Roncalli-Wojtyla, con il Papa celebrano 150 porpore e 1000 vescovi
La messa di canonizzazione di Giovanni XXIII e Giovanni Paolo II, domenica prossima, sarà concelebrata con papa Francesco da circa 150 cardinali e mille vescovi, oltre che da seimila sacerdoti. Lo ha riferito in un briefing il direttore della sala stampa vaticana padre Federico Lombardi.
I cardinali e i vescovi si troveranno sul riquadro di sinistra del sagrato della basilica, mentre i seimila sacerdoti sempre a sinistra ma sotto il sagrato. Sul lato di destra, invece, le delegazioni ufficiali.
Ad amministrare la comunione saranno 600 sacerdoti in Piazza San Pietro e duecento diaconi - che usciranno dalla chiesa di Santa Maria della Traspontina - lungo Via della Conciliazione.
I concelebranti più vicini al Papa sull'altare, ha spiegato ancora Lombardi, saranno il cardinale vicario di Roma Agostino Vallini, perché i due Papi santi erano vescovi di Roma, il cardinale di Cracovia Stanislao Dziwisz, ex segretario di Wojtyla, e il vescovo di Bergamo, diocesi d'origine di Roncalli, mons. Francesco Beschi, e anche altri due cardinali dell'ordine dei vescovi, con tutta probabilità i cardinali Angelo Sodano e Giovanni Battista Re.
Quanto all’eventuale presenza del papa emerito, Lombardi ha ribadito: «Non ci spostiamo dalla posizione ufficiale: al momento Benedetto XVI non ha confermato la sua presenza alla cerimonia di canonizzazione di Giovanni XXIII e Giovanni XXIII». «Il Papa emerito è invitato, saremo felici se viene - ha spiegato -. Rispettiamo la sua libertà e il fatto di sentirsi in forza per venire quel giorno. Non c'è ufficialità che venga. Ce n'è il desiderio: se viene saremo tutti contenti, se non viene non abbiamo diritto di sentirci delusi».
Il portavoce vaticano ha poi osservato che «si è visto in occasione del Concistoro che lui ha il desiderio di essere all'ultimo posto dopo i cardinali vescovi, nella prima fila: aveva stabilito lui stesso dove riteneva bene essere». «In questo caso - ha aggiunto - lo dirà, lo combinerà insieme al maestro delle cerimonie, ma per ora non ho da annunciarlo».
«Bisogna tenere conto - ha sottolineato ancora Lombardi - che questa è una concelebrazione: il Concistoro non era la celebrazione di una messa, quindi la situazione è leggermente differente, e bisognerà vedere dove sarà considerato opportuno che lui si trovi». «Verrà pensato bene - ha aggiunto -, teniamolo un po' come una sorpresa di quel giorno».
Confermata, invece, la presenza dei reali di Spagna. Saranno re Juan Carlos e la regina Sofia a guidare la delegazione spagnola alla cerimonia di canonizzazione di Giovanni Paolo II e di Giovanni XXIII, in piazza San Pietro il prossimo 27 aprile. I monarchi spagnoli giungeranno a Roma sabato 26 e si fermeranno per tre giorni nell'ambito di una visita che prevede sabato alle 18 un incontro al Quirinale con il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, informano fonti della Casa Reale in un comunicato. In serata, Juan Carlos e Sofia offriranno poi una cena nell'ambasciata di Spagna presso la Santa Sede in onore dell'evento. Domenica i sovrani assisteranno quindi alla messa solenne per la canonizzazione dei due papi, a capo di una delegazione di cui faranno parte il premier spagnolo, Mariano Rajoy, e vari ministri. Lunedì 28, infine, i reali saranno ricevuti per la prima volta in udienza in Vaticano da papa Francesco, alla cui inaugurazione come pontefice la dinastia di Spagna fu rappresentata dai principi delle Asturie, Felipe e Letizia. Prima dell'udienza con Bergoglio, Juan Carlos vedrà il cardinale segretario di Stato, Pietro Parolin.
