volte nella vita mi si presenteranno
simili occasioni?
No, afferro le occasioni che si presentano ogni giorno,
per compiere azioni ordinarie in un modo straordinario
».

Gesù,
io non aspetterò, vivo il momento presente, colmandolo di amore.
La linea retta
è fatta di milioni di piccoli punti uniti uno all'altro.
Anche la mia vita è fatta di milioni di secondi e di minuti uniti uno all'altro.
Dispongo perfettamente ogni singolo punto
e la linea sarà retta.
Vivo con perfezione ogni minuto
e la vita sarà santa.
Il cammino della speranza è lastricato di piccoli passi di speranza.
La vita di speranza è fatta di brevi minuti di speranza.
Come tu, Gesù, che hai fatto sempre ciò che piace al Padre tuo.
Ogni minuto voglio dirti:
Gesù, ti amo,
la mia vita è sempre una «nuova ed eterna alleanza» con te.
Ogni minuto voglio cantare con tutta la Chiesa:
Gloria al Padre e al Figlio e allo Spirito Santo...

Residenza obbligatoria
a Cây-Vông (Nhatrang, Centro Viet Nam),
16 agosto 1975,
all'indomani dell'Assunzione di Maria

2
SECONDO PANE:

DISCERNERE TRA DIO E LE OPERE DI DIO

«Ãˆ vero, Gesù è un amico esigente che indica mete alte...
Abbattete le barriere della superficialità e della paura,
riconoscendovi come uomini e donne "nuovi" »

(Giovanni Paolo II, Messaggio per la XII giornata mondiale della Gioventù, 1997, n. 3)

Quando ero studente a Roma, una persona mi ha detto: « La tua più grande qualità è di essere "dinamico", il tuo più grande difetto è di essere "aggressivo" ». In ogni caso sono molto attivo, sono uno scout, cappellano dei Rover, è uno stimolo che mi spinge ogni giorno: correre con l'orologio, devo fare tutto ciò che mi è possibile per confermare e sviluppare la Chiesa nella mia diocesi di Nhatrang, prima che vengano i tempi difficili, quando saremo sotto il comunismo!
Aumentare il numero dei seminaristi maggiori, da 42 a 147, in 8 anni; di quelli minori, da 200 a 500 in 4 seminari; formazione permanente dei preti di 6 diocesi della Chiesa metropolita di Bue; sviluppare e intensificare la formazione dei nuovi movimenti dei giovani, dei laici, dei consigli pastorali... Amo molto la mia prima diocesi, Nhatrang.
Ed ecco, devo lasciare tutto per andare subito a Saigon, secondo l'ordine di papa Paolo VI, senza avere l'opportunità di dire addio a tutti coloro con i quali sono unito dallo stesso ideale, dalla stessa determinazione, dalla condivisione delle prove come delle gioie.
Quella notte, quando ho registrato la mia voce per un ultimo saluto alla diocesi, è stata l'unica volta in 8 anni in cui ho pianto, e pianto amaramente!
Poi le tribolazioni a Saigon, l'arresto; sono stato ricondotto indietro nella mia prima diocesi di Nhatrang, nella prigionia più dura, non lontano dal mio vescovado. Mattina e sera nell'oscurità della mia cella sento le campane della cattedrale, dove ho passato 8 anni, che mi lacerano il cuore; la notte sento le onde del mare davanti alla mia cella.
Poi in fondo a una nave che porta 1500 prigionieri affamati, disperati. E nel campo di rieducazione di Viñh-Quang, in mezzo ad altri prigionieri tristi e malati, nelle montagne.
Soprattutto, la lunga tribolazione di 9 anni in isolamento, solo con due guardie, una tortura mentale, nella vacuità assoluta, senza lavoro, camminando nella cella dalla mattina fino alle nove e mezzo della sera per non essere distrutto dall' artrosi, al limite della pazzia.
Più volte sono tentato, tormentato dal fatto che ho 48 anni, età della maturità; ho lavorato 8 anni come vescovo, ho acquisito molte esperienze pastorali, ed ecco sono isolato, inattivo, separato dal mio popolo, a 1700 km di distanza!

Una notte, dal profondo del mio cuore ho sentito una voce che mi suggeriva: «Perché ti tormenti così? Tu devi distinguere tra Dio e le opere di Dio. Tutto ciò che tu:hai compiuto e desideri continuare a fare, visite pastorali, formazione dei seminaristi, religiosi, religiose, laici, giovani, costruzione di scuole, di foyer per studenti, missioni per l'evangelizzazione dei non cristiani... tutto questo è un' opera eccellente, sono opere di Dio, ma non sono Dio! Se Dio vuole che tu abbandoni tutte queste opere, mettendole nelle sue mani, fallo subito, e abbi fiducia in lui. Dio lo farà infinitamente meglio di te; lui affiderà le sue opere ad altri che sono molto più capaci di te. Tu hai scelto Dio solo, non le sue opere! ».
Avevo sempre imparato a fare la volontà di Dio. Ma questa luce mi porta una forza nuova, che cambia totalmente il mio modo di pensare, e che mi aiuta a superare momenti fisicamente quasi impossibili.
A volte un programma ben svolto deve essere lasciato incompiuto; alcune attività iniziate con tanto entusiasmo vengono intralciate; missioni ad alto livello degradate ad attività mino
ri. Forse sei turbato e scoraggiato. Ma il Signore mi ha chiamato a seguire lui o questa iniziativa o quella persona? Lascia fare al Signore: egli risolverà tutto per il meglio.

Mentre mi trovo nella prigione di Phu-Khanh, in una cella senza finestra, fa caldissimo, soffoco, sento la mia lucidità venir meno pian piano fino all'incoscienza; talvolta la luce rimane accesa giorno e notte, talvolta è sempre buio; c'ètanta umidità che crescono dei funghi sul mio letto. Nel buio, ho visto un buco in basso nel muro (per far scorrere l'acqua): così, ho passato più di cento giorni per terra, mettendo il naso davanti a questo buco per respirare. Quando piove, si alza il livello dell' acqua; piccoli insetti, piccole rane, lombrichi e millepiedi entrano dall' esterno; li lascio venire, non ho più forze per cacciadi via.
Scegliere Dio e non le opere di Dio: Dio mi vuole qui e non altrove.

Quando i comunisti mi caricano nel fondo della nave Hâi-Phòng con altri 1500 prigionieri, per essere trasportati a nord, vedendo la disperazione, l'odio, il desiderio di vendetta sulle facce dei detenuti, condivido la loro sofferenza, ma subito questa voce mi richiama: « Scegli Dio e non le opere di Dio », e io mi dico: «Davvero, Signore, è qui la mia cattedrale, qui è il popolo di Dio che tu mi hai dato affinché me ne prenda cura. Devo assicurare la presenza di Dio iN mezzo a questi fratelli disperati, miserabili. E la tua volontà, allora è la mia scelta ».

Arrivato sulle montagne di Viñh-Phu, nel campo di rieducazione, dove ci sono 250 prigionieri, la maggior parte non cattolici, questa voce mi richiama: «Scegli Dio e non le opere di Dio ». «Sì, Signore, tu mi mandi qui per essere il tuo amore in mezzo ai miei fratelli, nella fame, nel freddo, nel lavoro faticoso, nell'umiliazione, nell'ingiustizia. Scelgo te, la tua volontà, sono il tuo missionario qui ».
Da questo momento, una nuova pace riempie il mio cuore, e rimane con me 13 anni. Sento la mia debolezza umana, rinnovo questa scelta di fronte alle situazioni difficili, e la pace non mi è mai mancata.
Quando dichiaro: «Per Dio e per la Chiesa », resto silenzioso alla presenza di Dio e mi chiedo onestamente: «Signore, lavoro solo per te? Sei sempre il motivo essenziale di tutto quello che faccio? Mi vergognerei ad ammettere che ci sono altri motivi più forti ».

Scegliere Dio e non le opere di Dio.
E una scelta bella, ma difficile. Giovanni Paolo II vi interpella: «Carissimi giovani, come i primi discepoli, seguite Gesù! Non abbiate paura di avvicinarvi a Lui... Non abbiate paura della "vita nuova" che Egli vi offre: Lui stesso vi dà la possibilità di accoglierla e di metterla in pratica, con l'aiuto della sua grazia e il dono del suo spirito» (Messaggio per la XII giornata mondiale della Gioventù, 1997, n. 3).
Giovanni Paolo II incoraggia i giovani mostrando loro l'esempio di santa Teresa di GesùBambino: «Percorrete con lei [Teresa] la via umile e semplice della maturità cristiana, alla scuola del V angelo. Restate con lei nel "cuore" della Chiesa, vivendo radicalmente la scelta per Cristo» (Messaggio per la XII giornata mondiale della Gioventù, 1997, n. 9).
Il ragazzino del Vangelo ha fatto questa scelta, offrendo tutto: 5 pani e 2 pesci nelle mani di Gesù, con fiducia. Gesù ha fatto "le opere di Dio", dando da mangiare a 5000 uomini più donne e bambini.

