Pubblichiamo un brano del libro di Domenico Agasso sr e Domenico Agasso jr “Papa Giovanni XXIII – con la versione originale del ‘Discorso alla luna’” (edizioni San Paolo)
DOMENICO AGASSO JRCITTÀ DEL VATICANO
Il mattino di lunedì 11 aprile (1960), Giovanni XXIII arriva nella sala del tronetto, dove sta per compiersi un avvenimento storico: per la prima volta mette piede in Vaticano un ambasciatore di Turchia presso il Santo Padre, regolarmente accreditato dopo l’allacciamento di relazioni diplomatiche fra Ankara e Roma. Al di là del fiume di sangue che è scorso in tempi lontani fra cristiani e turchi, adesso c’è questa stretta di mano, e davanti al diplomatico il Papa invoca Dio con i due appellativi che gli danno i musulmani, «clemente e misericordioso». Aggiunge poi: «Nella calma del Vaticano, lei non troverà quell’agitazione febbrile di ordine materiale nella quale si dibatte la vita dei popoli: problemi finanziari, rapporti di forza, armamenti...». A poca distanza dalla sala dove il Pontefice conversa con l’ambasciatore, nel Parlamento italiano, l’agitazione è davvero febbrile. È stato formato un nuovo governo, che però non riesce a ottenere la fiducia. E di solito in questi casi qualcuno cerca di “provocare l’intervento del Vaticano”. Ma il Vaticano, questa volta, non interviene. Nel pomeriggio del turbolento lunedì, il Papa si occupa di tutt’altro. Nella sala del tronetto attende un personaggio venuto dall’America, per un colloquio privato; ogni altro impegno è rimandato; dall’esterno telefonano che il personaggio è in arrivo a San Pietro, l’auto è ora nel cortile di San Damaso, poi mons. Maestro di Camera apre la porta della sala e annuncia ad alta voce il nome: Catherine.
Il Papa è già lì, presso la porta, tende le mani a Catherine, la fissa. Ha otto anni ed è condannata a morte. L’ha colpita la leucemia nella sua lontana città, Oklahoma City, e uno dei suoi ultimi desideri è stato quello di vedere «Pope John», questo Papa Giovanni del cui nome anche l’America è piena. Mary Marlene, sua madre, è una povera vedova: ha perduto il marito in una disgrazia stradale e vive dello stipendio di impiegata in una compagnia elettrica. Ha venduto anche qualche mobile di casa per pagarsi il viaggio a Roma in aereo. Adesso è lì, vestita di nero; e sospinge la bambina in abito da Prima Comunione verso il vecchio Pontefice.
Papa Giovanni chiude nella sua grossa mano quella esangue della piccola, e insieme camminano verso un tavolo della sala, tutti e due vestiti di bianco. Siedono, parlano. Non si sa cosa dicano, nella conversazione segreta. Ma si vede Catherine parlare fitto, e il vecchio Papa intento a lei, sempre più grave in volto, come quando ascolta i predicatori agli esercizi spirituali: questo piccolo essere è ormai alla soglia dell’eternità, ha dentro di sé la morte, ha un piedino sulla porta delle finali verità. Nessuno si accorge che il tempo passa. La consuetudine assegna una ventina di minuti ai colloqui privati coi Capi di Stato; con Catherine il Papa continua a parlare per quaranta minuti, poi la prende per mano e a piccoli passi la riporta alla donna vestita in nero. Si sentono le sue ultime parole: «Prega per me, Catherine». Poi la porta si chiude sulla figura candida che va via, creatura già dell’altro mondo.
Per giorni e giorni la visione dell’abitino bianco continua a fargli compagnia. Ne parla ai suoi prelati, racconta più volte l’incontro ai pellegrini.
A quelli di Nancy confida: «La conversazione con Catherine ha assunto un tono angelico». L’angelo malato ha promesso di scrivergli, e ogni giorno il Papa, nell’ora della posta, domanda al segretario: «C’è qualcosa da Catherine?».
"Papa Giovanni XXIII - Con la versione originale del 'Discorso alla luna'", di Domenico Agasso sr e Domenico Agasso jr, edizioni San Paolo, 2013, pagg. 176, 9.90 euro.