sabato 26 novembre 2011

I DOMENICA DI AVVENTO Anno B


L'annunciato ritorno del Signore della gloria ci invita a un nuovo sussulto di vita, al di sopra delle nostre piatte abitudini. Il nuovo anno liturgico ci porta a celebrare le vittorie del Signore sui nostri mali e sarà un anno di benedizioni. Buona domenica!
pb. Vito Valente

Avvento 2011I DOMENICA DI AVVENTO
Anno B


Le due venute di Cristo

Dalle «Catechesi» di san Cirillo di Gerusalemme, vescovo
(Cat. 15, 1. 3; PG 33, 870-874)

Noi annunziamo che Cristo verrà. Infatti non è unica la sua venuta, ma ve n'è una seconda, la quale sarà molto più gloriosa della precedente. La prima, infatti, ebbe il sigillo della sofferenza, l'altra porterà una corona di divina regalità. Si può affermare che quasi sempre nel nostro Signore Gesù Cristo ogni evento è duplice. Duplice è la generazione, una da Dio Padre, prima del tempo, e l'altra, la nascita umana, da una vergine nella pienezza dei tempi.
Due sono anche le sue discese nella storia. Una prima volta è venuto in modo oscuro e silenzioso, come la pioggia sul vello. Una seconda volta verrà nel futuro in splendore e chiarezza davanti agli occhi di tutti.
Nella sua prima venuta fu avvolto in fasce e posto in una stalla, nella seconda si vestirà di luce come di un manto. Nella prima accettò la croce senza rifiutare il disonore, nell'altra avanzerà scortato dalle schiere degli angeli e sarà pieno di gloria.
Perciò non limitiamoci a meditare solo la prima venuta, ma viviamo in attesa della seconda. E poiché nella prima abbiamo acclamato: «Benedetto colui che viene nel nome del Signore» (MT 21, 9), la stessa lode proclameremo nella seconda. Così andando incontro al Signore insieme agli angeli e adorandolo canteremo: «Benedetto colui che viene nel nome del Signore» (MT 21, 9).
Il Salvatore verrà non per essere di nuovo giudicato, ma per farsi giudice di coloro che lo condannarono. Egli, che tacque quando subiva la condanna, ricorderà il loro operato a quei malvagi, che gli fecero subire il tormento della croce, e dirà a ciascuno di essi: Tu hai agito così, io non ho aperto bocca (cfr. Sal 38, 10).
Allora in un disegno di amore misericordioso venne per istruire gli uomini con dolce fermezza, ma alla fine tutti, lo vogliano o no, dovranno sottomettersi per forza al suo dominio regale.
Il profeta Malachia preannunzia le due venute del Signore: «E subito entrerà nel suo tempio il Signore che voi cercate» (Ml 3, 1). Ecco la prima venuta. E poi riguardo alla seconda egli dice: «Ecco l'angelo dell'alleanza, che voi sospirate, ecco viene... Chi sopporterà il giorno della sua venuta? Chi resisterà al suo apparire? Egli è come il fuoco del fonditore e come la lisciva dei lavandai. Siederà per fondere e purificare» (Ml 3, 1-3).
Anche Paolo parla di queste due venute scrivendo a Tito in questi termini: «E' apparsa la grazia di Dio, apportatrice di salvezza per tutti gli uomini, che ci insegna a rinnegare l'empietà e i desideri mondani e a vivere con sobrietà, giustizia e pietà in questo mondo, nell'attesa della beata speranza e della manifestazione della gloria del nostro grande Dio e salvatore Gesù Cristo» (Tt 2, 11-13). Vedi come ha parlato della prima venuta ringraziandone Dio? Della seconda invece fa capire che è quella che aspettiamo.
Questa è dunque la fede che noi proclamiamo: credere in Cristo che è salito al cielo e siede alla destra Padre. Egli verrà nella gloria a giudicare i vivi e i morti. E il suo regno non avrà fine.
Verrà dunque, verrà il Signore nostro Gesù Cristo dai cieli; verrà nella gloria alla fine del mondo creato, nell'ultimo giorno. Vi sarà allora la fine di questo mondo, e la nascita di un mondo nuovo.


MESSALE


Antifona d'Ingresso Sal 24,1-3
A te, Signore, elèvo l'anima mia,
Dio mio, in te confido: che io non sia confuso.
Non trionfino su di me i miei nemici.
Chiunque spera in te non resti deluso.



Colletta

O Dio, nostro Padre, suscita in noi la volontà di andare incontro con le buone opere al tuo Cristo che viene, perché egli ci chiami accanto a sé nella gloria a possedere il regno dei cieli. Per il nostro Signore...



