venerdì 25 novembre 2011

Beati "malgrado" il matrimonio


Il 25 novembre del 1905 celebravano il loro matrimonio
Luigi e Maria Beltrame Quattrocchi,
i primi sposi proclamati beati nella storia della Chiesa.



“Quando un uomo e una donna
 diventano uno nel matrimonio
 non appaiono più come creature terrestri
, ma sono l'immagine stessa di Dio”. Mai ci fu un’incarnazione più vera di queste parole di San Giovanni Crisostomo, di questa coppia di coniugi

Beati non “malgrado” il matrimonio, ma proprio in virtù di esso. La coppia, infatti, fu elevata agli onori degli altari non perché fondò congregazioni o partì missionaria, ma semplicemente perché visse il matrimonio nella concretezza di un cammino verso la santità e verso Dio.

La loro data di culto per la Diocesi di Roma è il 25 novembre, anniversario del matrimonio celebrato in Santa Maria Maggiore nel 1905. Nel febbraio 1994, si diede inizio, presso il Tribunale per le Cause dei Santi del Vicariato di Roma, alla causa di canonizzazione. Giovanni Paolo II li beatificò il 21 ottobre 2011, ventesimo anniversario della Familiaris Consortio.

Proprio nei giorni in cui in Vaticano si svolge l’Assemblea plenaria del Pontificio Consiglio per la Famiglia, sul tema del 30° anniversario dell’esortazione e della fondazione del dicastero, si è tenuto in Campidoglio, oggi 25 novembre, il convegno Cittadini autentici: sulle orme di Maria e Luigi.

L’incontro, svoltosi a dieci anni dalla beatificazione, ha voluto porre l’attenzione sull’aspetto non solo cristiano e educativo della coppia, ma soprattutto su quello etico e civile; mettendo in risalto il contributo da “cittadini autentici”, come recita appunto il titolo, che Luigi e Maria hanno dato alla città di Roma e all’Italia.

«Quando si parla dei miei genitori, si parla spesso del matrimonio, della famiglia, dell’educazione ai figli - ha dichiarato Enrichetta Beltrame Quattrocchi, quarta ed ultima figlia dei due coniugi, ospite d’eccezione del convegno - mai però di quella che è stata la loro vita cittadina, altrettanto intensa».

«Per questo motivo è stato scelto il Campidoglio - ha continuato Enrichetta, instancabile nonostante i suoi 97 anni di età - perchè luogo dal profondo valore istituzionale e significativo legame con la cittadinanza; ma soprattutto perché mi commosse quando, il 9 marzo 2009, papa Benedetto XVI, nel salutare i romani, mettendo in evidenza le glorie di Roma, nominò i Santi che hanno lavorato per questa città e tra questi anche i miei genitori».

Illustri e numerosi altri ospiti dell’incontro. Tra questi: S.E. monsignor Luciano Suriani, delegato delle Rappresentazioni Pontificie; monsignor Paolo Mancini, vicario per la Pastorale familiare della Diocesi di Roma; l’onorevole Marco Pomarici, presidente dell’Assemblea Capitolina; Salvatore Martinez, presidente del Rinnovamento dello Spirito; Maria Voce–Emmaus, presidente del movimento dei Focolari e molti altri.

«Maria e Luigi sono stati esempi viventi di come nella vita di tutti i giorni si può realizzare la vocazione alla santità, che è la misura alta della vita cristiana quotidiana - ha affermato monsignor Suriani -. 50 anni fa il Concilio Vaticano II lanciava un appello alla santità della famiglia e questo si è realizzato grazie ai due beati. È necessario, però, che, sulla loro scia, tutte le famiglie del nostro tempo “riprendano quota”, in modo da diventare piccole chiese, vere scuole di preghiera».

Una missione che i Beltrame hanno concretizzato appieno nella loro esistenza di sposi e genitori, come dimostrato, d’altronde, dal fatto che tutti e quattro i figli crescendo si siano sentiti chiamati dal Signore alla vita religiosa: Filippo (don Tarcisio), sacerdote diocesano; Stefania (suor Maria Cecilia), monaca benedettina; Cesare (padre Paolino), monaco trappista, e la già citata Enrichetta, l’ultima nata, consacrata secolare.

Ma è anche una missione che si è concretizzata nel loro impegno civile, nel rispetto per la democrazia, per le istituzioni, per la città, nello svolgimento del proprio lavoro (di avvocato per Luigi e di scrittrice, all’occasione anche infermiera, per Maria) a favore della società, dei poveri, afflitti e malati in modo particolare.

Proprio su quest’ultimo punto è intervenuto Antonio Conte, presidente dell’Ordine degli Avvocati di Roma, dicendo: «Luigi Beltrame Quattrocchi ci propone un’immagine dell’avvocato forse poco comune oggi,ma fondamentale per capire la funzione di chi è ad-vocatus, cioè “chiamato con”, “chiamato a fianco” di coloro che hanno bisogno di assistenza. Questa bellissima professione diventa servizio puro, umanità - santità per la Chiesa! - se accompagnato dal chinarsi sull’uomo per condividere, portare i pesi insieme a chi è schiacciato, saper gioire con chi è in festa. Questo essere “umano”, fa dell’avvocato un soggetto che ha una missione nella società civile. Direi che questi elementi hanno fatto dell’avvocato Beltrame Quattrocchi una persona che ha veramente vissuto il carisma della sua professione, infondendo l’anima cristiana nell’attività svolta».

Presentata, nell’ambito del Convegno, inoltre, l’Associazione A.Mar.Lui, nata per desiderio dalla figlia Enrichetta, e presieduta da Attilio Danise e Giulia Paola di Nicola, rivolta soprattutto a sposi e fidanzati, ma aperta a tutti: singoli, sacerdoti, religiosi e tutti coloro «intendono alimentare uno spirito di famiglia nella Chiesa e nella società, stare vicini alle famiglie e alle loro necessità» come hanno spiegato gli stessi presidenti.

A suggellare la giornata ricca di ricordi ed emozioni: il recital “Un’aureola per due” dedicato alla vita dei beati, svoltosi la stessa sera, alla Domus Mariae di Roma, che ha riunito oltre a tutti i presenti del convegno – tra cui numerose famiglie provenienti da varie regioni italiane, membri di A.mar.Lui. o del movimento dei Focolari – con i partecipanti al convegno CEI sui 30 anni della Familiaris consortio.

Fonte: S. Cernuzio in "Zenit"

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Riporto di seguito l'intervento di Salvatore Martinez, Presidente nazionale del Rinnovamento dello Spirito, durante il convegno "Cittadini autentici: sulle orme di Maria e Luigi", svoltosi in Campidoglio, a Roma, oggi venerdì 25 novembre, in occasione dei 10 anni di beatificazione dei coniugi Beltrame Quattrocchi e nel giorno della loro memoria liturgica.