Preghiera

DIO E LA SUA OPERA

A causa del tuo amore infinito,
Signore,
mi hai chiamato a seguirti,
a essere tuo figlio e tuo discepolo.

Poi mi hai affidato una missione
che non somiglia a nessun'altra,
ma con lo stesso obiettivo degli altri:
essere tuo apostolo e testimone.

Tuttavia, l'esperienza mi ha insegnato
che io continuo a confondere le due realtà:
Dio e la sua opera.

Dio mi ha dato il compito delle sue opere.
Alcune sublimi,
altre più modeste;
alcune nobili,
altre più ordinarie.

Impegnato nella pastorale in parrocchia,
tra i giovani,
nelle scuole,
tra gli artisti e gli operai,
nel mondo della stampa,
della televisione e della radio,
vi ho messo tutto il mio ardore
impiegando tutte le capacità.
Non ho risparmiato niente,
neanche la vita.

Mentre ero così appassionatamente
immerso nell'azione,
ho incontrato la sconfitta
dell'ingratitudine,
del rifiuto di collaborazione,
dell'incomprensione degli amici,
della mancanza di appoggio dei superiori,
della malattia e dell'infermità,
della mancanza di mezzi...

Mi è anche capitato, in pieno successo,
mentre ero oggetto di approvazione,
di elogi e di attaccamento per tutti,
di essere all'improvviso spostato
e cambiato di ruolo.
Eccomi, allora, preso dallo stordimento vado a tentoni,
come nella notte oscura.

Perché, Signore, mi abbandoni?
Non voglio disertare la tua opera.
Devo portare a termine il tuo compito,
ultimare la costruzione della Chiesa...

Perché gli uomini attaccano la tua opera?
Perché la privano del loro sostegno?

Davanti al tuo altare, accanto all'eucaristia,
ho sentito la tua risposta,
Signore:
«Sono io colui che segui e non la mia opera!
Se lo voglio mi consegnerai il compito affidato.
Poco importa chi prenderà il tuo posto;
è affar mio.
Devi scegliere Me!
».

Nell'isolamento
a Hanoi (Nord Viet Nam),
11 febbraio 1985,
Memoria dell' Apparizione dell'Immacolata a Lourdes

3
TERZO PANE:

UN PUNTO FERMO, LA PREGHIERA

« Sappiate riascoltare,
nel silenzio della preghiera,
la risposta di Gesù:
"Venite e vedrete" »

(Giovanni Paolo II, Messaggio per la XII giornata mondiale della Gioventù, 1997, n. 2)

Dopo la mia liberazione, molte persone mi hanno detto: «Padre, lei ha avuto molto tempo per pregare, in prigione ». Non è così semplice come potreste pensare. Il Signore mi ha permesso di sperimentare tutta la mia debolezza, la mia fragilità fisica e mentale. Il tempo passa lentamente in prigione, particolarmente durante l'isolamento. Immaginate una settimana, un mese, due mesi di silenzio... Sono terribilmente lunghi, ma quando si trasformano in anni, diventano un' eternità. Un proverbio vietnamita dice: « Un giorno in prigione è come mille autunni fuori ». Vi sono giorni in cui, stremato dalla stanchezza, dalla malattia, non arrivo a recitare una preghiera!

Mi viene alla memoria una storia, quella del vecchio Jim. Ogni giorno, alle 12, Jim entrava in chiesa, per non più di due minuti, poi usciva. Il sacrestano era molto curioso e un giorno fermò Jim e gli domandò:
- Perché vieni qui ogni giorno?
- Vengo per pregare.
- Impossibile! Quale preghiera puoi dire in due minuti?
- Sono un vecchio ignorante, prego Dio a mio modo.
- Ma che cosa dici?
- Dico: Gesù, eccomi, sono Jim. E me ne vado.
Passano gli anni. Jim, sempre più vecchio, malato, entra in ospedale, nel reparto dei poveri. In seguito, sembra che Jim stia per morire, e il prete e la religiosa infermiera stanno vicino al suo letto.
- Jim, dicci: perché, da quando sei entrato in questo reparto, tutto è cambiato in meglio, e la gente è diventata più contenta, felice e amichevole?
- Non lo so. Quando posso camminare, giro di qua e di là, visitando tutti, li saluto, chiacchiero un po'; quando sono a letto, chiamo tutti, li faccio ridere tutti, li rendo tutti felici. Con Jim, sono sempre felici.
- Ma tu, perché sei felice?
- Voi, quando ricevete una visita ogni giorno, non siete felici?
- Certo. Ma chi viene a visitarti? Non abbiamo mai visto nessuno.
- Quando sono entrato in questo reparto, vi ho chiesto due sedie: una per voi, una riservata per il mio ospite, non vedete?
- chi è il tuo ospite?
- È Gesù. Prima andavo in chiesa a visitarlo, adesso non posso più; allora, alle 12, Gesù viene.
- E che cosa ti dice Gesù?
- Dice: Jim, eccomi, sono Gesù!...
Prima di morire, lo vediamo sorridere e fare un gesto con la mano verso la sedia vicina al suo letto, invitando qualcuno a sedere. Sorride di nuovo e chiude gli occhi.

Quando le forze mi mancano e non riesco neanche a recitare le mie preghiere, ripeto: « Gesù, eccomi, sono Francesco ». Vengono gioia e consolazione, ed esperimento che Gesù risponde: «Francesco, eccomi, sono Gesù ».

Voi mi domandate: quali sono le tue preghiere preferite?
Sinceramente, amo molto le preghiere brevi e semplici del Vangelo:
«Non hanno più vino! » (Gv 2,3).
«Magnificat...» (Lc 1,46-55).
«Padre, perdona loro... » (Lc 23,34).
«In manus tuas...» (Lc 23,46).
«Ut sint unum... Tu in me...» (Gv 17,21).
«Miserere mei peccatoris»
(Lc 18,13).
«Ricordati di me quando sarai in paradiso» (Lc 23,42-43).

In carcere non ho potuto portare con me la Bibbia; allora ho raccolto tutti i pezzetti di carta che ho trovato e mi sono fatto una minuscola agenda, in cui ho riportato più di 300 frasi del Vangelo; questo Vangelo ricostruito e ritrovato è stato il mio vademecum quotidiano, il mio scrigno prezioso da cui attingere forza e alimento mediante la lectio. divina.
Amo pregare con l'intera parola di Dio, con le preghiere liturgiche, i salmi, i cantici. Amo molto il canto gregoriano, che ricordo a memoria in gran parte. Grazie alla formazione in seminario, questi canti liturgici sono entrati profondamente nel mio cuore! Poi, le preghiere nella mia lingua nativa, che tutta la famiglia prega ogni sera nella cappella familiare, così commoventi, che ricordano la prima infanzia. Soprattutto le tre Ave Maria e il Memorare che mia mamma mi ha insegnato a recitare mattina e sera.

Come ho detto, sono stato 9 anni in isolamento, cioè solo con due guardie. Per evitare le malattie dovute all'immobilità, come l'artrosi, camminavo tutto il giorno facendo massaggi, esercizi fisici ecc., pregando con canti come Miserere, Te Deum, Veni Creator e l'inno dei martiri Sanctorum meritis. Questi canti della Chiesa, ispirati alla parola di Dio, mi comunicano un grande coraggio per seguire Gesù. Per apprezzare queste bellissime preghiere, è stato necessario sperimentare l'oscurità del carcere e prendere coscienza del fatto che le nostre sofferenze sono offerte per la fedeltà alla Chiesa. Questa unità con Gesù, nella comunione con il Santo Padre e tutta la Chiesa, la sento in modo irresistibile quando ripeto, durante la giornata: «Per ipsum et cum ipso et in ipso... ».
Mi viene in mente una semplicissima preghiera di un comunista, è vero, che prima era una spia, ma che dopo è diventato mio amico. Prima della sua liberazione mi ha promesso: «La mia casa dista 3 km dal santuario della Madonna di Lavang. Ci andrò per pregare per lei ». Credo alla sua amicizia, ma dubito che un comunista vada a pregare la Madonna. Ecco, un giorno, forse 6 anni dopo, mentre ero in isolamento, ho ricevuto una sua lettera! Scriveva: «Caro amico, ti avevo promesso di andare a pregare la Madonna di Lavang per te. Lo faccio ogni domenica, se non piove. Prendo la mia bicicletta quando sento suonare la campanella. La basilica è interamente distrutta dal bombardamento, allora vado al monumento dell'apparizione, che rimane ancora intatto. Prego per te così: Madonna, non sono cristiano, non conosco le preghiere, ti domando di dare al signor Thuan ciò che lui desidera ». Sono commosso fino nel profondo del mio cuore; certamente la Madonna lo esaudirà.
Nel Vangelo che stiamo meditando, prima di compiere il miracolo, prima di nutrire la gente affamata, Gesù ha pregato. Gesù vuole insegnarmi: prima del lavoro pastorale, sociale, caritativo, bisogna pregare.
Giovanni Paolo II vi dice: «Conversate con Gesù nella preghiera e nell' ascolto della Parola; gustate la gioia della riconciliazione nel sacramento della penitenza; ricevete il Corpo e il Sangue di Cristo nell' eucaristia... Scoprite la verità su di voi stessi, l'unità interiore e troverete il "Tu" che guarisce dalle angosce, dagli incubi, da quel soggettivismo selvaggio che non dà la pace» (Messaggio per la XII giornata mondiale della Gioventù, 1997, n. 3).