Oppure:
O Dio, nostro Padre, nella tua fedeltà che mai vien meno ricordati di noi, opera delle tue mani, e donaci l'aiuto della tua grazia, perché attendiamo vigilanti con amore irreprensibile la gloriosa venuta del nostro redentore, Gesù Cristo tuo Figlio. Egli è Dio, e vive e regna con te, nell'unità dello Spirito Santo, per tutti i secoli dei secoli.

LITURGIA DELLA PAROLA

Prima Lettura Is 63, 16b-17.19b; 64, 2-7
Se tu squarciassi i cieli e scendessi!

Dal libro del profeta Isaia
Tu, Signore, sei nostro padre,
da sempre ti chiami nostro redentore.
Perché, Signore, ci lasci vagare lontano dalle tue vie
e lasci indurire il nostro cuore, cosi che non ti tema?
Ritorna per amore dei tuoi servi,
per amore delle tribù, tua eredità.
Se tu squarciassi i cieli e scendessi!
Davanti a te sussulterebbero i monti.
Quando tu compivi cose terribili che non attendevamo,
tu scendesti e davanti a te sussultarono i monti.
Mai si udì parlare da tempi lontani,
orecchio non ha sentito,
occhio non ha visto
che un Dio, fuori di te,
abbia fatto tanto per chi confida in lui.
Tu vai incontro a quelli che praticano con gioia la giustizia
e si ricordano delle tue vie.
Ecco, tu sei adirato perché abbiamo peccato
contro di te da lungo tempo e siamo stati ribelli.
Siamo divenuti tutti come una cosa impura,
e come panno immondo sono tutti i nostri atti di giustizia;
tutti siamo avvizziti come foglie,
le nostre iniquità ci hanno portato via come il vento.
Nessuno invocava il tuo nome,
nessuno si risvegliava per stringersi a te;
perché tu avevi nascosto da noi il tuo volto,
ci avevi messo in balìa della nostra iniquità.
Ma, Signore, tu sei nostro padre;
noi siamo argilla e tu colui che ci plasma,
tutti noi siamo opera delle tue mani.


Salmo Responsoriale Dal Salmo 79
Signore, fa' splendere il tuo volto e noi saremo salvati.

Tu, pastore d’Israele, ascolta,
seduto sui cherubini, risplendi.
Risveglia la tua potenza
e vieni a salvarci.

Dio degli eserciti, ritorna!
Guarda dal cielo e vedi
e visita questa vigna,
proteggi quello che la tua destra ha piantato,
il figlio dell’uomo che per te hai reso forte.

Sia la tua mano sull’uomo della tua destra,
sul figlio dell’uomo che per te hai reso forte.
Da te mai più ci allontaneremo,
facci rivivere e noi invocheremo il tuo nome.


Seconda Lettura 1 Cor 1, 3-9
Aspettiamo la manifestazione del Signore nostro Gesù Cristo.

Dalla prima lettera di san Paolo apostolo ai Corinzi.
Fratelli, grazia a voi e pace da Dio Padre nostro e dal Signore Gesù Cristo!
Rendo grazie continuamente al mio Dio per voi, a motivo della grazia di Dio che vi è stata data in Cristo Gesù, perché in lui siete stati arricchiti di tutti i doni, quelli della parola e quelli della conoscenza.
La testimonianza di Cristo si è stabilita tra voi così saldamente che non manca più alcun carisma a voi, che aspettate la manifestazione del Signore nostro Gesù Cristo. Egli vi renderà saldi sino alla fine, irreprensibili nel giorno del Signore nostro Gesù Cristo. Degno di fede è Dio, dal quale siete stati chiamati alla comunione con il Figlio suo Gesù Cristo, Signore nostro!


Canto al Vangelo Sal 84,8
Alleluia, alleluia.
Mostraci, Signore, la tua misericordia
e donaci la tua salvezza.

Alleluia.


Vangelo
Mc 13, 33-37
Vegliate: non sapete quando il padrone di casa ritornerà.

Dal vangelo secondo Marco

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli:
«Fate attenzione, vegliate, perché non sapete quando è il momento. È come un uomo, che è partito dopo aver lasciato la propria casa e dato il potere ai suoi servi, a ciascuno il suo compito, e ha ordinato al portiere di vegliare.
Vegliate dunque: voi non sapete quando il padrone di casa ritornerà, se alla sera o a mezzanotte o al canto del gallo o al mattino; fate in modo che, giungendo all’improvviso, non vi trovi addormentati.
Quello che dico a voi, lo dico a tutti: vegliate!». Parola del Signore.


* * *


Omelia a cura della Congregazione per il Clero

"Quello che dico a voi, lo dico a tutti: Vegliate!" (Mc. 13,37).

L'intera liturgia del tempo di Avvento è incentrata "sull'attesa vigilante" da parte dell'uomo, il quale, attraverso un autentico spirito di preghiera, umile e fiduciosa, si prepara ad accogliere la venuta del Signore Gesù.

