lunedì 21 novembre 2011

In Te esulta, o piena di Grazia, tutta la creazione



Oggi 21 novembre celebriamo la memoria della
Presentazione della Beata Vergine Maria

E’ una delle feste più care all’Oriente che la celebra dal secolo VI. Roma l’accetta nel suo calendario solo a partire dal secolo XIV. Per gli orientali la Theotòkos (Madre di Dio) è il vero tempio in cui Dio, respinto il culto antico, ha posto la sua salvezza; per gli occidentali (accolta la «tradizione» del Protoevangelo di Giacomo) Maria è una fanciulla prodigiosa che realizza una «consacrazione» esemplare a Dio.

Il nuovo calendario, conservando questa memoria, ha inteso additare in Maria una figura completa che ci aiuta ad esaltare Dio per la sua meravigliosa opera di salvezza. L’origine della festa è legata alla dedicazione della Chiesa di santa Maria nuova in Gerusalemme nel 543.

Maria, avendo
«trovato grazia agli occhi di Dio» (cf Lc 1,30) è diventata Madre e potente Aiuto dei cristiani. «Anche nella sua opera apostolica la Chiesa giustamente guarda a Colei che generò Cristo, concepito dallo Spirito Santo e nato dalla Vergine, per nascere e crescere anche nel cuore dei fedeli per mezzo della Chiesa» (LG 65). Ogni cristiano, come Maria, «trova grazia» presso Dio nello Spirito Santo, per la mediazione di Cristo e diviene «Arca dell’alleanza nuova» e Tempio del Signore in forza della consacrazione dello Spirito nel Battesimo e nell’Eucaristia.

Colei che credette in virtù della fede,
in virtù della fede concepì

Dai «Discorsi» di sant’Agostino, vescovo. Disc. 25, 7-8
Fate attenzione, vi prego, a quello che disse il Signore Gesù Cristo, stendendo la mano verso i suoi discepoli:
«Ecco mia madre ed ecco i miei fratelli; perché chiunque fa la volontà del Padre mio che è nei cieli, questi è per me fratello, sorella e madre» (Mt 12, 49-50). Forse che non ha fatto la volontà del Padre la Vergine Maria, la quale credette in virtù della fede, concepì in virtù della fede, fu scelta come colei dalla quale doveva nascere la nostra salvezza tra gli uomini, fu creata da Cristo, prima che Cristo in lei fosse creato? Ha fatto, sì, certamente ha fatto la volontà del Padre Maria santissima, e perciò conta di più per Maria essere stata discepola di Cristo, che essere stata madre di Cristo. Lo ripetiamo: fu per lei maggiore dignità e maggiore felicità essere stata discepola di Cristo che esser stata madre di Cristo. Perciò Maria era beata, perché, anche prima di dare alla luce il Maestro, lo portò nel suo grembo.
Osserva se non è vero ciò che dico. Mentre il Signore passava, seguito dalle folle, e compiva i suoi divini miracoli, una donna esclamò:
«Beato il grembo che ti ha portato!» (Lc 11, 27). Felice il grembo che ti ha portato! E perché la felicità non fosse cercata nella carne, che cosa rispose il Signore? «Beati piuttosto coloro che ascoltano la parola di Dio e la osservano!» (Lc 11,28). Anche Maria proprio per questo è beata, perché ha ascoltato la parola di Dio e l’ha osservata. Ha custodito infatti più la verità nella sua mente, che la carne nel suo grembo. Cristo è verità, Cristo è carne; Cristo è verità nella mente di Maria, Cristo è carne nel grembo di Maria. Conta di più ciò che è nella mente di ciò che è portato nel grembo.
Santa è Maria, beata è Maria, ma è migliore la Chiesa che la Vergine Maria. Perché? Perché Maria è una parte della Chiesa: un membro santo, un membro eccellente, un membro che tutti sorpassa in dignità, ma tuttavia è sempre un membro rispetto all’intero corpo. Se è membro di tutto il corpo, allora certo vale più il corpo che un suo membro. Il Signore è capo, e il Cristo totale è capo e corpo. Che dire? Abbiamo un capo divino, abbiamo per capo Dio.
Perché, o carissimi, badate bene: anche voi siete membra di Cristo, anche voi siete corpo di Cristo. Osservate in che modo lo siete, perché egli dice:
«Ecco mia madre, ed ecco i miei fratelli» (Mt 12,49). Come potrete essere madre di Cristo? Chiunque ascolta e «chiunque fa la volontà del Padre mio che è nei cieli, questi è per me fratello, sorella e madre» (Mt 12,50).
Quando dico fratelli, quando dico sorelle, è chiaro che intendo parlare di una sola e medesima eredità. Perciò anche nella sua misericordia, Cristo, essendo unico, non volle essere solo, ma fece in modo che fossimo eredi del Padre e suoi coeredi nella medesima sua eredità.

