Il Pontefice in visita alla parrocchia romana di San Gregorio Magno salutato anche da uno striscione in slang. «Tutti siamo peccatori, ma non si deve diventare corrotti»
DOMENICO AGASSO JRROMA
Erano particolarmente coloriti gli striscioni e le scritte che hanno accolto questo pomeriggio papa Francesco nella visita pastorale alla parrocchia romana di San Gregorio Magno, nel quartiere della Magliana. «Come butta France'?», è la scritta in slang romanesco appesa da alcuni residenti al loro balcone, in un condominio di fronte alla chiesa. Alcune persone sono salite sui tetti dei palazzi, da cui hanno salutato il Papa al suo arrivo. La gente esprime anche così l'affetto e la vicinanza verso il Pontefice.
Nel campo sportivo parrocchiale della chiesa romana di San Gregorio Magno, nel quartiere della Magliana, il Pontefice si è intrattenuto a salutare i fedeli, stringendo le mani uno a uno. Si è fermato soprattutto con i bambini: una bimba della Prima Comunione venuta appositamente dalla Sicilia per salutarlo gli ha regalato un souvenir della sua regione e il Papa ha voluto che la piccola glielo descrivesse.
«Santo Padre, Dario desiderava tanto conoscerla, e poiché sta attraversando un momento delicato, ha bisogno di una carezza particolare, per lui e la sua famiglia»: così l'insegnante Luca Caravona ha presentato a Francesco un bambino malato e i suoi genitori, proprio all'ingresso della parrocchia. L'abbraccio a questa famiglia è stato il primo atto della visita.
Ai ragazzi nel campo sportivo Francesco ha detto: «Tante volte non è facile oggi avere speranza: si vedono tante cose brutte, le malattie, i giovani senza lavoro. Altro problema che toglie la speranza sono i giovani che hanno perso la fede, non sanno dove andare». «Si può vivere senza speranza?», ha chiesto. Poi ha ripetuto con loro: «No, non si può vivere bene. Se non hai speranza - ha detto - andrai avanti senza un orizzonte. La speranza ci spinge a essere creativi, a fare figli, a lavorare. E la speranza mai delude. È un dono di Dio: apriamo il cuore a Dio che ci dia la speranza».
Il ragionamento del Papa è scaturito da un disegno dei ragazzi che rappresenta la Chiesa come una nave nel mare in tempesta. «È bello - ha spiegato una ragazza del gruppo che si prepara alla cresima - sapere che c'è un marinaio esperto che può portarci fuori dalla tempesta, guidaci in questo mare di speranza. Abbiamo bisogno di Gesù, della barca che è la Chiesa, del suo timoniere che è il successore di Pietro».
In risposta Bergoglio aveva esordito: «Vi ringrazio dell'accoglienza naturalmente. Questo disegno è tanto bello. Vedo che i giovani chiedono di essere guidati nel mare della vita con l'ausilio della speranza. Per questo mi è piaciuto molto il vostro disegno che dice che volete essere guidati».
E poi, nell’omelia della Messa che ha celebrato nella chiesa della Magliana ha affermato: «Tutti noi abbiamo dentro alcune zone, parti del nostro cuore che non sono vive, sono un po' morte. Alcuni ne hanno tante: è una vera necrosi spirituale. Se ce ne accorgiamo abbiamo voglia di uscirne, ma non possiamo». Francesco ha descritto così la condizione di tante persone che si sentono lontane dalla “Grazia” e non osano chiedere il perdono per i propri peccati. «Solo il potere di Gesù - ha spiegato - può aiutarci a uscire da queste tombe di peccato che tutti noi abbiamo. Ma a volte siamo molto legati a questi sepolcri e non vogliamo lasciarli. La nostra anima - allora - comincia a dare cattivo odore, l'odore del peccato».
Bergoglio ha commentato «quella bella promessa del Signore nella liturgia di oggi: “ecco io apro i vostri sepolcri, vi faccio uscire dalle vostre tombe”». «Il Signore ha la forza per ridare la vita ai morti. Come Gesù con Lazzaro, che era morto ed è tornato alla vita», ha assicurato alle migliaia di fedeli che seguivano il rito nella chiesa parrocchiale, e - grazie ai maxi-schermi - anche nelle altre sale dell'oratorio, nel campo sportivo e sulla piazza antistante. «La Quaresima - ha ricordato - è un po' per questo». «Abbiamo la forza di sentire quello che Gesù ha detto a Lazzaro, “Vieni fuori”? Dove è la mia necrosi, dove è la parte morta della mia anima dove è la mia tomba?», si è domandato ad alta voce.