L’atteggiamento con il quale l'intera umanità, e in modo particolare tutti i cristiani, dovrebbero predisporsi ad accogliere "il padrone di casa", è dunque "l'attesa vigilante".

San Basilio, al riguardo dice: "Che cosa è proprio del cristiano? Vigilare ogni giorno ed ogni ora ed essere pronto nel compiere perfettamente quello che è gradito a Dio, sapendo che nell'ora che non pensiamo il Signore viene!"1. L'attesa dunque dell'uomo non è passiva, sterile o “morta”, ma viva, attiva e partecipativa. L'uomo partecipa così in modo particolare alla stessa venuta del Signore: "La testimonianza di Cristo si è infatti stabilita tra voi così saldamente" (1Cor. 1, 6).

Per questo motivo egli non solo lo attende, ma lo invoca: "Tu, Signore, tu sei nostro padre". L'uomo, riconoscendo di aver peccato nel non invocare più Dio come Padre, e di aver meritato, perciò, che Egli nascondesse il proprio volto, chiede di ritornare "per amore dei suoi servi", e si pone in una condizione di totale abbandono nelle mani del suo Signore, perché "noi siamo argilla e tu colui che ci da forma, tutti noi siamo opera delle tue mani" (cfr. Is, 64, 6-7).

Per questo non possiamo fare altro che ringraziare Dio se siamo stati "arricchiti, di tutti i doni, quelli della parola e quelli della scienza" (1Cor. 1, 5), affinché veniamo trovati "irreprensibili nel giorno del Signore".

Tutto questo ci spinge ad essere vigilanti, perché non sappiamo "il momento preciso" nel quale Egli ritornerà a casa. La "casa" può essere colta come immagine della comunità cristiana, che si prepara ad accogliere, in modo vigilante, attraverso una vita ricca di preghiera e di opere, "il suo padrone"; ma è anche la dimora spirituale di ciascuno, la quale ha bisogno, quotidianamente, di essere edificata.

Ognuno deve averne cura e compiere l'opera che Dio gli ha affidato, vigilando per non farsi trovare impreparati dal Signore quando verrà. Il tempo d’Avvento ci chiama a rafforzare lo spirito di preghiera, cercando di combattere la negligenza e la debolezza che fanno cedere al peccato.

Il Beato John Henry Newman scrive nel suo diario spirituale: «Vigilare: cosa vuol dire, per Cristo? Essere vigilanti. [...] Vigilare con Cristo è guardare avanti senza dimenticare il passato. È non dimenticare che Egli ha sofferto per noi, è smarrirci in contemplazione attratti dalla grandezza della redenzione. È rinnovare continuamente nel proprio essere la passione e l'agonia di Cristo, è rivestire con gioia quel manto di afflizione che Cristo volle prima indossare lui e poi lasciarsi indietro salendo al cielo. È distacco dal mondo sensibile e vita nell'insensibile, con questo movente Cristo verrà, e verrà nel modo che ha detto".2


Ci accompagni, in questo affascinante tempo d’Avvento, la Beata Vergine Maria, Donna dell’attesa e del silenzio. Lei, che più di ogni altra creatura ha saputo accogliere umilmente la volontà di Dio, permettendo così l’opera della redenzione, sostenga la preghiera, le opere e l’autentico perenne rinnovamento del Corpo ecclesiale, nella santità.


1 Basilio di Cesarea, Regole Morali, LXXX 22,869.

2 J. H. Newman, Diario spirituale e meditazione, 93.

* * *

Commento a cura di Luciano Manicardi

La venuta escatologica del Signore: questo il centro dell’annuncio che proviene dalla pagina evangelica. In Isaia troviamo l’implorazione che il Signore intervenga e porti la salvezza a un popolo che vive nell’angoscia e nelle tenebre; nel vangelo Gesù chiede di vigilare in vista della venuta finale del Figlio dell’uomo che avverrà nella notte del mondo; Paolo, rivolgendosi a una comunità lacerata da divisioni, ribadisce che il nome dei cristiani è “quelli che attendono la manifestazione di Gesù Cristo” (1Cor 1,7).

L’annuncio della venuta del Signore e il comando di vigilare interrogano il credente sul suo rapporto con il tempo. Rapporto molto problematico per noi che “non abbiamo tempo” e particolarmente drammatico oggi che il futuro ha cambiato di segno e da sinonimo di promessa è divenuto sinonimo di minaccia. Sicché suscita paura più che speranza, incita al ripiegamento su di sé e non allo slancio creativo e progettuale.

