mercoledì 16 novembre 2011

La scala di Giacobbe



Riporto dal "Mattutino" di Gianfranco Ravasi, di oggi 16 novembre

«In cinque minuti mi dica la sostanza della Sua esperienza di filosofo». – «Ãˆ la scelta tra due soluzioni: l'assurdo e il mistero. Il mio collega Sartre ha scelto l'assurdo, io il mistero». – «Ma qual è la differenza? Anche il mistero sembra assurdo!». – «No, l'assurdo è un muro impenetrabile contro cui ci si spiaccica in un suicidio. Il mistero è una scala: si sale di gradino in gradino verso la luce, sperando».

Sono queste le battute di un dialogo avvenuto nel 1983 tra il presidente francese François Mitterrand e il filosofo cattolico Jean Guitton. Certo, in cinque minuti si può dire poco, ma si è anche stimolati a sfrondare e a cogliere l'essenziale. Una scelta è nel cuore stesso del pensare e dell'esistere: tra il non senso e il senso, tra l'assurdo e il mistero. L'opzione del filosofo Jean-Paul Sartre è nota ed è già nei titoli di alcune sue opere come L'essere e il nulla, oppure Il muro o A porte chiuse e, infine, La nausea e La morte dell'anima. Molte persone che passano e siedono accanto a noi, senza aver mai letto una riga di Sartre, condividono nella pratica questa decisione. Siamo immersi in un mondo assurdo e ripugnante, in cui le porte delle risposte sono tutte chiuse e indisponibili e l'orrore è la sigla della nostra esistenza. La libertà ci spinge a infrangere quel muro, ma siamo destinati a romperci le mani e a sfracellarci contro di esso se lo scaliamo. Ben diversa è la concezione di Guitton che vede l'essere come una scala aperta ai nostri passi. È un po' come quella di Giacobbe che «poggiava sulla terra, mentre la sua cima raggiungeva il cielo» (Genesi 28,12). L'ascesa è faticosa, si può inciampare perché i primi gradini sono nel buio, ma lassù c'è una luce infinita. Con la fiaccola della speranza e con l'anelito della ricerca si può proseguire di tappa in tappa, di luce in luce…