sabato 12 novembre 2011

Martirologio 12 novembre

Oggi 12 novembre facciamo memoria di:


SAN GIOSAFAT
Vescovo e Martire (1580-1623)

Giovanni Kuncewycz, mandato dai genitori ortodossi a Vilna per avviarsi al commercio, presto l’abbandonò, si aggregò alla Chiesa rutena unita a Roma e divenne monaco col nome di Giosafat. Fatto vescovo di Pólozk (Russia bianca), operò infaticabilmente per l’unione con la Sede Romana, bene accetto al popolo ma non sostenuto e osteggiato dai nobili e dai dissidenti. Il suo zelo ardente fu coronato dal martirio il 12 novembre 1623. Fu canonizzato da Pio IX nel 1867, nel 18° centenario degli apostoli Pietro e Paolo, fra il concorso di tutto l’Episcopato. La sua «memoria» ha oggi un valore ecumenico. Possano i cattolici di rito orientale, specialmente ucraini, che fino ad oggi soffrono per la loro fedeltà a Roma, essere artefici di dialogo e di unione fra i cristiani di Oriente e di Occidente.

Versò il suo sangue per l'unità della Chiesa

Dall'enciclica «Ecclesiam Dei» di Pio XI, papa (AAS 15 [1923] 573-582)
La Chiesa di Dio, per ammirabile provvidenza, fu costituita in modo da riuscire nella pienezza dei tempi come un'immensa famiglia. Essa è destinata ad abbracciare l'universalità del genere umano e perciò, come sappiamo, fu resa divinamente manifesta per mezzo dell'unità ecumenica che è una delle sue note caratteristiche. Cristo, Signor nostro, non si appagò di affidare ai soli apostoli la missione che egli aveva ricevuto dal Padre, quando disse: «Mi è stato dato ogni potere in cielo e in terra. Andate dunque e ammaestrate tutte le nazioni» (Mt 28, 18-19). Ma volle pure che il
collegio apostolico fosse perfettamente uno, con doppio e strettissimo vincolo. Il primo è quello interiore della fede e della carità, che è stata riversata nei cuori per mezzo dello Spirito Santo (cfr. Rm 5, 5). L'altro è quello esterno del governo di uno solo sopra tutti. A Pietro, infatti, fu affidato il primato sugli altri apostoli come a perpetuo principio e visibile fondamento di unità. Ma perché tale unità e concordia si perpetuasse, Iddio, sommamente provvido, la volle consacrare, per così dire, col sigillo della santità e, insieme, del martirio. Un onore così grande è toccato appunto a san Giosafat, arcivescovo di Polock, di rito slavo orientale, che a buon diritto va riconosciuto come gloria e sostegno degli Slavi orientali. Nessuno diede al loro nome una rinomanza maggiore, o provvide meglio alla loro salute di questo loro pastore ed apostolo, specialmente per aver egli versato il proprio sangue per l'unità della santa Chiesa. C'è di più. Sentendosi mosso da ispirazione divina a ristabilire dappertutto la santa unità, comprese che molto avrebbe giovato a ciò il ritenere nell'unione con la Chiesa cattolica il rito orientale slavo e l'istituto monastico brasiliano.
E parimenti, avendo anzitutto a cuore l'unione dei suoi concittadini con la cattedra di Pietro, cercava da ogni parte argomenti efficaci a promuoverla e a consolidarla, principalmente studiando quei libri liturgici che gli Orientali, e i dissidenti stessi, sono soliti usare secondo le prescrizioni dei santi padri.
Premessa una così diligente preparazione, egli si accinse quindi a trattare, con forza e soavità insieme, la causa della restaurazione dell'unità, ottenendo frutti così copiosi da meritare dagli stessi avversari il titolo di «rapitore delle anime».



* * *


Sempre oggi 12 novembre ricordiamo:



GIOVANNI IL MISERICORDIOSO

VI - VII sec.

pastore

Dopo il concilio di Calcedonia del 451, la cui resezione in Egitto fu particolarmente problematica, si ebbero ad Alessandria due patriarcati, uno copto e l'altro melkita, cioè fedele all'imperatore bizantino. Nonostante le grandi tensioni e divisioni in seno alla chiesa, vi è tuttavia un patriarca melkita di Alessandria stimato e amato anche dai copti: è Giovanni il Misericordioso, vissuto tra il VI e il VII secolo e ricordato addirittura nell'antico calendario copto di Abú' Barakât. Giovanni era figlio del governatore bizantino a Cipro, ed era nato nella città di Amathous, sulla costa meridionale dell'isola. Alla morte della moglie e dei figli, egli si dedicò totalmente ai poveri. Sarà un'occupazione che lo accompagnerà per tutta la vita, fino a valergli l'appellativo di «misericordioso». Eletto patriarca melkita di Alessandria nel 610, Giovanni entrò nel vivo dei problemi politici del tempo, come l'avanzata dei Persiani e le pretese dell'impero bizantino verso l'Egitto, e difese il compito specifico della chiesa di fronte alle ingerenze dei poteri secolari. Al centro dei suoi impegni pastorali vi fu soprattutto il sostegno dei bisognosi: egli riuscì a far destinare la gran parte delle risorse della chiesa agli ultimi, coinvolgendo i ceti ricchi della popolazione nelle sue iniziative evangeliche.
Giovanni morì a Cipro, attorno al 619. I suoi illustri biografi (Giovanni Mosco, Sofronio il Sofista, Leonzio di Neapolis per l'oriente, e Anastasio il Bibliotecario e Jacopo da Varazze per l'occidente) lo hanno fatto conoscere e amare in tutte le chiese cristiane.

TRACCE DI LETTURA

Giovanni, patriarca di Alessandria, mentre una notte vegliava e pregava, vide una fanciulla bellissima con una corona di foglie d'ulivo. Si stupì Giovanni, e le chiese chi fosse. Rispose quella: «Io sono la Misericordia che ho fatto discendere dal cielo il Figlio di Dio: prendimi in sposa e bene te ne verrà». Il santo capì che l'ulivo stava a significare la misericordia, e da quel giorno divenne così misericordioso che tutti lo chiamarono l'«elemosiniere». Chiamava i poveri i suoi signori, e un giorno convocò tutti i suoi servitori e disse loro: «Andate per la città e fate una lista di tutti i miei signori, senza tralasciarne alcuno». Ma quelli non capivano; allora il santo spiegó: «Quelli che voi chiamate poveri io li chiamo miei signori e mio aiuto, perché questi solo ci possono aiutare e aprirci un giorno le porte del regno celeste»

Jacopo da Varazze, dalla Leggenda aurea

PREGHIERA

La fonte della misericordia,
Giovanni, imitatore di Cristo,
riversa sui bisognosi
i suoi teneri sentimenti di compassione.
Venite, poveri, saziamoci,
imitando in spirito la sua letizia;
egli infatti,
ospitando Cristo nei poveri
con amore misericordioso,
come un tempo Abramo,
è stato fatto degno della beatitudine,
e con franchezza intercede
perché sia fatta misericordia
alle nostre anime.