La vigilanza richiesta non si limita alla veglia nella notte, ma vuole condurre l’uomo a essere all’altezza della propria umanità e della propria fede. Vigilare significa avere i sensi svegli, resistere al rischio dell’ottundimento dei sensi che il trascorrere del tempo può far nascere. Significa aderire alla realtà, senza fuggire nell’immaginazione e nell’idolatria; significa essere responsabili verso se stessi, il proprio corpo, le cose e le relazioni, gli altri, la propria condotta, il proprio ministero, e infine verso Dio stesso. La vigilanza si oppone al lasciarsi andare e all’indifferenza. Colui che vigila assume coscientemente il proprio ministero e lavora svolgendo il compito che gli è stato affidato. La vigilanza è fedeltà alla terra nella piena coscienza di essere alla presenza di Dio. La vigilanza nasce da un’unificazione della persona davanti al Signore che la conduce a essere lucida, presente a se stessa, alla realtà e agli altri. Il vescovo è “colui che veglia” (epískopos) sul gregge che gli è stato affidato. Ma la vigilanza è una responsabilità di tutti i cristiani, che non può essere delegata all’uno o all’altro: “quello che dico a voi lo dico a tutti: vigilate!” (v. 37).

La vigilanza è la matrice di ogni virtù cristiana, la tela di fondo che dà unità alla fede del cristiano. Un padre del deserto ha affermato: “Non abbiamo bisogno di nient’altro che di uno spirito vigilante” (abba Poemen). E Basilio: “Proprio del cristiano è vigilare ogni giorno e ogni ora ed essere pronto nel compiere perfettamente ciò che è gradito a Dio, sapendo che all’ora che non pensiamo il Signore viene”. La vigilanza conduce il cristiano ad attuare una memoria mortis non disperata, ma vissuta alla luce del Signore che viene.

Costitutivo della vigilanza è l’attenzione (“State attenti!”: v. 33). Si tratta di una tensione interiore di tutta la persona verso il fine assegnato alla vita. È un movimento di unificazione personale estremamente dinamico: è il fondamento spirituale dell’azione. L’attenzione è già preghiera: è invocazione, anelito, implorazione, ma poi anche discernimento, riconoscimento, contemplazione della presenza del Signore.

Colpisce che, secondo la parabola dell’uomo partito per un lungo viaggio, il momento del suo ritorno sarà nella notte. Tempo in cui occorre tenere gli occhi ben aperti, in cui è più difficile non lasciarsi sopraffare dal sonno, in cui occorre lottare contro la pesantezza del corpo e dell’animo. In cui più che mai si deve attuare la vocazione dei cristiani a essere luce. La notte è simbolo di tempi bui, di tenebre interiori e storiche, personali e comunitarie, civili ed ecclesiali. La venuta del Signore non le abolisce, ma è proprio in esse che egli viene già oggi, nel quotidiano della vita. Si tratta di abitare la notte acuendo lo sguardo spirituale, lottando contro la pigrizia, vigilando. La notte è il tempo della tentazione e questo tempo è il nostro oggi. L’attesa della venuta del Signore diviene così sforzo di discernimento dei segni della sua presenza.

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Commento a cura di Enzo Bianchi

Inizia il tempo di Avvento, cioè il tempo dell’attesa della Venuta del Signore Gesù nella gloria. Non è un tempo di preparazione alla festa del Natale, ma di preparazione a quell’evento che Gesù stesso ha indicato ai suoi discepoli come evento definitivo, evento in cui sarà definitivamente instaurata la giustizia e si compirà il Regno dei cieli da lui annunciato. Il grido della chiesa in questo tempo è quello della Sposa che, insieme allo Spirito, invoca: «Vieni, Signore Gesù! Maranà tha!» (Ap 22,17.20; 1Cor 16,22).


La venuta del «Giorno del Signore» era già stata invocata dai credenti di Israele, che chiedevano al Signore, Padre e Redentore, di ritornare (cf. Is 63,15-17), cioè di far sentire la sua presenza e di venire a liberarli dall’oppressione e dalla miseria del peccato, con le sue conseguenze mortifere: «Ah, se tu squarciassi i cieli e scendessi!» (Is 63,19). A loro volta i cristiani sono ancora in attesa, anche se l’aria che respirano oggi mostra una profonda incapacità di attendere: essi sanno però che l’attesa del Signore è la sola attesa importante, decisiva, e credono fermamente alle sue parole sulla venuta del Figlio dell’uomo (cf. Mc 13,26-32). Il Figlio dell’uomo, cioè Gesù che è già venuto nella fragile carne umana, nato da Maria e morto in croce, Risorto e Vivente, verrà nella gloria; ma verrà in un’ora che è nascosta e segreta in Dio, un’ora che gli uomini non attendono né pensano possibile. Sì, la venuta del Figlio dell’uomo sarà come la catastrofe del diluvio ai tempi di Noè, quando la terra era colma di violenza e gli uomini ritenevano di potere vivere a loro piacimento, nell’ingiustizia e nella sfrenatezza: improvvisa, repentina venne la sciagura… Sarà così anche per la venuta di Gesù nella gloria: molti, infatti, in una cieca sufficienza, non pensano né credono a un giudizio, a un giorno in cui vi sarà il compimento della giustizia e della verità per tutti coloro che nella storia sono stati oppressi e afflitti, per tutte le vittime, i senza voce. Eppure ecco venire quel giorno, e questa è buona notizia, è Vangelo! La venuta del Signore non nega la storia, non condanna questa umanità ma vuole trasfigurare questo mondo, vuole redimere la storia.


