La chiesa siro-occidentale fa oggi memoria di GIACOMO DI SARUG
(451-521)
pastore,
uno dei suoi più grandi scrittori e poeti: Giacomo di Sarug la cui vita ci è tunta soprattutto grazie alla Storia del contemporaneo Giacomo di Edessa. Nato nel 451 nel villaggio di Qurtam, sull'Eufrate, Giacomo studiò alla celebre scuola di Edessa. A 22 anni divenne monaco, e iniziò presto a trasfondere la sua meditazione delle Scritture in poemi religiosi di rara bellezza. Dopo aver ricevuto l'ordinazione presbiterale, Giacomo divenne visitatore ecclesiastico della chiesa locale di Hawra, ed ebbe così modo di conoscere tutta la Siria; poi, sul finire dalla vita, fu eletto vescovo di Batnan-Sarug, nel 518. Giacomo morì il 29 novembre del 521, e per le sue grandi doti di scrittore la chiesa siriaca gli attribuì il titolo di «arpa dello Spirito santo», al pari del suo maestro sant'Efrem. Dei suoi 763 poemi, appena un terzo è giunto a noi. In essi Giacomo canta con continui e sapienti rinvii alle Scritture ebraiche e cristiane la bellezza dell'agire divino nella storia, riflesso emblematicamente nello sguardo misericordioso di Dio rivelato a noi dal volto di Cristo.
TRACCE DI LETTURA
Nel suo dolore, l'anima malata dice:
Chi mi restituirà la bellezza di cui ero adorna
perché non pecchi più?
E se Dio mi ha gradito
a motivo della sua misericordia,
chi mi restituirà le qualità che ho perduto?
La mia natura è bella e splendente come il giorno;
se succederà che si spenga e si oscuri,
chi la rischiarerà ancora
per restituirle la bellezza?
E se tu cancelli i miei peccati
con la tua misericordia,
chi mi innalzerà al livello da cui sono caduta?
O anima che hai perduto la bellezza,
tu sei l'immagine del re: vieni!
La tua bellezza è fra le mani del tuo Signore:
egli l'ha custodita per te fino al momento
in cui farai ritorno a lui.
Allora egli te la ridarÃ
secondo la sua promessa.
Ci tiene assolutamente a rendertela
* * *
Tu porti il Sole
Tu porti il Sole,
per i cui raggi
risplende il mondo.
Grande luce si nasconde,
si occulta nella tua verginità ,
la quale in fuga volge
dalle regioni le ombre tutte.
O fanciulla, nella quale
volle l'Antico dei giorni
essere portato,
come io il saluto
dalle tue labbra ottenni?
Signora di ricchezze
e di bellezza piena,
come posso ascoltare la tua voce
e vedere la tua bellezza
e godere della tua concezione?
A te non si può paragonare
la rupe che fiumi emette,
poiché acque vive
sgorgano da te
per tutto il mondo.
La tua sorte è più grande
del carro glorioso delle visioni,
poiché colui che porti, ecco,
in te si nutre e ti nutre.
* * *
ALLA LUCE
CANTERÃ’ LA TUA GLORIA!
Apri a noi la tua porta, Signore,
e da te, come dal giorno,
io sarò illuminato.
Alla luce canterò la tua gloria.
Al mattino mi risveglio
per lodare la tua divinitÃ
e mi affretto
per impregnarmi della tua Parola.
Con il giorno la tua luce
brilli sui nostri pensieri,
e le tenebre dell’errore
siano cacciate dalle nostre anime.
Tu che rischiari ogni creatura,
rischiara anche i nostri cuori
perché ti diano lode
lungo tutto il fluire dei giorni.
* * *
Sei venuto tra noiFiglio di Dio, nel tuo amore sei venuto tra noi
a fare tutte le cose nuove.
Perché io parli del tuo amore a chi mi ascolta,
donami il tuo amore.
Dio Altissimo, tu sei disceso dal cielo
per abitare con noi peccatori.
Perché io racconti la bellezza del tuo amore,
donami di salire dove tu abiti.
Nel tuo amore per noi,
tu hai accettato con pazienza
di essere inchiodato sulla Croce.
Perché io parli della tua bontà ,
fa' scorrere nelle mie vene sangue tuo
che dona la vita.
Nel tuo amore bruciante,
permetti che la mia bocca
annunci con forza la tua buona notizia.
Donami di cantare a piena voce la tua gloria
tra le genti di questa terra.