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Mi è stato chiesto un contributo sui beati coniugi Luigi e Maria Beltrame Quattrocchi e ho volentieri accettato. Innanzitutto perché penso che vada sempre sfruttata la possibilità di diffondere idee che aiutino il cammino spirituale e perciò civile della nostra società, inoltre anche perché l’amore che ho per Roma, di cui saluto cordialmente il presidente dell’Assemblea Capitolina, l’on. Marco Pomarici, mi porta ad essere contento di evidenziarne quanto di bene, di giusto, di bello, di santo abbia composto e componga il tessuto di questa città. Saluto e ringrazio anche i presidenti dell’Associazione AmarLui, professori Attilio Danese e Giulia Paola Di Nicola.

Penso utile tracciare brevemente delle linee di confronto tra l’esperienza spirituale che rappresento, quella del Rinnovamento nello Spirito Santo, e la santità di Luigi e Maria.

Per questo per prima cosa dico a chi non ci conoscesse: nella sua essenza il Rinnovamento nello Spirito Santo è una corrente di Grazia che, dove è giunta ed è stata accolta, ha rinnovato qualsiasi realtà. Negli ambienti più diversi e senza distinzione di persone, essa ha suscitato e continua a suscitare un rinnovamento spirituale che trasforma radicalmente i cuori e la vita, orientandola decisamente verso Dio e, di conseguenza, verso la persona. In coloro che hanno fatto questa esperienza è possibile notare una netta distinzione tra il prima e il dopo, sia che si tratti di persone già credenti e impegnate, sia che si tratti di non praticanti o non credenti. Il punto discriminante è costituito dall'effusione dello Spirito, ossia della Grazia che comunica un'esperienza di Dio molto forte, capace di coinvolgere tutto l'essere (intelligenza, emozioni, sentimenti), rendendo coscienti della chiamata alla santità intesa come l'essere uniti a Dio nel vincolo della carità. Di qui la scelta decisa a camminare su questa via, in una conversione continua, verso la maturità umana e cristiana.

Anche la vita di Luigi e Maria Beltrame Quattrocchi fu segnata da tappe simili a quelle che ho descritto. La loro storia di santità, per la quale sono noti in tutto il mondo, inizia con alcuni momenti specifici: anche per loro è possibile notare una netta distinzione tra un prima e un dopo.

Il primo decisivo momento è l’estate del 1904 quando Luigi si ammala gravemente per un’ulcerazione intestinale, con conseguenti emorragie. Si sviluppa una peritonite che è come la cartina al tornasole dell’amore, giacché Maria si prospetta con angoscia la morte di Luigi e, impotente, si rivolge alla Madonna.

Invia a Luigi un’immagine della Madonna di Pompei e lo invita a tenerla vicino a sé e a pregarla tutte le sere. Sul retro si può leggere scritto tuttora in inglese: «This is the Image before which I have so much prayed and wept for your health. Kiss it every evening and morning, and keep it always with you. God and this Holy Virgin bless you and Yours. Maria» ["Questa è l’immagine davanti alla quale ho tanto pregato e pianto per la tua salute. Baciala ogni mattina e sera e conservala sempre con te. Dio e questa Santa Vergine benedicano te e i tuoi"].

Luigi accoglie con animo grato la proposta e da quel momento rimane fedele all’impegno fino alla morte, quando l’immagine viene ritrovata, nel suo portafoglio, gelosamente custodita per quarant’anni.

Un secondo decisivo episodio è la quarta gravidanza (1913) che filò dritta sino al quarto mese, quando comparvero violente e inarrestabili emorragie. La diagnosi fu: “placenta previa”. Un termine ostetrico che, per il livello clinico del tempo, era pressoché l’equivalente di una duplice sentenza di morte…

Secondo il ginecologo, bisognava procedere senza indugi alla interruzione della maternità per tentare di salvare almeno la madre. Maria e luigi puntano lo sguardo sul Crocifisso che domina la parete di fondo, e ne attingono la forza per contrapporre, in totale sintonia di fede, il loro inequivocabile “NO” al verdetto della scienza. Il rifiuto dell’aborto,mentre il ginecologo insiste: “Ma non si rende conto avvocato, che in questo modo lei si dispone a restare vedovo con tre bambini a cui provvedere?”, nasce dell’opzione di fede e dall’amore reciproco affidato totalmente a Dio. Furono mesi angosciosi.

Madre Cecilia racconta: “Ricordo una mattina alla Chiesa del nome di Maria, papà con noi tre fuori dal Confessionale… forse dava tue notizie; a un certo punto appoggiò la mano allo stipite e sulla mano la fronte… piangeva. E noi…zitti, tristi, spaventati. Ma pregavamo, da bambini… Il Signore sapeva… il Signore sorrideva al nostro muto dolore»

Nell’insieme quel periodo fu ricordato come un periodo di Grazia, che portò in dono Enrichetta rimasta poi per tutta la vita al fianco del papà e della mamma.

Infine mi piace ricordare l’incontro tra Maria ed il padre cappuccino Pellegrino Paoli, che diffondeva tra le famiglie la devozione per il Cuore di Gesù. Maria e Luigi fanno del Cuore di Gesù il centro della loro famiglia e, come segno visibile di ciò, ne appendono un quadro nella sala da pranzo. Attorno a questo quadro la famiglia si ritrova unita nella preghiera.

Sfruttando appieno la grazia santificante del matrimonio, la vita cambia perché entra Dio in essa e concretamente cambiano i rapporti: dall’indifferenza si passa all’esperienza della fraternità perché si sperimenta la bellezza di avere un Padre.

Un episodio mi sembra che illumini la nuova vita della famiglia Beltrame Quattrocchi. Avvenne nel 1922, anno di grandi cambiamenti in casa Beltrame Quattrocchi. I figli sono cresciuti. Tre di loro manifestano il desiderio di consacrarsi a Dio. Maria racconta l’annuncio datole da Filippo. Un generale, amico di famiglia, interroga il ragazzo su cosa avrebbe fatto da grande. Filippo risponde: “l’avvocato”.

Andato via il generale, Filippo, commosso, apre il cuore alla mamma: da due anni ha il desiderio di diventare sacerdote. Presto anche Cesarino, il figlio più esuberante, comunica il desiderio di consacrarsi a Dio. Il 5 novembre 1924 papa Pio XI riceve in udienza privata la famiglia di Luigi e Maria incoraggiando e benedicendo tutti. Alla sera, per l’ultima volta insieme, sono tutti davanti al quadro del Sacro Cuore. Con grande commozione viene intonato il Magnificat, esprimendo il ringraziamento al Signore per i doni ricevuti attraverso la preghiera della Madonna.

