Canonizzazione dei due Papi: presentato il calendario degli eventi
Si è tenuta stamattina, presso il Palazzo del Vicariato “Maffei Marescotti”, la conferenza stampa “tecnico-organizzativa” organizzata dall’Opera Romana Pellegrinaggi sulla canonizzazione di Giovanni XXIII e Giovanni Paolo II.
Sono intervenuti mons. Liberio Andreatta, Vice-presidente e Amministratore delegato Opr, don Walter Insero, Responsabile Ufficio comunicazioni sociali e Portavoce del Vicariato di Roma, e Maurizio Pucci, Responsabile dell’Ufficio Promozione Pianificazione e Coordinamento Progetti Speciali del Gabinetto del Sindaco di Roma Capitale.
Nell’occasione è stato presentato il calendario degli eventi pubblicato anche sul sitowww.2papisanti.org/ , che riportiamo integralmente:
25 aprile: inizio del “Cammino di Santità”: la tre giorni (fino al 27 aprile) per i francofoni organizzata dalla comunità cristiana francese. Il percorso tra arte e fede nelle 5 chiese francesi a Roma: www.canonisationsromeavril2014.fr.
25 aprile, dalle ore 15.00: incontro degli studenti universitari, in occasione della canonizzazione di Giovanni Paolo II, presso la cappella universitaria San Tommaso d’Aquino dell’ Università degli studi di Roma Tor Vergata (via Salamanca).
26 aprile, ore 17.00: Veglia nella Basilica di San Paolo Fuori Le Mura. Il programma: ore 17.00: preghiera della sera (Vespri) e S. Messa prefestiva della Domenica in Albis (della Divina Misericordia) con professione semplice di fr. Luca Carluccio, monaco dell’Abbazia di S. Paolo fuori le Mura. Ore 18.30 c.a.: esposizione del Santissimo Sacramento (al termine della S. Messa, in Cappella del S.S.). Ore 20.30: preghiera della notte (Compieta). Chiostro e Pinacoteca, dove sono esposti alcuni ricordi di Papa Giovanni e del Concilio Vaticano II, saranno aperti fino alla Compieta.
26 aprile, ore 18.00: veglia di preghiera per i fedeli bergamaschi nella Basilica di San Giovanni in Laterano.
26 aprile, ore 19:00: veglia di preghiera Santa Maria in Montesanto (Chiesa degli Artisti) in Piazza del Popolo.
26 aprile, a partire dalle ore 21.00: notte bianca di preghiera. Le Chiese del centro di Roma saranno aperte per una Veglia di preghiera e per le confessioni. Nelle undici Chiese sottostanti l’animazione liturgica sarà garantita in diverse lingue:
S. Agnese in Agone a Piazza Navona - Via di Santa Maria dell’Anima 30 A – 00186 ROMA PO
S. Marco al Campidoglio - Piazza San Marco 48 - 00186 ITA, ING
S. Anastasia - Piazza di Sant’Anastasia - 00186 POR
Santissimo Nome di Gesù all’Argentina - Piazza del Gesù – 00186 ITA, SPA
S. Maria in Vallicella - Via del Governo Vecchio 134 – 00186 ITA
S. Giovanni dei Fiorentini - Via Acciaioli 2 – 00186 ITA
S. Andrea della Valle - Piazza Vidoni 6 - 00186 FRA
S. Bartolomeo all’Isola Tiberina - Isola Tiberina 22 – 00186 ITA, ARAB
S. Ignazio di Loyola in Campo Marzio - Via del Caravita 8/a - 00186 ITA
Chiesa delle SS. Stimmate - Largo delle Stimmate 1 - 00187ITA
Chiesa dei XII Apostoli - Piazza Santi Apostoli 51 - 00186 ITA
Basilica Sacro Cuore di Gesù - Via Marsala 42 - 00186 ITA
26 aprile: veglia di preghieradei giovani di Azione Cattolicanella parrocchia di Santa Maria delle Grazie al Trionfale a partire dalle 22.30 di sabato 26 aprile fino alle 5.00 di domenica 27 aprile.
27 aprile, ore 10.00: S. Messa e Canonizzazione presieduta da Papa Francesco in Piazza San Pietro. COMUNICATO DELLA PREFETTURA DELLA CASA PONTIFICIA
La Prefettura della Casa Pontificia comunica che per la Canonizzazione dei Beati Giovanni XXIII e Giovanni Paolo II, domenica 27 aprile 2014, la partecipazione sarà aperta a quanti troveranno posto in Piazza San Pietro, Piazza Pio XII e Via della Conciliazione, senza bisogno di alcun biglietto. Come già avvenuto in altre occasioni, si mettono in guardia i fedeli da atti di "bagarinaggio" e di richieste di denaro da parte di agenzie o operatori turistici per ottenere biglietti. Si ricorda anche che i biglietti per partecipare a udienze o celebrazioni presiedute dal Santo Padre sono totalmente gratuiti.
IMPORTANTE:L’entrata dei fedeli sarà consentita dal fondo di Via della Conciliazione.