Alla cerimonia saranno presenti in Piazza San Pietro - almeno fino a quanto risulta questa mattina - delegazioni ufficiali di circa 90 Paesi del mondo, oltre ad altre di organizzazioni internazionali come l'Ue. Il portavoce vaticano padre Federico Lombardi ha spiegato che finora sono confermati 24 capi di Stato, tra presidenti e sovrani, e contando anche primi ministri e governatori sono in tutto 35 le delegazioni a questo livello di rappresentanza: le altre sono guidate da ministri, ambasciatori o altre personalità. Sicuramente al più alto livello, quindi con la presenza del presidente della Repubblica, saranno le delegazioni di Italia e Polonia, Paesi dei due nuovi santi.
Padre Lombardi ha anche puntualizzato che la Santa Sede non trasmette inviti per questo evento: «informa, tramite il corpo diplomatico, che c'è una celebrazione, ma non fa degli inviti specifici. Quindi coloro che vengono, decidono di partecipare in base a questa informazione che viene loro data. I rappresentati dei diversi popoli sono i benvenuti, ma non si può parlare di inviti specifici a partecipare mandati dalla Santa Sede», ha spiegato il portavoce vaticano.
Analoga considerazione viene fatta anche per i rappresentanti delle altre religioni: «non ci sono inviti per personalità di altre confessioni religiose - ha aggiunti Lombardi -: sanno che c'è questa celebrazione, sono benvenuti». Domenica sono attesi in Piazza San Pietro rappresentanti ortodossi e anglicani, «ma non si può parlare di delegazioni ufficiali di Chiese o confessioni». «Ci sarà sicuramente un gruppo importante di rappresentanti ebraici, che hanno manifestato la loro stima per questi due Papi particolarmente importanti per rapporto con popolo ebraico», ha detto Lombardi. Anche esponenti musulmani «hanno manifestato il desiderio di partecipare, ma non ci sono delegazioni con liste di personalità da comunicare».
La diocesi di Roma animerà da domani 25 aprile incontri di preghiera e riflessione in preparazione alla celebrazione che sarà presieduta da Papa Francesco domenica 27 aprile per la canonizzazione di Giovanni XXIII e Giovanni Paolo II. Il 26 aprile - riferisce in una nota il Vicariato - è prevista una notte `bianca´ di preghiera in alcune chiese del centro con animazione liturgica in diverse lingue. Nello stesso giorno due celebrazioni anche nelle basiliche papali di San Paolo fuori le Mura e San Giovanni in Laterano.
Vatican Insider
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Pontificio Consiglio per i Laici
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Nell’angolo in fondo al salotto la televisione è stata lasciata accesa, inusualmente; le immagini da Piazza S. Pietro, tante tante persone che si accalcano per salutare per l’ultima volta il Papa, Giovanni XXIII, la salma, il volto cereo, le parole del cronista, le parole e, (...)
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La vita e il ministero petrino di Giovanni Paolo II attraverso due testimoni d’eccezione: Joaquin Navarro Valls, portavoce di Papa Wojtyła e Georges Weigel, suo biografo. Questo il tema del quarto giorno di briefing questa mattina in Sala Stampa vaticana in vista delle C Canonizzazioni dei Papi domenica mattina.
Giovanni Paolo II “il grande maestro del nostro tempo”: così presenta il Papa polacco, domenica Santo, il suo biografo, nella conversazione densa di questa mattina con i giornalisti. Saggia e coraggiosa la decisione di Papa Francesco, commenta Georges Weigel, di una canonizzazione insieme a Giovanni XXIII, l’uno intuì l’importanza del Concilio Vaticano II, l’altro gli diede un’interpretazione autorevole e decisiva. Giovanni Paolo II, aggiunge Weigel, ha vissuto il dramma del XX secolo, lo ha compreso profondamente nel suo cuore, nel suo pensiero e nel suo ministero. Il più grande insegnamento che lascia al mondo di oggi è su tre fronti: quello dell’amore umano, cui rispose con una chiara teologia del corpo, quello del lavoro che incardinò sulla dignità dell’essere umano e quello della sofferenza e della morte:
"In a world...