Il giorno dopo Filippo viene accompagnato al Collegio Capranica e, nel pomeriggio, Cesarino fa ingresso nell’abbazia benedettina della Basilica di San Paolo. Un alto prelato, saputo che i figli di Luigi si sentivano chiamati al sacerdozio, si dice disponibile per avviarli ad una “brillante carriera”. Luigi riferisce questo ai figli dicendo: “Se volete fare carriera fatela, ma nel mondo civile, all’università o nella professione, ma nella Chiesa siate pastori e basta”. I figli obbediranno al papà. Entrambi saranno stimati ed amati da tante persone, ma … senza fare alcuna carriera.

Filippo lascerà il collegio Capranica per motivi di salute, raggiungendo il fratello tra i benedettini e prendendo il nome di Tarcisio. Verrà ordinato sacerdote nel 1930. Cesarino prenderà il nome di Paolino, successivamente lascerà l’abito di San Benedetto per prendere quello dei Padri Trappisti. Stefania entra nel monastero delle Benedettine di Milano, dove prenderà il nome di suor Maria Cecilia, mentre Enrichetta, che oggi è qui con noi, accompagnerà sempre i propri genitori.

La preghiera del Magnificat recitata davanti al quadro del Cuore di Gesù scandisce i momenti fondamentali della famiglia di Luigi e Maria. Quel quadro ancora si trova collocato, nella casa-santuario di Enrichetta, sulla parete della stanza da pranzo, dove lo posero i beati coniugi e ancora la preghiera semplice e sentita dinanzi ad esso è foriera di affidamento, rappacificazione, santi propositi, gioia interiore. La preghiera, questa possibilità infinitamente grande di parlare con Dio, può essere vista come una delle chiavi di lettura della santità dei Beltrame Quattrocchi. Anche nel Rinnovamento nello Spirito Santo cerchiamo di porre la preghiera al centro della vita, della giornata e vediamo fiorire uomini forti, decisi nel bene, cittadini con la spina dorsale dritta! Così il colloquio con Dio non può essere travisato in intimistico ripiegamento su se stessi, ma esperienza sicura di essere amati e perciò poter amare i fratelli.

Le giornate di Maria e Luigi iniziavano con la preghiera: la messa insieme a S. Maria Maggiore e poi lui al lavoro, lei alle faccende quotidiane. Dopo pranzo per lui un momento per la meditazione. Il filo d’oro dell’unione con Dio non si spezza col procedere negli affanni quotidiani: è preghiera ogni istante della vita. Ecco il perché della serenità e della gioia che si respirava nell’appartamento di via De Pretis.

Questo ideale altissimo, l’Eterno reso presente nella quotidianità di ciascuno, anima i membri del Rinnovamento nello Spirito, che dall’esempio dei santi, invocati e sentiti come amici, traggono forza e ardore. Così è per i beati Maria e Luigi Beltrame Quattrocchi, che ci insegnano in particolare a puntare in alto nella vita di ogni giorno, specialmente in famiglia, ma non solo.

Mi piace ricordare qui anche qualche aspetto della vita professionale e sociale di Luigi che fa capire come il suo cuore fosse dov’era il suo tesoro.

Nel 1946 va in pensione con la qualifica di Vice Avvocato Generale Onorario dello Stato. Sta per diventare Avvocato dello Stato, ma alcune manovre politiche gli fanno passare avanti altre persone. Gli si prospetta un seggio in Senato, ma poi non se ne fa nulla. Luigi non ha nessuna smania di carriera e vive tutto con grande libertà e serenità, scoraggiando chi vorrebbe indugiare sulle critiche e suscitando stupore e meraviglia da parte delle persone che lavorano con lui. La libertà e la serenità di quest’uomo derivavano dall’unione con Dio sperimentata.

Allo stesso modo possiamo leggere gli impegni di Maria, specialmente con i poveri: non filantropia o attivismo, ma necessità di dare agli altri con la vita quanto si è contemplato (contemplata aliis tradere, ci insegna il dottore Angelico). Così è catechista delle donne nella parrocchia di S. Vitale in v. Nazionale, che all’epoca comprendeva palazzi di pregio e casupole abitate da famiglie immigrate in seguito al terremoto di Avezzano. Dal 1917 è terziaria francescana. Nel 1920 è nel consiglio centrale dell’Azione Cattolica e, nell’immediato dopoguerra, è molto attiva come vicepresidente del “Fronte della Famiglia”. Con la Croce Rossa diventa infermiera volontaria soccorrendo i feriti della guerra d’Africa fino alla Seconda Guerra Mondiale. È caposala, e, pur non avendone la qualifica, è chiamata a svolgere il ruolo di ferrista in ospedali militari a Roma e fuori. Accetta anche compiti pesanti e faticosi nonostante non sia più giovane.

Ma il bene innesca circoli virtuosi, così da casa Beltrame Quattrocchi passano sia persone illustri, come padre Agostino Gemelli e Armida Barrelli, i quali parlano della nascente Università Cattolica, che poveri. Luigi frequenta p. Ildelfonso Schuster (oggi beato) e conosce don Luigi Sturzo. Agli impegni ufficiali si affianca una disponibilità totale nei riguardi di ogni persona che i due coniugi incontrano o che suona il campanello della porta della loro casa. Se è un povero sconosciuto, Maria propone a Luigi una somma da consegnargli, Luigi approva sempre e spesso propone una somma più alta rilanciando la posta.

Nella vita della chiesa e della società civile si sente il bisogno di persone così! Dio continuamente suscita vocazioni, carismi, opere che indichino a tutti la strada da percorrere per arrivare all’autentica giustizia (dando primariamente a Lui ciò che Gli spetta, cioè tutto) e alla felicità.

Per il mio servizio ecclesiale mi capita spesso di viaggiare ed incontrare persone delle culture e latitudini più diverse. Ultimamente, in Messico, come nel resto del mondo, ho colto la "chance" di una nuova evangelizzazione, che abbracci tutti i campi dell'umano, per il rinnovamento della Chiesa e del mondo. Un impegno che favorisce la presenza, oltre che di sacerdoti e religiosi, di laici impegnati, forti e sereni, santi, laici che costituiscono di fatto l’ Anima mundi, quella presenza discreta, senza insegne e abiti particolari, che porta nel cuore e diffonde nelle azioni il tesoro dell’unione con lo Spirito.

Sono lieto di poterlo affermare proprio qui in Campidoglio, nel cuore della vita civica della città, perché se veramente i cristiani riusciranno ad essere l’anima del mondo, il mondo risplenderà di una luce nuova, che le ombre della società in cui viviamo oggi attendono con viva sollecitudine. Proprio questa luce si diffuse e continua a diffondersi ancora oggi per la comunione che sentiamo viva con i coniugi Maria e Luigi.