MESSALE

Antifona d'Ingresso Sedulio
Salve, Madre Santa, tu hai dato alla luce il Re,
che governa il cielo e la terra per i secoli in eterno.



Colletta
Guarda, Signore, il tuo popolo riunito nel ricordo della beata Vergine Maria; f
a' che per sua intercessione partecipi alla pienezza della tua grazia. Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio, e vive e regna con te...


LITURGIA DELLA PAROLA


Prima Lettura
Zc 2,14-17
Rallégrati, esulta, figlia di Sion, perché, ecco, io vengo.

Dal libro del profeta Zaccarìa
Rallégrati, esulta, figlia di Sion,
perché, ecco, io vengo ad abitare in mezzo a te.
Oracolo del Signore.
Nazioni numerose aderiranno in quel giorno al Signore
e diverranno suo popolo,
ed egli dimorerà in mezzo a te
e tu saprai che il Signore degli eserciti
mi ha inviato a te.
Il Signore si terrà Giuda
come eredità nella terra santa
ed eleggerà di nuovo Gerusalemme.
Taccia ogni mortale davanti al Signore,
poiché egli si è destato dalla sua santa dimora.


Salmo Responsoriale
1Sam 2,1.4-8
Il mio cuore esulta nel Signore, mio salvatore.

Il mio cuore esulta nel Signore,
la mia forza s'innalza grazie al mio Dio.
Si apre la mia bocca contro i miei nemici,
perché io gioisco per la tua salvezza.

L'arco dei forti s'è spezzato,
ma i deboli si sono rivestiti di vigore.
I sazi si sono venduti per un pane,
hanno smesso di farlo gli affamati.
La sterile ha partorito sette volte
e la ricca di figli è sfiorita.

Il Signore fa morire e fa vivere,
scendere agli inferi e risalire.
Il Signore rende povero e arricchisce,
abbassa ed esalta.

Solleva dalla polvere il debole,
dall'immondizia rialza il povero,
per farli sedere con i nobili
e assegnare loro un trono di gloria.


Canto al Vangelo
Cf Lc 2,19
Alleluia, alleluia.

Beata la Vergine Maria:
custodiva la parola di Dio,
meditandola nel suo cuore.

Alleluia.


Vangelo
Mt 12,46-50
Tendendo la mano verso i suoi discepoli, disse: «Ecco mia madre e i miei fratelli!».

Dal vangelo secondo Matteo

In quel tempo, mentre Gesù parlava ancora alla folla, ecco, sua madre e i suoi fratelli stavano fuori e cercavano di parlargli.
Qualcuno gli disse: «Ecco, tua madre e i tuoi fratelli stanno fuori e cercano di parlarti».
Ed egli, rispondendo a chi gli parlava, disse: «Chi è mia madre e chi sono i miei fratelli?».
Poi, tendendo la mano verso i suoi discepoli, disse: «Ecco mia madre e i miei fratelli! Perché chiunque fa la volontà del Padre mio che è nei cieli, egli è per me fratello, sorella e madre
». Parola del Signore.



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Di seguito qualche commento alla Liturgia di oggi dalla tradizione orientale.


INGRESSO AL TEMPIO DELLA SANTISSIMA MADRE DI DIO


21 novembre


"In Te si rallegra, o Piena di Grazia, tutta la creazione: gli uomini e i cori degli angeli, o Paradiso mistico, Gloria delle vergini. Da Te ha preso carne Dio ed è divenuto bambino Colui che fin dall'eternità è il Dio nostro. Del Tuo seno, infatti, Egli fece il Suo Trono, rendendolo più vasto dei cieli. In Te si rallegra, o Piena di Grazia, tutta la creazione. Gloria a Te".

