giovedì 3 aprile 2014

La lettura distorta del “genere”



di Cesare Nosiglia arcivescovo di Torino
“La lettura ideologica del ‘genere’ è una vera dittatura che vuole appiattire le diversità, omologare tutto fino a trattare l’identità di uomo e donna come pure astrazioni”: è questo un passaggio della prolusione del presidente della Conferenza Episcopale Italiana al recente Consiglio episcopale permanente che critica l’iniziativa di tre opuscoli – destinati rispettivamente alla scuola primaria, alla scuola secondaria di primo e secondo grado – intitolati  ”Educare alla
diversità a scuola” e recanti linee-guida per un insegnamento più accogliente e rispettoso delle differenze.
Il confronto all’interno del Consiglio Permanente ha messo in risalto la preoccupazione dei vescovi per forzature che rischiano di colpire pesantemente la famiglia, di associare in maniera indebita religione e omofobia, di presentare come pacifico l’assunto circa l’indifferenza della diversità sessuale dei genitori per la crescita del figlio e di spingere verso il matrimonio tra soggetti dello stesso sesso.  ”I vescovi – si dice ancora nella prolusione – avvertono la necessità di investire con generosità e rinnovato impegno nella formazione, risvegliando le coscienze di genitori, educatori, associazioni, consulte di aggregazioni laicali e istituzioni di ispirazione cristiana in merito a quella che si rivela una questione antropologica
di rilevante urgenza”.
Stiamo assistendo a una discriminazione  ”al contrario”. Il modo in cui le citazioni della Bibbia sono presentate, orienta infatti a giudicare negativamente – e dunque a condannare – proprio chi segue tali insegnamenti, che vengono sottoposti a un’interpretazione strumentale e ideologicamente unilaterale, distorti nello spirito come nella sostanza. Va ricordato che la Bibbia rappresenta per tutte le Chiese e confessioni cristiane un testo sacro che contiene la rivelazione di Dio stesso per il bene dell’umanità.
Il rispetto dovuto a questi credenti che rappresentano una parte rilevante dei cittadini di Torino esige che nell’affrontare i testi sacri sia dell’Antico come del Nuovo Testamento si presti molta attenzione alla loro corretta interpretazione come migliaia e migliaia di studiosi di tutti i tempi ci hanno offerto nelle loro opere.
La Bibbia è anche il Libro fondamento della cultura europea e fonte di ispirazione non solo spirituale ma civile e sociale del suo percorso storico e per molti anche attuale. La strumentale e ideologica interpretazione che le domande di alcune schede, preparate dall’assessorato alle Pari Opportunità del Comune di Torino e proposte come serie e motivate in una scuola che della cultura deve fare il suo primo obiettivo di qualità e scientificità, sono segno di ignoranza e risultano improponibili non solo nella prospettiva dei credenti ma ancor più in quella della laicità che è tenuta a rispettare la libertà religiosa dei cittadini.
Di fronte a tale strumentalizzazione del testo sacro, qualora le schede relative alla omofobia che parlano della omosessualità nella Bibbia vengano offerte agli studenti insieme alle altre, è necessario che gli insegnanti di religione si facciano carico di spiegare in modo approfondito agli alunni il significato dei brani biblici indicati, sottolineando la superficialità delle domande che le schede propongono.
Infine si richiamano le famiglie con figli nelle scuole di ogni ordine e grado a vigilare perché sul tema della sessualità a scuola si proceda sempre e soltanto con il permesso esplicito delle famiglie stesse, dopo che esse siano state compiutamente informate delle modalità didattiche e dei contenuti che verrebbero proposti.
Tocca infatti previamente a loro – primi responsabili educatori dei propri figli – esercitare il diritto di approvare o meno ogni
insegnamento in materia di sessualità che riguarda aspetti di grande rilevanza educativa per i ragazzi e giovani.