Preghiera

BREVI PREGHIERE EVANGELICHE

Penso, Signore, che Tu mi hai donato
un modello di preghiera.
A dire il vero, non ne hai lasciato che uno solo: il Padre nostro.
E breve, conciso
e denso.

La tua vita, Signore, è una preghiera,
sincera
e semplice,
rivolta al Padre.
È accaduto che la tua preghiera fosse lunga,
senza formule fatte,
come la preghiera sacerdotale
dopo la Cena:
ardente
e spontanea.

Ma abitualmente, Gesù, la Vergine, gli apostoli usano preghiere brevi, ma molto belle che essi associano alla loro vita quotidiana. lo che sono debole e tiepido, amo queste brevi preghiere davanti al Tabernacolo, alla scrivania, per strada, solo. Più le ripeto, più ne sono penetrato. Sono vicino a Te, Signore.

Padre perdona loro,
perché
non sanno quello che fanno.

Padre, che siano una cosa sola.

Sono la serva del Signore.

Non hanno vino.

Ecco tuo figlio, ecco tua madre!

Ricordati di me, quando sarai nel tuo Regno.

Signore, cosa vuoi che faccia?

Signore, Tu sai tutto, Tu sai che Ti amo.

Signore, abbi pietà di me, povero peccatore.

Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato?

Tutte queste brevi preghiere, legate l'una all'altra, formano una vita di preghiera. Come una catena di gesti discreti, di sguardi, di parole intime formano una vita d'amore. Esse ci conservano in un ambiente di preghiera senza distoglierei dal compito presente, ma aiutandoci a santificare ogni cosa.

Nell'isolamento
a Hanoi (Nord Viet Nam),
25 marzo 1987,
Festa dell' Annunciazione

4
QUARTO PANE:

LA MIA SOLA FORZA, L'EUCARISTIA

«Attorno alla mensa eucaristica
si realizza e si manifesta l'armoniosa unità della Chiesa,
mistero di comunione missionaria,
nella quale tutti si sentono figli e fratelli»

(Giovanni Paolo II, Messaggio per la XII giornata mondiale della Gioventù, 1997, n. 7)

« Lei ha potuto celebrare la Messa in prigione? », è la domanda che molti mi hanno posto più volte. E hanno ragione: l'eucaristia è la più bella preghiera, è il culmine della vita di Gesù. Quando rispondo «sì », conosco già la domanda seguente: « Come ha potuto procurar si il pane e il vino? ».
Quando fui arrestato, dovetti andarmene subito, a mani vuote. L'indomani, mi è permesso di scrivere per chiedere le cose più necessarie: vestiti, dentifricio... Ho scritto al mio destinatario: «Per favore, mi mandi un po' di vino, come medicina contro il mal di stomaco ». I fedeli capiscono cosa significa; mi mandano una piccola bottiglia di vino per la Messa, con l'etichetta
«medicina contro il mal di stomaco », e delle ostie celate in una fiaccola contro l'umidità. La polizia mi ha domandato:
- Lei ha male allo stomaco?
- Sì.
- Ecco, un po' di medicina per lei.
Non potrò mai esprimere la mia grande gioia: ogni giorno, con tre gocce di vino e una goccia d'acqua nel palmo della mano, celebro la mia Messa.
Comunque, dipendeva dalla situazione. Sulla nave che ci portava verso nord, ho celebrato nella notte e comunicato i prigionieri intorno a me. Talvolta devo celebrare quando tutti vanno al bagno dopo la ginnastica. Nel campo di rieducazione siamo divisi in gruppi di 50 persone; dormiamo su un letto comune, ciascuno ha diritto a 50 cm. Ci siamo arrangiati in modo che ci siano cinque cattolici con me. Alle 21 e 30 bisogna spegnere la luce e tutti devono dormire. Mi curvo sul letto per celebrare la Messa, a memoria, e distribuisco la comunione passando la mano sotto la zanzariera. Fabbrichiamo sacchettini con la carta dei pacchetti di sigarette, per conservare il Santissimo Sacramento. Gesù eucaristico è sempre con me nella tasca della camicia.
Ricordo ciò che ho scritto: «Tu credi in una sola forza: l'eucaristia, il Corpo e Sangue del Signore che ti darà la vita. "Sono venuto perché abbiano la vita e l'abbiano in abbondanza" (Gv
10,10). Come la manna nutrì gli Israeliti nel loro viaggio verso la Terra Promessa, così l'Eucaristia ti nutrirà nel tuo cammino della speranza (cfr. Gv 6,50)» (Il cammino della speranza, n. 983).

Ogni settimana, ha luogo una sessione di indottrinamento, a cui deve partecipare tutto il campo. Al momento della pausa, con i miei compagni cattolici, approfittiamo per passare un pacchettino a ciascuno degli altri quattro gruppi di prigionieri: tutti sanno che Gesù è in mezzo a loro, è lui che cura tutte le sofferenze fisiche e mentali. La notte, i prigionieri si alternano in turni di adorazione; Gesù eucaristico aiuta in modo tremendo con la sua presenza silenziosa. Molti cristiani ritornano al fervore della fede durante questi giorni; anche buddhisti e altri non cristiani si convertono. La forza dell' amore di Gesù è irresistibile. L'oscurità del carcere diventa luce, il seme è germinato sotto terra durante la tempesta.
Offro la Messa insieme al Signore: quando distribuisco la comunione dò me stesso insieme al Signore per farmi cibo per tutti. Questo significa che sono sempre totalmente al servizio degli altri.
Ogni volta che offro la messa ho l'opportunità di stendere le mani e di inchiodarmi sulla Croce con Gesù, di bere con lui il calice amaro.
Ogni giorno, recitando o ascoltando le parole della consacrazione, confermo con tutto il cuore e con tutta l'anima un nuovo patto, un patto eterno fra me e Gesù, mediante il suo Sangue mescolato al mio (1Cor 11,23-25).
Gesù sulla croce iniziò una rivoluzione. La vostra rivoluzione deve cominciare dalla mensa eucaristica e da qui essere portata avanti. Così potrete rinnovare l'umanità.

Ho trascorso 9 anni in isolamento. Durante questo periodo celebro la Messa ogni giorno verso le 3 del pomeriggio: l'ora di Gesù agonizzante sulla croce. Sono solo, posso cantare la mia Messa come voglio, in latino, francese, vietnamita... Porto sempre con me il sacchettino che contiene il Santissimo Sacramento: «Tu in me ed io in te ».
Sono le più belle Messe della mia vita.
La sera, dalle 21 alle 22, faccio un'ora di adorazione, canto Lauda Sion, Pange lingua, Adoro Te, Te Deum e cantici in lingua vietnamita, malgrado il rumore dell' altoparlante che dura dalle 5 del mattino alle 11 e 30 della sera. Sento una singolare pace di spirito e di cuore, e la gioia, la serenità della compagnia di Gesù e Maria e Giuseppe. Canto Salve Regina, Salve Mater, Alma Redemptoris mater, Regina coeli... in unità con la Chiesa universale. Malgrado le accuse, le calunnie contro la Chiesa, canto Tu es Petrus, Oremus pro Pontifice nostro, Christus vincit... Come Gesù ha sfamato la folla che lo seguiva nel
deserto, nell' eucaristia è lui stesso che continua ad essere cibo di vita eterna.