S. Giovanni Damasceno


I testi liturgici ci introducono al mistero di questa festa come giorno gioioso per il cielo, giorno proemio della benevolenza di Dio e annuncio della salvezza degli uomini, il giorno in cui la Vergine, Tempio purissimo del Salvatore, è condotta nella Casa del Signore, lì si presenta agli occhi di tutti dove preannuncia il Cristo, e viene salutata in terra quale compimento dell’Economia del Creatore, in cielo quale Tabernacolo celeste.

Il riferimento principale dei testi liturgici odierni è il Protoevangelo di Giacomo, testo del II secolo appartenente alla Santa Tradizione della Chiesa, che ci ha consegnato antiche memorie extraevangeliche e riflessioni teologiche locali della Chiesa Gerosolimitana sulla Madre del Salvatore. Da esso apprendiamo la storia di Gioacchino ed Anna, sposi devoti al Signore ma emarginati e colpevolizzati a causa della sterilità che li aveva colpiti; il loro lamento, la supplica al Signore e la promessa di consacrargli il bambino che fosse nato. Un angelo annuncia quindi ad Anna che il Signore ha ascoltata ed esaudita la sua preghiera. Al compimento da parte di Dio seguirà l’adempimento della promessa di Anna.

Quando giunse all’età di due anni, Gioacchino disse ad Anna: “Portiamola al tempio del Signore per compiere la promessa che abbiamo fatta, perché l’Onnipotente non mandi a chiedercela ed il nostro dono divenga così sgradito”. Ma Anna rispose: “Aspettiamo fino al terzo anno; così la bimba non cercherà più il padre o la madre”. Gioacchino rispose: “Aspettiamo!”. Quando la bimba ebbe tre anni, Gioacchino disse: “Chiamate le figlie senza macchia degli ebrei; prendano ognuno una lampada, la quale deve rimanere accesa, perché la bambina non si volti indietro e il suo cuore non rimanga prigioniero fuori del tempio del Signore”. E fecero così, finché furono salite al tempio del Signore. Il sacerdote la ricevette e, baciandola, la benedisse, dicendo: “Il Signore ha reso grande il tuo nome in tutte le generazioni. Per mezzo tuo, alla fine dei giorni il Signore manifesterà la sua redenzione ai figli d’Israele”. Quindi la pose sul terzo gradino dell’altare. Il Signore Iddio mandò su lei la sua grazia; ella allora cominciò a danzare sui suoi piedi e tutta la casa d’Israele le diede il suo amore. Ed i suoi genitori tornarono a casa, meravigliati e lodando il Signore Dio perché la bimba non s’era voltata. Ora Maria dimorava nel tempio del Signore, considerata come colomba. Il cibo lo riceveva dalla mano di un angelo.

Anche l’iconografia riprende questo testo della Tradizione: Gioacchino ed Anna, preceduti da un corteo di vergini, nell’atto di presentare la piccola Maria al sacerdote, perché l’accolga nel Tempio, ove rimarrà fino all’adolescenza. Maria ha la statura di una bambina e i tratti di un’adulta, è rappresentata in piedi sui gradini del Tempio mentre apre le mani al sacerdote in segno di offerta di sé. La tenda rossa stesa dai tetti degli edifici alla colonna del baldacchino rappresenta il lembo del manto del Signore della visione di Isaia, e indica che la scena avviene all’interno del Tempio. Nell’icona viene anche rappresentato il corteo di vergini recanti ceri accesi che accompagna Maria e, in una stanza alta del santuario, nel cuore del Tempio, la Vergine che riceve dall’angelo il nutrimento divino, il pane della contemplazione.

“Il tempio è il cielo terrestre, nei suoi spazi celesti Dio abita e passeggia”, scrive il santo patriarca Germano, esso è luogo e dimora di Dio: “Casa di Dio e Porta dei cieli”. I santuari dell’Antico Testamento venivano edificati secondo le indicazioni di Dio stesso: l’arca dell’Alleanza, il tempio mosaico e quello di Salomone sono costruiti secondo un “modello ispirato dallo Spirito” che Dio aveva “preparato fin dall’origine".