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Riporto qui l'intervento che Maria Voce - Emmaus, presidente del Movimento dei Focolari, ha svolto durante il Convegno tenuto, in Campidoglio, oggi venerdì 25 novembre, a Roma, in occasione dei 10 anni di beatificazione dei coniugi Maria e Luigi Beltrame Quattrocchi e nel giorno della loro memoria liturgica, dal titolo "Cittadini autentici: sulle orme di Maria e Luigi".

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Devo confessare che, sulle prime, l’invito mi ha un po’ spiazzato, perché non c’è un legame diretto tra Luigi e Maria Beltrame Quattrocchi e il Movimento dei Focolari, che rappresento. Riflettendoci un po’, però, ho trovato molti punti di contatto tra la nostra spiritualità e la loro e, anzi, una grande sintonia. Non solo perché la santità è il grande comune denominatore di tutti cristiani, la meta cui tutti puntiamo nella Chiesa, ma anche perché il loro percorso di vita di laici è comune alla stragrande maggioranza di coloro che fanno parte del Movimento.

In sostanza ho visto riflessa nella vita di Maria e Luigi, nell’autenticità della loro testimonianza di cristiani e perciò anche di cittadini, la vita di quegli ormai milioni di laici che vogliono vivere la spiritualità portata da Chiara Lubich, la nostra fondatrice, e perciò cercano di vivere con una coerenza a volte eroica, quotidianamente il loro impegno come cittadini, il loro essere, o almeno sforzarsi di essere, tessuto sano del corpo sociale ed ecclesiale che compongono. Si tratta di padri e madri di famiglia, di operai, professionisti, giovani, ragazzi e bambini (senza escludere sacerdoti, religiosi e vescovi) impegnati in prima linea a portare avanti una silenziosa, seppur incisiva, rivoluzione d’amore in tutte le città del mondo.

Ripensando ad alcuni episodi della vita di Maria e Luigi, che a me sono apparsi significativi e nei quali ho riscontrato tante similitudini con le esperienze delle persone del Movimento come del resto di chiunque segua la propria retta coscienza, ho avuto la conferma.

La famiglia, la radice sana della loro vita: un amore tenero e mai spento tra gli sposi che genera cittadini capaci di coerenza. Conosco tante famiglie che si impegnano, lottano perché non si spenga l’amore coniugale: proprio in esso trovano la forza non solo per non sfasciarsi, ma anche per aprirsi all’impegno di cura per tanti, pensiamo all’accoglienza dei nonni in casa, col patrimonio di esperienza che portano, di zii, bambini handicappati, adottati, persone sole….

Maria e Luigi vissero i primi sette anni del loro matrimonio con in casa i genitori ed i nonni materni e di lei. Sicuramente non tutto fu liscio, le differenze caratteriali, culturali, soprattutto tra Luigi e la suocera, erano notevoli. Ma l’amore per Maria permetteva al suo giovane sposo di andare al di là delle difficoltà quotidiane. E che risultato: i quattro figli crebbero con l’idea che a casa si può e si deve rispettare e onorare la persona anziana! Pensiamo a quanto questo esempio potrebbe influenzare positivamente la vita di tante famiglie di oggi, affannosamente impegnate a trovare passatempi di vario genere per i bambini e magari con i nonni soli in un appartamento o - peggio - in una casa di riposo.

Quale risorsa invece, anche solo per l’allocazione delle risorse economiche, una famiglia che vive unita! Oggi le famiglie che si sforzano di vivere così vanno controcorrente, spesso non possono permettersi gli ultimi ritrovati della società dei consumi, ma sperimentano la gioia che viene dallo stare insieme, uniti tra generazioni. E in quest’ottica anche i momenti di svago diventano momenti importanti.

Scriveva Maria: “Di festa, qualche passeggiata in macchina nella campagna romana gustandone insieme le singole bellezze, visite a mostre, ad antichità, qualche volta al teatro. La festa attesa e desiderata: la tristezza e la noia mai”.

Ogni importante evento della vita della famiglia diventa occasione per far crescere la fusione del cuore e dello spirito. Così è per la nascita del primo figlio di Luigi e Maria e poi per quelle degli altri tre. Quando arriva l’ultima -“quella, come scrive la mamma, a cui i medici avevano proibito di nascere”- e la cui gestazione è causa di indicibili sofferenze morali e fisiche, teneramente condivise - Maria dirà che proprio quei mesi così pesanti, per l’intervento della divina provvidenza, si erano trasformati in un’ulteriore fusione spirituale. In proposito è bene ricordare che il no al ginecologo che proponeva l’aborto terapeutico fu dato insieme contemporaneamente e spontaneamente da tutti e due gli sposi, pur essendo perfettamente consapevoli delle conseguenze.

Così è anche per lo svolgersi del vissuto con i figli, fusione e condivisione sono presenti sempre di più tra Maria e Luigi. Lei scrive che a seguire i bambini diventati fanciulli era sempre il papà nello studio, nei giochi, nelle gite, con costante cura; mentre a formare alla pietà era la mamma. Nell’educarli i due era erano pienamente concordi.

Questo l’esempio e lo stile che tante famiglie nel mondo, tra cui quelle del nostro Movimento Famiglie Nuove, hanno fatto proprio e che trova un primo presupposto educativo nel fatto che i figli, più che di due genitoriche li amano, hanno bisogno di due genitoriche si amano. É noto che i bambini non sono dei “vasi vuoti” da riempire con contenuti educativi, ma persone che per crescere hanno bisogno piuttosto di un humus nel quale sviluppare le proprie potenzialità. L’amore evangelico tra i due genitori è esattamente quel buon terreno. Questo volersi bene é icona viva dell’amore che i genitori propongono ai figli di vivere. É risaputo infatti che le parole dei genitori, come di ogni altro educatore, hanno poco o nessun valore se la loro testimonianza non le conferma.

Infatti anche i figli, più che di maestri hanno bisogno di testimoni, perché i bambini “ascoltano con gli occhi”.Un altro principio che queste famiglie nuove cercano di tener presente è che i figli, prima di essere dei genitori, sono di Dio. É un atteggiamento dell’anima che assume concretezza nel sano distacco dalle aspettative dei genitori, per aiutarli a scoprire il disegno che Dio ha su ciascuno dei figli. Egli ha voluto dare ai genitori l’altissima dignità di diventare suoi cooperatori per dilatare e arricchire la Sua famiglia sulla terra. A loro il compito di accoglierli e di amarli col Suo stesso cuore, affinché nel loro cammino incontrino Gesù.

È quello che succede nella famiglia Beltrame Quattrocchi. Quando, in breve successione di tempo, tutti e tre i figli più grandi, in assoluta indipendenza, ad uno ad uno, manifestano la volontà di accogliere con giovanile entusiasmo la chiamata di Dio, i genitori d’accordo, all’unisono, acconsentono sereni, consci dell’onore che Dio fa loro. E forti di questa convinzione superano “le resistenze opposte dall’affetto umano”, così scrive la mamma. É superfluo specificare e quantificare il dolore nel vedere quasi deserto il focolare domestico sempre tanto unito. Ma Maria aggiunge che “l’assenza dei tre figli più grandi … ebbe come conseguenza una fusione più esclusiva, direi, dei genitori fra loro”.