Nell'eucaristia annunciamo la morte di Gesù e proclamiamo la sua risurrezione. Vi sono momenti di tristezza infinita, come faccio? Guardare a Gesù crocifisso e abbandonato sulla croce. Agli occhi umani, la vita di Gesù è fallita, è inutile, è frustrata, ma, agli occhi di Dio, sulla croce Gesù ha compiuto l'azione più importante della sua vita, perché ha versato il suo sangue per salvare il mondo. Quanto Gesù è unito a Dio, quando, sulla croce, non può più predicare, curare gli infermi, visitare la gente, fare miracoli, ma rimane nell'immobilità assoluta!
Gesù è il mio primo esempio di radicalismo dell' amore, per il Padre e per le anime. Gesù ha dato tutto: «Infinem dilexit» (Gv 13,1), fino al« Consummatum est» (Gv 19,30). E il Padre ha amato il mondo « ut Filium suum unigenitum traderet» (Gv 3,16). Dare tutto se stesso come un pane per essere mangiato «pro mundi vita» (Gv 6,51).
Gesù ha detto: «Misereor super turbam » (Mt 15,32). La moltiplicazione dei pani è un annuncio, un segno dell' eucaristia che Gesù istituirà fra poco.
Carissimi giovani, ascoltate il Santo Padre: « Gesù vive in mezzo a noi nell' eucaristia... fra le incertezze e le distrazioni della vita quotidiana, imitate i discepoli in cammino verso Emmaus... Invocate Gesù, perché lungo le strade delle tante Emmaus dei nostri tempi rimanga sempre con voi. Sia lui la vostra forza, Lui il vostro punto di riferimento, Lui la vostra perenne speranza» (Giovanni Paolo II, Messaggio per la XII giornata mondiale della Gioventù, 1997, n. 7). .

Preghiera

PRESENTE E PASSATO

Gesù amatissimo,
questa sera, in fondo alla mia cella,
senza luce, senza finestra, caldissima,
penso con fortissima nostalgia alla mia vita pastorale.

Otto anni da vescovo, in questa residenza,
a soltanto due chilometri dalla mia cella di prigionia,
sulla stessa strada, sulla stessa spiaggia...
Sento le onde del Pacifico, le campane della cattedrale.

- Una volta celebravo con patena e calice dorati,
ora il tuo sangue nel palmo della mia mano.

- Una volta percorrevo il mondo per conferenze e raduni,
ora sono recluso in una cella stretta, senza finestra.

- Una volta andavo a visitarti nel tabernacolo,
ora ti porto, giorno e notte, con me nella tasca.

- Una volta celebravo la messa davanti a migliaia di fedeli,
ora nell' oscurità della notte, passando la comunione sotto le zanzariere.

- Una volta predicavo gli esercizi spirituali ai preti, ai religiosi, ai laici...
ora un prete, anche lui prigioniero, mi predica gli Esercizi di sant'Ignazio attraverso le crepe del legno.

- Una volta impartivo la benedizione solenne con il Santissimo nella cattedrale,
ora faccio l'adorazione eucaristica ogni sera alle
21, in silenzio, cantando sottovoce il Tantum Ergo, la Salve Regina, e concludendo con questa breve preghiera: «Signore, ora sono contento di accettare tutto dalle tue mani: tutte le tristezze, le sofferenze, le angosce, persino la mia morte. Amen ».

Sono felice, qui, in questa cella,
dove sulla stuoia di paglia ammuffita crescono funghi bianchi,
perché tu sei con me,
perché tu vuoi che viva qui con te.

Ho parlato molto nella mia vita,
adesso non parlo più.
È il tuo turno, Gesù, di parlarmi.
Ti ascolto: che cosa mi hai sussurrato?
È un sogno?
Tu non mi parli del passato, del presente,
non mi parli delle mie sofferenze, angosce...
Tu mi parli dei tuoi progetti, della mia missione.

Allora canto la tua misericordia,
nell'oscurità, nella mia fragilità, nel mio annientamento.

Accetto la mia croce
e la pianto, con le mie due mani, nel mio cuore.

Se tu mi permettessi di scegliere, non cambierei
perché tu sei con me!
Non ho più paura, ho capito,
ti seguo nella tua passione
e nella tua risurrezione

Nell'isolamento,
prigione di Phú Khánh (Centro Viet Nam),
7 ottobre 1976,
Festa del santo Rosario

5
QUINTO PANE:

AMARE FINO ALL'UNITÀ, IL TESTAMENTO DI GESÙ

« Carissimi giovani,
siete chiamati ad essere testimoni credibili
del V angelo di Cristo,
che fa nuove tutte le cose...
"Avrete amore gli uni per gli altri" (Gv 15,35)»

(Giovanni Paolo II, Messaggio per la XII giornata mondiale della Gioventù, 1997, n. 8)

Una notte in cui sono malato, nella prigione di Phú Khánh , vedo passare un poliziotto e grido: « Per carità, sono molto ammalato, mi dia un po' di medicina! ». Lui risponde: «Qui non c'è carità, né amore, c'è soltanto la responsabilità ».
Questa è l'atmosfera che respiriamo in prigione.
Quando vengo posto in isolamento, sono prima affidato a un gruppo di cinque guardie: due di loro sono sempre con me. I capi le cambiano ogni due settimane con un altro gruppo, perché non siano «contaminati» da me. In seguito hanno deciso di non cambiarli più, altrimenti tutti sarebbero stati contaminati!
All'inizio, le guardie non parlano con me, rispondono solo «yes » e « no ». E veramente triste; voglio essere gentile, cortese con loro, ma è impossibile, evitano di parlare con me. Non ho niente da dare loro in regalo: sono prigioniero, perfino tutti i vestiti sono timbrati a grandi lettere «cai-tao», cioè «campo di rieducazione». Come devo fare?
Una notte, mi viene un pensiero: «Francesco, tu sei ancora molto ricco. Tu hai l'amore di Cristo nel tuo cuore. Ama loro come Gesù ti ha amato ». L'indomani ho cominciato ad amarli, ad amare Gesù in loro, sorridendo, scambiando parole gentili. Comincio a raccontare storie sui miei viaggi all'estero, come vivono i popoli in America, Canada, Giappone, Filippine, Singapore, Francia, Germania... l'economia, la libertà, la tecnologia. Questo ha stimolato la loro curiosità e li ha spinti a domandarmi moltissime cose. Pian piano siamo diventati amici. Vogliono imparare le lingue straniere, francese, inglese... Le mie guardie diventano miei scolari! L'atmosfera della prigione è molto cambiata, la qualità delle nostre relazioni è molto migliorata. Perfino con i capi della polizia. Quando hanno visto la sincerità delle mie relazioni con le guardie, non soltanto mi hanno chiesto di continuare ad aiutarli nello studio delle lingue straniere, ma hanno anche mandato nuovi studenti presso di me.
Un giorno un capo mi domanda:
- Lei cosa pensa del giornale Il cattolico?
- Questo giornale non fa bene né ai cattolici né al governo, ha piuttosto allargato la fossa di separazione.
- Perché si esprime male; usano male i vocaboli religiosi, e parlano in modo offensivo. Come rimediare a questa situazione?
- Primo, bisogna capire esattamente che cosa significa tale parola, tale terminologia religiosa...
- Lei può aiutarci?
- Sì, vi propongo di scrivere un Lexicon del linguaggio religioso, dalla A alla Z; quando avrete un momento libero, vi spiegherò. Spero che così potrete capire meglio la struttura, la storia, lo sviluppo della Chiesa, le sue attività...
Mi hanno dato della carta, ho scritto questo Lexicon di 1500 parole, in francese, inglese, italiano, latino, spagnolo, cinese, con la spiegazione in vietnamita. Così, pian piano, con la spiegazione, la mia risposta alle questioni sulla Chiesa, e accettando anche le critiche, questo documento diventa «una catechesi pratica ». Hanno molta curiosità di sapere che cosa sia un abate, un patriarca; quale differenza vi sia tra ortodossi, cattolici, anglicani, luterani; da dove provengano i fondi finanziari della Santa Sede...
Questo dialogo sistematico dalla A alla Z aiuta a correggere molti sbagli, molte idee preconcette; diventa ogni giorno più interessante, anzi affascinante.
In questo tempo, sento che un gruppo di 20 giovani della polizia studia latino con un ex catechista, per essere in grado di capire i documenti ecclesiastici. Una delle mie guardie appartiene a questo gruppo; un giorno mi chiede se posso insegnargli un canto in latino.
- Ce ne sono tanti, e così belli - ho risposto io.
- Lei canta, io scelgo - propone lui.
Ho cantato Salve Regina, Veni Creator, Ave maris stella... Potete indovinare quale canto ha scelto? Il Veni Creator.
Non posso dire quanto sia commovente sentire ogni mattina un poliziotto comunista scendere dalla scala di legno, verso le 7, per andare a fare ginnastica, e poi lavarsi cantando il Veni Creator nella prigione.

