martedì 29 aprile 2014

Protagonisti del dopo Concilio

 
Grandi Movimenti e realtà ecclesiali, in massa a piazza San Pietro per ricordare il legame diretto con i Papi

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È dal Concilio Vaticano II voluto da Giovanni XXIII che i laici impegnati nella Chiesa hanno cominciato ad essere sempre più protagonisti al fianco di sacerdoti e religiosi per animare le comunità locali. Ecco perché le canonizzazioni di oggi sono sentite in maniera particolare dai più grandi Movimenti e dalle realtà ecclesiali rappresentate in decine e decine di migliaia in piazza San Pietro.
Tra loro Franco Miano, Presidente Nazionale dell’Azione Cattolica e membro del Pontificio Consiglio per i Laici, che ricorda come fin dalle origini, che risalgono a Pio IX, nel 1868, l’AC sia stata strettamente legata ai pontefici. Nata nei tempi difficili dell’Unità D’Italia, con il compito di “obbedire” al Papa, è con Giovanni XXIII che vive una svolta all’interno della Chiesa. «Saremo sempre molto grati a Papa Roncalli per l’apertura concessa a tutti i laici con il Concilio Vaticano II. All’epoca l’AC contribuì ai documenti del Concilio, quindi fu un po’ un punto di arrivo, ma quello stesso evento segnò anche un punto di partenza per noi – spiega -. C’è anche una curiosità che ci lega a lui. La notte prima di entrare nel Conclave che lo avrebbe eletto Papa, alloggiò nella nostra struttura della Domus Mariae, sull’Aurelia.
E poi, – prosegue Miano -, non dimentichiamo che l’11 ottobre 1962 fu proprio l’AC a promuovere la fiaccolata in piazza San Pietro in occasione dell’apertura del Concilio, portando al cospetto di Giovanni XXIII migliaia di persone e ispirandogli il famoso “discorso alla luna”. Giovanni Paolo II ha avuto sempre con noi un rapporto speciale. A noi si rivolse incoraggiando la ripresa dell’Azione Cattolica in Polonia, che si era interrotta con il comunismo. Ci ha sempre visto come un punto d’incontro tra tutte le realtà ecclesiali. E avendo puntato sempre tanto sui giovani, gli riconosciamo di aver dato nuovo impulso anche alle nostre realtà giovanili. L’ultima volta lo abbiamo incontrato è stato nel 2004 a Loreto e non potremo mai dimenticare il suo invito a non abbandonare la nostra missione».
«Ci sono tanti episodi che ci legano a Giovanni Paolo II – osserva Salvatore Martinez, presidente del Rinnovamento nello Spirito, tra i movimenti più frequentati e più numerosi oggi in piazza San Pietro -. Il 2 aprile del 1998, il Papa ci ricevette in preparazione del Giubileo. Ha sempre incoraggiato la presenza di un laicato impegnato. Ci incontrò insieme ai responsabili di altri grandi Movimenti e associazioni, in una sorta di anteprima del Giubileo. Nel 2004 ci fece una sorpresa durante il Regina Coeli nella festa dell’Ascensione, chiedendo proprio al Rinnovamento di organizzare una grande veglia di Pentecoste, che si sarebbe rivelata la sua ultima Pentecoste. Nessuno ci aveva avvisati prima dell’annuncio direttamente dalla bocca del papa. Ci chiese di pregare per lui e nel giro di cinque giorni organizzammo un evento con 30mila persone, alla presenza di Giovanni Paolo II.
Ricordo la voce roca, affaticata dalla malattia, ma lo sguardo sempre dritto, deciso, che rifletteva tutto il vigore che aveva dentro. Ci ha condotti nel terzo millennio e ci ha trasmesso tutta la sua forza. La sua eredità è ancora viva».
Circa 100mila fedeli del Cammino Neocatecumenale, di cui circa 10mila solo polacchi, già da ieri hanno vegliato a turno nella chiesa del Santissimo Nome di Gesù all’Argentina in Piazza del Gesù, e oggi sono arrivati a piazza San Pietro con chitarre e striscioni.