Cesare Nosiglia, arcivescovo di Torino

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Torino, Nosiglia contro la "dittatura gender"
di Massimo Introvigne
Torino, si sa, è una città laboratorio, o – come disse il beato Giovanni Paolo II (1920-2005) il 13 aprile 1980, in un memorabile discorso durante la sua visita al capoluogo piemontese – un «crogiuolo rovente», dove «lo strato profondo e splendido del cristianesimo» è attaccato dall’eredità ancora presente di un marxismo qui profondamente radicato e da «altre, ben note, correnti di una potente eloquenza ed efficacia negativa: […] tutta l’eredità razionalistica, illuministica, scientista del cosiddetto “liberalismo” laicista delle nazioni dell’occidente, che ha portato con sé la negazione radicale del cristianesimo».
Oggi questa «negazione radicale del cristianesimo» si manifesta soprattutto nell’ideologia del gender, e anche qui Torino è a suo modo all’avanguardia. Non contento di diffondere i materiali nazionali dell’UNAR, il Servizio LGBT del Comune di Torino fa circolare nei licei le sue schede sull’omofobia, pesantemente anticattoliche, che la settimana scorsa il sindaco Piero Fassino aveva fatto rimuovere dal sito della Città dopo le critiche del comitato Sì alla Famiglia cui aveva fatto eco anche il nostro giornale, generando la rivolta del suo assessore alle Pari Opportunità Ilda Curti, che le ha rimesse su Internet, sia pure attenuando i più violenti tra gli attacchi alla Chiesa. Sabato scorso, poi, una delle più grandi manifestazioni nazionali delle Sentinelle in piedi nella centrale Piazza Carignano aveva visto la partecipazione – accanto a politici di centro-destra – del presidente del Consiglio Comunale Giovanni Maria Ferraris, esponente del piccolo partito dei Moderati che in Comune fa maggioranza insieme al PD. «Processato» dai colleghi consiglieri di maggioranza, lunedì Ferraris ha dovuto fare una marcia indietro alla Barilla, dichiarando che si trovava in Piazza Carignano con le Sentinelle più o meno per caso.
In questo clima, il 3 aprile è sceso in campo l’Arcivescovo di Torino, mons. Cesare Nosiglia, con una Nota dove denuncia la «vera dittatura» del gender, citando anzitutto l’intervento del 24 marzo del cardinale Angelo Bagnasco, presidente dei vescovi italiani, in apertura del Consiglio Permanente della Conferenza Episcopale Italiana. «La lettura ideologica del “genere” – scrive Nosiglia – è una vera dittatura che vuole appiattire le diversità, omologare tutto fino a trattare l'identità di uomo e donna come pure astrazioni». L’Arcivescovo di Torino cita i manuali dell’UNAR e rivela che «il confronto all'interno del Consiglio Permanente [della Conferenza Episcopale] ha messo in risalto la preoccupazione dei vescovi per forzature che rischiano di colpire pesantemente la famiglia, di associare in maniera indebita religione e omofobia, di presentare come pacifico l'assunto circa l'indifferenza della diversità sessuale dei genitori per la crescita del figlio e di spingere verso il matrimonio tra soggetti dello stesso sesso».
Così delineato il quadro nazionale, Nosiglia passa alla questione delle schede del Servizio LGBT del Comune di Torino, che attaccano la Chiesa, la Bibbia e le associazioni cattoliche che sono scese in campo contro l’ideologia di genere. «Stiamo assistendo – afferma la Nota – a una discriminazione “al contrario”. Il modo in cui le citazioni della Bibbia sono presentate, orienta infatti a giudicare negativamente – e dunque a condannare – proprio chi segue tali insegnamenti, che vengono sottoposti a un’interpretazione strumentale e ideologicamente unilaterale, distorti nello spirito come nella sostanza».