Ancora sul rapporto con i figli, mi sono sembrate particolarmente toccanti alcune testimonianze date da membri di questa famiglia così speciale. Maria dice: "Dalla nascita del primo, ci demmo ad essi, dimenticandoci in loro. Le prime cure, i primi sorrisi, le risatine gioiose, i primi passi, le prime parole, i primi difetti che si manifestavano preoccupandoci. Studiammo libri di pedagogia infantile, cercammo di migliorarci noi, correggendo difetti, moderando il carattere, per amore di loro. Facemmo sempre in modo che si divertissero fra loro, senza che altri - non curati così - potessero guastare il nostro, certo imperfettissimo, ma scrupoloso lavoro. Poi la scuola. Poi lo scoutismo che ne continuava, completandola, la formazione e li preparava alla vita.

Li vegliammo di giorno e di notte, gelosi che elementi mercenari potessero in qualche modo offuscarne le anime. Sentimmo che avevamo una tremenda responsabilità di quelle anime di fronte a Dio stesso che ce le aveva affidate, alla Patria di cui volevamo farne amorosi figlioli. Li allevammo nella fede, perché conoscessero Dio e lo amassero. Avremmo indubbiamente sbagliato tante volte, perché "l'arte delle arti" non si esercita senza serie difficoltà. Ma una cosa è certissima:come un'anima sola, aspirammo al loro migliore bene, rinunziando a tutto ciò che poteva portare qualche danno ad essi, anche se doveva costarci qualche privazione. Ma la gioia della dedizione compensò largamente tutto il resto, poiché è gioia divina.”

Il figlio, padre Paolino, ormai ottantenne, osserverà che questa attenzione ai principi di fondo non intaccava il clima di serenità nella famiglia: "Ho un ricordo rumorosamente lieto della nostra casa. L'atmosfera era gioiosa, priva di bigottismo o di musoneria". Ed Enrichetta, oggi qui presente tra noi, a sua volta, metterà in luce l'intenso rapporto di affetto e di comprensione esistente tra i genitori: "E' ovvio pensare che possano essersi verificate talvolta delle divergenze di opinione o di apprezzamento, ma noi figli non abbiano mai avuto modo di constatarle. Gli eventuali problemi li risolvevano tra di loro, con il dialogo, in modo che una volta concordata la soluzione, il clima rimanesse sempre sereno e armonioso".

Quanta profondità e sapienza in questo cercare le soluzioni ai problemi insieme e poi dare ai figli il frutto dell’unità cercata, (a volte faticosamente) costruita nella coppia, consumando in se stessi o nel rapporto col partner la fatica, il rinnegamento che ciò comporta. Un esercizio sicuramente impegnativo, però fondamentale per chi vuole percorrere la strada della vita non da solo, ma legato in cordata con altri, col coniuge innanzitutto, ma anche con quelle famiglie di famiglie che sono sia la Chiesa che la società civile. La rettitudine (la santità) della vita del singolo è così la base per la rettitudine (la santità) dell’intero corpo sociale, per una rettitudine (santità) collettiva.

Da quest’ultimo aspetto discende un’altra profonda esperienza di una famiglia di cristiani, cioè di cittadini autentici, come recita il titolo del nostro convegno: l’economia della famiglia Beltrame Quattrocchi era improntata ad una vita sobria e dignitosa, che permettesse di avvicinare chiunque senza metterlo o sentirsi a disagio; il ricco come il povero. Un modello che, vissuto su larga scala, può rivoluzionare i rapporti sociali (ed anche tra le nazioni). Usare i beni per quello che è giusto, senza che manchi a chi ci sta intorno il necessario, anzi misurando le nostre esigenze sulla base delle necessità dei poveri. Questo aspetto si chiama “comunione dei beni” e si vive sia con i beni spirituali che con quelli materiali. Sulla profonda comunione spirituale di Luigi e Maria ho già detto.

Vorrei aggiungere solo un particolare su quella materiale. Non indugiarono ad accogliere in casa l’ultimogenita della famiglia che abitava al piano sottostante, i cui genitori erano morti a causa dell’epidemia di “spagnola”, lasciando tre orfane. I nonni avevano accolto le prime due, ma la più la piccola non avevano potuto prenderla e così venne accolta dai Beltrame Quattrocchi, che furono criticati non poco da parenti e amici (si pensi al pericolo del contagio), ma le esigenze di chi era nel bisogno facevano da unità di misura delle proprie. Così la piccola rimase a lungo con Maria e Luigi e per tutta la vita mantenne viva l’amicizia con i loro figli, fino a partecipare, ormai anziana, alla beatificazione in S. Pietro nel 2001!

Mi piacerebbe parlare anche della vita professionale di Luigi, se non altro perché, avendo io stessa svolto la professione di avvocato, sento una particolare affinità con lui, che interpretò al meglio l’altissimo compito dell’avvocatura, che è la ricerca della verità e non, come spesso viene erroneamente inteso, travisamento di essa. Ma di ciò parlerà il presidente dell’Ordine degli Avvocati.

Concludo con un riferimento alla mia storia personale: l’incontro con alcuni cristiani autentici qui a Roma, quando vi arrivai dalla Calabria per gli studi universitari, diede un orizzonte del tutto nuovo alla mia vita, facendomi scoprire la pienezza e la strada che Dio aveva pensato per me. In quel manipolo di persone, cristiani, cittadini autentici, però, non vidi solo un’esperienza religiosa, ma il germe di una città nuova, di una società nuova, di un’umanità nuova. Questa penso sia stata l’esperienza generata anche da Luigi e Maria. Voglio augurarmi che lo stesso si possa dire anche di tutti noi che stasera in Campidoglio li ricordiamo e vogliamo imitarli!

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Di seguito un profilo dei Beati e l'Omelia di Giovanni Paolo II

Luigi Beltrame Quattrocchi (1880-1951)
e

Maria Corsini vedova Beltrame Quattrocchi (1884-1965)

Luigi Beltrame Quattrocchi

Luigi Beltrame Quattrocchi nasce a Catania il 12 gennaio 1880. Trascorsa la prima infanzia con i suoi genitori Carlo e Francesca, e i fratelli Gregorio, Mariannina ed Ettore, intorno al 1889 va a vivere con Luigi e Stefania Quattrocchi, zii per parte materna, che ne richiedono l'affidamento ai cognati non potendo avere figli.