Quando c'è l' amore, si sente la gioia e la pace, perché c'è Gesù in mezzo a noi. «Indossa una sola uniforme e parla un solo linguaggio: la carità» (Il cammino della speranza, n. 984).
Sulle montagne di Viñh Phú, nella prigione di Viñh Quang, un giorno di pioggia ho dovuto tagliare la legna. Ho domandato alla guardia:
- Posso chiederle un favore?
- Cos'è? La aiuterò.
- Vorrei tagliare un pezzo di legno in forma di croce.
- Lei non sa che è severamente proibito avere qualsiasi segno religioso?
- Lo so, ma siamo amici, e prometto di nasconderla.
- Sarebbe estremamente pericoloso per noi due.
- Chiuda gli occhi, lo farò adesso, e sarò molto cauto.
Lui va via e mi lascia solo. Ho tagliato la croce e l'ho tenuta nascosta in un pezzo di sapone fino alla mia liberazione. Con una cornice di metallo, questo pezzo di legno è diventato la mia croce pettorale.

In un' altra prigione, ho chiesto un pezzo di filo elettrico alla mia guardia, già diventata mio amico. Lui, spaventato:
- Ho studiato alla scuola di polizia che, se qualcuno vuole un filo elettrico, significa che vuole suicidarsi.
Ho spiegato:
- I sacerdoti cattolici non commettono suicidio.
-
Ma che cosa ci fa con un filo elettrico?
- Vorrei fare una catenella per portare la mia croce.
- Come può fare una catena con un filo elettrico? E impossibile!
- Se lei mi porta due piccole tenaglie, gliela mostrerò.
-
È troppo pericoloso!
- Ma siamo amici!
Ha esitato, poi ha detto:
- Risponderò fra tre giorni.
Dopo tre giorni, mi ha detto:
- E difficile rifiutare qualcosa a lei. Ho pensato così: questa sera porterò due piccole tenaglie, dalle 7 alle 11, e in quel tempo dobbiamo finire questo lavoro. Lascerò andare il mio compagno a «Hanoi by night ». Se lui ci vedesse, partirebbe una denuncia pericolosa per ambedue.
Abbiamo tagliato il filo elettrico in pezzi delle dimensioni di un fiammifero, li abbiamo forgiati... e la catena è finita prima delle 11.

Questa croce e questa catena le porto con me ogni giorno, non perché sono ricordi della prigione, ma perché indicano una mia convinzione profonda, un costante richiamo per me: solo l'amore cristiano può cambiare i cuori, non le armi, le minacce, i media.

È stato molto difficile per le mie guardie capire come si possa perdonare, amare i nostri ne mici, riconciliarsi con loro.
- Lei ci ama veramente?
- Sì, vi amo sinceramente.
- Anche quando le facciamo del male? Quando soffre perché è stato in prigione per tanti anni senza giudizio?
- Pensate agli anni che abbiamo vissuto insieme. Vi ho amato realmente!
- Quando lei sarà libero, non manderà i suoi
a farci del male, a noi e alle nostre famiglie?
- No, continuerò ad amarvi, anche se voi volete uccidermi.
- Ma perché?
- Perché Gesù mi ha insegnato ad amarvi. Se non lo faccio, non sono più degno di essere chiamato cristiano.

Non c'è abbastanza tempo per raccontarvi altre storie molto commoventi, che sono testimonianze della forza liberatrice dell' amore di Gesù.
Nel Vangelo, Gesù, vedendo la folla che l'ha seguito per tre giorni, ha detto: «Misereor super turbam» (Mt 15,32), «sono come pecore senza pastore» (cfr. Mc 6,34)... Nei momenti più drammatici, in prigione, quando ero quasi sfinito, senza forza per. pregare né meditare, ho cercato un modo per riassumere l'essenziale della mia preghiera, del messaggio di Gesù, e ho usato questa frase: « Vivo il testamento di Gesù ». Cioè amare gli altri come Gesù mi ha amato, nel perdono, nella misericordia, fino all'unità, come egli ha pregato: «Che tutti siano uno come tu, Padre, in me ed io in te» (Gv 17,21). Ho pregato spesso: « Vivo il testamento d'amore di Gesù ». Voglio essere il ragazzo che ha offerto tutto ciò che aveva. È niente, 5 pani e 2 pesci, ma è «tutto» ciò che aveva, per essere «strumento dell' amore di Gesù ».

Carissimi giovani, papa Giovanni Paolo II vi lancia il suo messaggio: «Incontrerete Gesù là dove gli uomini soffrono e sperano: nei piccoli villaggi disseminati lungo i continenti, apparentemente ai margini della storia, come era Nazaret; nelle immense metropoli dove milioni di esseri umani vivono spesso come estranei. Gesù abita accanto a voi... il suo volto è quello dei più poveri, degli emarginati, vittime non di rado di un ingiusto modello di sviluppo, che pone il profitto al primo posto e fa dell'uomo un mezzo anziché un fine... Gesù abita tra quanti lo invocano senza averlo conosciuto. Gesù abita tra gli uomini e le donne "insigniti del nome cristiano", ma alla vigilia del terzo millennio diventa ogni giorno più urgente il dovere di riparare lo scandalo della divisione tra cristiani (Messaggio per la XII giornata mondiale della Gioventù, 1997, n. 5)
Il più grande errore è non accorgersi che gli altri sono Cristo. Ci sono molte persone che non lo scopriranno che nell'ultimo giorno.
Gesù fu abbandonato sulla croce e lo è ancora in ogni fratello e sorella che soffre in ogni angolo del mondo. La carità non ha confini; se ha confini non è più carità.

Preghiera

CONSACRAZIONE

Padre d'immenso amore e onnipotente, sorgente della mia speranza e della mia gioia.

1 - «Tutto ciò che è mio è tuo» (Lc 15,31).
«Chiedete e vi sarà dato» (Mt 7,7).
Padre, fermamente lo credo: il tuo amore ci oltrepassa all'infinito. Come può l'amore dei tuoi figli competere con il tuo?
Oh! L'immensità del tuo amore paterno! Tutto ciò che è tuo è mio. Mi hai consigliato di pregare nella sincerità. Allora mi affido a Te, Padre colmo di bontà.

2 - «Tutto è grazia ». «Il Padre vostro sa di quali cose avete bisogno» (Mt 6,8).
Padre, fermamente lo credo: hai ordinato ogni cosa per il nostro maggior bene, da sempre. Non cessi di guidare la mia vita. Accompagni ciascuno dei miei passi. Cosa potrò temere? Prostrato, adoro la tua santa volontà. Mi rimetto totalmente nelle tue mani, è per tuo mezzo che ogni cosa avviene. lo che sono tuo figlio, credo che tutto è grazia.

3 - «Tutto posso in colui che mi dà forza» (Fil 4,13). «A lode della sua gloria» (Ef 1,6).
Padre, fermamente lo credo:
niente oltrepassa la potenza della tua Provvidenza. Il tuo amore è infinito, e io voglio accettare tutto con cuore gioioso. Eterne la lode e la riconoscenza. Uniti alla Vergine Maria, associando le loro voci a quelle di tutte le nazioni, san Giuseppe e gli angeli cantano la gloria di Dio nei secoli dei secoli, Amen.

4 - «Fate tutto per la gloria di Dio» (1 Cor 10,31). «Sia fatta la tua volontà» (Mt 6,10).
Padre, fermamente e senza esitazione credo che tu operi e agisci in me. Sono oggetto del tuo amore e della tua tenerezza. Tutto ciò che può darti ancora più lode realizzalo in me!
Non chiedo che la tua gloria, questo basta alla mia soddisfazione e alla mia felicità. Questa è la mia aspirazione più grande, il desiderio pressante dell'anima.

5 - «Tutto per la missione! Tutto per la Chiesa! ».
Padre, fermamente lo credo: mi hai affidato una missione, tutta segnata dal tuo amore. Mi prepari il cammino. lo non smetto di purificarmi e di ancorarmi nella risoluzione.
Sì sono deciso: diverrò una silenziosa offerta, servirò da strumento nelle mani del Padre. Consumerò il mio sacrificio, attimo dopo attimo, per amore della Chiesa: «Eccomi, sono pronto!
».

6 - « Ho desiderato ardentemente di mangiare questa pasqua con voi» (Lc 22,15). «Tutto è compiuto» (Gv 19,30).
Amatissimo Padre! Unito al santo Sacrificio che continuo a offrire, mi inginocchio in questo istante e per Te pronuncio la parola cha sale dal mio cuore: «Sacrificio
».
Un sacrificio che accetta l'umiliazione come la gloria, un sacrificio gioioso, un sacrificio integrale... Canta la mia speranza e tutto il mio amore.