In un mondo dove si etichettava la vita, se valeva o non valeva, Giovanni Paolo II ci ha insegnato che tutti i fratelli avevano dignità e questa dignità si esprimeva attraverso il lavoro. In un mondo che è tanto spaccato e che soffre, in un mondo pieno di morte, Giovanni Paolo II ci ha insegnato che Gesù ci mostra la Sua divina misericordia, e ci ha insegnato che la sofferenza dell’essere umano è stata disposta per la salvezza dell’umanità".
"In all of these, in his challenge…
In tutto questo Giovanni Paolo II ci ha lanciato una sfida e, al tempo stesso, ci ha manifestato una profonda compassione. Ci ha insegnato che c’è un cammino migliore per l’umanità, che mostrò in tutta la sua vita. La sua vita stessa è stata un rifiuto del nichilismo, che esiste e che rappresenta una sfida per il futuro dell’umanità".
"My hope…
La mia speranza è che questa canonizzazione, questo evento ci aiuti ad avere maggiori speranze e non ci lasci vivere quelle aspettative tanto basse, che sono sia personali che appartenenti al mondo della politica".
La testimonianza che di Giovanni Paolo II dà invece Joaquin Navarro-Valls, suo portavoce per 22 anni, è ricca di aneddoti personali nutriti da un rapporto di vicinanza e intesa profonda. La santità di Wojtyla è raccontata attraverso tre verbi: pregare, lavorare e sorridere. Preghiera che per Wojtila, spiega Navarro Valls, fu “bisogno dell’anima”, nutrita dalle miserie del mondo, e “immagine più eloquente della sua identità”:
"Quindi, come per noi è respirare, per lui era pregare: da una parte una naturalezza, dall’altra una intensità e una costanza enorme".
Anche nel lavoro, racconta Navarro-Valls, c’era qualcosa che parlava di santità. Giovanni Paolo II non sapeva perdere un minuto e insieme non aveva mai fretta. Il suo metodo era studiare i problemi mettendoli a confronto con le grandi verità e tenendo sempre presente le persone:
"Quando lui cercava di risolvere quei problemi, teneva fisicamente nella sua mente la persona o le persone a cui la soluzione di quel problema sarebbe arrivata… Fossero queste persone state in Papa-Nuova Guinea, a Buenos Aires o a Toronto: non risolveva i problemi con la tecnicità, ma si immaginava la persona o le persone che dovevano vivere la decisione che lui avrebbe preso in quel momento".
La terza dimensione dei questo futuro nuovo santo era l’allegria, il buon umore, spiega ancora Navarro-Valls, che ha senza dubbio le sue radici nella santità perché, dice, non si sarebbe spiegato altrimenti vista la gravità dei problemi che affrontò e le grandi sofferenze che provò. Da qui, la deduzione di una lunga amicizia:
"Però, vedendo questo dico: ‘Questa allegria non è fisiologica! Non parte da uno stato dell’animo! E’ piuttosto la decisione, convinta e ragionata, di una persona che veramente crede: ma crede che cosa? Tra l’altro, quelle famose due righe della Bibbia, che sono la prima biografia dell’essere umano che esiste: 'Dio ha creato l’uomo e la donna a sua immagine e somiglianza'”.
Nella conversazione con i giornalisti è emerso anche quanto doloroso fu per Giovanni Paolo II la scoperta dello scandalo degli abusi sessuali nella Chiesa e quanto immediata fu la sua risposta nell’avviare un processo di chiarificazione, che poi sarebbe stato portato avanti da Benedetto XVI.
Radio Vaticana
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Fides
“Angelo Roncalli amava questo Paese. Fu Delegato apostolico in Turchia dal 1935 al 1944 e la sua frase 'io amo i turchi' è rimasta scolpita nella memoria storica del popolo turco”. Così il padre domenicano Giuseppe Gandolfo, OP, accenna all'Agenzia Fides le ragioni che motivano (...)
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(Joseph Ratzinger, Rivista «Theologische Quartalschrift», 1968)La grande figura di papa Giovanni rappresenta per molti versi un enigma. Con la sua idea dell’aggiornamento ha creato un nuovo modello conciliare e ha dato una svolta fino ad allora impensabile alla storia (...)