Nel 1890, a seguito di un trasferimento dello zio Luigi, cassiere principale della Regia Dogana, approda a Roma dove trascorrerà il resto della sua esistenza. Nella capitale frequenta il liceo Umberto I e nel 1898 consegue la licenza liceale con profitto.

Iscrittosi nello stesso anno alla Facoltà di Giurisprudenza dell'Università La Sapienza, si laurea in corso il 14 luglio 1902. Durante gli studi (1901) conosce Maria Corsini e, dopo tre anni di incontri, il 15 marzo 1905 stringe con lei il fidanzamento privato, ufficializzato poi il 30 dello stesso mese.

Nell'agosto del 1905 viene nominato Vice-Pretore Onorario alla Prefettura Urbana, e a novembre, il giorno 25, sposa Maria Corsini nella basilica di S. Maria Maggiore.

Dalla loro unione nascono quattro figli: il primo Filippo nel 1906 (in seguito Don Tarcisio), la seconda Stefania nel 1908 (divenuta poi Suor Cecilia), il terzo Cesare nel 1909 (religioso anche lui, con il nome di P. Paolino) e la quarta Enrichetta il 6 aprile del 1914.

Nel 1909 Luigi viene nominato Sostituto Avvocato Erariale; nel 1919 è Vice Avvocato Erariale; nel 1921 Segretario Generale. Arriva al pensionamento nel 1946 con la qualifica di Vice-Avvocato Generale Onorario dello Stato. Svolge inoltre numerosi incarichi ufficiali presso diversi Ministeri, l'ENPAS dipendenti statali, e consulenza legale per l'IRI, la Banca d'Italia, la Banca Commerciale Italiana, la Banca Nazionale del Lavoro, il Consorzio per le Opere Pubbliche, la STET.

Nonostante l'impegno del lavoro e della famiglia, Luigi si prodiga in un proficuo apostolato e prende parte all'associazionismo cattolico.

Nel 1916 coopera con l'ASCI, divenendo nel 1917 Presidente del Reparto Roma V e nel 1918 membro del Commissariato Centrale. Nel 1919 fonda con l'amico Gaetano Pulvirenti un oratorio festivo nella basilica di Santa Pudenziana, poi Reparto Scout Roma XX, diretto da lui stesso fino al 1923. Nel 1921 viene nominato Consigliere generale dell'ASCI fino al 1927. Collabora ancora con il Prof. Luigi Gedda nell'Azione Cattolica Maschile e nei Comitati Civici, appoggia come consigliere amministrativo il sorgere dell'Agenzia ORBIS; coadiuva con gli onorevoli Reggio d'Aci e Jacini al Centro Studi Politici; opera nella GIAC, nel Movimento di Rinascita Cristiana e nel Fronte della Famiglia.

Preziosa è infine la sua presenza come brancardier per l'UNITALSI. Muore il 9 novembre 1951, in via Depretis, per infarto miocardico.

Per quanti lo conobbero fu una persona affabile, vera, essenziale, dotta, convinta. Era dotato di un eccezionale fascino umano che la grazia divina aveva arricchito e completato. Splendido esempio di dedizione familiare e professionale, ha saputo fedelmente corrispondere al progetto di Dio su di lui, fondando la sua vita sui valori della fede cristiana.

Caratteristica della sua esistenza fu la quotidiana attenzione ad approfondire la presenza di Dio, fino a giungere ad una significativa maturità spirituale, operando, con coerenza e sollecitudine, per la salvezza propria e quella di quanti incontrava nei suoi rapporti professionali: santificarsi per santificare.

Luigi, uomo laico-cristiano, ha vissuto le vicende piccole e grandi del suo tempo nella sua esistenza di sposo, padre e professionista alla luce di Dio, contribuendo alla promozione umana e spirituale del proprio ambiente; inoltre ha dimostrato che il seguire Gesù e il Vangelo con il dono totale di sé è l'espressione più piena e autentica del cristiano, chiamato a realizzarsi secondo il progetto di Dio, nella fedeltà di una risposta d'amore senza riserve.

Maria Corsini

Nasce a Firenze il 24 giugno 1884 da Angiolo Corsini e Giulia Salvi e viene battezzata il 28 dello stesso mese. I genitori le impartiscono un'accurata educazione morale, principalmente attraverso l'esempio. Nell'infanzia e adolescenza si mostra una fanciulla illibata nei comportamenti, giudiziosa, obbediente, incline alla pietà.

A motivo dei diversi trasferimenti per il lavoro del padre, la famiglia si sposta da Firenze a Pistoia (1888), poi di nuovo a Firenze (1890), quindi ad Arezzo (1892) dove Maria riceve il sacramento della Cresima, e infine a Roma (1893), tappa definitiva.

Nella capitale frequenta le elementari presso le Suore di St. Joseph di Cluny (3a elem.) e alla scuola statale (4a e 5a elem.). Il 30 settembre 1897 riceve la Prima Comunione. Per le scuole superiori frequenta l'Istituto Femminile di Commercio per Direttrici e Contabili, fino al conseguimento della licenza. Diligente e studiosa è particolarmente portata per le discipline letterarie, dote che metterà a frutto attraverso la composizione di numerosi scritti dai principi semplici, ma veri e solidi, la maggior parte dei quali verranno editi.

Nel 1901 conosce Luigi Beltrame Quattrocchi, poi Avvocato nel 1902, con il quale stringe fidanzamento privato il 15 marzo 1905, ufficializzato alla presenza delle due famiglie il 30 marzo dello stesso anno. I due giovani si sposano il 25 novembre 1905 nella Cappella di S. Caterina nella basilica di S. Maria Maggiore.

Trascorso qualche mese la sposina è in attesa del primo figlio, che dà alla luce nel 1906. Battezzato con il nome di Filippo sarà poi Don Tarcisio. Una seconda ravvicinata gravidanza si conclude con la nascita, nel 1908, di Stefania, in seguito Suor Cecilia. Nel 1909 arriva il terzogenito Cesare, poi monaco Benedettino e poi ancora monaco Trappista con il nome di P. Paolino. Nel 1913 l'annuncio di una quarta gravidanza porta una nuova grande gioia, che sfocerà con la nascita, il 6 aprile 1914, di Enrichetta.

Dopo un forte deperimento organico, Maria si riprende dimostrando di possedere una ricchezza e profondità spirituali maggiori, che la porteranno ad impegnarsi in una indefessa attività apostolica

Già nel 1914, a seguito del terremoto di Avezzano, si prodiga nell'assistenza ai feriti. Nello stesso anno inizia le catechesi alle donne presso la parrocchia di S. Vitale. Nel 1915 soccorre moralmente e spiritualmente i soldati della Prima Guerra Mondiale ricoverati nei diversi ospedali di Roma. Nel 1917 diventa Terziaria Francescana e nel 1919 è accolta nella Congregazione delle Dame dell'Immacolata.