Prigione di Phú Khánh
(Centro Viet Nam),
1° settembre 1976,
Festa dei santi Martiri Vietnamiti

6
PRIMO PESCE:

MARIA IMMACOLATA, IL MIO PRIMO AMORE

«A Maria affido... le speranze e le attese dei giovani
che, in ogni angolo del pianeta, ripetono con lei:
"Eccomi, sono la serva del Signore,
si compia in me la tua parola" (Lc 1,38)...
pronti ad annunciare poi ai loro coetanei, come gli apostoli:
"Abbiamo trovato il Messia!" (Gv 1,41).

(Giovanni Paolo II, Messaggio per la XII giornata mondiale della Gioventù, 1997, n. 10)

«Maria Immacolata, il mio primo amore »: questo pensiero è di Giovanni Maria Vianney, il curato d'Ars. L'ho letto in un libro di François Trochu, quand'ero nel seminario minore.
Mia mamma ha instillato nel mio cuore questo amore a Maria fin da quando ero bambino. Mia nonna, ogni sera, dopo le preghiere della famiglia, recita ancora un rosario. Le ho chiesto la ragione: «Recito un rosario pregando Maria per i sacerdoti ». Essa non sa né leggere né scrivere, ma sono queste mamme, queste nonne, che hanno formato la vocazione nei nostri cuori.
Maria ha un ruolo speciale nella mia vita. Sono stato arrestato il 15 agosto 1975, festa dell'Assunzione di Maria. Sono partito sull' auto della polizia, a mani vuote, senza un soldo in tasca, solo con il rosario, ed ero in pace. Quella notte, sulla strada lunga 450 km, ho recitato più volte il Memorare.
Mi domanderete come Maria mi abbia aiutato a superare le tantissime prove della mia vita. Vi racconterò alcuni episodi, che rimangono ancora vivissimi nella mia memoria.

Quando da sacerdote studiavo a Roma, una volta, nel settembre del 1957, sono andato alla grotta di Lourdes per pregare la Madonna. La parola indirizzata a santa Bernadetta dall'Immacolata mi sembrò destinata anche a me: «Bernadetta, non ti prometto gioie e consolazioni in questa terra, ma prove e sofferenze ». Non senza paura ho accettato questo messaggio. Dopo aver conseguito la laurea, sono tornato in Viet Nam come professore, poi rettore del seminario, vicario generale, e vescovo di Nhatrang dal 1967. Si poteva dire che il mio ministero pastorale fosse coronato da successo, grazie a Dio.
Sono tornato a pregare più volte alla grotta di Lourdes. Mi domandavo spesso: «Forse che le parole indirizzate a Bernadetta non sono per me? Non sono insopportabili le mie croci quotidiane? In ogni caso, sono pronto a fare la volontà di Dio ».
Viene l'anno 1975, l'arresto, la prigione, l'isolamento, più di 13 anni in cattività. Adesso capisco che la Madonna ha voluto prepararmi dal 1957! «Non ti prometto gioie e consolazioni in questa terra, ma prove e sofferenze ». Ogni giorno capisco più intimamente il senso profondo di questo messaggio, e mi abbandono con fiducia nelle mani di Maria.

Quando le miserie fisiche e morali, in carcere, diventano troppo pesanti e mi impediscono di pregare, allora dico l'Ave Maria, ripeto centinaia di volte l'Ave Maria; offro tutto nelle mani dell'Immacolata, pregandola di distribuire grazie a tutti quanti ne abbiano bisogno nella Chiesa. Tutto con Maria, per Maria e in Maria.
Non soltanto prego Maria domandandole la sua intercessione, ma spesso le chiedo: «Madre, che cosa posso fare per te? Sono pronto a eseguire i tuoi ordini, a realizzare le tue volontà per il regno di Gesù ». Allora, una pace immensa invade il mio cuore, non ho più paura.
Quando prego Maria, non posso mai dimenticare san Giuseppe, suo sposo: è un desiderio di Maria e di Gesù, che hanno un grande amore verso san Giuseppe, con titoli specialissimi.
Maria Immacolata non mi ha abbandonato. Mi ha accompagnato lungo tutta la marcia nelle tenebre delle carceri. In quei giorni di prove indicibili, ho pregato Maria con tutta semplicità e fiducia: «Madre, se tu vedi che non potrò più essere utile alla tua Chiesa, concedimi la grazia di consumare la mia vita in prigione. Ma se tu invece sai che potrò ancora essere utile alla tua Chiesa, concedimi di uscire di prigione nel giorno di una tua festa! »
.

Un giorno di pioggia, mentre sto preparando il mio pranzo, sento squillare il telefono delle guardie. «Forse questa telefonata è per me! È vero, oggi è il 21 novembre, festa della Presentazione di Maria al Tempio! ».
Cinque minuti dopo, arriva la mia guardia: - Signor Thuan, lei ha mangiato?
- Non ancora, sto preparando.
- Dopo mangiato, si vesta bene e vada a vedere il capo.
- Chi è il capo?
- Non lo so, ma mi hanno detto di avvisarla. Buona fortuna!
Un'automobile mi ha condotto in un palazzo, dove ho incontrato il Ministro dell'Interno, cioè della Polizia. Dopo i saluti di cortesia, mi ha domandato:
- Lei ha un desiderio da esprimere?
- Sì, voglio la libertà.
- Quando?
- Oggi.
E rimasto molto sorpreso. Spiego:
- Eccellenza, sono stato in prigione abbastanza a lungo; sotto tre pontificati, quello di Paolo VI, di Giovanni Paolo I e di Giovanni
Paolo II. E inoltre, sotto quattro Segretari generali del Partito comunista sovietico: Breznev, Andropov, Cernenko, Gorbaciov!
Lui,si mette a ridere, e fa segno con la testa: - E vero, è vero!
E voltandosi verso il suo segretario, dice: - Fate il necessario per esaudire il suo desiderio.
Di solito, i capi hanno bisogno di tempo per sbrigare almeno le formalità. Ma in quel momento ho pensato:
- Oggi è la festa della Madonna, la Presentazione. Maria mi libera. Grazie a te, Maria.

Il momento in cui mi sento più figlio di Maria è nella santa messa, quando pronuncio le parole della consacrazione. Sono identificato a Gesù, in persona Christi.
Mi domandate chi è Maria per me nella radicale scelta di Gesù? Sulla croce, Gesù ha detto a Giovanni: «Ecco tua madre!» (Gv 19,29). Dopo l'istituzione dell' eucaristia il Signore non avrebbe potuto lasciarmi niente di più grande di sua Madre.
Per me, Maria è come un vangelo vivente, tascabile, a larga diffusione, più accessibile della vita dei santi.
Per me, Maria è mia Madre, datami da Gesù. La prima reazione di un bambino quando ha paura, è in difficoltà o soffre, è quella di chia
mare: « Mamma, mamma! ». Questa parola è tutto per il bambino.

Maria vive completamente per Gesù. La sua missione fu di condividere la sua opera di redenzione. Tutta la sua gloria viene da Lui. Cioè, la mia vita non varrà nulla se mi separo da Gesù.
Maria non si preoccupava solo di Gesù, ma mostrò la sua premura anche per Elisabetta, per Giovanni e per gli sposi di Cana.
Amo molto la parola di santa Teresa di Gesù Bambino: « Voglio tanto essere prete per poter parlare di Maria a tutti ».
Prima correvo da Maria, Madre del perpetuo soccorso; adesso ascolto Maria che mi dice: «Fate tutto ciò che vi dirà Gesù» (Gv 2,5) e spesso domando a Maria: «Madre, che cosa posso fare per te? ». Rimango sempre un bambino, ma un bambino responsabile che sa condividere le sollecitudini di sua mamma.
La vita di Maria si riassume in tre parole: Ecce, Fiat, Magnificat.
«Ecco l'ancella del Signore »: Ecce (Lc 1,38).
« Si faccia di me secondo la tua parola »: Fiat (Lc 1,38).
« L'anima mia magnifica il Signore »: Magnificat (Lc 1,46).

Preghiera

MARIA, MIA MADRE

Maria, Madre mia, Madre di Gesù, Madre nostra, per sentirmi unito a Gesù e a tutti gli uomini, miei fratelli, voglio chiamarti Madre nostra. Vieni a vivere in me, con Gesù tuo amatissimo Figlio, questo messaggio di rinnovamento totale, nel silenzio e nella veglia, nella preghiera e nell'offerta, nella comunione con la Chiesa e con la Trinità, nel fervore del tuo magnificat unito a Giuseppe, tuo santissimo sposo, nel tuo umile e amoroso lavoro per portare a compimento il testamento di Gesù, nel tuo amore per Gesù e Giuseppe, per la Chiesa e l'umanità, nella tua fede incrollabile in seno alle tante prove sopportate per il Regno, nella tua speranza, che ininterrottamente agisce, di costruire un mondo nuovo di giustizia e di pace, di felicità e di vera tenerezza, nella perfezione delle tue virtù, nello Spirito Santo, per divenire testimone della Buona Novella, apostolo del vangelo.