Nel mistero dell’Incarnazione del Logos, in cui si inserisce questo “proemio” della Storia della Salvezza, la Vergine e il Tempio si identificano: Ella è il nuovo Tempio che Dio si è scelto, il suo grembo il Sancta Sanctorum – Τα Άγια των Αγίων; in lei il tempio veterotestamentario esaurisce la sua funzione e si inaugura il Tempio vivente del Nuovo Testamento, quello in cui i credenti, a immagine della Madre di Dio, sono chiamati a incarnare spiritualmente Cristo in loro, così come lei lo generò nella carne. “Nell’inneggiare al tuo parto, o Madre di Dio, noi Ti celebriamo tutti quale Tempio vivente, avendo fatto dimora nel tuo seno il Signore che in sua mano tutto contiene. Egli ti santificò, Ti glorificò, insegnò a tutti ad esclamarti: Rallegrati, Tenda di Dio e del Logos; Rallegrati, o Santa più grande dei Santi”.

Bene si colloca, quindi, all’inizio della Quaresima del Natale del Signore, questa celebrazione dove gli Angeli e gli uomini celebrano già “oggi” nella Vergine “il preludio dei prodigi di Cristo”, il proemio del mistero che inizia il suo divenire per condiscendenza divina, fino al suo compiersi nel grembo verginale della “Sede del Dio immenso e Porta d’augusto mistero…della Dimora incantevole di Colui che è sui Serafini…della Tenda spaziosa del Logos e Abitacolo della divina Sapienza…della Madre di Dio che ha generato il Logos, il più Santo di tutti i Santi”. Maria vive all’interno del santuario come Gesù vivrà all’interno del suo corpo, dove la divinità di Cristo si nasconderà interamente nell’umanità, secondo la logica dell’incarnazione. Infatti il dimorare di Maria nel Tempio fino ai suoi dodici anni, non è altro che il suo prepararsi a divenire Madre di Dio. “Maria, che è questo fatto che io vedo in te?... Ti avevo ricevuta irreprensibile da parte dei sacerdoti, dal tempio del Signore, ed ora che è ciò che vedo?”, domanda Giuseppe alla Vergine, tormentato dal dubbio alla vigilia del parto. E anche noi, pur essendo stati “testimoni” dell’ingresso al Tempio, già prossimi al Natale del Signore, osiamo chiedere: Di’ a noi, Giuseppe, come conduci incinta a Betlemme la Vergine che hai presa dal santo dei santi? Giuseppe, confermandoci nella giustizia, “ci risponde: Io ho esaminato i profeti, e, ricevuto il responso da un angelo, sono persuaso che, in modo inesplicabile, Maria genererà Dio…”.

La data della celebrazione della festa corrisponde al giorno della dedicazione della basilica di “Santa Maria Nuova” a Gerusalemme, fatta costruire dal vescovo Elia e finanziata dall’imperatore Giustiniano: 21 novembre 543. Sembra che la costruzione fosse ubicata sul luogo dove sorgeva l’antico tempio di re Salomone, per cui in seguito la dedicazione della Chiesa giustinianea fu collegata alla memoria dell’Ingresso che la Madre di Dio fece nell’antico tempio per esservi consacrata al Signore, dando così origine all’odierna festa. La ricorrenza si diffuse poi a Costantinopoli tra VII e VIII secolo. Verso il X o XI sec., fu introdotta anche in Occidente, dove però ebbe minore importanza. È preceduta da un giorno di pre-festa il 20, la post-festa dura fino al 25 novembre incluso.

E. M. Palermo 2005

Bibliografia

G. E. Anastassìu, La Presentazione della Vergine, in Simposio Cristiano, edizione dell’Istituto di Studi Teologici Ortodossi San Gregorio Palamas, Milano 1987, pp. 59-66.

P. N. Evdokimov, Teologia della Bellezza, Cinisello Balsamo 1990.

A. Tradigo, Icone e Santi d’Oriente, Milano 2004.

E. Weidenger – E. Jucci (a cura di), Gli Apocrifi, Casale Monferrato 1993.



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L’INGRESSO AL TEMPIO DELLA MADRE DI DIO

Si spalanchino le porte del Tempio di Dio: perché oggi Gioacchino porta alla gloria il Tempio e il Trono del Re, e consacra come offerta a Dio colei che il Signore ha scelto per essere sua Madre.

La Legge va adempiuta, anche se ancora in modo inconsapevole: nel celebrare la festa dell’ingresso al tempio della Madre di Dio noi rispettiamo questa “sovrapposizione”. Sappiamo bene chi è; sappiamo bene che avrebbe obbedito alla Legge, ma i genitori della Madre di Dio agiscono in buona fede, secondo i precetti della loro religione, e noi conserviamo la verità storica di questo fatto. Il nostro è un approccio concreto e gli eventi di una festa restano eventi; vengono rispettati, lodati e cantati come eventi. È importante che la continuità dal Vecchio al Nuovo non venga interrotta. Tutto fu chiaramente e divinamente prestabilito fin dall’inizio: tutto è compiuto, nulla più deve mutare. La volontà di Dio è attestata dalle Scritture: «Davide profetizzò su di te, o senza macchia, predicendo la tua entrata e la tua consacrazione al tempio».

