venerdì 30 settembre 2011

Per chi vieta le campane




«Stette attento, e riconobbe uno scampanare a festa lontano; e dopo qualche momento, sentì anche l’eco del monte, che ogni tanto ripeteva languidamente il concento, e si confondeva con esso. Di lì a poco, sente un altro scampanio più vicino, anche quello a festa; poi un altro. – Che allegria c’è? cos’hanno di bello tutti costoro?». Qualche lettore attento avrà riconosciuto la citazione tratta dal capitolo XXI de I promessi sposi. A suggello della notte che lo porterà alla conversione, l’Innominato ode suonare le campane all’alba per salutare l’arrivo del cardinale Federigo Borromeo. Ora, a parte conversioni e santi, la questione è un’altra: che livello di decibel raggiungeva quello scampanio? Forse il volume era eccessivo, anche per celebrare un così lieto evento. Forse era un poco disturbante alle orecchie di qualche ateo od agnostico lombardo.

Ce lo chiediamo,
ovviamente non senza qualche ironia, dopo aver letto una notizia proveniente da San Benedetto del Tronto. Nella città marchigiana dedicata al santo martirizzato sotto Diocleziano una parrocchia è stata multata per “disturbo della quiete pubblica” a causa di uno scampanio troppo rumoroso. Un solerte cittadino, che lasceremo innominato, ha segnalato ai vigili la bronzea cacofonia ed i tutori della legge hanno accertato che le emissioni sonore andavano oltre il limite consentito, al pari di alcuni locali del paese che sono stati multati nell’estate per far ballare il latino-americano a volume troppo alto.

Non si tratta nemmeno di un caso isolato, giungono notizie simili da altri borghi d’Italia: Città di Castello (dove il parroco ha risposto alle proteste dei cittadini chiudendo “per lutto” la chiesa), Niscemi (due cittadini hanno denunciato il parroco perché il rumore delle vicine campane “arrecava disturbo alla loro vita di coppia”), Zizzoli (un tempo “paese delle Campane”), Siracusa (in questo caso lo scampanio, così dice il verbale, “comprometteva seriamente il riposo e le occupazioni di chi risiedeva nei pressi della chiesa”. Ma c’è anche un significativo caso all’estero, in Norvegia per la precisione: i soci della Società Pagana Norvegese hanno chiesto ed ottenuto par condicio, ovvero possono collocare altoparlanti sui tetti per pubblicizzare le riunioni della Società e lanciare messaggi sull’inesistenza di Dio.

Tutte queste simpatiche notizie
le abbiamo attinte dal sito dell’Unione Atei Agnostici e Razionalisti, giustamente preoccupati per il martellante suono dei campanili, “retaggio di un’epoca in cui il cattolicesimo era l’unico orizzonte culturale”. Ora che le magnifiche sorti e progressive della modernità razionalista possono mettere le chiese nella soffitta della storia, bisognerebbe (a sentir loro) impedire ai parroci tutta questa “libertà di esibizione con frequenze e orari talvolta assurdi”. Dunque l’Uaar informa il cittadino su cosa fare contro il suono delle campane: rivolgersi alla Asl o all’Agenzia Regionale per la Prevenzione Protezione Ambientale (ARPA). “Nel caso il rumore superi la soglia di tolleranza stabilita fissata dal DPCM 11 novembre 1997, è possibile passare alle vie legali nei confronti della parrocchia: questo, ovviamente, qualora l’organismo di controllo non proceda d’ufficio”.

E va bene, avranno ragione loro; il tocco delle ore o delle mezz’ore sarà inquinamento acustico per le orecchie dei non credenti, ma tutto ciò pare a noi credenti il segnale di una grande perdita. Culturale, non solo liturgica. Siamo ormai abituati a tutti i rumori, al rombo dei motori, alla musichette sparate da I-pod ed autoradio, agli schermi con gli spot pubblicitari che ci perseguitano fin nelle stazioni ferroviarie, alle urla sguaiate dei talk-show, ai boati degli stadi. Va tutto bene, è la modernità che si stordisce compiaciuta. L’unica cosa che disturba è il tocco della campana.

E quello che disturba, più meno consciamente, è proprio ciò che esaltava la poetessa e saggista Cristina Campo in un suo breve scritto dedicato alla “voce del Tempio”. La campana, ricordava, è «mediatrice tra cielo e terra, strumento di lode e sollecitazione delle forze celesti e insieme oggetto esorcistico per eccellenza, le cui onde sonore creano e dilatano uno spazio privilegiato, spezzando le energie negative». Ecco, lode ed esorcismo. Anche se faranno tacere le campane a forza di verbali, le Chiese cattoliche continueranno a lodare il bene ed esorcizzare il male. A costo di turbare, come avviene da duemila anni, la quiete pubblica.


Fonte: L. Negri, in "La Bussola Quotidiana" del 30 settembre 2011