28 aprile, ore 10.00: S. Messa di ringraziamento in Piazza San Pietro. Ore 10.00
Battute al vetriolo e sbalzi di umore quei piccoli difetti dei due Papi santi. Gli scatti di Wojtyla, l’ironia di Roncalli, i postulatori e le debolezze dietro le quinte
(Marco Ansaldo) Santi sì. Uno sùbito, bruciando le tappe burocratiche, e l’altro senza aver fatto il secondo miracolo necessario dopo la beatificazione. Però santi riconosciuti, senza ombra di dubbio. Ma quanta fatica tenerli a freno in vita, a volte, Angelo Roncalli e Karol Wojtyla. Perché, con tutta la devozione e il rispetto sacro per la loro imminente canonizzazione, i sommi Pontefici di Santa Romana Chiesa, Giovanni XXIII e Giovanni Paolo II, erano anche uomini. E, come tutti gli esseri umani, Roncalli e Wojtyla, benché pazienti come Giobbe, erano soggetti a scatti d’umore e preferenze, conoscevano l’ira e l’astuzia, l’ironia e la battuta salace. Avevano, insomma, carattere. E degli umanissimi difetti. Delle impercettibili debolezze. E forse, proprio per questo, erano santi.
Ricordava ieri nella Sala stampa della Santa Sede lo stesso postulatore della causa di Giovanni Paolo II, monsignor Slawomir Oder, che il Grande polacco «aveva difetti come ogni uomo». E allora «non dobbiamo pensare che la santità sia come un pezzo d’oro che nasce fuori da un contesto. Anzi, la santità vera è proprio correggere i propri difetti ». Qualche esempio? «Certamente — prosegue il postulatore, nel cui ufficio vaticano le carte raccolte arrivano letteralmente fino al tetto — Karol Wojtyla era un uomo emotivo, sanguigno, effettivamente reagiva. Mi viene in mente qualche sua risposta più brusca, un episodio a Cracovia quando uno dei suoi sacerdoti gli creò problemi, allora gli disse di lasciargli lì la patente e di andare a casa a piedi, poi si pentì. E in uno dei viaggi da Papa — continua Oder guardando timido padre Federico Lombardi, il portavoce ufficiale che gli sta a fianco, dicendogli «non so se questo lei lo possa dire» — gli proposero di indossare il giubbotto antiproiettile perché ci potevano essere dei pericoli. Ma lui non volle perché aveva, disse, un altro tipo di protezione».
“Peccato”, quest’ultimo, certamente veniale. Ma chi di noi ha dimenticato quel filmato che mostra un Wojtyla già avanti con gli anni, eppure, appena sceso dalla scaletta dell’aereo, durissimo in volto e capace di inanellare una serie di espressioni non propriamente dolci, non si sa all’indirizzo di chi, di fronte a un contrito don Stanislao, il suo segretario personale? Racconta oggi Philip Pullella, corrispondente in Vaticano dell’agenzia di stampa Reuters e veterano dei voli papali che «un giorno Giovanni Paolo II si arrabbiò moltissimo per la domanda rivoltagli in viaggio da un giornalista, al punto che sembrava che l’intero aereo tremasse».
Non meno umani i difetti del Grande bergamasco. «Giovanni XXIII — racconta il frate Giovangiuseppe Califano, postulatore della causa di Roncalli — sapeva fare ironia di se stesso. C’è l’aneddoto di un vescovo il quale andò a dirgli che da quando aveva assunto la carica non riusciva più a dormire per i tanti pensieri. «Anche io mi trovavo nella stessa condizione », gli rispose Giovanni XXIII, «quando ero stato eletto Papa avevo tanti pensieri, poi ho sognato l’angelo custode che mi ha detto: “Angelo, non prenderti troppo sul serio”. Da allora ho dormito benissimo».
Ironia tagliente, ma paciosa. E fin qui è quello che raccontano i postulatori, piuttosto delicati, com’è ovvio, per il loro ruolo di presentatori della causa di canonizzazione. Ma scrive senza remore lo storico Andrea Riccardi, fondatore della Comunità di Sant’Egidio, nel suo libro appena uscito dall’editore San Paolo “L’uomo dell’incontro. Angelo Roncalli e la politica internazionale”, che uno dei difetti del Papa del Concilio Vaticano II era la buona tavola, e la convivialità. «Era un uomo — dice Riccardi — che amava invitare ospiti a tavola. Nei suoi diari annota continuamente: “Lo trattenni a pranzo”. Ma questo, in fondo, è un tratto anche evangelico, basti ricordare il banchetto del regno di Dio. Roncalli veniva considerato un “semplice”. Valutazione errata. La semplicità roncalliana è piuttosto chiarezza interiore. Il “semplice” Roncalli è un uomo di cultura, uno storico, che penetra in profondità i mondi in cui vive o che incontra».