Come sempre la nostra osservanza ha uno scopo oggettivo. E’ una devozione teologica, anche se la dimensione emotiva può restare coinvolta nella pratica: Zaccaria oggi si rallegra, mentre ti accoglie nel tempio, Madre della Parola di Vita, che Vergine prima della nascita sei rimasta Vergine dopo la nascita. Al contenuto teologico si accompagna sempre il calore, l’affetto e la contentezza della festa. Oggi c’è un motivo di gioia che deve essere celebrato; il dolore di domani non va anticipato. Oggi siamo felici perché la salvezza ci viene incontro: Che i fedeli danzino di gioia, cantando al Signore salmi e inni, e onorino il Tabernacolo santo, l’Arca vivente, che contiene la Parola che non può essere contenuta. Come potremmo spiegare il concetto teologico in modo più preciso e sintetico di queste poche parole? L’immagine dell’arca si riferisce all’Antica Alleanza, che oggi si rinnova nel grembo della Madre del Dio fatto carne.

Siamo di fronte all’eterno paradosso divino: Maria contiene ciò che non può essere contenuto. Ella concepirà, senza seme umano, la Persona illimitata del Dio Vero Uomo. È tutto così immenso, così ben al di là delle nostre capacità di comprensione, eppure tutto così reale. Il culto ci pone degli interrogativi, ma ci chiede soprattutto di partecipare alla gioia della festa. Perché dovremmo andare in ansia se ci assale qualche dubbio? Anche gli angeli del paradiso restarono confusi: Tutte le potenze del paradiso restano attonite, vedendo lo Spirito Santo che prende dimora in te... Soprattutto, ancora una volta, siamo costretti a non dimenticare la realtà dell’evento. Non ci è permesso un approccio timido o di facciata. Non c’è nulla di metaforico, tutto è reale: Oggi la Madre di Dio, Tempio destinato a contenere Dio stesso, viene condotta al tempio del Signore... Oggi la Santa fra i Santi si rallegra grandemente, e il coro degli angeli fa festa misticamente nel cielo. Con loro anche noi celebriamo la festa... Noi non ricordiamo quella festa, ma la celebriamo oggi in compagnia delle schiere celesti. Non siamo mai lasciati soli a noi stessi nel vivere il rito. Siamo insieme agli angeli del cielo, insieme ai santi, anche noi facciamo parte di questa infinita realtà di Comunione.

Anche in questa festa ritroviamo enfatizzato il legame fra l’Antico e il Nuovo Testamento. Il vecchio e il nuovo non sono sullo stesso piano. Non può essere così perché l’Antico Testamento annuncia ciò che si è compiuto pienamente nella Incarnazione del Verbo. Questa è una semplice verità spesso trascurata o non compresa in pienezza. L’Antico Testamento può essere considerato nell’attualità come la luce sul Nuovo. Nei salmi della vigilia e nelle letture dall’Antico Testamento troviamo la promessa del Nuovo, a volte esplicita e a volte solo prefigurata. Nelle tre letture vespertine di questa festa, la prefigurazione dell’evento è sconvolgente. La prima è tratta dal Libro dell’Esodo e annuncia il tema della Vergine prescelta; sarà il tabernacolo che conterrà il bambino, suo stesso Dio. Nell’immagine intravediamo il grembo accogliente di Maria preannunziato dal tabernacolo che contiene l’arca della testimonianza: «una nuvola coprirà l’assemblea e la gloria del Signore riempirà il tabernacolo». La gloria del Signore adombra la pienezza dell’Incarnazione che si compirà. La terza lettura, dal profeta Ezechiele, evoca una interpretazione tipicamente ortodossa delle profezie dell’Antico Testamento a livello figurativo. Qui la visione di Ezechiele è importante come previsione della nascita futura del Signore da una Vergine: Quella porta dovrà restare chiusa, non potrà essere aperta, e nessuno potrà entrarvi; perché il Signore, il Dio di Israele, dovrà entrare, anche se essa resterà chiusa. L’interpretazione allegorica della visione di Ezechiele ci riporta al realismo dell’evento, raccontato come se si svolgesse sotto i nostri occhi: Oggi la Madre di Dio, Tempio destinato a contenere Dio stesso, viene condotta al tempio del Signore.