È vero che, dopo le proteste, nelle schede le affermazioni apodittiche contro la Chiesa e la Sacra Scrittura sono state sostituite da domande. Ma le domande sono capziose, contengono già una risposta esplicita ostile alla Chiesa e ispirata all’ideologia di genere, e le modifiche non sono sufficienti. «La strumentale e ideologica interpretazione – afferma l’Arcivescovo – che le domande di alcune schede, preparate dall’assessorato alle Pari opportunità del Comune di Torino e proposte come serie e motivate in una scuola che della cultura deve fare il suo primo obiettivo di qualità e scientificità, sono segno d’ignoranza e risultano improponibili non solo nella prospettiva dei credenti ma ancor più in quella della laicità che è tenuta a rispettare la libertà religiosa dei cittadini».
L’attacco alla libertà religiosa, spiega la Nota, è particolarmente grave quando in nome dell’ideologia di genere si offende e si deride la Bibbia. «Va ricordato che la Bibbia rappresenta per tutte le Chiese e confessioni cristiane un testo sacro che contiene la rivelazione di Dio stesso per il bene dell’umanità. Il rispetto dovuto a questi credenti che rappresentano una parte rilevante dei cittadini di Torino esige che nell’affrontare i testi sacri sia dell’Antico come del Nuovo Testamento si presti molta attenzione alla loro corretta interpretazione come migliaia e migliaia di studiosi di tutti i tempi ci hanno offerto nelle loro opere».
L’Arcivescovo sa che in Comune i fautori dell’ideologia di genere hanno la maggioranza. Se qualcuno all’interno del centro-sinistra si oppone, scatta – il caso Ferraris lo dimostra – l’ormai inflessibile metodo Barilla. Spetta allora agli insegnanti di religione e ai genitori reagire, scuola per scuola. «Di fronte a tale strumentalizzazione del testo sacro, qualora le schede relative all’omofobia che parlano della omosessualità nella Bibbia vengano offerte agli studenti insieme alle altre, è necessario – afferma l’Arcivescovo – che gli insegnanti di religione si facciano carico di spiegare in modo approfondito agli alunni il significato dei brani biblici indicati, sottolineando la superficialità delle domande che le schede propongono». «Infine – conclude la Nota – si richiamano le famiglie con figli nelle scuole di ogni ordine e grado a vigilare perché sul tema della sessualità a scuola si proceda sempre e soltanto con il permesso esplicito delle famiglie stesse, dopo che esse siano state compiutamente informate delle modalità didattiche e dei contenuti che verrebbero proposti».

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Pontassieve, genitori si ribellano alla rieducazione
di Lorenzo Schoepflin

Si chiama «ECOS - Decostruire per costruire». È un progetto dal nome enigmatico ma che ad un primo minimo approfondimento delle tematiche trattate si rivela in modo solare per quello che è: propaganda dell’ideologia del gender da spacciare nelle scuole pubbliche. Accade a Pontassieve, comune nella provincia di Firenze, dove alcuni genitori hanno deciso di ribellarsi per proteggere i loro figli che frequentano gli istituti scolastici del Circolo Didattico di Pontassieve, dalla scuola dell’infanzia fino alle medie. L’attività in questione è finanziata da denaro pubblico, come si apprende consultando l’elenco dei progetti da realizzare entro il 30 settembre 2014, presente sul sito della Provincia di Firenze. Ben 7500 euro di fondi regionali per le seguenti finalità: «rendere elastica la rappresentazione dei ruoli di genere rispetto a ciò che si ritiene sia “pertinente” o “conveniente” a maschi e femmine in termini di desiderabilità, responsabilità, affettività e comportamenti»; «promuovere distanziamento critico da stereotipi di genere che blocchino od ostacolino lo sviluppo di scelte di vita, studio, lavoro, promuovendo la valorizzazione delle preferenze personali anche rispetto al rifiuto di schemi di genere precostituiti»; «attraverso un lavoro indiretto sulle rappresentazioni sociali delle variabilità sessuali, fatto sia sugli insegnanti che sugli studenti, favorire l’accettazione di maschi e femmine “anomali” rispetto allo standard atteso».
