lunedì 28 aprile 2014

Al centro della Storia

Una donna in Colombia mostra un manifesto con i tre Papi

Ieri sul Corriere della sera è apparso un commento di Vittorio Messori (“Il cattolicesimo, i fedeli in calo e la cura dell’entusiasmo”). Ne riportiamo alcuni passaggi


Paradosso in piazza San Pietro: proprio questa Chiesa — di cui chi la vive dall’interno misura troppo spesso il grigiore, la mediocrità, le forze carenti — attira l’attenzione crescente del mondo, anche fuori dai tradizionali confini cristiani. (…) Se ne è avuta, ieri, la riprova, con la folla straripante sino al fiume: non si sa come avrebbe potuto essere contenuta dal pur gigantesco spazio porticato. L’accorrere di una massa umana enorme era data per scontata in questa sorta di inedito raduno, tra Cielo e Terra, di quattro Pontefici tra i più popolari ed amati: due Papi vivi che canonizzavano due confratelli defunti e non di un’età remota, ma che essi stessi avevano ben conosciuto.
È davvero singolare: statistiche e sondaggi sono impietosi nel confermare il declino, a viste umane, della maggiore Chiesa della Cristianità che ha perso (e in Occidente continua a perdere) praticanti, clero, influenza sociale e pure prestigio, tra scandali sessuali e finanziari. (…) Eppure , ecco il paradosso: proprio questa Chiesa — di cui chi la vive dall’interno misura troppo spesso il grigiore, la mediocrità, le forze carenti — attira l’attenzione crescente del mondo intero, anche al di fuori dei tradizionali confini cristiani (…) Forse, il paradosso trova, in parte almeno, un inizio di spiegazione proprio nella grande liturgia di ieri. Una truppa falcidiata e, in qualche regione del mondo, addirittura quasi sbandata, ha alla testa generali straordinari. Per usare una immagine non militaresca ma evangelica, l’albero non è poi così guasto, se continua a dare frutti che — oggettivamente, al di là di ogni apologetica clericale — hanno tali qualità da attrarre a sé l’attenzione, anzi l’ammirazione di tanti uomini nel mondo intero. Quale istituzione ha avuto al vertice persone di grande diversità per storia personale e temperamento e al contempo di grande omogeneità per vasta cultura e per coerenza della vita con il pensiero come (stiamo solo a questo dopoguerra) Pacelli, Roncalli, Montini, Luciani, Wojtyla, Ratzinger e, ora, Bergoglio?
Qualcuno, nella Chiesa stessa, ha mugugnato, giudicando eccessiva la serie di Pontefici recenti per i quali è iniziato o concluso il processo di beatificazione e di canonizzazione. Quasi che il papato volesse esaltare se stesso: è la critica che è stata rivolta soprattutto alla liturgia solenne di ieri. Ma il fatto — ratificato, del resto, dal giudizio del «mondo», anche se incredulo o non cristiano — il fatto è che quei Pontefici meritano davvero di essere presentati a ogni uomo di buona volontà come esempio di chi ha cercato di far vincere il bene sul male, di tenere a bada il peccato e di coltivare la virtù. A cominciare da se stessi. Chi — quale che sia la sua fede o la sua incredulità — chi non vorrebbe come amico, come confidente, come aiuto spirituale nelle durezze delle vita un Giovanni XXIII o un Giovanni Paolo II, da ieri santi? Ma anche, lo si dica, un Benedetto XVI o un Francesco? La Chiesa può sbandare ma Pietro mostra di essere fedele al nome che il Cristo stesso gli diede: una «pietra» salda , che sorregge la fede che in altri sembra spegnersi. 

Tempi

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Canonizzazione Papi: Giovanni Paolo II e Giovanni XXIII santi, la cerimonia

Da fine '800 alla globalizzazione. Rivoluzione industriale, guerre, dittature, vecchi e nuovi mondi dietro i quattro Papi

GIANNI RIOTTA


Roma ha conosciuto molti appuntamenti con la Storia, tragici, gioiosi, indimenticabili. Ieri, nella giornata cui la fantasia popolare ha dato il nome di una trattoria da gita fuori porta,«Quattro Papi», la capitale della Repubblica e ospite della Città del Vaticano, ha però collezionato tanta Storia, davanti a 800.000 pellegrini, telecamere e web, quanta tre secoli non bastano a contenere. San Giovanni XXIII è nato nel 1881, quando la Regina Vittoria regnava sulla Gran Bretagna, l’Italia aveva 20 anni, la Rivoluzione industriale dilagava in Europa e il commercio, non la guerra, sembrava il futuro.  