La parola “oggi” sollecita immediatamente la nostra fede e riafferma l’eternità nell’attimo presente. E poiché è festa grande e poiché la Comunione dei Santi non conosce limiti di tempo, e sempre ci coinvolge, allora «la Santa fra i Santi si rallegra grandemente, e il coro degli angeli fa festa misticamente nel cielo. Con loro anche noi celebriamo la festa». Non siamo semplici spettatori: perché non ci sono barriere di tempo nel culto. Non si tratta di commemorare, ma di vivere l’evento. Questo giorno è l’introduzione alla nostra salvezza: Venite, genti tutte, acclamiamo colei che è senza macchia; colei che fu preannunziata dai profeti e offerta al tempio, Madre predestinata prima di ogni tempo...

Ciò che rende ancor più reale e intima la festa è la costante presenza di Gioacchino e Anna. Essi sono i veri genitori di una bimba in carne e ossa, e hanno tutto il diritto di essere orgogliosi e felici «perché hanno offerto a Dio la loro piccola di tre anni, colei sarà, ora e sempre, Regina senza macchia». È una scena festosa, una scena di gioia familiare, una contentezza semplice che siamo chiamati a condividere. Come potremmo declinare l’invito? Rallegratevi con loro, voi madri; e voi vergini, danzate per la gioia, e voi sterili sentitevi incoraggiate. La Regina di tutti i santi ci ha aperto il Regno dei cieli. Rallegratevi e siate contenti... La mattina della festa veniamo immediatamente riportati ai fondamenti teologici della nostra gioia reverente e fervorosa: «Invochiamo la sua benedizione, perché è la Madre Signore». Nessuna venerazione della Madre di Dio è permessa, al di fuori dell’adorazione del Figlio, sia nei testi liturgici, sia nelle icone.

La continuità del piano divino è costantemente enfatizzata. L’Antico predice il Nuovo. Il Nuovo si perpetua nella storia della salvezza: «Davide il cantore grandemente si rallegra». Nei canoni mattutini l’oggettività trova la sua drammatica espressione nel continuo uso del presente. Il giorno della festa non è un giorno di ricordo affettuoso, non è un giorno lontano, da celebrare per rispettare dogma, ma nel Mistero dell’Eterno è una verità che si compie qui e adesso. La festa del 21 novembre torna ogni anno, ma mai come la precedente; e ogni anno siamo invitati a parteciparvi: Affrettiamoci a celebrare questo giorno insieme alla Madre di Dio, onorandola con i canti, e condividiamo lo spirito della festa. Perché viene portata al tempio come dono a Dio. Maria viene offerta ora, e noi siamo testimoni ora di questo Mistero: Glorioso santuario e offerta santa, oggi la più pura delle Vergini viene consacrata nel tempio di Dio; in un modo che lui solo può comprendere, viene resa luogo e tempio per accogliere il nostro Dio, il Re dei re.

Madre THEKLA, L’Eternità nell’attimo presente. Introduzione alla spiritualità ortodossa,

Milano 1999, 32-37.

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L’Ingresso della Madre di Dio al Tempio

(21 novembre)

Protopresbitero A. Schmemann

Si ha l’impressione che risalga a migliaia d’anni da oggi, e tuttavia, non è passato molto tempo da quando la vita è stata segnata dalle feste religiose. Benché tutti andassero in chiesa, non tutti sapevano, certamente, il significato esatto di ogni celebrazione. Per molti, e forse per la maggioranza, la festa era soprattutto un’opportunità per dormire più a lungo la mattina, per mangiare bene, per bere bene e rilassarsi. E nonostante ciò, penso che ogni persona considerasse, anche se non in modo interamente cosciente, che qualcosa di trascendente e di radiante faceva irruzione nella vita in occasione di ogni festa, portando un’incontro con un mondo di realtà diverse, un richiamo di qualcosa di dimenticato, di qualcosa di coperto dalla routine, dalla vacuità e dalla stanchezza della vita quotidiana.