Non è difficile capire che i citati «stereotipi di genere» e «schemi di genere precostituiti» rispondono alle definizioni di maschio e femmina, da rigettare alla luce dell’accettazione di anomalie rispetto allo «standard atteso». Se sussistessero ulteriori dubbi circa la natura del progetto «ECOS - Decostruire per costruire», per fugarli basterebbe informarsi sull’Associazione IREOS, che, assieme a Comune di Pontassieve, Istituto Statale Superiore “Ernesto Balducci”, Circolo Didattico e  Scuola Secondaria di primo grado “Maltoni”, forma il nutrito gruppo di partner dell’ Associazione PAWA (People in Action for World Awareness), promotrice dell’iniziativa. Sul proprio sito internet, IREOS si presenta come «un’associazione di volontariato di e per gay, lesbiche, bisessuali, transgender, intersessuali nata nel 1997 a Firenze», che sostiene «auto-organizzazione ed “empowerment” della presenza gay, lesbica, bisessuale e transgender nella comunità». Il Gender Office di IREOS si occupa inoltre del concetto di gender come «destrutturazione del binarismo maschile/ femminile».
Contenuti inaccettabili, in particolar modo se si pensa che intendono trovare terreno fertile nella scuola pubblica. Da qui, dicevamo, la protesta di alcune famiglie che hanno deciso di fare gruppo. «Scuola senza ideologie» è il nome che si sono dati, per ribadire che la scuola non può essere il teatro della guerra dichiarata dall’omosessualismo alla libertà di espressione e di educazione. «Il progetto ECOS, a nostro avviso, è un’attività che passa messaggi subliminali e va ad interferire con l’azione educativa svolta dai genitori, anche tramite la proiezione di video (questo video è tra quelli che verrebbero proiettati nelle scuole, ndr) nei quali si fa esplicito o implicito riferimento all’identità di genere».
Un dissenso che si è concretizzato in un appello (che si può sottoscrivere contattando l’indirizzoscuolasenzaideologie@gmail.com) ai dirigenti scolastici direttamente coinvolti, nel quale si ribadisce che sono le famiglie ad essere titolari della responsabilità e del diritto alla libertà educativa dei figli. La scuola, affermano ancora i promotori dell’appello, «ha il dovere di informare in maniera chiara e precisa i genitori circa le attività svolte dai figli nell’ambito scolastico e le relative finalità» e non deve «mai invadere il campo educativo proprio della famiglia».
L’appello si conclude con una decisa opposizione al progetto ECOS. I genitori dichiarano infatti che useranno tutti i mezzi a loro disposizione – obiezione di coscienza, mancata iscrizione o rinnovo dei propri figli presso gli istituti scolastici del Circolo Didattico di Pontassieve – per contrastare lo svolgimento dell’attività.
Francesco Innocenti, del gruppo di famiglie, si premura di precisare: «Le possibili azioni indicate nel finale dell’appello saranno valutate ed eventualmente prese in considerazione soltanto se tutte le richieste dovessero essere respinte». L’esigenza sentita e condivisa da molti genitori e cittadini – prosegue Innocenti  –  è infatti quella di «approfondire la questione con maturità e responsabilità, di analizzare tutti gli aspetti poco chiari e i messaggi sull’identità di genere e sulle teorie che ne stanno alla base, che non sono attinenti alla lotta al bullismo, all’omofobia e a ogni tipo di discriminazione, ma che sembrano essere contenuti nelle pieghe del progetto». Le perplessità dei genitori saranno ascoltate durante un incontro con i dirigenti scolastici che si terrà nei prossimi giorni.
In attesa dell’esito, il caso di Pontassieve dimostra ancora una volta che occorre vigilare attentamente e che, facendolo, è possibile fare luce sulle infiltrazioni capillari che la lobby omosessuale pone in atto a tutti i livelli, spesso in modo subdolo, mettendo nel mirino in primo luogo bambini ed adolescenti.