San Giovanni Paolo II è nato invece nel 1920, dopo la follia della Prima Guerra Mondiale in cui San Giovanni XXIII aveva servito, come tenente della Sanità. Papa Wojtyla veniva dalla Polonia, il paese che innesca la II Guerra Mondiale e che ora, nella più acuta crisi internazionale del XXI secolo, fa da retrovia all’Ucraina, sotto pressione russa. Le decine di migliaia di pellegrini polacchi in Vaticano testimoniavano il ricordo di un paese prima smembrato, poi soggiogato per mezzo secolo dal Cremlino. 

La forza della Storia era anche nei due papi in vita, Benedetto XVI e Francesco. Papa Ratzinger, costretto a 16 anni in divisa come tutta la sua generazione, in un’unità antiaerea a Obergrashof, (quando ci sarà di nuovo, dopo Roncalli e Ratzinger un papa ex soldato?), poi teologo progressista della rivista Concilium e quindi sdegnato per gli eccessi del movimento studentesco del 1968 e da certe derive, a suo giudizio eccessive del Concilio Vaticano II varato da San Giovanni XXIII, teologo conservatore, consigliere di papa Wojtyla e suo successore.  

Papa Bergoglio portava invece il mondo nuovo delle Americhe, periferia diventata centro. Wojtyla aveva combattuto i totalitarismi nazista e comunista e infine il consumismo decadente. Giovanni XXIII, figlio di mezzadri bergamaschi, aveva saputo vedere il conformismo nella Chiesa, la riluttanza ad accettare l’età moderna e aveva introdotto i riti contemporanei, lasciandosi alle spalle secoli di tradizioni, spesso meravigliose –il Canto Gregoriano!- ma che nella frenesia del Novecento più non venivano ascoltate dai fedeli.  

Bergoglio –che ha assistito agli orrori delle dittatura in America Latina, ricavandone scetticismo sul libero mercato e gli Stati Uniti- è papa post-moderno. Attento a un mondo dove le ideologie politiche o morali, Wojtyla che sgrida il prete e poeta sandinista Cardenal, Ratzinger che chiude sulle innovazioni etiche, contano meno della pratica comune, il dialogo, l’incontro in una rete di relazioni, virtuali o personali, tra Chiesa e realtà. Dove «realtà» non è più solo la gerarchia, come sembrava spesso –magari erroneamente- con Ratzinger, o la Chiesa intera, come sembrava con Wojtyla ma di nuovo, come ai tempi di Roncalli, «tutta» l’umanità, cattolici e no, fedeli e no, ciascuno «pecorella» cara al «pastore». Quando Bergoglio cita la fede semplice che gli viene dalla nonna, certi nasi raffinati, in Vaticano e no, si arricciano «la teologia della nonna, ora!». Ma non si tratta di ingenuità.  

Se volete capire la macchina di simboli storici, politici e di fede che Bergoglio ha messo in moto con la canonizzazione parallela di Giovanni XXIII e Giovanni Paolo II, rileggete il racconto «Padre Sergio» di Tolstoj, il protagonista ufficiale brillante, deluso dalla corte dello zar, che diventa monaco celebre, poi eremita in odore di santità, ma che quando si perde e diventa vagabondo, capisce che la fede semplice di una casalinga, sua ex compagna di giochi da bambino, è più vicina a Dio del suo misticismo narcisista. Chi ancora equivocasse sull’«ingenuità» di Francesco, dimenticando il candore delle colombe e l’accortezza dei serpenti evangelici, rilegga un editoriale del Washington Post di tre anni fa, a firma del columnist E. J. Dionne (http://goo.gl/eccxj), che per smussare i contrasti nella Chiesa tra conservatori e riformisti suggeriva, con sottile diplomazia da analista politico, appunto di celebrare insieme Wojtyla e Roncalli, neutralizzando polemiche e fazioni. 

Quante altre istituzioni al mondo sono in grado di mettere in campo tanta storia, in un solo giorno? Dopo le amarezze, gli scandali, le divisioni, è stata una buona giornata per i cattolici. I problemi di Francesco restano enormi, in Europa e America le chiese romane si svuotano, tanti cattolici lasciano la fede, per delusione o indifferenza, il «materialismo» attrae più della religione. Ma il Novecento ha lasciato il dubbio –non ci parlano di questo dubbio Kafka, Beckett, T.S. Eliot?- che la luce assoluta della ragione, temuta dal filosofo Adorno, non illumini l’Eden, ma anche il lager, la solitudine, l’alienazione. 

