lunedì 19 settembre 2011

Madri e fratelli di Gesù




Madre illustrissima,
devi gioire grandemente perché, per merito tuo,
Dio mi indica la vera felicità
e mi libera dal timore di perderlo.
Egli ci toglie quello che prima ci aveva dato
solo per riporlo in un luogo più sicuro e inviolabile
e per ornarci di quei beni che noi stessi sceglieremmo.

San Luigi Gonzaga a sua madre


Di seguito il Vangelo di oggi, 20 settembre, martedi della XXV settimana del T.O., con un commento e un testo di Isacco della Stella. Buona giornata!


Dal Vangelo secondo Luca 8,19-21.


Un giorno andarono a trovarlo la madre e i fratelli, ma non potevano avvicinarlo a causa della folla.
Gli fu annunziato: «Tua madre e i tuoi fratelli sono qui fuori e desiderano vederti».
Ma egli rispose: «Mia madre e miei fratelli sono coloro che ascoltano la parola di Dio e la mettono in pratica».


IL COMMENTO


La folla tra Gesù e sua Madre. L'urgenza di una missione unica che assorbe la vita del Signore e sembra cancellare i legami della carne. Ma la folla che assedia Gesù, che ne reclama parole, segni e prodigi è il compimento dell'annuncio che Gabriele aveva recato a Maria: Colui che nascerà sarà santo, e si chiamerà Gesù perchè salverà il suo popolo dai peccati. Generato nello Spirito Santo attraverso la fede incrollabile di sua Madre, Gesù non appartiene a nessuno secondo la carne: Egli è di tutti, è per ogni uomo. Le cose vecchie sono passate, con Lui ne sono nate di nuove e chiunque, nell'incontro con Lui, può divenire creatura nuova, generata non per volontà di uomo, nè della carne nè del sangue, ma per la volontà di Dio, e nascere, come Lui, nello Spirito Santo.


Il Vangelo di oggi ci annuncia una libertà sconosciuta, quella che sperimenta solo chi ascolta la Parola e ne accoglie in sè il compimento. La libertà che conduce a consegnarsi ad una volontà che supera i desideri, legittimi e umani, della carne; la libertà che spinge la stessa carne ad offrirsi per puro amore, a non difendere nulla, ad immolarsi sulla Croce di ogni giorno nel compimento del piano di salvezza che Dio ha per ogni uomo. La libertà di chi non vive più per se stesso: il fidanzamento, la famiglia, lo studio, il lavoro, gli amici, anche lo svago, ogni aspetto della vita che ci è donata costituisce un dono che spetta a chi Dio ha voluto legare a noi; nulla di noi ci appartiene, è per chi ascolta la Parola e la accoglie, di chiunque attende la salvezza che, per pura Grazia e nel mistero di un'elezione e una primogenitura che ci hanno raggiunto, abbiamo sperimentato e continuiamo a vivere a vantaggio di tutti. Benedetto XVI dice ad esempio ai fidanzati: "evitate di chiudervi in rapporti intimistici, falsamente rassicuranti; fate piuttosto che la vostra relazione diventi lievito di una presenza attiva e responsabile nella comunità..." (Benedetto XVI, Incontro con i fidanzati, Ancona, 11 settembre 2011).


La folla che strappa Gesù al legame carnale è immagine della nostra storia, dei giorni che ci presentano persone ed eventi attraverso i quali generare, annunciare, testimoniare, donare la salvezza incarnata in noi, Gesù-Dio-salva. La folla è la volontà di Dio concreta, la Parola da ascoltare e a cui obbedire, da accogliere nel dono di se stessi. In ogni istante vi è nascosta una folla che reca l'immagine stessa di Cristo che mendica, come Lazzaro, la salvezza alla porta della nostra vita. Aprendo il cuore senza timore al compimento dello stesso amore che ci ha salvato possiamo sperimentare l'unico legame autentico, incorruttibile, la parentela che ci conduce alla Vita eterna: l'intimità indissolubile con Gesù. La stessa che ha sperimentato Maria, Madre intrepida che ha accolto nella fede per generare nella carne e donare nella fede quanto di più caro avesse avuto. Sino a giungere ai piedi della Croce, con una spada a trapassarle l'anima, una lama ad aprirne il seno un'altra volta perchè quel suo Figlio fosse offerto ad ogni uomo, anche al più grande peccatore. Così è per noi, una spada ad attenderci ogni giorno, una ferita nell'anima e nella carne, per donare Cristo a chi lo attende vivo e misericordioso in noi. E' questo il criterio, il discernimento che scaturisce dalla fede, dalla Parola ascoltata e accolta. E' questa la vita alla quale siamo chiamati, madri e fratelli di Gesù, intimi con Lui sino alla Croce e alla vittoria, e una folla innumerevole da accompagnare al Cielo.






Isacco della Stella (? - circa 1171), monaco cistercense
Omelia 51, 25-27 ; PL 194, 1862 ; SC 339


«Mia madre e miei fratelli sono coloro che ascoltano la parola di Dio e la mettono in pratica»


« In mezzo a tutte queste cose cercai un luogo di riposo » dice la Sapienza di Dio; e resterò, ha detto poi, nell'eredità di Dio » (Sir 24,7). L'eredità del Signore è, globalmente, la Chiesa, Maria in modo speciale e ogni credente in particolare... Il testo continua : « Allora il creatore dell'universo mi diede un ordine,
il mio creatore mi fece posare la tenda e mi disse: Fissa la tenda in Giacobbe e prendi in eredità Israele » (v. 8). Avendo, in effetti, cercato ovunque il riposo e non avendolo trovato in nessun luogo, la Sapienza di Dio, il suo Verbo, si è innanzitutto riservato come sua eredità il popolo ebreo, al quale, tramite Mosé, ha « parlato e comandato »... E colui che, alla seconda creazione, ha creato la Sinagoga, madre della Chiesa, « si è riposato nella sua tenda » nella tenda dell'Alleanza. Adesso, nella Chiesa, riposa nel sacramento del suo corpo.

E, poiché aveva cercato, per modo di dire, fra tutte le donne quella dalla quale sarebbe nato, scelse espressamente Maria, che da allora è chiamata « benedetta fra tutte le donne » (Lc 1,42)... Il Cristo, che l'aveva creata nuova creatura (2Cor 5,17), è venuto a riposarsi nel suo seno.


È allo stesso modo, ad ogni anima fedele predestinata alla salvezza, che questa Sapienza « comanda e parla » quando vuole e come vuole. Questo avviene sia interiormente per intelligenza naturale, con la quale « illumina ogni uomo che viene in questo mondo » (Gv 1,9) e per l'ispirazione della grazia...; che esteriormente con l'intelletto nelle opere da lui compiute (Rm 1,20)... E la Sapienza di Dio, il suo Verbo, che crea e forma in tal modo quest'anima « Siamo infatti opera sua, creati in Cristo Gesù per le opere buone che Dio ha predisposto perché noi le praticassimo » (Ef 2,10), si riposa nella sua coscienza.