Nel 1920 entra nelle file del Consiglio Centrale dell'Azione Cattolica Femminile e diviene membro effettivo del Segretariato Centrale di Studio.

Nel 1936 diviene accompagnatrice dei malati sui treni dell'UNITALSI diretti a Lourdes e a Loreto. Un anno dopo segue e termina un corso per infermiere della CRI e si specializza in malattie tropicali. Nel 1945 collabora nell'opera di Ristoro alla Stazione Termini e nel 1946-1947 aderisce all'iniziativa dei P. Lombardi e P. Rotondi "Mondo Migliore". In questi stessi anni entra a far parte del Movimento Fronte della Famiglia, del quale sarà Vice-Presidente del Comitato romano. Altro campo d'azione è Rinascita Cristiana.

Riguardo alla sua attività di scrittrice, inizia con la pubblicazione nel 1920 di articoli su "Fiamma viva", "Il Solco", "In Alto" e sul Bollettino della FUCI.

Dal 1922, anno in cui in casa Beltrame Quattrocchi si annunciano ben tre vocazioni, Maria seguirà fino al suo ultimo respiro, con un vero sacerdozio materno, la scelta di vita consacrata dei tre figli Filippo, Cesare e Stefania.

Dall'epistolario scambiato con loro, nel 1924 vede la luce "Voce di Madre". Nel 1936 dà alle stampe "Il libro della giovane" e nel 1937 compone un opuscolo dal titolo "I nostri ammalati". Nel 1940 escono "Il fuoco ha da ardere" e "Mamma vera". Nel 1943 scrive "Fiore che sboccia", con la collaborazione del figlio P. Paolino. Nel 1952 nascono "Lux vera" e "Vita coi figli". Nel 1953, ripercorrendo la vita in comune trascorsa col marito Luigi, pubblica "L'ordito e la trama", in seguito ristampato con il titolo "Radiografia di un matrimonio". L'ultimo suo componimento è del 1955 "Rivalutiamo la vita".

Nel 1951 perde il suo amato Luigi. Nel 1965, a 81 anni, il 25 agosto, Maria Corsini Beltrame Quattrocchi passa a miglior vita mentre si trova in vacanza a Serravalle di Bibbiena, nella villetta "La Madonnina", fatta costruire per lei da Luigi.

Laica, sposa e madre di famiglia, di profonda vita interiore, trascorse i suoi giorni nel fedele e quotidiano adempimento dei propri doveri e nelle mansioni proprie di un generoso impegno nell'apostolato laicale, in perfetta adesione alla gerarchia e in profondo spirito di servizio. La sua vita si sintetizza e si compendia in tre verbi: fiat, il suo sì personale, fedele e totale; adveniat, il desiderio di Dio, la sua gloria e la salvezza degli uomini; magnificat, la lode e la gratitudine verso Dio Creatore, Gesù che redime e lo Spirito Santo vivificante.

Evitando attrattive e pericoli mondani ha gettato le sue reti nel mare dell'amore di Dio e del prossimo. In una vita semplice e ordinaria ha guardato a quell'unico centro da cui trarre vigore di coesione, slancio d'impegno, capacità di un costante rinnovamento.

Ella ha saputo cioè generosamente e mirabilmente confessare Cristo in ogni circostanza della sua vita, nella condizione di sposa, madre e apostola, lasciando che Dio trasparisse con naturalezza in lei.

Il suo messaggio è ben chiaro alle mamme, alle spose, agli educatori: ella è un invito vivente a tutti di come ci si dona agli altri; un invito a vivere la propria fede e la propria vocazione come espressione della carità di Cristo.


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CAPPELLA PAPALE PER LA BEATIFICAZIONE DEI SERVI DI DIO
LUIGI BELTRAME QUATTROCCHI E MARIA CORSINI, SPOSI

OMELIA DEL SANTO PADRE

Domenica, 21 ottobre 2001
Giornata Missionaria Mondiale

1. "Ma il Figlio dell'uomo, quando verrà, troverà la fede sulla terra?" (Lc 18,8).

L'interrogativo, col quale Gesù conclude la parabola sulla necessità di pregare "sempre, senza stancarsi" (Lc 18,1), scuote il nostro animo. E' una domanda a cui non fa seguito una risposta: essa, infatti, intende interpellare ogni persona, ogni comunità ecclesiale, ogni generazione umana. La risposta deve darla ciascuno di noi. Cristo vuole ricordarci che l'esistenza dell'uomo è orientata all'incontro con Dio; ma proprio in questa prospettiva egli si domanda se al suo ritorno troverà anime pronte ad attenderlo, per entrare con lui nella casa del Padre. Per questo a tutti dice: "Vegliate, perché non sapete né il giorno né l'ora" (Mt 25,13).

Cari Fratelli e Sorelle! Carissime famiglie! Oggi ci siamo dati appuntamento per la beatificazione di due coniugi: Luigi e Maria Beltrame Quattrocchi. Con questo solenne atto ecclesiale noi intendiamo porre in evidenza un esempio di risposta affermativa alla domanda di Cristo. La risposta è data da due sposi, vissuti a Roma nella prima metà del secolo ventesimo, un secolo in cui la fede in Cristo è stata messa a dura prova. Anche in quegli anni difficili i coniugi Luigi e Maria hanno tenuto accesa la lampada della fede - lumen Christi - e l'hanno trasmessa ai loro quattro figli, dei quali tre sono oggi presenti in questa Piazza. Carissimi, di voi così scriveva vostra madre: "Li allevammo nella fede, perché conoscessero Dio e lo amassero" (L'ordito e la trama, p. 9). Ma quella vivida fiamma i vostri genitori l'hanno trasmessa anche agli amici, ai conoscenti, ai colleghi... Ed ora, dal Cielo, la donano a tutta la Chiesa.

Insieme con i parenti e gli amici dei nuovi Beati, saluto le Autorità religiose intervenute a questa celebrazione, a cominciare dal Cardinale Camillo Ruini e dagli altri Signori Cardinali, Arcivescovi e Vescovi presenti. Saluto inoltre le Autorità civili, tra le quali spiccano il Presidente della Repubblica italiana e la Regina del Belgio.

2. Non poteva esserci occasione più felice e più significativa di quella odierna per celebrare i vent'anni dell'Esortazione Apostolica Familiaris consortio. Questo documento, che resta ancor oggi di grande attualità, oltre ad illustrare il valore del matrimonio e i compiti della famiglia, sollecita ad un particolare impegno nel cammino di santità a cui gli sposi sono chiamati in forza della grazia sacramentale, che "non si esaurisce nella celebrazione del sacramento del matrimonio, ma accompagna i coniugi lungo tutta la loro esistenza" (Familiaris consortio, 56). La bellezza di questo cammino risplende nella testimonianza dei beati Luigi e Maria, espressione esemplare del popolo italiano, che tanto deve al matrimonio e alla famiglia fondata su di esso.