In me, o Madre, continua a operare, a pregare, ad amare, a sacrificarmi; continua a compiere la volontà del Padre, continua a essere la Madre dell'umanità. Continua a vivere la passione e la risurrezione di Gesù. O Madre, mi consacro a Te, tutto a Te, ora e per sempre. Vivendo nel tuo spirito e in quello di Giuseppe, io vivrò nello spirito di Gesù, con Gesù, Giuseppe, gli angeli, i santi, e tutte le anime. Ti amo, o Madre nostra, e condividerò la tua fatica, la tua preoccupazione e il tuo combattimento per il regno del Signore Gesù. Amen.

Nell'isolamento a Hanoi
(Nord Viet Nam),
1° gennaio 1986,

Solennità della Santissima Madre di Dio


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SECONDO PESCE:

HO SCELTO GESÙ

«Un messaggio che voi, giovani d'oggi,
siete chiamati ad accogliere e a gridare ai vostri coetanei:
"L'uomo è amato da Dio!
L'uomo è amato da Dio!
È questo il semplicissimo e sconvolgente annuncio
del quale la Chiesa è debitrice all'uomo"
(Christifideles laici, n. 34) »

(Giovanni Paolo II, Messaggio per la XII giornata mondiale della Gioventù, 1997, n. 9)

Vi ho parlato delle mie esperienze nella sequela di Gesù, per incontrarlo, vivere accanto a lui e quindi portare il suo messaggio a tutti.
Mi domanderete: come mettere in pratica l'unione totale a Gesù in una vita urtata da tanti cambiamenti? Non ve l'ho nascosto, ma per chiarezza ve lo riscrivo, il mio segreto! (cfr. Il cammino della speranza, nn. 979-1001).
Ad inizio di ogni paragrafo sono annotati i numeri da 1 a 24: ho voluto farli corrispondere alle ore di un giorno. In ogni numero, ho ripetuto la parola «uno »: una rivoluzione, una campagna, uno slogan, una forza... Sono cose molto pratiche. Se viviamo 24 ore su 24 radicalmente per Gesù, saremo santi. Sono 24 stelle che illuminano il vostro cammino della speranza.
Non vi spiego questi pensieri, vi invito a meditarli serenamente, come se fosse Gesù a parlare dolcemente, intimamente al vostro cuore. Non abbiate paura di ascoltarlo, di parlare con lui. Non esitate, rileggeteli una volta ogni settimana. Troverete che la grazia splenderà, trasformando la vostra vita.
Come conclusione, preghiamo con la preghiera « Ho scelto Gesù », e non tralasciate di notare i 14 passi nella vita di Gesù.

1. Tu vuoi operare una rivoluzione: rinnovare il mondo. Potrai compiere questa preziosa e nobile missione, che Dio ti ha affidato, solo con «la potenza dello Spirito Santo ». Ogni giorno, lì dove vivi, prepara una nuova Pentecoste.

2. Impègnati in una campagna che ha lo scopo di rendere tutti felici. Sacrificati di continuo, con Gesù, per portare la pace alle anime, sviluppo e prosperità ai popoli. Tale sarà la tua spiritualità, discreta e concreta a un tempo.

3. Resta fedele all'ideale dell'apostolo: «Dare la vita per i propri fratelli ». Infatti, «nessuno ha un amore più grande di questo» (Gv 15,13). Spendi, senza sosta, tutte le tue energie e sii pronto a dare te stesso per conquistare il tuo prossimo a Dio.

4. Grida un solo slogan: «Tutti uno », cioè: unità fra i cattolici, unità fra i cristiani e unità fra le nazioni. «Come il Padre e il Figlio sono uno» (cfr. Gv 17,22-23).

5. Tu credi una sola forza: l'eucaristia, il corpo e sangue del Signore che ti darà la vita: « Sono venuto perché abbiano la vita e l'abbiano in abbondanza» (Gv 10,10). Come la manna nutrì gli israeliti nel loro viaggio verso la terra promessa, così l'eucaristia ti nutrirà nel tuo cammino della speranza (cfr. Gv 6,50).

6. Indossa una sola uniforme e parla un solo linguaggio: la carità. La carità è il segno che tu, sei un discepolo del Signore (cfr. Gv 13,35). E il distintivo meno costoso, ma è il più difficile da trovare. La carità è la «lingua» principale. San Paolo la riteneva molto più preziosa del« parlare le lingue degli uomini e degli angeli» (1 Cor 13,1). Sarà la sola lingua che sopravvivrà in cielo.

7. Attieniti saldamente a un unico principio guida: la preghiera. Nessuno è più forte della persona che prega, perché il Signore ha promesso di concedere tutto a coloro che pregano. Quando siete uniti nella preghiera il Signore è presente fra voi (cfr. Mt 18,20). Ti consiglio con tutto il cuore: oltre al tempo della preghiera «ufficiale », ritìrati ogni giorno un' ora, o meglio ancora due, se puoi, per la preghiera personale. Ti assicuro che non sarà tempo sprecato! Nella mia esperienza, in tutti questi anni, ho visto confermate le parole di santa Teresa d'Avila: «Chi non prega non ha bisogno che il demonio lo porti fuori strada: si getterà nell'inferno da sé ».

8. Osserva una sola regola: il Vangelo. Questa costituzione è superiore a tutte le altre. E la regola che Gesù ha lasciato agli apostoli (cfr. Mt 4,23). Non è difficile, complicata o legalistica come le altre: al contrario è dinamica, gentile e stimolante per la tua anima. Un santo lontano dal Vangelo è un santo falso!

9. Segui lealmente un solo capo: Gesù Cristo e i suoi rappresentanti: il Santo Padre, i Vescovi, successori degli apostoli (cfr. Gv 20,22-23). Vivi e muori per la Chiesa come ha fatto Cristo. N on credere che sia solo il morire per la Chiesa che richiede sacrificio: anche il vivere per la Chiesa ne richiede molto.

10. Coltiva un amore speciale per Maria. San Giovanni Maria Vianney confidava: « Dopo Gesù, il mio primo amore è per Maria ». Se ascolti lei, non perderai la strada; qualunque cosa intraprenderai nel suo nome, non fallirai. Onorala e guadagnerai la vita eterna.

11. La tua sola saggezza sarà la scienza della croce (cfr. 1Cor 2,2). Guarda alla croce e troverai la soluzione a tutti i problemi che ti assillano. Se la croce è il criterio sul quale basi le tue scelte e le tue decisioni, la tua anima sarà in pace.

12. Conserva un solo ideale: essere rivolto verso Dio Padre, un Padre che è tutto amore. Tutta la vita del Signore, ogni suo pensiero e azione avevano un solo scopo: «Che il mondo sappia che io amo il Padre e faccio quello che il Padre mi ha comandato» (Gv 14,31), e: «lo faccio sempre le cose che gli sono gradite» (Gv 8,29).

13. C'è un solo male che devi temere: il peccato. Quando la corte dell'imperatore d'Oriente si riunì per discutere la punizione da infliggere a san Giovanni Crisostomo per la franca denuncia rivolta all'imperatrice, furono suggerite le seguenti possibilità:
a) gettarlo in prigione; «ma - dicevano lì avrebbe l'opportunità di pregare e di soffrire per il Signore, come ha sempre desiderato »;
b) esiliarlo; «ma, per lui, non c'è posto dove non abiti il Signore »;
c) condannarlo a morte; «ma così diventerà
un martire e soddisferà la sua aspirazione di andare dal Signore ».
«Nessuna di queste possibilità costituisce per lui una pena; al contrario, le accetterà con g
ioia ».
d) c'è una sola cosa che egli teme molto e che odia con tutto se stesso: il peccato; «ma sarebbe impossibile forzarlo a commettere un peccato! ».
Se temi solo il peccato, la tua forza sarà impareggiabile.

14. Coltiva un solo desiderio: «Venga il tuo regno, sia fatta la tua volontà come in cielo così in terra» (Mt 6,10). Che sulla terra i popoli possano conoscere Dio come è conosciuto in cielo; che su questa terra ognuno cominci ad amare gli altri come in cielo; che anche sulla terra ci sia la beatitudine che c'è in cielo. Sforzati di diffondere questo desiderio. Comincia ora a portare la felicità del cielo a ciascuno in questo mondo.

15. Manca una sola cosa: « Va', vendi quanto hai, e dallo ai poveri e avrai un tesoro nel cielo; poi vieni e seguimi » (Mc 10,21), cioè devi deciderti una volta per tutte. Il Signore vuole dei volontari, liberi da ogni attaccamento.