«Siamo debitori di Giovanni XXIII – dice Gianpiero Donnini, 72 anni, responsabile della Prima Comunità del Cammino Neocatecumenale italiana, nata a Roma il 2 novembre 1968 -. Il Concilio Vaticano II voluto da papa Roncalli, ha ringiovanito la Chiesa e la nostra realtà, fondata a Madrid da Kiko Argüello, ne è un frutto. Lo stesso Giovanni Paolo aveva conosciuto il Cammino a Cracovia per un fatto curioso. Noi celebriamo la messa domenicale dopo i primi vespri del sabato sera. Ma in Polonia ci accusarono di essere agenti dei comunisti perché non andavamo a messa la domenica.
Si creò una situazione spiacevole, allora intervenne il cardinale Wojtyla che chiamò i catechisti e chiese a chi non abitava troppo lontano, di tornare a messa anche la domenica, per far tacere quelle voci infondate. Io personalmente – continua Donnini – lo incontrai quando venne in visita pastorale a San Giovanni Evangelista a Spinaceto, dove io sono ancora catechista. Kiko mi disse di prenderlo da parte e dirgli che lui e Carmen volevano un’udienza con il potefice. Sapevo che non sarebbe stato facile, ma ci provai e riuscii a spiegargli la realtà del Cammino a Roma, tanto che lui notò pubblicamente quanto la Chiesa di Roma fosse viva e non fosse solo una memoria storica. Il rapporto tra Giovanni Paolo e il Cammino si è consolidato agli inizi degli anni Ottanta, quando ci affidò mons. Stanislao Dziwisz, il suo segretario, come riferimento in Vaticano per qualunque evenienza e ci incoraggiò per l’apertura del Seminario Redemptoris Mater per dare spazio alle vocazioni sacerdoatali del Cammino».
Un altro ricordo alla vita da cardinale di Giovanni Paolo II in Polonia, arriva da Anna Fadda, conosciuta come Doni, una delle prime focolarine ad arrivare dalla Polonia in Italia per seguire da vicino la fondatrice del Movimento dei Focolari Chiara Lubich.
«Erano gli anni Settanta, il mio primo incontro con il cardinale Wojtyla è stato molto emozionante. Eravamo in Polonia e lì il Movimento era quasi agli inizi ma la cosa che più mi ha colpito è stata la fiducia che il Papa ci ha dato subito. Aveva un grande rispetto per noi, per il carisma che ci caratterizzava e con lui si è subito instaurato un rapporto familiare, di amicizia. Addirittura mi ricordo che in quel periodo la Chiesa polacca era un po’ gerarchica, ogni Movimento o gruppo aveva un sacerdote a capo, ma a noi il Papa disse “Non metto a capo del vostro Movimento un sacerdote perchè il carisma che trasmettete agli atri nasce da voi e noi potremmo solo rovinare tutto” – ricorda commossa Doni Fadda -. Dunque, già prima di incontrare Chiara Lubich, Giovanni Paolo II conosceva i focolarini. Alcune persone a lui vicine infatti, avevano scoperto i focolari nella Germania orientale e gli avevano raccontato di noi. Poi, qualche giorno dopo l’elezione a Papa, il 29 ottobre del 1978 Chiara, Eli Folonari ed io partecipammo ad una messa privata con lui.
Eravamo noi tre, il Papa, il suo segretario e due o tre suore. Giovanni Paolo II chiamava Chiara “Disegno di Dio”, aveva una grande stima per lei. Addirittura ci chiese una mappa di tutti i posti dove eravamo per potersi appoggiare a noi. Da quel momento tra il Papa e Chiara è nata una grande amicizia, ci furono vari incontri, il Papa la invitava spesso a pranzo e dagli anni Novanta iniziò a chiamarla nel giorno di Santa Chiara per farle gli auguri. Mi ricordo un altro episodio, eravamo in macchina io e lei, Chiara guidava e il Papa la chiamò al cellulare per farle gli auguri, abbiamo quasi rischiato di fare un incidente!».
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