I cristiani sono dunque chiamati a vigilare, a vegliare, perché essi sono «quelli che attendono la manifestazione del Signore» (2Tm 4,8), essi sanno che al di là della morte c’è la vita eterna quale vita per sempre in Dio, c’è la fine del peccato e del male, la festa escatologica. Nessuna possibilità di vivere come addormentati, in un triste sonnambulismo spirituale; occorre invece attenzione, ossia vigilanza come tensione interiore di tutta la vita verso la meta: l’incontro con il Signore Veniente. Ecco perché nella breve parabola di Gesù si dice che questo è il tempo in cui il Signore è partito per un viaggio, lasciando a ciascuno il proprio compito, e al portiere quello di vigilare. Quando ritornerà? Alla sera, o a mezzanotte, o al canto del gallo, o al mattino? In qualsiasi ora venga, il Signore vuole essere accolto; per questo occorre vegliare, ma ciò è molto difficile, e il Signore lo sa bene. Non si dimentichi che queste parole furono rivolte ai discepoli, ma proprio essi, venuta l’ora della crisi, l’ora della passione del proprio maestro e profeta, giunta la notte dormivano mentre Gesù vegliava, poi nella notte fuggirono tutti lasciando Gesù solo, e al canto del gallo Pietro rinnegò Gesù. Eppure Gesù ebbe misericordia di tutti loro…


Vegliamo perciò e stiamo attenti, ricordando le parole di Ignazio Silone il quale, a chi gli chiedeva perché non divenisse cristiano, rispose: «Perché mi sembra che i cristiani non attendano nulla!».


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APPROFONDIMENTI


DISCORSO DI S. AGOSTINO SUL VERSETTO DEL SALMO 49:
"
DIO VERRÀ MANIFESTAMENTE"

Dio sembra non far distinzione adesso tra i buoni e i cattivi.

1. Quel po' che su questo salmo ci elargirà il Signore per esortare le menti della vostra carità, accoglietelo con gratitudine. È del Signore nostro Gesù Cristo che si è profetato in questo salmo, dove abbiamo sentito e cantato: Dio verrà manifestamente, il nostro Dio, e non tacerà. Perché questo medesimo Cristo Signore, Dio nostro, Figlio di Dio, nel primo avvento venne di nascosto, nel secondo avvento verrà manifesto. Quando venne di nascosto, non si fece conoscere se non dai suoi servi; quando verrà manifesto, si farà conoscere sia dai buoni che dai cattivi. Quando venne nascosto, venne per esser giudicato; quando verrà manifesto, verrà per giudicare. Ecco perché, quando veniva giudicato, stette zitto, e del suo silenzio il profeta aveva predetto: È stato portato al macello come una pecora e, come un agnello davanti al tosatore, così egli non ha aperto bocca. Però Dio verrà manifestamente, il nostro Dio, e non tacerà. Non, come tacque quando doveva esser giudicato, così tacerà quando verrà a giudicare. E del resto non tace neanche adesso, qualora vi sia chi lo ascolti; però è detto che allora non tacerà, quando dovranno riconoscere la sua voce anche coloro che adesso la disprezzano. Adesso infatti, quando vengono esposti i precetti di Dio, alcuni li prendono in ridere. E poiché quel che Dio ha promesso ancora non si manifesta e quel che minaccia ancora non si vede, vien preso in ridere anche quel che ha comandato. Per adesso infatti quella che in questo mondo viene considerata felicità ce l'hanno anche i cattivi, e quella che viene considerata infelicità in questo mondo ce l'hanno anche i buoni. Ci fanno ben caso coloro che credono alle cose presenti e non credono a quelle future, che cioè questi beni e mali del tempo presente ce l'hanno indistintamente sia i buoni che i cattivi. Se si bada alle ricchezze, notano che le ricchezze ce l'hanno sia gli scellerati che gli onesti. Così anche, se si ha paura della povertà e delle miserie del tempo presente, tribolano in queste miserie sia i buoni che i cattivi. E concludono in cuor loro che le cose umane Dio né le vede né se ne cura, ma che addirittura ha lasciato che noi fossimo mescolati a sorte come dentro un sacco, che è questo mondo, e non mostra per noi nessun interessamento. E così avviene che essi non fanno alcun conto dei comandamenti, dato che non vedono manifestarsi nessuna differenza di giudizio.