«Dobbiamo - ha raccomandato - pensare a quale peccato sono attaccato. E togliere la pietra della vergogna e lasciare che il Signore ci dica “Vieni fuori"». «Lui - ha assicurato il Pontefice - è capace di perdonarci, tutti ne abbiamo bisogno, dobbiamo essere attenti a non diventare corrotti. “Vieni fuori esci da quella tomba che hai dentro”, ci ripete».
E poi, dopo averlo fatto distribuire questa mattina all'Angelus ai fedeli in piazza San Pietro, anche ai parrocchiani della chiesa San Gregorio Magno alla Magliana ha portato in dono edizioni tascabili del Vangelo. «Portatelo sempre con voi - ha esortato al termine dell'omelia - apritelo e leggete qualcosa del Vangelo quando dovete fare una coda oppure siete sul bus ma - ha comunque avvertito - quando siete comodi e facendo attenzione alle tasche!».
Infine dopo la Messa, incontrando gli ex-tossicodipendenti della comunità "Magliana '80", il Papa ha chiesto loro: «Dove pensate che si trovi il Signore, in chiesa? No, il posto principale è la vostra debolezza». Lo ha riferito il parroco, don Renzo Chiesa.
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Il Papa: «Vi regalo il Vangelo, in cambio di un atto di carità»
Francesco all’Angelus: «Non c'è alcun limite alla misericordia divina». Dona il Vangelo tascabile e prega per i morti di Ruanda, terremoto di L’Aquila e virus Ebola
DOMENICO AGASSO JRROMA
Bisogna liberarsi dall’egoismo e dalle «maschere» del peccato, non accontentarsi della mediocrità. Lo ha affermato papa Francesco all'Angelus di oggi, commentando l'episodio evangelico della risurrezione di Lazzaro.
Per il Pontefice, «il gesto di Gesù che risuscita Lazzaro mostra fin dove può arrivare la forza della Grazia di Dio, e dunque fin dove può arrivare la nostra conversione, il nostro cambiamento: non c'è alcun limite alla misericordia divina offerta a tutti!». «Sentite bene: non c'è alcun limite alla misericordia divina offerta a tutti. Ricordate bene questa frase», ha ribadito “a braccio”, e invitando più volte i fedeli a ripetere con lui la frase: «Ricordatevi bene, non c'è alcun limite alla misericordia divina offerta a noi tutti».
La risurrezione di Lazzaro «è il culmine dei “segni” prodigiosi compiuti da Gesù – ha proseguito il Papa - un gesto troppo grande, troppo chiaramente divino per essere tollerato dai sommi sacerdoti, i quali, saputo il fatto, presero la decisione di uccidere Gesù».
«Sulla Parola del Signore - ricorda Francesco - noi crediamo che la vita di chi crede in Gesù e segue il suo comandamento, dopo la morte sarà trasformata in una vita nuova, piena e immortale. Come Gesù è risorto con il proprio corpo, ma non è ritornato ad una vita terrena, così noi risorgeremo con i nostri corpi che saranno trasfigurati in corpi gloriosi. Lui ci aspetta presso il Padre, e la forza dello Spirito Santo, che ha risuscitato lui, risusciterà anche chi è unito a lui».
Il Papa ha rammentato che davanti alla tomba sigillata dell'amico, Gesù «gridò a gran voce: “Lazzaro, vieni fuori!”. “Il morto uscì, i piedi e le mani legati con bende, e il viso avvolto da un sudario”. Questo grido perentorio - è il messaggio di papa Francesco - è rivolto ad ogni uomo, perché tutti siamo segnati dalla morte; è la voce di colui che è il padrone della vita e vuole che tutti “l'abbiano in abbondanza”».
L'esempio è servito al Pontefice per sottolineare che «Cristo non si rassegna ai sepolcri che ci siamo costruiti con le nostre scelte di male e di morte. Lui ci invita, quasi ci ordina, di uscire dalla tomba in cui i nostri peccati ci hanno sprofondato. Ci chiama insistentemente ad uscire dal buio della prigione in cui ci siamo rinchiusi, accontentandoci di una vita falsa, egoistica, mediocre. “Vieni fuori!”». Da qui il suo monito: «Lasciamoci afferrare da queste parole che Gesù oggi ripete a ciascuno di noi. Lasciamoci liberare dalle “bende” dell'orgoglio. Ma perché l'orgoglio ci fa schiavi di tanti idoli. La nostra risurrezione incomincia da qui: quando decidiamo di obbedire al comando di Gesù uscendo alla luce, alla vita; quando dalla nostra faccia cadono le maschere e ritroviamo il coraggio del nostro volto originale, creato a immagine e somiglianza di Dio».