Celebrando con Ratzinger due papi santi, papa Francesco è sembrato chiederci, con la sua sorridente profondità, ma quando la Costituzione europea negò senza eccezioni un sia pur minimo riferimento alla remota tradizione religiosa, mentre gli Americani hanno «In God we Trust» e «A nation under God», per venire poi bocciata dai cittadini, non si trattò forse di un errore? Forse tra le ideologie finite non c’è pure il muro di filo spinato tra Chiesa e Stato, sempre divisi da una Porta Pia di diffidenze, vecchie ormai di secoli? 

Non ci può essere nel presente un diverso dialogo tra politica e religione, tra ideali civili e fede, tra laici e cattolici, tra atei e cristiani: non ci sentiamo forse in tanti, di giorno in giorno, protagonisti di queste diverse parti nel nostro tempo?

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Il giorno dei Santi della Misericordia
da La nuova bq
Due Papi «contemplativi delle piaghe di Cristo»: così papa Francesco ha definito Giovanni XXIII e Giovanni Paolo II nell'omelia della messa di canonizzazione, celebrata questa mattina in San Pietro nel giorno della Festa della Divina Misericordia alla presenza di oltre un milione di fedeli, 24 capi di Stato e 10 capi di governo.
Un boato della folla radunata a Piazza San Pietro e a tutta l'area circostante si è levato non appena papa Francesco ha terminato di pronunciare la formula di canonizzazione con cui ha proclamato santi Roncalli e Wojtyla. Applausi scroscianti dei pellegrini e tanti i volti visibilmente commossi dei fedeli polacchi, alcuni rigati anche dalle lacrime. I reliquiari di Roncalli e Wojtyla sono stati collocati su un palchetto accanto all'altare. Il reliquiario di Roncalli, che contiene un frammento della pelle, è stato portato da don Ezio Bolis, quello di Wojtyla, una ampolla di sangue, è stato portato da Floribeth Mora Diaz, con il marito Edwin.
Nell'omelia papa Francesco ha definito san Giovanni XXIII come «una guida guidata, docile allo Spirito Santo» e Giovanni Paolo II «il Papa della famiglia, come anch'egli una volta aveva detto avrebbe voluto essere ricordato».

Quella di manipolare i Papi è un'abitudine antica e dura a morire. Di San Giovanni XXIII si è data un'immagine di Papa rivoluzionario, progressista e pacifista. Ma le sue encicliche contengono una coerente difesa del diritto naturale, dell'ordine naturale e l'invito a un rinnovamento spirituale al cui centro sta l'invito alla recita del santo Rosario.
IL PAPA DELLA MISERICORDIA di Christoph Schoenborn
Papa Giovanni Paolo II diventa santo il 27 aprile, seconda domenica di Pasqua, dunque il giorno in cui si celebra la Festa della Divina Misericordia. La Festa venne istituita nel 2000 proprio da Wojtyla, per volontà di Gesù nelle apparizioni alla santa Faustina Kowalska. Giovanni Paolo II morì proprio il giorno dei vespri alla Divina Misericordia.
Il rettore del Santuario della Divina Misericordia, don Giuseppe Bart: "Nel suo diario, Santa Faustina scrive che arriverà il giorno in cui il culto della Divina Misericordia prenderà il possesso di tutte le anime. Quindi il Pontificato di Giovanni Paolo II, ma anche quelli di Benedetto XVI e di Papa Francesco, portano avanti la realizzazione di questo disegno di Dio".
«Giovanni Paolo II non aveva un progetto politico; aveva qualcosa di più grande: aveva un progetto umano», che nasceva dalla grande fede che lo muoveva. Il portavoce che gli ha vissuto a fianco per 21 anni racconta i tratti salienti della personalità del Papa: «I momenti che sono più vivi nella mia memoria sono quelli in cui sorrideva oppure rideva apertamente. Perché lui era in fondo, un uomo molto, molto allegro».

«Ha aperto a Cristo la società, la cultura, i sistemi politici ed economici invertendo con la forza di un gigante – forza che gli veniva da Dio – una tendenza che poteva sembrare irreversibile». Così papa Francesco in un videomessaggio alla nazione polacca, trasmesso la sera del 24 aprile, ha parlato di Giovanni Paolo II, di cui ha testimoniato «la straordinaria testimonianza di santità».