La pazienza di Dio vuol ricondurti a penitenza.

2. Eppure anche ora bisogna che ognuno stia attento, perché, quando vuole, Dio guarda e interviene, e non rimanda il momento; quando vuole, invece, lo rimanda. E questo perché? Perché se al presente non giudicasse mai, qualcuno potrebbe pensare che Dio non c'è. Se al contrario giudicasse tutto al presente, per il giudizio [ultimo] non ci rimarrebbe nulla. È per questo motivo infatti che molte cose sono rimandate per il giudizio mentre alcune sono giudicate subito, affinché coloro che vengono risparmiati abbiano timore e si convertano. Perché Dio non desidera condannare, ma salvare e, se ha pazienza verso i cattivi, è per poter cambiare i cattivi e renderli buoni. L'Apostolo dice che l'ira di Dio si manifesterà contro ogni empietà, e che Dio renderà a ciascuno secondo le sue opere. Egli perciò ammonisce e corregge chi disprezza Dio, dicendo: Disprezzi tu forse le ricchezze della sua bontà e longanimità?. Se con te è buono, se è longanime, se è paziente, se rimanda e non ti strappa via, per questo tu lo disprezzi e addirittura pensi che non c'è nessun giudizio, e invece non sai che la bontà di Dio ti spinge alla conversione; e tu con la durezza del tuo cuore impenitente accumuli collera su di te per il giorno dell'ira e della rivelazione del giusto giudizio di Dio, il quale renderà a ciascuno secondo le sue opere.

Tutto ciò che l'uomo ora fa, lo ammassa per essere esaminato nel giudizio finale.

3. Ecco allora che tutto ciò che l'uomo fa in questa vita lo ripone come in un forziere e magari non sa cosa sta ammassando. [Un po'] come i ricchi che ammassano, sì, nei loro forzieri terreni e che sanno più o meno che cosa ammassano, però non sanno per chi ammassano. Chi infatti verrà in possesso delle loro ricchezze dopo la loro morte lo ignorano assolutamente, e si dà persino il caso che le loro ricchezze finiscano in mano ai nemici. E così uno defrauda se stesso, perché magari non mangia per accumulare di più, e poi gli succede uno che su i suoi sacrifici gongola, ci fa la bella vita e li dissolve. Come essi dunque radunano, sapendo certo che cosa ma non sapendo per chi radunano, analogamente per il forziere del cielo i buoni sanno che cosa stanno radunando, i cattivi invece non lo sanno. Il buono infatti ripone nel forziere del cielo tutte le opere di misericordia che compie per gli uomini ai quali reca aiuto e sa che il custode, che gli conserva tutto ciò che egli vi ripone, è fedele. E non è che lo tenga sott'occhio, però è certo del suo forziere, perché nulla verrà sottratto dai ladri, né verrà invaso dal nemico, né verrà asportato da un avversario, o da un imbroglione o da un prepotente come a un vinto, ma sempre resterà al sicuro, perché chi lo custodisce è un signore potentissimo. Se infatti a un servo fidato gli uomini affidano il loro denaro e poi stanno sicuri, dovranno stare in pensiero quando affidano al Signore onnipotente le loro opere di misericordia? Essi sanno che, qualunque cosa vi ripongano, lì è tutto al sicuro. Chi ha fede appoggia la sua fede alla potenza del suo Signore: si fida di lui che conserva e ritroverà quel che conserva. Del resto anche gli uomini che ammucchiano denaro forse che stanno sempre a guardare lo scrigno, o il denaro che vi sta dentro? Non fanno che ammucchiare e mettere dentro, oppure sotterrare e conservare. Non stanno a guardare, eppure sono sicuri che esso sta lì dove lo avevano messo. E magari già ci è andato il ladro, e si rallegra a vuoto, colui che a vuoto lo aveva nascosto. Invece se noi abbiamo riposto qualcosa nel forziere del cielo, saremo sicuri della custodia del Signore e non avremo visite di ladri né subiremo alcun danno. E anche i cattivi mettono nel forziere tutte le loro opere cattive e Dio gliele conserva. Questo è quel che dice l'Apostolo: Accumuli collera su di te per il giorno dell'ira e del giusto giudizio di Dio.

Nel giudizio verranno esaminati i tesori e pronunziate le sentenze.