Dopo avere recitato la Preghiera mariana dell’Angelus, Francesco ha ricordato che domani si terrà in Ruanda la commemorazione del ventesimo anniversario dell'inizio del genocidio perpetrato contro i Tutsi nel 1994. «In questa circostanza - ha affermato - desidero esprimere la mia paterna vicinanza al popolo ruandese, incoraggiandolo a continuare, con determinazione e speranza, il processo di riconciliazione che ha già manifestato i suoi frutti, e l'impegno di ricostruzione umana e spirituale del Paese». «A tutti dico: non abbiate paura! - ha aggiunto - Sulla roccia del Vangelo costruite la vostra società, nell'amore e nella concordia, perché solo così si genera una pace duratura! Invoco su tutta la cara Nazione ruandese la materna protezione di Nostra Signora di Kibeho».
E ancora, a cinque anni dal terremoto dell'Aquila, Bergoglio ha espresso vicinanza a «quella comunità che ha tanto sofferto», ha pregato per le vittime e per «il cammino di risurrezione del popolo aquilano: la solidarietà e la rinascita spirituale siano la forza della ricostruzione materiale».
Francesco si è soffermato anche sulle vittime del virus Ebola «che si è sviluppato in Guinea e nei Paesi confinanti. Il Signore sostenga gli sforzi per combattere questo inizio di epidemia e per assicurare cura e assistenza a tutti i bisognosi».
Il Papa ha salutato i partecipanti al Congresso del Movimento di Impegno educativo dell'Azione cattolica italiana: «Investire sull'educazione significa investire in speranza!».
Infine, «un gesto semplice per voi». Così il Papa, al termine dell'Angelus, ha introdotto il dono ai fedeli, ai quali sono state distribuite in piazza San Pietro decine di migliaia di copie tascabili del Vangelo. «Nelle scorse domeniche - ha detto - ho suggerito di procurarsi un piccolo Vangelo, da portare con sé durante la giornata, per poterlo leggere spesso». «Poi - ha continuato - ho ripensato all'antica tradizione della Chiesa, durante la Quaresima, di consegnare il Vangelo ai catecumeni, a coloro che si preparano al battesimo. Allora oggi voglio offrire a voi che siete in piazza - ma come segno per tutti - un Vangelo tascabile».
«Vi sarà distribuito gratuitamente - ha aggiunto, dopo averlo mostrato alla folla - Prendetelo, portatelo con voi, e leggetelo ogni giorno: è proprio Gesù che vi parla! È la parola di Gesù! E come Lui vi dico: gratuitamente avete ricevuto, gratuitamente date! Date il messaggio del Vangelo».
«Ma forse alcuni di voi non credono che sia gratuito. Vi chiedo una cosa: in cambio di questo dono, fate un atto di carità, un gesto di amore gratuito. Una preghiera per i nemici un atto di riconciliazione, qualcosa».
«Oggi si può leggere il Vangelo anche con tanti strumenti tecnologici - ha messo in evidenza Bergoglio - Si può portare con sé la Bibbia intera in un telefonino, in un tablet. L'importante è leggere la Parola di Dio, con tutti i mezzi, l'importante è leggere la Parola di Dio, è Gesù che ci parla lì, e accoglierla con cuore aperto. Allora il buon seme porta frutto!».
In copertina al Vangelo tascabile che papa Francesco ha fatto distribuire, in decine di migliaia di copie, c’è l’immagine del Paradiso e alcune storie della Genesi: gli affreschi che decorano la cupola del battistero della Cattedrale di Padova, realizzati da Giusto de’ Menabuoi tra il 1375 e il 1378.
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"Francesco indica il valore universale della Bibbia"
Intervista a Venturini, officiale dell'Archivio segreto vaticano e docente di Scienze bibliche alla Pontificia Università della Santa Croce
GIACOMO GALEAZZICITTA'DEL VATICANO
Simone Venturini è biblista, scrittore e docente di Scienze bibliche alla Pontificia Università della Santa Croce, oltre che officiale dell'Archivio segreto vaticano. Vatican Insider lo ha intervistato.