Aggiunge Guido Gusso, aiutante di camera e autista del futuro Giovanni XXIII fin dagli anni in cui fu nominato patriarca di Venezia, che tra le sue battute pronte una un po’ più pungente fu quando era nunzio in Francia. A un ricevimento pubblico gli venne presentato il Rabbino Capo di Parigi, con il quale cominciò a conversare amabilmente. A un certo punto gli ospiti si mossero per andare nel salone. Il Rabbino invitò cortesemente il Nunzio a precederlo, mentre Roncalli senza scomporsi, sbalordì il suo interlocutore dicendo: «Prego, prima l’Antico Testamento... ». Ma diventerà il “Papa buono”. Difficile trovargli difetti più grandi.
fonte: spogli
*
Vatican Insider
Ricordava ieri nella Sala stampa della Santa Sede lo stesso postulatore della causa di Giovanni Paolo II, monsignor Slawomir Oder, che il Grande polacco «aveva difetti come ogni uomo». E allora «non dobbiamo pensare che la santità sia come un pezzo d’oro che nasce fuori da un contesto. Anzi, la santità vera è proprio correggere i propri difetti ». Qualche esempio? «Certamente — prosegue il postulatore, nel cui ufficio vaticano le carte raccolte arrivano letteralmente fino al tetto — Karol Wojtyla era un uomo emotivo, sanguigno, effettivamente reagiva. Mi viene in mente qualche sua risposta più brusca, un episodio a Cracovia quando uno dei suoi sacerdoti gli creò problemi, allora gli disse di lasciargli lì la patente e di andare a casa a piedi, poi si pentì. E in uno dei viaggi da Papa — continua Oder guardando timido padre Federico Lombardi, il portavoce ufficiale che gli sta a fianco, dicendogli «non so se questo lei lo possa dire» — gli proposero di indossare il giubbotto antiproiettile perché ci potevano essere dei pericoli. Ma lui non volle perché aveva, disse, un altro tipo di protezione».
“Peccato”, quest’ultimo, certamente veniale. Ma chi di noi ha dimenticato quel filmato che mostra un Wojtyla già avanti con gli anni, eppure, appena sceso dalla scaletta dell’aereo, durissimo in volto e capace di inanellare una serie di espressioni non propriamente dolci, non si sa all’indirizzo di chi, di fronte a un contrito don Stanislao, il suo segretario personale? Racconta oggi Philip Pullella, corrispondente in Vaticano dell’agenzia di stampa Reuters e veterano dei voli papali che «un giorno Giovanni Paolo II si arrabbiò moltissimo per la domanda rivoltagli in viaggio da un giornalista, al punto che sembrava che l’intero aereo tremasse».
Non meno umani i difetti del Grande bergamasco. «Giovanni XXIII — racconta il frate Giovangiuseppe Califano, postulatore della causa di Roncalli — sapeva fare ironia di se stesso. C’è l’aneddoto di un vescovo il quale andò a dirgli che da quando aveva assunto la carica non riusciva più a dormire per i tanti pensieri. «Anche io mi trovavo nella stessa condizione », gli rispose Giovanni XXIII, «quando ero stato eletto Papa avevo tanti pensieri, poi ho sognato l’angelo custode che mi ha detto: “Angelo, non prenderti troppo sul serio”. Da allora ho dormito benissimo».
Ironia tagliente, ma paciosa. E fin qui è quello che raccontano i postulatori, piuttosto delicati, com’è ovvio, per il loro ruolo di presentatori della causa di canonizzazione. Ma scrive senza remore lo storico Andrea Riccardi, fondatore della Comunità di Sant’Egidio, nel suo libro appena uscito dall’editore San Paolo “L’uomo dell’incontro. Angelo Roncalli e la politica internazionale”, che uno dei difetti del Papa del Concilio Vaticano II era la buona tavola, e la convivialità. «Era un uomo — dice Riccardi — che amava invitare ospiti a tavola. Nei suoi diari annota continuamente: “Lo trattenni a pranzo”. Ma questo, in fondo, è un tratto anche evangelico, basti ricordare il banchetto del regno di Dio. Roncalli veniva considerato un “semplice”. Valutazione errata. La semplicità roncalliana è piuttosto chiarezza interiore. Il “semplice” Roncalli è un uomo di cultura, uno storico, che penetra in profondità i mondi in cui vive o che incontra».
Aggiunge Guido Gusso, aiutante di camera e autista del futuro Giovanni XXIII fin dagli anni in cui fu nominato patriarca di Venezia, che tra le sue battute pronte una un po’ più pungente fu quando era nunzio in Francia. A un ricevimento pubblico gli venne presentato il Rabbino Capo di Parigi, con il quale cominciò a conversare amabilmente. A un certo punto gli ospiti si mossero per andare nel salone. Il Rabbino invitò cortesemente il Nunzio a precederlo, mentre Roncalli senza scomporsi, sbalordì il suo interlocutore dicendo: «Prego, prima l’Antico Testamento... ». Ma diventerà il “Papa buono”. Difficile trovargli difetti più grandi.
fonte: spogli
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Vatican Insider
(Domenico Agasso jr) Il Vicepresidente Orp: «Immagino già la loro emozione, ma fino a domenica non può che restare un auspicio». Ratzinger su Wojtyla: «Non potevo imitarlo». Domenica 27 aprile, piazza San Pietro: sono data e luogo di un possibile avvenimento (...)
Un milione di persone per Roncalli e Wojtyla santi (Iacopo Scaramuzzi, Vatican Insider)