4. Poiché dunque tutto ciò che fanno i cattivi viene conservato a loro insaputa quando verrà manifestamente il nostro Dio e non tacerà, radunerà attorno a sé tutte le genti, come dice il Vangelo, e le separerà, mettendo alcuni alla destra ed altri alla sinistra, e comincerà ad esaminare i forzieri di ciascuno [per vedere] che cosa ciascuno vi abbia messo per conservare. E dirà a quelli che sono alla sua destra: Venite, o benedetti del Padre mio, ricevete il regno che è stato preparato per voi fin dall'inizio del mondo. Il regno dei cieli, il regno sempiterno, la compagnia con gli angeli, la vita eterna in cui nessuno nasce o muore, questo ricevete in eredità. Quando infatti mettevate nel forziere le vostre opere, facevate acquisto del regno dei cieli. Ricevete il regno che è stato preparato per voi fin dall'inizio del mondo. E fa anche sfilare davanti ad essi questi tesori. Ho avuto fame, e mi avete dato da mangiare; ho avuto sete e mi avete dato da bere; sono stato nudo e mi avete vestito; sono stato forestiero e mi avete accolto; sono stato in carcere e siete venuti da me, sono stato malato e mi avete fatto visita. Quelli allora domanderanno: "Signore, quand'è che ti abbiamo visto in queste necessità e ti abbiamo soccorso?". Ed egli: Ogni volta che lo avete fatto a uno solo di questi miei fratelli più piccoli, l'avete fatto a me. E dato che è a me che avete fatto quel che avete fatto a uno solo di questi miei fratelli più piccoli, ora ricevete quanto avete radunato, prendete possesso di quel che avete acquistato. È per questo infatti che vi siete fidati della mia custodia. Poi si volterà anche a coloro che stanno alla sua sinistra e gli farà vedere i loro forzieri vuoti di opere buone. Andate via, dirà, nel fuoco eterno, preparato per il diavolo e per i suoi angeli; perché ho avuto fame e non mi avete dato da mangiare. Se mai, se ci trovate qualcosa nel vostro forziere, o se qualcosa vi avete messo, pensateci e vi verrà reso. "Ma, diranno quelli, noi mai ti abbiamo visto aver fame". Ed egli: Ogni volta che non l'avete fatto a uno solo di questi miei fratelli più piccoli, non l'avete fatto a me. Forse per questo non me lo facevate, perché non mi vedevate camminare sulla terra. Siete tanto malvagi che, se mi aveste visto, mi avreste crocefisso come i giudei. Oggi infatti la gente malvagia, che, se fosse possibile, vorrebbe distruggere i comandamenti di Dio, che, se fosse possibile, vorrebbe che non esistessero le chiese dove si predicano ad essi i comandamenti di Dio, non ucciderebbe forse Cristo stesso, se lo incontrasse vivo sulla terra? E tuttavia avranno la sfacciataggine di dire, come ad uno che non conosca i pensieri degli uomini: Signore, quando mai ti abbiamo visto affamato?. Ed egli: Ogni volta che non l'avete fatto a uno solo di questi miei fratelli più piccoli, non l'avete fatto a me. Per voi avevo messo questi miei fratelli più piccoli nel bisogno sulla terra. Io, che ero il capo, sedevo in cielo alla destra del Padre, ma le membra mie sulla terra soffrivano, le membra mie sulla terra erano nel bisogno. Se aveste dato alle mie membra, quel che davate sarebbe arrivato anche al capo. E così vi sareste resi conto che, quando per voi misi sulla terra i miei fratelli più piccoli nel bisogno, li costituii come vostri facchini, perché portassero le vostre opere nel mio forziere. Nulla avete posto nelle loro mani; per questo nulla avete trovato presso di me.

Pentiti subito, perché il tuo pentimento non sia tardivo ed infruttuoso.

5. Allora dunque non tacerà, ma si manifesterà. Infatti è scritto: Non tacerà. Adesso le stesse cose le dice il lettore [leggendo] dal codice, e viene disprezzato; le dice di propria bocca il vescovo che spiega e discute, e viene deriso. Ma si potrà ridere quando verranno dette dallo stesso giudice onnipotente? Ciascuno ritroverà quel che ha fatto, sia il bene, sia il male. Spinti da penitenza tardiva e infruttuosa, allora gli uomini diranno: "Oh, se potessimo vivere da capo, e udire e fare quel che abbiamo disprezzato!" Allora, come avverte il libro della Sapienza, coloro le cui iniquità gli si alzeranno contro per accusarli, esclameranno: Che cosa ci ha giovato la nostra superbia? Che cosa ci ha portato la ricchezza con la spavalderia? Tutto è passato come un'ombra. Vedete che si pentiranno, ma il pentimento sarà tormento, non medicina. Vuoi avere un pentimento utile? Abbilo subito. Perché se ce l'hai subito, ti correggerai. E appena corretto, quel forziere dove venivano ammassate le tue opere cattive verrà buttato via, e si comincerà a riempire l'altro tuo forziere, dove verranno ammassate le tue opere buone. Ma se per caso, appena convertito a Dio, subito dovessi morire? Nessuna opera tua si verrà a trovare in quel forziere? Ma certo che ci troverai le tue opere, perché sta scritto: Pace in terra agli uomini di buona volontà. Dio non tiene conto di ciò che si fa realmente, ma di ciò che si ha volontà di fare. Sa che tu volevi, ma non hai potuto; così considera come se avessi fatto quello che volevi. Perciò è necessario che tu ti converta, perché, rimandando, non sia sorpreso da morte improvvisa e così non si trovi proprio nulla che tu abbia radunato nel presente per poi possedere nel futuro. Rivolti a Dio.