Considerate i nomi stessi delle feste: Entrata nel Tempio, Natività, Epifanie, Presentazione, Trasfigurazione. Null’altro che queste parole, nella loro solennità, con la loro assenza di relazione con la vita quotidiana e la loro bellezza misteriosa, risvegliavano qualche memoria dimenticata, invitavano, indicavano verso qualcosa. La festa era un tipo di sospiro d’aspirazione dopo una bellezza perduta ma attraente, un’aspirazione dopo qualche altro modo di vivere.

Tuttavia, il nostro mondo moderno è diventato monotono e senza feste. Anche le nostre feste secolari sono incapaci di nascondere questo mucchio di ceneri e di disperazione che si è installata, poiché vi manca l’essenza della celebrazione, quest’esperienza di ritrovarsi portati in un’altra realtà, in un mondo di bellezza spirituale e di luce. Tuttavia se questa realtà non esiste, se fondamentalmente non c’è nulla da celebrare, allora nessun metodo di creazione artificiale di entusiasmo sarà capace di creare una festa. Qui, abbiamo la festa dell’Ingresso della Madre di Dio al Tempio. Il suo argomento è molto semplice: una piccola ragazza è portata dai suoi genitori nel Tempio a Gerusalemme. Non c’è nulla di particolarmente notevole in tutto ciò, visto che all’epoca era un’abitudine accettata in generale e numerosi genitori portavano i loro bambini nel Tempio, come un tipo di segno per portarli a contatto con Dio, per dare alla loro vita lo scopo e il significato ultimo, per illuminarli dall’interno con la luce della grande esperienza.

Ma in quest’occasione, come l’ufficio del giorno ricorda, avevano portato la bambina al “Santo dei Santi”, il posto dove nessuno, se non i sacerdoti, era autorizzato ad andare, il centro mistico, il sanctum del Tempio. Il nome della ragazza è Maria. È la futura madre di Gesù Cristo, quella per la quale, come credono i cristiani, Dio stesso è venuto nel mondo per unirsi alla razza umana, per condividere la Sua vita e rivelare il suo contenuto divino. Sono soltanto delle belle storie, dei racconti di fate? O qualcosa ci è dato e rivelato qui, qualcosa di direttamente in relazione con la nostra vita, che, forse, non può essere espressa nella lingua umana di tutti i giorni?

Qui si trovava questo Tempio splendido, massiccio, solenne, la gloria di Gerusalemme. E nel corso dei secoli non c’era, dietro questi muri potenti, che una persona che poteva entrare a contatto con Dio. Ed ora, tuttavia, il sacerdote prende Maria per la mano, l’introduce nella parte più sacra del Tempio, mentre cantiamo il “Il tempio molto puro del Salvatore è introdotto nel tempio del Signore”. Successivamente, negli evangeli, Cristo ha detto “distruggete questo tempio e in tre giorni io lo riedificherò” ma come precisava l’Evangelista, “parlava del tempio del Suo Corpo” (Giovanni 2,19-21). Il significato di tutti questi eventi, parole e memorie è semplice: d’ora in poi, l’uomo stesso diventa il tempio. Non un tempio di pietra, non un altare, ma l’uomo – il suo cuore, il suo corpo, e la sua vita – tutto ciò è il cuore divino e sacro del mondo, il suo “Santo dei Santi”. Un tempio, Maria – viva ed umana – è introdotta in un tempio fatto di pietra, e dall’interno, lo porta al compimento del suo significato ed importanza.

Con questo evento, la religione, e la vita ancora di più, è sottoposta ad un’inversione di valore. Ciò che entra nel mondo ora è un insegnamento che mette in alto nient’altro che l’uomo, poiché Dio stesso ha assunto la forma umana per rivelare all’uomo la sua vera vocazione e significato, alla conoscenza divina. Fin da questo momento, l’uomo è libero. Nulla più c’è nel suo cammino, poiché il mondo intero è per lui, come un dono di Dio per compiere il suo destino divino.

A partire dal momento in cui la Vergine Maria è entrata nel “Santo dei Santi”, la vita stessa è diventata il Tempio. E quando celebriamo il suo Ingresso nel Tempio, celebriamo il significato divino dell’uomo e l’abbagliamento del suo tanto alto appello. Questi ultimi non possono essere evacuati o strappati dalla memoria umana.

Da: “Celebration of Faith” Sermons, vol. 3, “The Virgin Mary”, del protopresbitero Alexander Schmemann, 1995.