* * *
L’omelia di Giacomo di Sarug per la Dormizione di Maria
Spalancatevi porte entra la Madre del Re
di Manuel Nin
Di Giacomo di Sarug — monaco siriaco (451-521) vissuto in Mesopotamia e poi vescovo di Sarug presso Edessa — si sono conservate molte omelie. Sei sono dedicate alla Madre di Dio, di cui una sulla sua morte e sepoltura. Il testo invoca innanzi tutto Cristo: «O Figlio, che per il tuo amore hai lasciato l’altezza e ti sei umiliato e sei disceso sulla terra, hai rivestito un corpo e dalla figlia di Davide ti sei fatto uomo, o Figlio unigenito che dal nulla hai creato Adamo e hai dato a lui lo Spirito di vita». Ma il Figlio è invocato per poter lodare la madre: «Tu che ci hai visitati e hai voluto compiere tutta l’economia di salvezza, concedimi di cantare la sepoltura di colei che è stata fedele».
Subito Giacomo associa Maria alla morte di Cristo: «Molti dolori soffrì la madre tua per te quando fosti crocefisso, i suoi occhi versarono lacrime quando ti vide sospeso sulla croce, squarciato dalla lancia, e quando ti seppellirono». Maria percorre il cammino come tutti i santi e giusti: «E anche alla madre giunse la fine, per emigrare nel mondo pieno di beni. Venne il tempo di camminare sulla via di tutte le generazioni che sono dipartite e sono arrivate alla meta».
L’omelia enumera quanti sono morti, da Adamo ai profeti: «In quella via camminò Adamo, primo delle generazioni, e Seth il buono; e anche Abramo e Isacco buoni operai, e Giacobbe giusto e umile; e l’uomo di desiderio Daniele ed Ezechiele dalle profezie mirabili, e Isaia, l’uomo della parola di verità ». Giacomo descrive poi l’economia di Cristo, che «discese e abitò nel seno puro della Vergine», e i suoi momenti fondamentali: incarnazione e nascita da Maria, battesimo, miracoli, scelta dei Dodici, fino alla passione, morte e risurrezione.
La morte giunge anche per Maria, che partecipa alla passione del Figlio, come sottolineano pure altri autori orientali: «Anche alla madre di Gesù Cristo, Figlio di Dio, la morte arrivò, affinché gustasse il suo calice». Sono quindi nominati coloro che si radunano per celebrare la morte di Maria, celebrazione che anche nell’iconografia della festa ha carattere liturgico: angeli, giusti e patriarchi, profeti, sacerdoti e leviti, e infine gli apostoli, i veri celebranti di questa liturgia che unisce cielo e terra: «Pure il coro dei dodici apostoli eletti, che seppellisce il corpo della vergine sempre benedetta».
Giacomo fa un parallelo tra la sepoltura di Cristo e quella di Maria: «Il corpo del Figlio seppellì Nicodemo il giusto, e il corpo della Vergine Giovanni l’eletto figlio del tuono. In una caverna di pietra, in un sepolcro nuovo, introdussero e posero il Figlio della Benedetta. E pure la Madre del Figlio di Dio nella caverna, nel sepolcro roccioso, introdussero e deposero ». La sepoltura di Maria è paragonata anche a quella di Mosè: «Il Signore discese per seppellire il suo servo Mosè; così anche assieme agli angeli egli seppellì la madre secondo il corpo. Mosè il profeta fu da Dio sepolto sul vertice del monte; anche Dio con gli angeli seppellisce Maria sul monte degli Ulivi».
E in un’unica liturgia tra terra e cielo la creazione si raccoglie meravigliata: «Quando il Maestro seppellì sua madre, si raccolse tutto il coro degli apostoli, e con essi i serafini di fuoco, e i cherubini terribili associati al suo trono, e Gabriele e Michele con le loro schiere; tutti gli uccelli e tutti gli animali cantarono la gloria, tutti gli alberi con i loro frutti stillarono odore, le acque e i pesci conobbero questo giorno».
L’autore contempla infine la morte e la glorificazione di Maria, nel giorno che si celebra come annuncio di salvezza per tutte le genti: «Oggi Adamo ed Eva godono perché la loro figlia abita con loro. Oggi i giusti Noè ed Abramo godono perché la loro figlia li ha visitati. Oggi gode Giacobbe perché la figlia che germinò dalla sua radice lo ha chiamato a vita. Oggi godono Ezechiele e Isaia perché colei che profetarono li visita nel luogo dei morti». Giacomo conclude l’omelia applicando a Maria il salmo 23: «E i serafini di fuoco con grande voce dicono: Sollevate, o porte, i vostri capi, perché vuole entrare la Madre del re. Oggi il nome del re Messia, che sul Golgota fu crocefisso, concede ed effonde vita e misericordia a chi l’invoca».