* * *

Dal "Commento ai Salmi" di sant'Agostino, vescovo

95,14

Esulteranno allora tutte le piante dei boschi, alla presenza del Signore, poiché egli viene: viene a giudicare la terra. È venuto una prima volta e verrà ancora. La prima volta è venuto con la sua presenza nella Chiesa e a portarlo erano le nubi. E quali sono le nubi che l'hanno portato? Gli Apostoli, che ci hanno recato il messaggio evangelico e dei quali diceva Paolo (come avete udito allorché vi si leggeva): Noi siamo ambasciatori di Cristo e, in nome di Cristo, vi scongiuriamo di riconciliarvi con Dio. Ecco le nubi sulle quali il Signore è venuto. A prescindere dal suo secondo avvento, quando egli verrà a giudicare i vivi e i morti. Già una prima volta egli è venuto, mediante le nubi, e in quella prima venuta ci fece udire nel Vangelo quest'altra sua parola: In appresso, vedrete il Figlio dell'Uomo venire sulle nubi. Che vuol dire: In appresso? Non sarebbe, forse, di nuovo tornato una seconda volta, quando tutte le tribù della terra ne avrebbero pianto? È venuto una prima volta per bocca dei suoi evangelizzatori e ha riempito l'universo. Non opponiamo resistenza alla sua prima venuta, per non dover temere nella seconda. Guai, infatti, allora alla donna che è incinta o allatta! E poco fa avete udito dal Vangelo: State attenti, poiché non sapete in che ora verrà 28. Sono espressioni simboliche. Chi sono le donne incinte e quelle che allattano? Si dicono " donne incinte " quelle anime che ripongono in cose secolaresche la loro speranza; mentre, per " donne allattanti " si debbono intendere coloro che hanno raggiunto ciò che speravano. Vi faccio un esempio. Uno che desideri comprare una villa è una donna incinta, poiché, non avendo realizzato il suo desiderio, ha il seno gonfio di speranza. Quando sarà riuscito a comprarla, ha partorito e si preoccupa di allattare il suo acquisto. Guai però alle donne incinte o che allattano! Guai a coloro che nutrono speranze secolaresche! Guai a chi ha il cuore attaccato alle cose che hanno partorito dalla loro speranza mondana! Cosa farà, allora, il cristiano? Si servirà del mondo, ma non diverrà schiavo del mondo. Cosa significa? Pur avendo le cose, si comporterà come se non le avesse. Così dice l'Apostolo; così esorta coloro che egli non vuole siano trovati, nel giorno del giudizio, come donne incinte o allattanti. Ecco la sua esortazione: Quanto al resto, fratelli, il tempo è breve. Non rimane altro, quindi, se non che coloro che hanno moglie siano come se non l'avessero; e coloro che piangono, come se non piangessero; e coloro che godono, come se non godessero; e coloro che comprano, come se non conservassero avidamente; e coloro che usano delle cose del mondo, come se non ne usassero. Passa, infatti, la figura di questo mondo, e io vorrei che voi foste senza preoccupazioni: Chi non ha preoccupazioni aspetta sereno la venuta del Signore. Difatti, che sorta di amore abbiamo per Cristo se temiamo che venga? E non ce ne vergogniamo, fratelli? Noi l'amiamo ed abbiamo paura che venga. Ma l'amiamo per davvero? O non amiamo, per caso, più che non Cristo i nostri peccati? Ebbene, odiamo i peccati, e amiamo colui che verrà a punire il peccato! Lo vogliamo, o non lo vogliamo, lui verrà. Se non viene subito, non significa che non verrà mai. Verrà di certo, e quando meno te lo aspetterai. Se ti troverà preparato, non sarà per te un male che sia venuto a tua insaputa. Allora esulteranno tutte le piante dei boschi dinanzi al volto del Signore, poiché egli viene. Ciò nella sua prima venuta. E dopo? Egli verrà, infatti, a giudicare la terra. Anche allora esulteranno tutte le piante dei boschi. È venuto una prima volta: verrà in seguito a giudicare la terra, e troverà colmi di gioia coloro che hanno creduto alla sua prima venuta. Poiché egli viene.