16. Per il tuo apostolato usa il solo metodo efficace: il contatto personale. Con esso entri nella vita degli altri, li comprendi e li ami. Le relazioni personali sono più efficaci delle prediche e dei libri. Il contatto fra le persone e lo scambio «cuore a cuore» sono il segreto della durata della tua opera e del suo successo.

17. C'è una sola cosa veramente importante: «Maria si è scelta la parte migliore» quando si sedette ai piedi del Signore (cfr. Lc 10,41-42). Se non hai una vita interiore, se Gesù non è veramente l'anima della tua attività, allora... ma tu sai bene tutto, non c'è bisogno che te lo ripeta.

18. Il tuo solo cibo: «La volontà del Padre» (Gv 4,34); è con essa che tu devi vivere e crescere, le tue azioni devono procedere dalla volontà di Dio. Essa è come un cibo che ti fa vivere più forte e più felice; se vivi lontano dalla volontà di Dio, morrai.

19. Per te, il momento più bello è il momento presente (cfr. Mt 6,34; Gc 4,13-15). Vivilo appieno nell' amore di Dio. La tua vita sarà meravigliosamente bella se è come un grande cristallo di milioni di tali momenti. Vedi come è facile?

20. Hai una «magna charta »: le beatitudini (Mt 5,3-12) che Gesù ha pronunciato nel discorso della montagna. Vivile appieno: proverai una felicità che potrai poi comunicare a tutti quelli che incontri.

21. Hai un solo obiettivo importante: il tuo dovere. Non importa se è piccolo o grande, perché tu collabori all' opera del Padre celeste. Egli ha stabilito che questo sia il lavoro che tu devi compiere per realizzare il suo disegno nella storia (cfr. Lc 2,49; Gv 17,4). Molte persone si inventano modi complicati per praticare la virtù e allora si lamentano delle difficoltà che ne derivano. Ma compiere il dovere del proprio stato è la più sicura e semplice forma di ascesi che tu possa seguire.

22. Hai un solo modo per diventare santo: la grazia di Dio e la tua volontà (cfr. 1Cor 15,10). Dio non ti farà mai mancare la sua grazia: ma la tua volontà è abbastanza forte?

23. Una sola ricompensa: Dio stesso. Quando Dio chiese a san Tommaso d'Aquino: «Hai scritto bene su di me, Tommaso: quale ricompensa vuoi? », san Tommaso rispose: «Solo te, Signore! ».

24. ... Tu hai una patria

La campana suona, grave, profonda
Il Viet Nam prega
La campana suona ancora, lancinante, carica
di commozione
Il Viet Nam piange
La campana si ode di nuovo, vibrante, patetica
Il Viet Nam trionfa
La campana rintocca, cristallina
Il Viet Nam spera

Tu hai una patria, il Viet Nam
Un Paese tanto amato, lungo i secoli
È la tua fierezza, la tua gioia
Ama le sue montagne e i suoi fiumi
I suoi paesaggi di broccato e di raso
Ama la sua storia gloriosa
Ama il suo popolo laborioso
Ama i suoi eroici difensori

I fiumi vi scorrono impetuosi
Come scorre il sangue del suo popolo
Le sue montagne sono elevate
Ma più alte ancora le ossa
che vi si ammucchiano
La terra è stretta, ma vasta la tua ambizione
O piccolo Paese molto rinomato!

Aiuta la tua patria con tutta l'anima
Sii fedele ad essa
Difendila col tuo corpo e col tuo sangue
Costruiscila con il tuo cuore e la tua mente
Condividi la gioia dei tuoi fratelli
e la tristezza del tuo popolo

Un Viet Nam
Un popolo
Un'anima
Una cultura
Una tradizione

Cattolico vietnamita,
Ama mille volte la tua patria!
Il Signore te lo insegna, la Chiesa
te lo domanda
Possa l'amore del tuo Paese essere tutt'uno
col sangue
che scorre nelle tue vene.

Preghiera

«HO SCELTO GESÙ»

Signore Gesù,
sul sentiero della speranza,
da duemila anni,
il tuo amore, come un'onda,
ha avvolto tanti pellegrini.
Essi ti hanno amato di un amore palpitante,
con i loro pensieri, le loro parole, le loro azioni.
Ti hanno amato con un cuore
più forte della tentazione,
più forte della sofferenza e anche della morte.
Essi sono stati nel mondo la tua parola.
La loro vita è stata una rivoluzione
che ha rinnovato il volto della Chiesa.

Contemplando, fin dalla mia infanzia,
questi fulgidi modelli,
ho concepito un sogno:
offrirti la mia intera vita,
l'unica mia vita che sto vivendo,
per un ideale eterno e inalterabile.
Ho deciso!
Se compio la tua volontà
tu realizzerai questo ideale
ed io mi lancerò in questa meravigliosa avventura.

Ti ho scelto,
e non ho mai provato rimpianti.
Sento che tu mi dici:
«Rimani in me. Rimani nel mio amore! ».
Ma come posso rimanere in un altro?
Soltanto l'amore può realizzare
questo mistero straordinario.
Comprendo che tu vuoi tutta la mia vita.
«Tutto! E per amor tuo! ».

Sul sentiero della speranza
io seguo ogni tuo passo.
I tuoi passi erranti verso la stalla di Betlem.
I tuoi passi inquieti sulla strada d'Egitto.
I tuoi passi veloci verso la casa di Nazaret.
I tuoi passi gioiosi per salire con i genitori al Tempio.
I tuoi passi affaticati nei trent'anni di lavoro.
I tuoi passi solleciti nei tre anni d'annuncio della Buona Novella.
I tuoi passi ansiosi alla ricerca della pecora perduta.
I tuoi passi dolorosi nell' entrare a Gerusalemme.
I tuoi passi solitari davanti al pretorio.
I tuoi passi appesantiti sotto la croce sulla via del Calvario.
I tuoi passi falliti, morto e sepolto in una tomba non tua.

Spoglio di tutto,
senza vestiti, senza un amico.
Abbandonato anche dal Padre tuo,
ma sempre al Padre tuo sottomesso.
Signore Gesù,
in ginocchio,
a tu per tu dinanzi al tabernacolo,
io comprendo:
non potrei scegliere un 'altra strada,
un 'altra strada più felice,
anche se all'apparenza,
ve ne sono di più gloriose.
Ma tu, amico eterno,
unico amico della vita mia,
non vi sei presente.
In te è tutto il cielo con la Trinità,
il mondo intero e l'intera umanità.
Le tue sofferenze sono le mie.
Mie tutte le sofferenze degli uomini.
Mie tutte le cose in cui non c'è né pace né gioia,
né bellezza, né comodità, né amabilità.
Mie tutte le tristezze, le delusioni,
le divisioni, l'abbandono, le disgrazie.
A me ciò che è tuo, perché tu hai tutto,
ciò che è nei miei fratelli perché tu sei in essi.
Credo fermamente in te,
perché tu hai fatto passi trionfanti.
«Sii coraggioso. lo ho vinto il mondo ».
Tu mi hai detto: cammina con passi da gigante.
Va' ovunque nel mondo,
proclama la Buona Novella,
asciuga le lacrime di dolore,
rinfranca i cuori scoraggiati,
riunisci i cuori divisi,
abbraccia il mondo con l'ardore del tuo amore,
consuma ciò che deve essere distrutto,
lascia solo la verità, la giustizia, l'amore.

Ma Signore, io conosco la mia debolezza!
Liberami dall'egoismo,
dalle mie sicurezze,
affinché io non tema più la sofferenza che strazia.
Quanto sono indegno d'essere apostolo.
Rendimi forte contro le difficoltà.
Fa' che non mi preoccupi
della saggezza del mondo.
Accetto d'essere trattato da pazzo,
per Gesù, Maria, Giuseppe...
Voglio mettermi alla prova,
pronto a ogni conseguenza,
incurante delle conseguenz
e
ad affrontare ogni cosa.
Se mi ordini di dirigere i miei passi coraggiosi
verso la croce,
io mi lascio crocifiggere.
Se mi ordini di entrare nel silenzio
del tuo tabernacolo fino alla fine dei tempi,
me ne avvolgerò,
con passi avventurosi.
Perderò tutto:
ma mi resterai tu.

Il tuo amore sarà là
a inondare il mio cuore
d'amore per tutti.
La mia felicità sarà totale...

È per questo che io ripeto:
Ti ho scelto.
Non voglio che te
e la tua gloria.

Nella residenza obbligatoria
a Giang-xá (Nord Viet Nam),
19 marzo 1980,
Solennità di san Giuseppe