Fonte:L'Osservatore Romano 14 agosto 2011
* * *Di Giacomo di Sarug riporto una raccolta di inni che traggo da:
Monache Benedettine di Civitella San Paolo (a cura delle) - "Spero nella Tua Misericordia - Preghiere e invocazioni di monaci siriaci" - Paoline 2007
Voglio dire la tua parola
Canterò la tua risurrezione
La tua misericordia è il mio avvocato difensore
Stella per me la tua Parola
Tu sei benedetta
Ci doniamo la pace
Visita il tuo popolo
Liberaci dal male
La chiesa, tua sposa
Non dirci: non vi conosco
Intercessione VOGLIO DIRE LA TUA PAROLA
Soffi su di me, Signore, lo Spirito di vita e io possa dire una parola meravigliosa sul tuo avvento. Ispira la mia parola, Figlio di Dio, per la tua lode e io possa dire ciò che dirò per l'utilità di tutti. La tua parola, Figlio di Dio, è piena di vita e, anche se proclamata dai semplici, essa è luce. | Non sarà raffinata, né dotta, né bella, ma fa' che sempre sia utile a chi l'ascolta. Tu sei, tutto intero, utilità , Signore nostro, Figlio di Dio concedimi di essere utile a colui che mi ascolterà . Chi infatti guarda il sole pieno senza esserne illuminato? o chi trova un tesoro abbondante senza esserne arricchito? o chi mangia il tuo pane vivo senza che lo sazi? | O chi beve la tua coppa viva senza che lo disseti? Chi si inginocchia per bere di te, Figlio di Dio e ha la forza di staccare la bocca dalla tua fonte? Dolci sono le tue parole più del miele del favo. Fin du monde, Omelia I, pp. 17-20 |
CANTERÃ’ LA TUA RISURREZIONE
Apri le mie labbra, Signore, perché io parli del tuo giudizio. Sveglia la mia arpa! Che celebri la tua venuta!
La voce della risurrezione colpisce i miei orecchi. Concedimi di cantare la novità della tua opera! Terribile per me il tuo grande giorno perché sono un colpevole! | Non c'è innocenza per me nel suo giudizio perché io possa narrarne la storia. Come te, Signore, il mio spirito mi ha condannato come non tremerei davanti a te? Se tu non concludi con me un accordo per rimettermi i debiti io sono troppo debole per parlare del tuo giudizio. | Se la misericordia, avvocato eloquente, non viene a me come posso narrare un evento che mi è del tutto ostile? Pur fremendo fra me, parlerò del Giorno del Giudizio. Apri la porta, Signore, al racconto meraviglioso. Fin du monde, Omelia V, pp. 105-108 |
LA TUA MISERICORDIA È IL MIO AVVOCATO DIFENSORE
Quando per tuo ordine, Signore, si compiranno tutte le cose, per la tua misericordia io possa vivere, o Cristo, che vieni per compiere il giudizio.
Concedimi di temere la tua rivelazione, non a parole, ma che si trovino in me degli atti, non dei discorsi. Che il tuo amore sia il difensore della mia piccolezza, quando apparirai e che ti parli gentilmente a mio favore. Che ti dica con compassione, parlando della mia miseria: | «Nella tua bontà , fallo vivere, anche se non ne è degno! Chi è questo piccolo e quali sono le sue colpe? Non ti abbassare a parlare con questo miserabile! Non sprecare con questo piccolo il tuo grande giudizio! Che disonore per te se vieni a giudizio con costui! Poiché lui non è nulla e le sue colpe non sono un granché! Che cosa sono le sue colpe perché tu le punisca? » | Queste parole, te le dica il tuo amore per me e io possa vivere per grazia per celebrare la tua misericordia. O Signore salvami, come ti ho chiesto, quando apparirai, perché nel tuo regno io veda la tua gloria e lodi il tuo nome! Fin du monde, Omelia V, pp. 131-132 |
STELLA PER ME LA TUA PAROLA
La stella di luce indichi il luogo dove ti trovi, perché io prosegua il cammino in mezzo alle tempeste, e la vasta distesa non mi inganni sul mare in cui mi perdo. Poni in segreto davanti a me la luce della tua parola, che essa diriga la mia rotta sul mare, per il viaggio. | La stella guida le navi perché sfuggano alle ondate. È un segno per i marinai e ad essa volgono lo sguardo. In alto, nel cielo, per tuo comando la luce è fissata, e la vasta distesa del mare è sottoposta al suo potere perché lo plachi. La tua Parola è luce e il mondo un mare. Ponila davanti a me! Perché, attirato ad essa, io trovi il porto sicuro! Fin du monde, Omelia VI, pp. 134-135 |
TU SEI BENEDETTA
O Maria, tu sei benedetta tra le donne e piena di ricchezza, Vergine pura e madre.