Professore, in Italia, come nel resto del mondo, la serie tv "La Bibbia" ha fatto registrare un boom di ascolti. Quale spiegazione si può dare?
"In questo periodo di crisi epocale, la gente ha bisogno di motivi reali per sperare in un futuro diverso. Ha bisogno di credere che ‘Qualcuno’ conduce misteriosamente la storia e che, alla fine, Dio non abbandona chi crede in lui. Questo è uno dei motivi che, secondo me, traspare dagli episodi della serie tv dedicata alla Bibbia. Tuttavia, credo che nell'ultimo anno si sia aggiunto un motivo in più. Il linguaggio limpido e cristallino di papa Francesco ci invita ad accostarci in modo semplice alla Sacra Scrittura, accettandone pienamente la realtà soprannaturale e, nel contempo, accogliendone lo straordinario messaggio diretto all'umanità intera, non solo a ebrei e cristiani".
Al di là delle qualità artistiche di un singolo prodotto cinematografico, cosa affascina milioni di persone in tutto il pianeta delle Sacre Scritture?
"La possibilità di immergersi in un mondo, quello di Dio, che irrompe e trasforma dal di dentro l'uomo e gli ambienti in cui egli vive. Un mondo che, oggi, viene spesso miseramente ridotto a fantasie umane o a proiezioni della nostra mente, ma che invece è vivo e reale e continua a manifestarsi chiaramente nella nostra storia. Una immersione nel mondo di Dio che, però, non allontana dalla realtà quotidiana, ma che anzi è in grado di leggerla e di comprenderla nella sua dimensione più profonda. Sì, perché la Bibbia non parla di un passato sepolto e lontano da noi, ma di eventi che continuano a ripetersi nella vita personale e collettiva".
Sulla figura di Noè è stato realizzato un kolossal con Russel Crowe. All'uomo di oggi quanto possono insegnare i racconti biblici?
"Che qualsiasi situazione negativa, fosse anche la più disastrosa, non è l'approdo finale della storia. La fine, infatti, è sempre superata e coinvolta in un fine, in uno scopo che la supera. E questo scopo è sempre positivo, mai negativo. Il Dio della Bibbia, infatti, crea e ricrea in continuazione e dalle macerie di una situazione umana disperata è in grado di costruire una esistenza nuova e più luminosa. Insomma, i racconti biblici ci insegnano che laddove l'uomo crede di trovarsi in un vicolo cieco, proprio lì Dio riapre sorprendentemente un cammino".
È un segno dell'insicurezza dei tempi odierni il volgersi verso storie paradigmatiche come quelle dell'Antico Testamento?
"No, al contrario, è un segno di grande sicurezza. Perché le storie della Bibbia contengono i paradigmi fondamentali di una esistenza felice e compiuta. Farli propri, significa seguire un percorso che altri, secoli prima di noi, hanno tracciato con la loro stessa vita. La Bibbia inizia con l'uscita dal Paradiso terrestre e termina con l'ingresso alla Gerusalemme celeste. In mezzo, c'è la strada che ognuno di noi può seguire se vuole realizzare se stesso".
Quali parti della Bibbia ritiene più affascinanti per la cultura di oggi?
"Dipende molto dalla situazione in cui ciascuno di noi si trova. I personaggi della Bibbia, infatti, incarnano ed esemplificano le risposte alle situazioni esistenziali più diverse. Se ti senti fallito, puoi leggere la storia di Mosè o quella di Geremia, dove Dio non si stanca di cominciare daccapo oltre ogni resistenza umana; se non sai che decisione prendere, puoi leggere la storia di Giuseppe di Nazareth che si affidò al linguaggio divino dei sogni e non ai suoi ragionamenti; se ti senti perseguitato perché dici cose vere e giuste, leggi cosa dice Gesù nelle Beatitudini. A ogni esperienza umana narrata nella Bibbia corrisponde una risposta di Dio, valida anche per noi, oggi".
In genere finiscono sul grande schermo le vicende bibliche più "spettacolari" come il diluvio universale. Può essere un modo per mostrare alle masse mondiali le radici comuni tra i grandi monoteismi?
"Sicuramente, poiché i personaggi dell'Antico Testamento al centro della produzione televisiva sono i modelli fondamentali per la fede di ebrei, cristiani e mussulmani. Del resto la Bibbia stessa è il terreno più fecondo per il dialogo interreligioso e per trovare gli elementi che ci accomunano e che sono assai più numerosi di quelli che ci dividono".