Questi coniugi hanno vissuto, nella luce del Vangelo e con grande intensità umana, l'amore coniugale e il servizio alla vita. Hanno assunto con piena responsabilità il compito di collaborare con Dio nella procreazione, dedicandosi generosamente ai figli per educarli, guidarli, orientarli alla scoperta del suo disegno d'amore. Da questo terreno spirituale così fertile sono scaturite vocazioni al sacerdozio e alla vita consacrata, che dimostrano quanto il matrimonio e la verginità, a partire dal comune radicamento nell'amore sponsale del Signore, siano intimamente collegati e si illuminino reciprocamente.

Attingendo alla parola di Dio ed alla testimonianza dei Santi, i beati Sposi hanno vissuto una vita ordinaria in modo straordinario. Tra le gioie e le preoccupazioni di una famiglia normale, hanno saputo realizzare un'esistenza straordinariamente ricca di spiritualità. Al centro, l'Eucaristia quotidiana, a cui si aggiungevano la devozione filiale alla Vergine Maria, invocata con il Rosario recitato ogni sera, ed il riferimento a saggi consiglieri spirituali. Così hanno saputo accompagnare i figli nel discernimento vocazionale, allenandoli a valutare qualsiasi cosa "dal tetto in su", come spesso e con simpatia amavano dire.

3. La ricchezza di fede e d'amore dei coniugi Luigi e Maria Beltrame Quattrocchi è una vivente dimostrazione di quanto il Concilio Vaticano Secondo ha affermato circa la chiamata di tutti i fedeli alla santità, specificando che i coniugi perseguono questo obiettivo "propriam viam sequentes", "seguendo la loro propria via" (Lumen gentium, 41). Questa precisa indicazione del Concilio trova oggi una compiuta attuazione con la prima beatificazione di una coppia di sposi: per essi la fedeltà al Vangelo e l'eroicità delle virtù sono state riscontrate a partire dal loro vissuto come coniugi e come genitori.

Nella loro vita, come in quella di tante altre coppie di sposi che ogni giorno svolgono con impegno i loro compiti di genitori, si può contemplare lo svelarsi sacramentale dell'amore di Cristo per la Chiesa. Gli sposi, infatti, "compiendo in forza di tale sacramento il loro dovere coniugale e familiare, penetrati dallo Spirito di Cristo, per mezzo del quale tutta la loro vita è pervasa di fede, speranza e carità, tendono a raggiungere sempre più la propria perfezione e la mutua santificazione, e perciò partecipano alla glorificazione di Dio" (Gaudium et spes, 49).

Care famiglie, oggi abbiamo una singolare conferma che il cammino di santità compiuto insieme, come coppia, è possibile, è bello, è straordinariamente fecondo ed è fondamentale per il bene della famiglia, della Chiesa e della società.

Questo sollecita ad invocare il Signore, perché siano sempre più numerose le coppie di sposi in grado di far trasparire, nella santità della loro vita, il "mistero grande" dell'amore coniugale, che trae origine dalla creazione e si compie nell'unione di Cristo con la Chiesa (cfr Ef 5,22-33).

4. Come ogni cammino di santificazione, anche il vostro, cari sposi, non è facile. Ogni giorno voi affrontate difficoltà e prove per essere fedeli alla vostra vocazione, per coltivare l'armonia coniugale e familiare, per assolvere alla missione di genitori e per partecipare alla vita sociale.

Sappiate cercare nella parola di Dio la risposta ai tanti interrogativi che la vita di ogni giorno vi pone. San Paolo nella seconda Lettura ci ha ricordato che "tutta la Scrittura è ispirata da Dio e utile per insegnare, convincere, correggere e formare alla giustizia" (2 Tm 3,16). Sorretti dalla forza di questa parola, potrete insieme insistere con i figli "in ogni occasione opportuna e non opportuna", ammonendoli ed esortandoli "con ogni magnanimità e dottrina" (2 Tm 4,2).

La vita coniugale e familiare può conoscere anche momenti di smarrimento. Sappiamo quante famiglie sono tentate in questi casi dallo scoraggiamento. Penso, in particolare, a coloro che vivono il dramma della separazione; penso a chi deve affrontare la malattia e a chi soffre la scomparsa prematura del coniuge o di un figlio. Anche in queste situazioni si può dare una grande testimonianza di fedeltà nell'amore, reso ancora più significativo dalla purificazione attraverso il passaggio nel crogiolo del dolore.

5. Affido tutte le famiglie provate alla provvida mano di Dio e all'amorevole cura di Maria, sublime modello di sposa e di madre, che ben conobbe il soffrire e la fatica del seguire Cristo fin sotto la croce. Carissimi sposi, non lasciatevi mai vincere dallo sconforto: la grazia del Sacramento vi sostiene e vi aiuta ad innalzare continuamente le braccia al cielo come Mosè, di cui ci ha parlato la prima Lettura (cfr Es 17,11-12). La Chiesa vi è vicina e vi aiuta con la sua preghiera soprattutto nei momenti di difficoltà.

Nello stesso tempo, chiedo a tutte le famiglie di sostenere a loro volta le braccia della Chiesa, perché non venga mai meno alla sua missione di intercedere, consolare, guidare e incoraggiare. Vi ringrazio, care famiglie, per il sostegno che date anche a me nel mio servizio alla Chiesa e all'umanità. Ogni giorno io prego il Signore perché aiuti tante famiglie ferite dalla miseria e dall'ingiustizia e faccia crescere la civiltà dell'amore.

6. Carissimi, la Chiesa confida in voi, per affrontare le sfide che l'attendono in questo nuovo millennio. Tra le vie della sua missione, "la famiglia è la prima e la più importante" (Lettera alle Famiglie, 2); su di essa la Chiesa conta, chiamandola ad essere "un vero soggetto di evangelizzazione e di apostolato" (ivi, 16).

Sono certo che sarete all'altezza del compito che vi attende, in ogni luogo e in ogni circostanza. Vi incoraggio, cari coniugi, ad assumere pienamente il vostro ruolo e le vostre responsabilità. Rinnovate in voi stessi lo slancio missionario, facendo delle vostre case luoghi privilegiati per l'annuncio e l'accoglienza del Vangelo, in un clima di preghiera e nell'esercizio concreto della solidarietà cristiana.

Lo Spirito Santo, che ha ricolmato il cuore di Maria perché, nella pienezza dei tempi, concepisse il Verbo della vita e lo accogliesse assieme al suo sposo Giuseppe, vi sostenga e vi rafforzi. Egli colmi i vostri cuori di gioia e di pace, così che sappiate rendere lode ogni giorno al Padre celeste, da cui discende ogni grazia e benedizione.

Amen!