«Nube» di misericordia, che porta le speranze di tutto il mondo. Per te alla terra desolata fu donata la pace. «Nave» di ricchezza per mezzo della quale il tesoro del padre fu inviato sulla terra ai miseri e li arricchì. « Campo» che hai dato la messe senza il lavoro dell' aratro; e questa messe ha saziato la fame del mondo intero. | « Vite» intatta, che pur non potata, ha dato grappoli, il cui vino rallegra il creato che era nella tristezza. « Figlia» di poveri, «Madre» del solo Ricco, i cui tesori sono profusi ai mendicanti per arricchirli. « Lettera» nella quale fu scritto il segreto del Padre, che mediante la carne di lei si manifestò nel mondo, perché il mondo fosse rinnovato. Ascolta la Parola. p. 166 |
CI DONIAMO LA PACE
Dio Padre, che sei tranquillità infinita e pace perenne e carità indivisibile, che nell' abbondanza della tua bontà hai creato l'uomo per l'innocenza e quando ha trasgredito la legge e «per invidia del diavolo è divenuto reo di morte» con la venuta del tuo Figlio unigenito, nostro Signore e nostro Dio hai riempito la terra della pace celeste, riempi, o mio Signore, i nostri cuori con la tua benevolenza, purificandoci da ogni macchia da ogni inganno e da ogni ira mortifera e da ogni malizia e astuzia. E rendici degni di donarci a vicenda la pace nel santo bacio per comunicare senza condanna al tuo dono celeste e immortale, nel nostro Signore Gesù Cristo. Anaphorae. p. 11 |
VISITA IL TUO POPOLO Tu che sei fonte di vita e mare di benedizioni, Signore, ricolma di gaudio i nostri cuori. Noi tuoi servi ti invochiamo In ogni paese e regione: aiuta i bisognosi e rallegra i tribolati; visita i malati nella tua clemenza. Sii guida per chi naviga in mare, timoniere nelle onde tempestose; dà salvezza a chi soffre nel naufragio. Salva tutti in tutti i luoghi perché tu sei per tutti aiuto e salvezza. Dà cibo agli affamati, so stenta gli orfani, nutri le vedove, raccogli i profughi. e riporta a casa gli erranti. E innalzeremo inni di gloria per la tua potenza. Anaphorae, p. 59 | LIBERACI DAL MALE Non ci indurre, Signore, in tentazioni che siano difficili per le anime e i corpi dei tuoi adoratori, ma per tua grazia custodiscili. Salva il corpo da tribolazione e dolori, e libera l'anima dalla bruttezza dei peccati. E liberaci dal Maligno e da tutte le sue arti, e dal suo inganno, e dalle sue provocazioni che incitano all'ira. Fa' che siamo pronti ad andare incontro alla rivelazione mirabile del Figlio di Dio, del tuo Figlio diletto, che si mostrerà agli abitanti di questo mondo alla consumazione dei tempi. Perché tuo è il regno e il potere e la gloria in cielo e in terra, e lassù mandiamo gloria a te e all'Unigenito Figlio tuo e al tuo santissimo Spirito, Amen. Anaphorae, p. 69 |
LA CHIESA, TUA SPOSA
Adorna, o Altissimo, la tua Chiesa santa, che hai preso in sposa da tutte le genti e rendila bella per l'afflusso del tuo popolo fedele.
Fioriscano i suoi prati di fiori spirituali e nel suo giardino appaiano gigli graziosi.
Apri le nostre bocche per una lode perpetua e le nostre labbra cantino la tua santità , ricolma le lingue di inni di gloria per ringrazi arti dei tuoi doni. Anaphorae, p. 61 |
NON DIRCI: NON VI CONOSCO
Chi potrebbe narrare la tua alta ed eterna grandezza, o Verbo Dio, o chi potrebbe comprendere il tuo volontario abbassamento? E chi può spiegare la mirabile tua nascita dalla Vergine o chi ricompenserà le sofferenze volontarie e immeritate che per noi hai affrontato e sopportato? Chi potrà adorare e onorare tutto il tuo progetto di salvezza per noi? Perciò ti preghiamo, Signore: nel giorno ultimo della tua venuta, quando giudicherai i vivi e i morti, quando sederai sul trono eccelso ed elevato, | quando gli angeli e gli arcangeli staranno davanti a te giudice giusto e retto, quando saranno rivelate le cose nascoste e gli uomini staranno in timore e tremore, in quell'ora delle sentenze definitive, o Signore pieno di misericordie, non distogliere da noi il tuo volto, non venire a giudizio con noi, non direi: Non vi conosco, perché non abbiamo negato il tuo santo nome. Ma guardaci, Signore, con misericordia, sii propizio e abbi pietà di noi. Anaphorae, pp. 20-21 |
INTERCESSIONE
Ricordati, Signore, di tutti i poveri e pellegrini, di coloro che sono tristi e deboli, dei bisognosi e degli oppressi e di coloro i cui familiari sono di umile condizione e i parenti da poco e non possono aiutarli, ma tu, Signore, arricchiscili con le ricchezze della tua grazia e rallegrali con i tesori dei tuoi doni divini. Anaphorae, p. 57 |